5
Nel 1889 l' Argnani pubblicò una ponderosa opera, corredata da sue pregevoli riproduzioni: "Le
ceramiche e maioliche faentine dalla loro origine fino al principio del secolo XVI". Benché avesse
potuto esaminare i frammenti rinvenuti a Cafaggiolo, l' Argnani riprese la teoria del Malagola,
insistendo sull'esistenza della faentina Ca' Fagioli e dichiarandosi disposto a sostenere tali tesi fino a
quando non fossero state rivelate le fantomatiche prove documentali di Gaetano Milanesi.
Fra il 1890 ed il 1893, Fortnum, Rossi, Funghini e Darcel dettero alle stampe le loro ipotesi
sulle maioliche di Cafaggiolo, opponendosi nettamente agli assunti di Malagola ed Argnani.
Purtroppo, nel 1895, Gaetano Milanesi morì, senza aver potuto neppure riordinare i suoi
appunti. Il lavoro interrotto fu ripreso da Gaetano Guasti, che, finalmente, nel 1902, poté rivelare i
documenti che provavano inconfutabilmente l'esistenza della fabbrica nella villa medicea di
Cafaggiolo.
Le ricerche condotte da Milanesi avevano fatto venire alla luce anche altri importanti
documenti, che testimoniavano l'esistenza di numerose botteghe ceramiche sia a Firenze che nel
contado fiorentino, tanto che il libro del Guasti si intitolò "Di Cafaggiolo e d'altre fabbriche di
ceramiche in Toscana".
E' la prima volta che appare Montelupo (e San Miniatello), come centro produttivo di
maioliche, e, se si considera che proprio i primi ceramisti di Cafaggiolo provenivano da Montelupo, è
incomprensibile che nessun altro studioso vi abbia mai fatto prima riferimento.
Basti pensare che uno studio del Genolini sulle maioliche italiane, del 1881, attribuisce solo
delle "terre invetriate" a Montelupo, località che mezzo secolo dopo non verrà neppure nominata da
Gaetano Ballardini nella sua fondamentale opera dedicata allo studio delle maioliche italiane.
2
Chompret, nel suo dettagliato esame dei vari luoghi di produzione della maiolica italiana, parla
di Montelupo come di una recente acquisizione al mondo della ceramica e, in mancanza di ulteriori
riferimenti, attingendo solo ai documenti di archivio pubblicati dal Guasti, enumera, come operanti nel
corso dei secoli XV e XVI, solo 30 ceramisti a Montelupo, 60 in Firenze, e ben 15 a Cafaggiolo, che
ospitava unicamente una fornace nei domini della famiglia Medici.
3
In realtà, proprio la produzione ceramica fu in quel periodo l'attività predominante a
Montelupo, come risulta dalla seguente disposizione rinvenuta negli Statuti del Podestà del 1499:
"Considerato che nel Castello di Montelupo sono la maggior parte degli uomini artefici, cioè orciolai",
i venditori di frutta, che si recavano alcuni giorni la settimana nel Castello, "dovevano sostare 4 ore in
sulla piazza prima di venderle all' ingrosso affinché quegli orciolai che non hanno arti possano
comprarli".
4
Per comprendere i motivi della sottovalutazione della produzione montelupina, dobbiamo
considerare che i maestri maiolicari non avevano la consuetudine di firmare le loro opere e che,
nonostante una presunta "segretezza" delle tecniche produttive, le maioliche dei vari centri ceramici
italiani risultano caratterizzate da una notevole uniformità, che ci svela come la smania di primeggiare
comportasse l'appropriazione dei progressi gradualmente raggiunti da altri.
In tale mancanza di certezze per l'attribuzione delle opere rimasteci, è stato naturale
sopravvalutare alcuni centri produttivi, a scapito di altri, per motivi non del tutto razionali, quali, ad
esempio, il fatto che né il Piccolpasso né il Vasari, abbiano mai fatto riferimento alle ceramiche
prodotte a Montelupo. Al contrario, la presenza di argille e di abbondante legname per l'alimentazione
del fuoco delle fornaci favorì il prosperare dell' attività ceramica a Montelupo, dove, alla fine del XV
secolo, l'incremento di produzione coincise con la progressiva rarefazione dei produttori del
capoluogo, Firenze, per i più vari motivi, dai maggiori costi di produzione, al fatto che risultavano
fastidiosi i fumi delle fornaci, che costituivano anche una probabile causa di incendi.
