Identità a confronto: appartenenza, benessere e pregiudizio in Valle d’Aosta
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Le notizie di cronaca dell’estate scorsa che provengono dalla città di Padova non ci danno
un’immagine positiva delle relazioni anzi in alcuni casi i rapporti si trasformano in veri
conflitti con la necessità estrema di costruire un muro per separare i quartieri.
Spesso le etnie di minoranza, con grande difficoltà, cercano di integrarsi con la società
Occidentale, con i loro usi e costumi ma spesso è difficile e mal visto dallo stesso gruppo
minimo.
E’ il caso di Hina Saleem di 21 anni, Pachistana, abitante a Sarezzo, uccisa perché
colpevole di voler vivere da occidentale. Ad assassinare la ragazza, suo padre, un
immigrato di 51 anni.
Da questi due esempi di cronaca recente emerge come si ancora difficile a volte il rapporto
tra gruppi sociali differenti e come sia difficile l’integrazione dei gruppi di minoranza
all’interno di una società.
Gli argomenti e i problemi trattati in questo lavoro di tesi possono essere definiti
sociopsicologici dal momento che le loro origini e il loro sviluppo non sono concepibili al
di fuori del contesto sociale in cui essi si trovano ad operare (Tajfel, 1981).
In particolare l’interesse è rivolto agli effetti esercitati dall’importanza soggettiva e dal
significato dell’appartenenza a certi gruppi e sugli aspetti dell’atteggiamento di un
individuo nei confronti delle relazioni intergruppo, conducendo uno studio correlazionale
mettendo a confronto tre diversi gruppi sociali (Valdostani, Italiani e Stranieri) in un
particolare contesto sociale, la Valle D’Aosta.
Nel Capitolo 1 vengono presentate le teorie delle relazioni intergruppi, particolare
attenzione è stata data alla Teoria dell’Identità Sociale (Tajfel, 1981). In seguito sono
presentate alcune teorie relative alla nascita del pregiudizio da parte dell’ingroup nei
confronti dell’outgroup.
Nel Capitolo 2, viene presentato il piano della ricerca, la metodologia, le ipotesi e gli
strumenti utilizzati.
Nei capitoli 3 vengono presentati i principali risultati. Scopo della studio è di analizzare
l’Identità Sociale (Variabile Indipendente) e l’autostima personale, la Percezione del
Sostegno Sociale, il Benessere Psichico e il Senso di Comunità (Variabili Dipendenti).
Inoltre viene studiata l’Identità Sociale all’interno dei partecipanti e il modo in cui correla
con l’atteggiamento nei confronti dell’Ingroup dell’Outgroup (Variabile Dipendente).
Nel Capitolo 4, le conclusioni, sono commentati i risultati ottenuti alla luce dei principali
contributi teorici considerati.
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Capitolo 1.
Appartenenza, relazione intergruppo e benessere.
1.1 Relazioni intergruppo e contesto socioculturale.
Le società di oggi sono sempre più multietniche. Basta ad esempio osservare le classi
scolastiche delle scuole elementari di ogni città e paese per rendercene conto. La psicologia
sociale si è sempre occupata di gruppi e di relazioni intergruppo e intragruppo. Molti sono
gli esperimenti che rilevano le relazioni tra i componenti di uno stesso gruppo di
appartenenza (popolo, classe sociale, classe scolastica, squadra sportiva) e relazioni tra
gruppi opposti (differenti per etnia, religione, età, cittadinanza ecc).
Ad esempio Scherif e Sherif (1965) sostengono che i rapporti tra i gruppi possono essere
distinti tra comportamento intergruppi e relazioni intergruppi. Il primo può essere
rappresentato attraverso le azioni degli individui appartenenti ad un gruppo quando
interagiscono, collettivamente o individualmente, con un altro gruppo o i suoi membri in
termini di appartenenza al proprio gruppo. Le relazioni intergruppi si riferiscono a
relazioni funzionali tra due o più gruppi e i loro rispettivi membri, dove per relazioni
funzionali i due autori intendono le azioni di gruppo e dei suoi membri che hanno un
impatto su un altro gruppo e i suoi membri, indipendentemente dal fatto che i due gruppi
siano al momento effettivamente impegnati in uno scambio diretto.
Altri due psicologi sociali come Taylor e Moghaddam (1999) definiscono le relazioni
intergruppi come un qualsiasi aspetto dell’interazione umana che riguardi individui che
percepiscono se stessi come membri di una categoria sociale o che sono percepiti da altri
come appartenenti ad una categoria sociale.
Questa definizione riguarda categorie sociali ampie come, etnia, classe sociale, sesso,
religione, lingua e background etnico.
Un’altra definizione è riportata da Brown, il quale nel 1985 afferma che le relazioni
intergruppo sono importanti per le implicazioni che rivestono per le identità sociali dei
membri dei gruppi coinvolti. Dove questa identità sono stabili e positive, come accade di
solito quando il gruppo ha uno status e una peculiarità adeguata, gli atteggiamenti e i
comportamenti intergruppi dei membri tendono a essere molto diversi dagli atteggiamenti
e comportamenti espressi da soggetti appartenenti a gruppi la cui identità è malcerta o
soggetta a qualche minaccia.
