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PREMESSA
Da sempre l’uomo ha considerato la vista come il senso a lui più caro, e soltanto
l’idea di una vita priva di luce e colori potrebbe rendere fragile e precaria
l’esistenza di chiunque di noi.
Le malattie genetiche a carico dell’occhio sono numerose e rappresentano una
percentuale molto alta del numero totale di tutti i disordini ereditari umani ed è
stato stimato che almeno la metà dei casi di cecità che colpisce i bambini
nell’infanzia abbia una o più componenti genetiche.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i progetti di ricerca mirati
all’identificazione e alla caratterizzazione di nuovi geni-malattia nella speranza di
fornire, una volta identificato il difetto responsabile, le basi molecolari per
approntare un’adeguata terapia. Per quanto riguarda le malattie ereditarie a carico
della retina, nonostante i notevoli passi in avanti compiuti nella comprensione dei
meccanismi molecolari alla base di numerose patologie, molti ancora restano i
geni coinvolti responsabili da identificare.
1.1L’OCCHIO
L’occhio è l’organo fondamentale dell’apparato visivo, ed è deputato alla
percezione degli stimoli luminosi e ad una ricostruzione primordiale dell’orrizonte
di esplorazione. Questo complesso organo di senso presenta, almeno nella
maggior parte dei vertebrati (uomo compreso), una forma sferoidale, ed è situato
all’interno dello spazio orbitario, circondato dalle pareti ossee della scatola
cranica. Esso è delimitato da tre tuniche: fibrosa, vascolare e nervosa. (Figura 1)
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Figura 1. Struttura dell’occhio
- La tunica fibrosa è la più esterna delle tre ed è costituita posteriormente e
lateralmente dalla sclera, anteriormente dalla cornea. La prima mostra un aspetto
biancastro ed è essenzialmente costituita da vasi sanguigni, provenienti dalla
tunica sottostante, e da fibre di collagene irregolarmente stratificate a formare uno
spesso strato coriaceo, tale da garantire un’adeguata protezione alle delicate
strutture contenute al suo interno. La seconda, invece, è il primo mezzo diottrico
che la luce attraversa prima di raggiungere il fondo dell’occhio, ed è costituita da
una lamina di tessuto connettivale che delimita il segmento anteriore del bulbo
oculare, nel tratto in cui manca la sclera. In sezione trasversale è formata da una
fitta ma regolare stratificazione di fibrille elementari di collagene che, unitamente
all’assenza di vasi sanguigni, determinano la perfetta trasparenza del tessuto.
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- La tunica vascolare, detta anche uvea, consiste della coroide, del corpo ciliare e
dell’iride. Situata al di sotto della sclera, la coroide è una membrana costituita da
un plesso di vasi sanguigni immersi in una lamina connettivale ricca di cellule
pigmentate. Tale organizzazione contribuisce a rendere questa membrana nerastra
ed opaca in modo tale da prevenire la riflessione della luce. Anteriormente, in
stretta continuità con la coroide, il corpo ciliato, costituito da numerosi processi
ciliari, connette il cristallino alla tunica tramite una serie di fibre collagene (zone
fibulari), costituendo il legamento sospensore del cristallino. Quest’ultimo regola,
insieme ad una serie di fibre muscolari lisce, la contrazione (accomodazione) del
cristallino, lente biconvessa racchiusa in una capsula fibrosa trasparente.
Anteriormente al cristallino e posteriormente alla cornea, risiede l’iride, un
diaframma discoidale disposto perpendicolarmente all’asse ottico con al centro il
forame pupillare. Essa è istologicamente costituita da fibrocellule muscolari lisce,
la cui contrazione determina il calibro della pupilla, e da numerosi vasi sanguigni
e nervi, immersi in una matrice connettivale contenente una quantità variabile di
cellule pigmentate (da cui il colore degli occhi).
- La tunica nervosa è la più interna del globo oculare ed è costituita dalla retina, il
vero polo ottico dell’occhio in grado di trasformare uno stimolo luminoso in
segnale elettrico.
La retina è un tessuto di origine nervosa che durante l'embriogenesi origina dalla
vescicola ottica come estroflessione della regione pro-encefalica del tubo neurale.
La sua funzione è quella di trasmettere le informazioni fotoelettriche al cervello,
mediante il nervo ottico. Si presenta come un tessuto estremamente sottile,
perfettamente trasparente ed incolore, fatta eccezione per il suo strato più esterno,
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costituito da cellule pigmentate di colore nero, che prende il nome di epitelio
pigmentato retinico (EPR). La retina è ricca di cellule sensoriali fotorecettrici,
altamente differenziate e specializzate, rappresentate dai "coni" e dai
"bastoncelli", la cui sensibilità si può approssimare al limite ultimo stabilito dalla
natura quantica della luce. Il loro campo d'azione è estremamente vasto, dalla luce
più intensa tollerabile a quella più fioca percettibile (Alberts et al. 1991).