5
2
G. Ballardini, La maiolica italiana dalle origini alla fine del Cinquecento, Firenze, 1938
3
J. Chompret, Repertoire de la majolique italienne, Paris 1949 pag. 127
4
G. Guasti, op. cit., pag. 279
5
G. Cora, Storia della maiolica di Firenze e del contado, Firenze 1973, pag. 110
6
In tutta la Toscana, i centri primitivi di produzione ceramica ripercorrono gli insediamenti
etruschi, anche se non possiamo individuare una continuità fra i manufatti etruschi e le maioliche
rinascimentali. Montelupo, una località situata su di un'altura a poche decine di chilometri a valle di
Firenze, lambita dalla riva sinistra dell'Arno, che qui riceve le acque dell'affluente Pesa, ebbe
certamente ascendenze etrusche, ma possiamo escludere che i vasai di cui ci occupiamo abbiamo
usufruito della benché minima influenza di tale precedente esperienza. Il Castello di Montelupo,
infatti, nucleo centrale ed in cui troviamo la maggior concentrazione di botteghe e fornaci di orciolai,
fu iniziato a costruire solo a partire dal 1203. Anche se, probabilmente, nacque sulla base di un
modesto nucleo fortificato preesistente, i documenti dell' epoca attestano che fu popolato mediante lo
spostamento di popolazioni vicine.
6
Montelupo deve il suo nome all'intento di dileggiare gli antichi
proprietari, i conti Alberti di Capraia, che avevano rifiutato la sottomissione a Firenze.
7
A parte la
distruzione, avvenuta nel 1325 ad opera di Castruccio Castracani e la successiva ricostruzione ad opera
della Repubblica di Firenze, che volle erigere anche le mura di difesa con due sole porte, la sua storia
non presenta fatti salienti, come dovette constatare anche un descrittore della Toscana, che fu costretto
a scrivere: "Non si ha memoria nelle storie di considerabili avvenimenti relativi a questo castello ... Le
fabbriche son per lo più rusticane ed anzichenò di goffo e barbaro gusto".
8
Fu un giudizio molto
severo, che tralasciò di menzionare come Montelupo fosse il luogo natale di Bartolomeo di Giovanni
Sinibaldi, detto Baccio da Montelupo, che acquistò fama di eccellente scultore a Firenze e a Lucca.
9
Tralasciò anche di illustrare il Palazzo Pretorio, la Pieve di San Giovanni, che conserva opere della
bottega del Botticelli e, infine, l'ex villa medicea dell'Ambrogiana, edificata dal Buontalenti verso la
fine del '500.
Recenti campagne di scavo hanno potuto riconoscere a Montelupo una tradizione ceramica di
antica data. Guasti arriva ad ipotizzare che i piatti "votivi" murati nella facciata della cattedrale di San
Miniato, risalente al secolo XIII, possano essere stati prodotti nelle fornaci della vicina Montelupo.
10
Come vedremo, nel corso di questo studio è stato possibile identificare ben 574 ceramisti
operanti a Montelupo nell'arco dei secoli XVI e XVII. E' un numero rilevante, se si considera che nel
1552 il castello contava solo 102 famiglie con 469 abitanti, nel 1562 131 famiglie con 562 abitanti e,
nel 1661, le famiglie risultavano essere 135.
11
Il livello qualitativo raggiunto nella loro professione non deve essere stato secondo ad altri se i
Medici, nonostante la presenza di numerosi ceramisti in Firenze, per il laboratorio ceramico situato a
Cafaggiolo, ingaggiarono due fratelli montelupini, Pietro e Stefano, figli di Filippo di Dimitri. La
documentazione di questo fatto appare in un atto del 1506, redatto dal notaio Boccianti "... Una casa
con fornace da stariglie (stoviglie) dirietro posta in sulla piazza di Chaffaggiuolo nel filare delle case di
detta piazza. Tienla a pigione Pietro e Sthefano di Philippo da Monte Lupo".
12
L'affermazione "tienla a pigione" ha recentemente fatto sorgere dubbi sulla validità dei
precedenti assunti, in base ai quali la fornace di Cafaggiolo veniva considerato il laboratorio nel quale
si manifestava il mecenatismo dei Medici nei confronti della ceramica. Comunque sia, il livello
qualitativo delle maioliche di Cafaggiolo è altissimo, per impianto pittorico, perfezione dell'esecuzione
nonché utilizzo di tecniche, smalti, e colori sconosciuti in altri insediamenti produttivi contemporanei,
quali la finitura a lustro, ed è altrettanto certo che i ceramisti provenivano da Montelupo.