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Un aspetto importante per capire le dinamiche delle relazioni tra gruppi di persone, che si
trovano in un interazione, è il contesto sociale dove avviene l’interazione che determina in
gran parte le loro credenze e la misura in cui queste sono condivise (Tajfel,1981).
Le preoccupazioni per una maggiore attenzione alla dimensione sociale negli studi della
psicologia sociale erano già espressi negli anni ’70 da vari autori, che poi hanno sviluppato
approcci diversi nella disciplina.
Ad esempio Gergen (esponente della corrente del costruzionismo sociale), con il suo
articolo del 1973, Social psychology as history, raccomandava di prestare maggiore
attenzione al significato e proponeva come modello per le scienze sociali la storia. Un altro
approccio è fornito da Harré , in un saggio del 1974, il quale suggeriva di andare oltre la
forma tradizionale della sperimentazione di laboratorio per cercare di capire i significati
che i soggetti attribuiscono ai loro atti. Dello stesso parere sono Israel e Tajfel, che in un
volume del 1972 intitolato “The Context of Social Psychology”, esprimevano le loro
opinioni contro gli esperimenti nel vuoto sociale ( Experiments in a Vacuum).
A questo proposito, Tajfel (1981), nella sua prospettiva sociopsicologica delle relazioni
integruppo, affermava che il contesto sociale delle relazioni intergruppo contribuisce a fare
degli individui ciò che essi sono, ed essi a loro volta producono questo stesso contesto;
ambedue si sviluppano e si mutano in simbiosi.
Tajfel et al. (Tajfel, 1978; Tajfel e Turner, 1986) svilupparono un quadro teorico del
comportamento intergruppi basato su processi individuali e comportamento collettivo
come la categorizzazione sociale, identità sociale e confronto sociale. Non si può pensare
che questi processi, secondo Tajfel, abbiano avuto origini al di fuori dei loro contesti
sociali. Questo approccio sociocognitivo è noto come Teoria dell’Identità Sociale.
1.2 La Teoria dell’Identità Sociale.
La teoria dell’Identità Sociale, (The Social Identity Theory S.I.T.) cerca di spiegare le
relazioni intergruppi da una prospettiva di gruppo, facendo riferimento a processi
psicologici come identità sociale, il confronto sociale e la distintività psicologica (Taylor e
Moghaddam 1987).
L’importanza di questa teoria per le relazioni intergruppi è, secondo Taylor e Moghaddam
(1987), che essa tenta di prevedere le condizioni in cui le persone si sentiranno motivate,
individualmente o collettivamente, a mantenere o cambiare la loro appartenenza di gruppo
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e la loro situazione intergruppi. Spesso quando si parla di gruppo sociale si parla di
categoria sociale e di appartenenza alla propria categoria sociale; costrutto denominato
categorizzazione sociale.
Gli studi su questo tema prendono corpo dai lavori sperimentali di Tajfel sul rapporto tra
valore e grandezza fisica, nei quali è riuscito a cogliere una continuità tra problemi
percettivi e problemi sociali. Tajfel e Wilkes (1963), continuando i lavori iniziati da Bruner
(1957) e dal movimento del New look sulla percezione, dimostrarono come la
categorizzazione in classi di stimoli fisici produca una sovrastima delle somiglianze
all’interno di una stessa categoria (somiglianza intracategoriale) e un’accentuazione delle
differenze tra categorie diverse (differenza intercategoriale). In altri termini, come
sottolinea la categorizzazione funziona sulla base di un duplice processo: vengono
accentuate, da un lato, le differenze esistenti tra entità appartenenti a categorie diverse e,
dall’altro, le somiglianze intracategoriali (Zamperini,1993). Vari studi hanno dimostrato
che questo fenomeno si verifica anche nella categorizzazione di persone, cioè la
categorizzazione sociale. Infatti, una delle caratteristiche essenziali della stereotipizzazione
è quella di esagerare alcune differenze tra gruppi classificati in un certo modo, e di
minimizzare le stesse differenze all’interno dei gruppi medesimi (Tajfel, 1981).
La categorizzazione sociale è, secondo un processo che consiste nel raggruppare oggetti
sociali o eventi sociali in gruppi che sono equivalenti dal punto di vista delle azioni, delle
interazioni e dei sistemi di credenze di un individuo (Tajfel,1981).
Nella categorizzazione sociale però, a differenza della categorizzazione non sociale,
tendenze sistematiche normative e di valore hanno un ruolo importante. Infatti, alla
categorizzazione in gruppi è collegata una grande differenza di valore, l’incontro con casi
che la mettono in questione non richiede soltanto un cambiamento di valutazione ma
implica una minaccia per il sistema di valori su cui la differenziazione in categorie è basata
(Polmonari, 1989). In altre parole, la categorizzazione sociale protegge il sistema di valori
che sottostà alla categorizzazione del mondo sociale circostante.
Inoltre, la differenza non sta solo nel fatto che si tratti di una categorizzazione di oggetti
sociali e non sociali, ma soprattutto nell’idea che la categorizzazione sociale si origina da
una certa rappresentazione della realtà nel contesto di un gruppo sociale concreto (Doise,
1976).
La categorizzazione sociale può essere vista, nella prospettiva del costruzionismo sociale
come un sistema di orientamento che contribuisce a definire il posto specifico
dell’individuo all’interno della società (Tajfel, 1981).