5
Abstract
Il presente lavoro ha come oggetto l’analisi dei componimenti delle poetesse
arabe di al-Andalus vissute tra il X e il XII secolo, effettuata mediante l’utilizzo
di fonti storiche e letterarie per delineare il contesto socioculturale della
penisola iberica di quel tempo. L’elaborato è articolato in tre capitoli.
Il primo capitolo prevede un excursus storico della dominazione islamica nei
territori di al-Andalus, segue poi un focus sul ruolo delle donne all’interno di
quella società con una particolare attenzione sui rapporti e i ruoli delle donne
ebree, musulmane e cristiane.
Il secondo capitolo è dedicato alla ricerca da parte delle poetesse di un proprio
linguaggio e delinea un quadro più tecnico della poesia al femminile: strutture,
tematiche, metrica, artifici retorici. In particolare, viene evidenziato il ruolo
dell’amore nella vita delle poetesse prese in analisi: la donna non è l’elemento
passivo, l’oggetto d’amore, bensì soggetto della passione e del tormento che
caratterizzano questo ambivalente sentimento.
Il terzo capitolo, infine, presenta le biografie di alcune delle poetesse arabe di
al-Andalus e la traduzione dei componimenti selezionati.
L’elaborato si propone dunque come obiettivo quello di enfatizzare
l’importanza dell’identità femminile attiva nella narrazione dell’amore,
declinato in tutte le sue forme.
8
Introduzione
Alla base di questo studio vi sono l’analisi e lo studio dei ġazal delle poetesse
arabe di al-Andalus. In particolare, si pone l’attenzione sulle modalità con cui
queste poetesse vedevano e vivevano l’amore in una società in cui l’incontro
con l’altro sesso non sempre era possibile, in special modo per le donne
dell’alta società.
Le motivazioni che mi hanno spinto ad approfondire questo tema hanno
duplice natura: l’interesse nei confronti di queste poetesse è influenzato dalla
volontà di portare alla luce un tipo di letteratura troppo spesso posta in secondo
piano, la letteratura al femminile. In secondo luogo, mi ha particolarmente
colpito la mancanza di un’antologia in lingua italiana relativa a queste poetesse,
è sorto dunque il desiderio di dare un contributo, ove possibile alla diffusione
del ġazal al femminile, di fondamentale importanza per guardare il sentimento
d’amore poetico narrato da un altro punto di vista.
L’obiettivo di questa tesi è quello di fornire un’analisi linguistica e tematica
di versi d’amore estrapolati da alcune antologie in lingua spagnola e in lingua
inglese
1
e renderle in lingua italiana, nel tentativo di mantenere viva l’essenza
di quei versi.
La tesi è articolata in tre capitoli, il primo a carattere storico per inquadrare le
donne e il loro ruolo all’interno della società andalusa, con un focus sul
rapporto tra donne ebree, cristiane e musulmane e sulla visione che la
controparte maschile aveva di loro.
Il secondo e il terzo capitolo sono esclusivamente incentrati sul linguaggio
adottato dalle poetesse nella stesura di questi versi, sulle tematiche affrontate,
sull’analisi linguistica dei componimenti e infine sulla traduzione dei versi
scelti, tutti accompagnati dalle biografie delle poetesse.
1
T. Garulo, Dīwān de las poetisas de al-Andalus, Ediciones Hiperión, 2019;
1
W. Elmeligi, The Poetry of Arab
Women from the Pre-Islamic Age to Andalusia, Routledge, New York, 2019; A. al-Udhari, Classical Poems by
Arab Women, A Bilingual Anthology, Saqi Books, Londra, 1999
10
Capitolo I
Al-Andalus e il ruolo delle donne tra islam, cristianesimo ed ebraismo
1.1 Contesto storico e culturale
Gli arabi chiamavano la penisola iberica e il sud della Francia da loro
conquistato al-Andalus, un luogo che, come molti altri paesi del Mediterraneo,
ospitava una moltitudine di popoli e culture.
Con l’indebolimento dell’Impero romano la penisola divenne teatro di
invasioni e scontri tra le popolazioni germaniche, gli Svevi, i Vandali e infine i
Visigoti, che ne occuparono la parte nordorientale dal V secolo d. C.
Queste popolazioni inizialmente praticavano l’arianesimo, un’eresia cristiana,
ma rapidamente si convertirono al cattolicesimo della maggior parte della
popolazione. Questo processo di conversione unificò il paese che aveva come
capitale Toledo e i Visigoti si fusero con la popolazione, formando
un’aristocrazia che governò con il beneplacito dei funzionari ecclesiastici e
della nobiltà locale.
3
Le leggende sulla conquista araba di al-Andalus, ricorrenti all’interno delle
fonti arabe e successivamente nelle cronache cristiane e nei poemi eroici
spagnoli, sono parte di narrazioni che a lungo hanno stimolato l’immaginazione
popolare: la storia di come il re Goto Roderico violò la figlia di Giuliano,
governatore di Ceuta, il quale – nel rispetto delle tradizioni della nobiltà gotica
– aveva inviato la propria figlia al palazzo del re perché fosse istruita e il re
viveva proprio a Toledo. Quando la giovane decise di narrare la vicenda al
padre, questi volle detronizzare il re e vendicare l’onore della figlia e per fare
ciò decise di rivolgersi a Ṭarīq Ibn Ziyād.