6
F. Berti, La Maiolica di Montelupo, Milano 1986, pag. 13
7
AA.VV. Atlante geografico, fisico e storico del Granducato di Toscana, Firenze 1832, Tav. XII
8
F. Fontani, Viaggio pittorico della Toscana, Firenze 1801, vol. II, pag. 134
9
Montelupo 1469 - Lucca 1547. Ebbe per allievo il volterrano Zaccaria Zacchi, di cui si conservano a Bologna alcune
terrecotte. Il figlio di Baccio, Raffaello detto da Montelupo, fu collaboratore di Michelangelo nelle Cappelle Medicee.
10
G. Guasti, op. cit. pag. 264
11
C.M. Cipolla, Contro un nemico invisibile, Bologna 1985, pag. 205
12
A.S.F. Sezione notarile, Antecosimiano, Protocollo dal 1504 al 1507, atti del 19 Dicembre 1506, c.524 in G. Cora - A.
Fanfani, La maiolica di Cafaggiolo, Firenze 1982 (documenti).
7
E' quindi opportuno, nel contesto di una costante opera di rivalutazione della produzione
ceramica di Montelupo, approfondire l'analisi della realtà produttiva che in quella località raggiunse
livelli produttivi impensabili in altre zone. In mancanza, come abbiamo già detto, di marchi distintivi
che consentano una corretta riclassificazione delle opere ceramiche tramandateci, possiamo disegnare
un profilo del mondo ceramico di Montelupo attraverso l'analisi dei documenti cartacei esistenti, dai
quali non potremo individuare il livello qualitativo raggiunto dalle varie botteghe, ma ci sarà possibile
quantificare la consistenza degli addetti alla produzione ceramica nel comprensorio montelupino, il
volume della produzione, le tipologie prodotte, le forme di commercializzazione, le materie prime
impiegate e tutti gli altri fatti economicamente rilevanti.
8
PARTE I
i VASAI E LE LORO FAMIGLIE
9
Capitolo I
Le fonti
Galeazzo Cora, dopo la pubblicazione della sua opera, che per prima, dopo gli iniziali
rinvenimenti archivistici di Milanesi e di Guasti, affrontò lo studio della produzione di maioliche nell'
area fiorentina, fermandosi alle soglie del XVI secolo, iniziò lo studio dei secoli successivi con la
collaborazione di Angiolo Fanfani e sempre sulla base delle trascrizioni delle registrazioni
archivistiche individuate ed elaborate da Gino Corti. Poiché i dati raccolti si presentavano molto
numerosi ed il loro riordino faceva prevedere tempi lunghi, i due autori decisero di pubblicare, in
attesa dell' elaborazione definitiva, in otto diversi numeri della rivista "FAENZA", fra il 1983 e il
1986, le 2.607 "notizie grezze", che avevano raccolto e che si riferivano ai ceramisti operanti a
Montelupo fra l'inizio del 1500 e la fine del 1600, ricavate direttamente dai documenti dell' epoca.
Tali registrazioni sono state utilizzate come base per il presente studio, il quale non si
riconduce, quindi, alle fonti originali, ma alla sintesi operata su di essi da Cora e Fanfani. Le fonti
originali, dalle quali sono state tratte le "notizie", sono i registri dell' archivio comunale di Montelupo,
le portate catastali, gli archivi di ospedali e conventi, gli archivi notarili, l' archivio di Stato di Firenze,
nonché archivi minori. Tali fonti hanno contribuito in vario modo, come possiamo notare dall'analisi
seguente:
Archivio Comunale di Montelupo
Di primaria importanza sono le registrazioni estratte da tale archivio, nei cui libri venivano
riportate principalmente liti, contestazioni, affermazioni di crediti e riconoscimenti di debiti, nonché
conferimenti di incarichi pubblici. Il contenuto originale è stato quasi sempre riportato in forma molto
sintetica, molto spesso è stato addirittura trascurato il fatto oggetto della registrazione per porre in
evidenza solo la citazione del ceramista in questione, con o senza la notazione della professione svolta.
Si tratta della fonte numericamente più rilevante, dalla quale sono state tratte 1.482 registrazioni, pari
al 58% del totale, non regolarmente distribuite nell' arco di tempo considerato, come possiamo notare
dal seguente dettaglio:
Periodo nº di registrazioni
Fino al 1525 12
Dal 1526 al 1550 494
Dal 1551 al 1575 520
Dal 1576 al 1600 360
Dopo il 1601 96
Portate catastali
Costituivano la base, sulla quale venivano determinate le decime, che i contribuenti erano tenuti
a pagare. Come riporta Cora,
13
queste notizie sono state ricavate dalle scritture relative alle
imposizioni fiscali, secondo i vari metodi succedutisi e perfezionati nel tempo. Il 22 Maggio 1427 il
sistema dell' Estimo, esistente fin dal 1288, venne sostituito dal Catasto, la cui applicazione fu
caldeggiata da Giovanni di Averardo dei Medici, detto Bicci, come base di computo del carico fiscale.