La retina è composta da nove strati sovrapposti che, andando dalla superficie
esterna (strato pigmentato) fino alla superficie interna (corpo vitreo) sono (figura
2): coni e bastoncelli, membrana limitante esterna, granuli esterni, plessiforme
esterno, granuli interni, plessiforme interno, delle cellule multipolari, delle fibre
nervose e membrana limitante interna.
Figura 2. Organizzazione della retina in sezione al microscopio ottico
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Strato dei coni e dei bastoncelli- I coni ed i bastoncelli, sono cellule altamente
specializzate che prendono il nome dalla forma del loro segmento esterno e
rappresentano gli elementi recettoriali del sistema visivo deputati alla trasduzione
dell'energia luminosa in potenziali elettrici. I bastoncelli sono disposti in una fila
semplice, a palizzata, perpendicolarmente alla membrana limitante esterna, sulla
quale sembrano impiantati ed in corrispondenza della quale ha luogo la loro
continuazione con la rispettiva fibra; la loro estremità libera è volta verso l'epitelio
pigmentato, arrivando a contatto con le cellule che lo compongono; i coni
terminano un po' prima. Nella maggior parte della retina i bastoncelli sono
organizzati in gruppi, rigorosamente paralleli ed accostati gli uni agli altri, e ad
ogni intervallo fra questi, si trova un cono. Complessivamente, i bastoncelli sono
in numero di 75 milioni, i coni di 3 milioni. Nella fovea centrale, fino a 0,25 mm
dal suo centro, non esistono che coni; al di là cominciano ad intercalarsi i
bastoncelli, il cui numero aumenta progressivamente, fino a che, a 3-4 mm dal
centro della fovea, sono divenuti venti volte più numerosi dei coni.
Membrana limitante esterna- E' una linea sottile, netta e molto regolare che
separa i segmenti esterni dei recettori da quelli interni. Le cellule di Muller
terminano nella sua faccia profonda, concorrendo alla sua stessa formazione.
Strato dei granuli esterni- E' spesso circa 30-40 µm ed è costituito dai corpi
cellulari dei recettori con i loro nuclei (detti “granuli”, da cui deriva il nome dello
strato) e le loro espansioni. I prolungamenti lamellari delle cellule di Muller
separano fra loro i corpi cellulari delle cellule visive.
Strato plessiforme esterno- E' un esile strato formato da un intreccio di sottili
fibre decorrenti in vario senso. Al suo interno si trovano i rigonfiamenti terminali
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delle cellule recettoriali e quelli delle cellule bipolari. E' attraversato dalle cellule
di Muller e vi si può trovare il corpo di qualche cellula orizzontale.
Strato dei granuli interni- E' spesso e caratterizzato dalla presenza di un gran
numero di nuclei (granuli interni), che appartengono alle cellule orizzontali
(disposte in doppia fila), alle cellule bipolari, più numerose, alle cellule di Muller
ed alle cellule amacrine.
Strato plessiforme interno- E’ uno strato spesso, ed è costituito da fibre
intrecciate in tutti i sensi. Contiene le terminazioni delle cellule bipolari, delle
cellule gangliari, delle cellule amacrine e di quelle orizzontali.
Strato delle cellule gangliari- Contiene, disposte in fila semplice e vicine l'una
all'altra, le cellule gangliari (o multipolari) con la grossa origine dei loro
prolungamenti. Al suo interno vi sono anche il corpo e le espansioni di parte degli
astrociti ed i soliti prolungamenti delle cellule di Muller.
Strato delle fibre nervose- Inizia sottilissimo al limite anteriore della parte
ottica della retina e, per aggiunta delle fibre nervose originate dalle cellule
gangliari, diviene gradualmente più spesso nella direzione della pupilla, dove
arriva al suo massimo di 20 µm. La direzione delle fibre si complica, dal lato
temporale, per la presenza della macula, che le costringe a compiere archi
concentrici intorno ad essa. I fasci che provengono dalle parti più periferiche della
retina si portano alla parte centrale della pupilla, quelli dalle porzioni più vicine
entrano nella sua parte periferica.