3
A. G. Chejne, Historia de España musulmana, Ediciones Cátedra, Madrid, 1993, pp. 15-16.
11
La conquista araba di al-Andalus ebbe luogo nel 711 d.C. e durò circa sette
anni. In quell’anno un esercito di circa settemila soldati musulmani guidati dal
governatore di Tangeri, Ṭarīq Ibn Ziyād attraversò lo Stretto di Gibilterra e
sbarcò sulla costa spagnola. Questa invasione fu il primo passo nella conquista
araba di al-Andalus.
Non è possibile sapere se questo fu effettivamente l’espediente per la conquista
della penisola o se sia trattato solamente di un’estensione naturale del
movimento di conquista verso ovest lungo tutta la costa Mediterranea. In
aggiunta a ciò, l’occupazione della penisola iberica garantiva un certo grado di
sicurezza per i musulmani nella conquista del Nord Africa.
4
Ṭarīq continuò la sua avanzata e attraversò un piccolo fiume che sfocia
nell’Oceano Atlantico, il Guadalete, Wādī Lakka. Dopo lo sbarco, l’esercito
musulmano si scontrò con le forze visigote guidate dal re Roderico nella
battaglia che prende il nome del torrente Guadalete, la cosiddetta battaglia di
Guadalete. Nonostante fossero in inferiorità numerica, i musulmani riuscirono
a sconfiggere i Visigoti e a uccidere il loro re.
5
In seguito alla vittoria nella battaglia di Guadalete, l’esercito musulmano iniziò
a conquistare altre città della penisola iberica.
Molti cristiani ed ebrei si unirono ai musulmani durante questa fase. La
conquista araba fu resa possibile dalla divisione politica e militare dei regni
visigoti, che erano stati indeboliti dalle guerre civili e dalle lotte per il potere.
Inoltre, la popolazione ebraica e quella cristiana della penisola iberica non
erano sempre soddisfatte del governo visigoto e videro l’arrivo dei musulmani
come un’opportunità per migliorare la propria situazione.
6
Gli Abbasidi, nel frattempo, avevano instaurato una politica di eliminazione dei
membri della dinastia omayyade per porre fine al loro emirato indipendente,
poiché li consideravano una minaccia alla loro legittimità come califfi. Ciò ha
4
S. K. Jayyusi, The legacy of Muslim Spain, E. J. Brill, Leiden, 1992, pp. 6-7.
5
Ivi, p. 8.
6
A. G. Chejne, Historia de Espaňa musulmana, cit., p. 21.
12
portato all’esilio e all’uccisione di molti membri della dinastia omayyade.
Tuttavia, ʿAbd al Raḥmān I riuscì a sfuggire alla cattura.
Nel 756, il generale musulmano ʿAbd al Raḥmān I sbarcò nella penisola con un
esercito di circa settemila uomini e si stabilì nella città di Cordova, la quale
divenne la capitale del califfato omayyade di al-Andalus. Cordova divenne un
centro culturale e commerciale importante, con una popolazione che raggiunse
il mezzo milione di persone.
7
Diversi regnanti di notevole rilevanza si sono susseguiti nella dominazione
araba di al-Andalus.
Muḥammad I, regnò dal 852 al 886. Durante il suo governo al-Andalus fu
caratterizzata da numerose ribellioni causate dalle diverse etnie che popolavano
il regno: la comunità di minoranza cristiana, i mozarabi, pur essendo
perfettamente integrata nella società, avvertiva un forte senso di disparità
religiosa, spinta alla ribellione da alcuni uomini di chiesa. Muḥammad sedò le
rivolte promuovendo cultura e libertà di pensiero.
8
ʿAbd al Raḥmān III, governò dal 912 al 961. Durante il suo regno ha
consolidato il potere del califfato di Cordova e ha ristabilito l’unità dell’emirato
dopo quindici anni di frammentazione.
9
Ibn Abī ʿĀmir regnò dal 978 al 1002. Egli preferì circondarsi di ciambellani
berberi anziché arabi e decise, per motivi di sicurezza, di spostare la sede del
governo fuori da Cordova, fece infatti costruire al-Zahirah, un palazzo con
giardini e diversi uffici amministrativi. Nel 981 assunse il soprannome di al-
Manṣūr, il vittorioso, e ordinò che il suo nome fosse menzionato nella preghiera
del venerdì. Sotto il suo governo, al-Andalus conobbe un periodo di grande
prosperità, con importanti conquiste militari e una forte attenzione alle arti e
alle scienze. La tradizione ci tramanda un particolare ritratto di Al-Manṣūr che
7
Ivi, p. 24.
8
S. K. Jayyusi, The legacy of Muslim Spain, cit., p. 28.
9
Ivi, p. 35.