Nei registri del Catasto venivano riportate abbondanti notizie sulla persona del contribuente, quali la
sua età, il genere di attività, la composizione della sua famiglia con l' indicazione dell' età di ciascun
componente, l'elencazione dei beni posseduti (in qualsiasi parte del mondo), le somme di denari, i
crediti, i traffici e le mercanzie, gli schiavi e tutti gli animali posseduti. Vi era poi tutto un sistema
assai complesso di detrazioni (altre gravezze pagate, debiti, e duecento fiorini di capitale detratti "per
testa" una volta tanto). La cifra netta risultante, la "sostanza", sarebbe stata tassata annualmente sulla
base di dieci soldi ogni cento fiorini d' oro di stima. Ogni componente della famiglia veniva
considerato come una "testa" (per chi lavorava e veniva tassato) oppure una "bocca" (per chi mangiava
13
G. Cora, op. cit., pag. 224
10
soltanto). Vi erano esenzioni, all' inizio, per i minori di anni diciotto ed i maggiori di sessanta, con
conseguenti dichiarazioni di età di comodo per sfuggire all' imposta, come appare riscontrato da
discordanze fra le età dichiarate in anni successivi o in occasione di testimonianze. Alla fine del secolo
XV il sistema del Catasto fu sostituito dall' imposizione chiamata Decima (inizialmente Repubblicana,
a cui seguì quella Granducale) perché doveva essere versato annualmente al fisco il dieci per cento dei
redditi immobili e stabili. A differenza del catasto, nelle Decime venivano escluse dall' imposizione le
"teste", nonché "l' industria, il traffico e ogni altra fonte di frutto che non rinascesse".
14
Dei tre tipi di rilevazione di gettiti fiscali accennati, l' Estimo era quello descrittivamente più
sintetico, le registrazioni dei libri del Catasto risultano essere molto particolareggiate, mentre le
Decime lo sono in misura minore, ma servono purtuttavia a darci un quadro illuminante delle
condizioni economiche dei vasai montelupini e del valore dei beni all' epoca. Montelupo (borgo), come
tutte le altre località del contado, veniva classificato secondo il quartiere di assegnazione, il "piviere"
(zona della pieve), il "popolo" (la parrocchia). Le registrazioni di sua competenza si ritrovano, quindi,
nei libri del Quartiere di Santo Spirito, piviere di Giogoli, popolo di San Giovanni, Comune di
Montelupo.
15
Le registrazioni ricavate dai registri fiscali sono in tutto 429. Da esse si possono ricavare anche
altre informazioni, quali la composizione dei nuclei familiari, le professioni esercitate, la consistenza
dei beni dotali, le compravendite di case, terreni, fornaci ed altri beni. Il seguente dettaglio dimostra la
loro distribuzione nel tempo:
Periodo nº di registrazioni
Fino al 1525 158
Dal 1526 al 1550 64
Dal 1551 al 1575 65
Dal 1576 al 1600 46
Dopo il 1601 96
Archivi ospedalieri
Importante è una terza fonte, costituita dagli archivi degli ospedali (e dei conventi), e delle
relative spezierie. Da tali archivi sono state ricavate le registrazioni relative alle forniture di contenitori
ceramici, destinati sia ai servizi propri degli ospedali, nello svolgimento del compito di assistenza agli
ammalati, che alle farmacie per il confezionamento dei medicamenti destinati alla vendita al pubblico
che, infine, ai refettori. E' particolarmente prezioso il contributo di queste registrazioni, che ci
consentono lo studio non solo delle varietà di ceramiche utilizzate e le loro variazioni tipologiche nel
tempo, ma anche e soprattutto della dinamica dei prezzi nel periodo di riferimento. Mancando uno
studio mirato all' individuazione dei fornitori di queste entità assistenziali, non ci è possibile valutare l'
incidenza percentuale delle forniture montelupine sul totale degli acquisti, anche se, come vedremo, i
quantitativi registrati ce ne fanno configurare l' importanza. Le registrazioni sono in totale 250, come
dal seguente dettaglio, ripartito per Istituzione ospedaliera e per periodo:
Santa Maria Nuova (totale 156 registrazioni):
Fino al 1525 66 registr.
Dal 1526 al 1550 65 registr.
Dal 1551 al 1575 13 registr.
Dal 1576 al 1600 6 registr.
Dopo il 1601 6 registr.
SS. Annunziata (totale 48 registrazioni):
Fino al 1525 9 registr.
Dal 1526 al 1550 26 registr.