Membrana limitante interna- E' formata dalla superficie basale delle cellule di
Muller, riunite tra loro in uno strato continuo, con l'interposizione di una sostanza
glicoproteica d’origine connettivale. Le cellule radiali di Muller si estendono in
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altezza come sottili pilastri che si dispongono radialmente a riempire tutto il
volume non occupato dalle cellule nervose. Esse formano inoltre, con estensioni
specializzate dei loro prolungamenti, le membrane limitanti della retina. Questi
elementi, detti di sostegno, sono stati a lungo considerati elementi passivi. In
realtà, sono sede di numerosi fenomeni elettrici concomitanti con l'attività dei
neuroni retinici.
1.2-FOTORECETTORI ED IL MECCANISMO
MOLECOLARE DELLA VISIONE
La visione si realizza mediante un complicato processo di fototrasduzione che ha
luogo nella retina, sede dei fotorecettori e tessuto di origine nervosa, deputata alla
trasformazione dei segnali visivi in segnali elettrici.
I fotorecettori sono vere e proprie cellule nervose altamente specializzate, ricche
di proteine e pigmenti visivi sensibili a radiazioni elettromagnetiche di diverse
lunghezze d’onda. I bastoncelli sono recettori della luce monocromatica mentre i
coni recettori dei colori; i primi sono più numerosi nella regione periferica della
retina; mentre i secondi in quella centrale, ovvero nella fovea.
Entrambi i tipi cellulari si presentano istologicamente con forma più o meno
allungata, caratteristica per ciascun tipo, e constano di un segmento esterno
contenente un sistema di membrane ripiegate ed impilate, ovvero l'apparato
fotorecettore, di un segmento interno contenente molti mitocondri (visto l’elevato
metabolismo e consumo energetico), di una struttura microtubulare che funge da
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connessione tra i due, ed infine di una regione che instaura contatti sinaptici con le
cellule nervose della retina (Figura 3).
I due tipi di cellule sensoriali rispondono a differenti segnali luminosi perché
sono dotati di complessi fotosensibili diversi: i bastoncelli contengono, in grandi
quantità, la rodopsina, una proteina altamente sensibile alla luce; i coni
contengono tre pigmenti fotosensibili, detti opsine, ciascuno con una risposta
spettrale diversa, rispettivamente alle frequenze del rosso, del verde e del blu.
Sebbene i due tipi di cellule fotorecettoriali presentino una notevole differenza
nella soglia di stimolazione della luce (alta nei coni e bassa nei bastoncelli),
entrambi agiscono in base a meccanismi molecolari molto simili. Sia nei coni che
nei bastoncelli, infatti, i pigmenti visivi assorbono l'energia elettromagnetica di un
fotone, convertendo il segnale luminoso in uno stimolo elettrico, che, partendo
dalla retina e viaggiando attraverso il nervo ottico, raggiunge il Sistema Nervoso
Centrale.
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Figura 3. Cellule fotorecettrici
Le membrane dei dischi esterni della cellula fotorecettrice, in condizioni di
scarsa o nulla luminosità, sono fortemente depolarizzate. Tale corrente
depolarizzante, detta “corrente di buio”, è dovuta all'apertura dei canali per il Na
+
,
presenti nella membrana plasmatica del segmento esterno, e determina l’apertura
dei VOCCs (Voltage Operated Calcium Channels), ossia di canali per il Ca
2+
voltaggio dipendenti, presenti soprattutto nella regione sinaptica. L’apertura
determina un rapido e massiccio afflusso di ioni Ca
2+
e, di conseguenza, un
costante rilascio a livello sinaptico del neurotrasmettitore eccitatorio Ca
2+
-
dipendente glutammato. In presenza di luce, invece, si verifica una rapida
chiusura dei canali per Na
+
, indotta da una complessa cascata di reazioni, sicché il
potenziale di membrana diminuisce e la membrana si iperpolarizza. Ciò determina
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una riduzione della proteina G
Ca2+
e la chiusura dei canali del Ca
2+
presinaptici
con conseguente riduzione della secrezione di neurotrasmettitore (Figura 4).
L’interazione con la luce e la catena di eventi che provocano la chiusura dei
canali per il Na
+
, hanno luogo esclusivamente nel segmento esterno del
bastoncello. Questa regione contiene una serie di membrane discoidali impilate,
sede della trasduzione dei segnali luminosi.
Figura 4. Depolarizzazione di un fotorecettore
Ogni disco è costituito da una membrana chiusa, attraversata più volte dalla
rodopsina (figura 5), un pigmento visivo tipico dei bastoncelli, costituito da una
glicoproteina omologa ai recettori accoppiati a proteine G con sette regioni trans
membrana, chiamata opsina e da una molecola di cromoforo, l'11-cis-retinale,
derivato della vitamina A, legata covalentemente all'opsina.