14
G. Cora, op. cit., pag. 224
15
G. Cora, op. cit., pag. 225
11
Dal 1551 al 1575 1 registr.
Dal 1576 al 1600 1 registr.
Dopo il 1601 11 registr.
Ospedale del Ceppo di Pistoia (totale 40 registrazioni)
Fino al 1525 7 registr.
Dal 1526 al 1550 20 registr.
Dal 1551 al 1575 2 registr.
Dal 1576 al 1600 8 registr.
Dopo il 1601 3 registr.
Ospedale degli Innocenti (totale 6 registrazioni):
Fino al 1525 3 registr.
Dal 1526 al 1550 3 registr.
Archivi notarili
Negli archivi notarili sono stati rinvenuti rogiti e contratti di vario tipo, quali le compravendite,
i testamenti, gli apporti dotali, le costituzioni di società produttive o commerciali, gli accordi di
esclusiva commerciale. Le registrazioni trascritte sono 206, così ripartite:
Fino al 1525 40 registr.
Dal 1526 al 1550 85 registr.
Dal 1551 al 1575 23 registr.
Dal 1576 al 1600 43 registr.
Dopo il 1601 15 registr.
Archivio di Stato, Firenze
Dalle ricerche presso l' Archivio di Stato di Firenze è stato possibile studiare gli Statuti delle
Arti, per ricavarne gli elenchi degli appartenenti alle varie associazioni di categoria, nonché i carteggi
relativi alle forniture destinate ai Medici. Il totale è di 43 registrazioni, così distribuite:
Fino al 1525 22 registr.
Dal 1526 al 1550 1 registr.
Dal 1551 al 1575 2 registr.
Dal 1576 al 1600 17 registr.
Dopo il 1600 1 registr.
Archivi minori
Altre notizie provengono da archivi minori, quali l' Archivio Storico di Prato, gli archivi delle
Compagnie soppresse ecc.. Sono 132, con la seguente distribuzione temporale:
Fino al 1525 30 registr.
Dal 1526 al 1550 29 registr.
Dal 1551 al 1575 13 registr.
Dal 1576 al 1600 17 registr.
Dopo il 1601 43 registr.
La scomparsa di Galeazzo Cora e di Angiolo Fanfani ha non solo interrotto l'attività di ricerca
ma ha, principalmente, impedito il riordino organico del materiale raccolto, che era stato pubblicato,
come abbiamo detto, in epoche diverse e, quindi, con operazioni di riordino parziali, relative al solo
periodo intercorso fra una pubblicazione e l'altra. Possiamo infatti notare come le registrazioni
riportate in ogni singolo numero della rivista FAENZA abbracciano un periodo limitato e sono
raggruppate in conseguenza della loro attribuzione ai singoli individui, ma tali "blocchi" sono stati
pubblicati senza un' effettiva rispondenza ad alcun criterio di riordinamento, vuoi di tipo alfabetico, o
temporale oppure di appartenenza ad un nucleo familiare. Anzi, la parzialità di ogni singola
12
pubblicazione ha sovente indotto nell' errore di attribuire legami familiari e di assegnare cognomi,
smentiti poi da registrazioni pubblicate successivamente e relative, ovviamente, ad epoche posteriori.
Il presente studio rappresenta un primo tentativo di riordino organico delle notizie disponibili,
nell' intento di individuare i vincoli parentali che univano gli individui menzionati, di fare emergere i
fatti tipici della professione ceramica e le rilevanze economiche che è possibile estrarre per il periodo
in questione.
Prima tappa di tale studio è consistita nel tentativo di collegare le 2.607 notizie disponibili ai
957 individui menzionati nelle stesse, al fine di ricostruire le loro biografie, pur con i limiti determinati
dalla particolare e, in un certo qual modo, riduttiva natura delle fonti sopra citate.
Dobbiamo innanzitutto rilevare che le registrazioni raccolte non si distribuiscono
armonicamente nei circa due secoli di riferimento, ma sono particolarmente concentrate nel periodo
1526 - 1600, che, da solo, raccoglie il 79% del totale, come precedentemente evidenziato. Vi sono,
evidentemente, interruzioni di continuità, che rendono ardua l'identificazione dei vincoli di parentela
che intercorrevano fra i vari individui.
Tale condizionamento, tuttavia, non impedisce di cogliere alcuni aspetti significativi della vita
dei vasai di Montelupo nell' arco di tempo in cui sono state effettuate le annotazioni a loro relative.
Dalle singole "biografie", se così possiamo chiamarle, possiamo delineare, ad esempio, il tipo di
attività svolto (vasaio, orciolaio, pittore, fornaciaio, trasportatore, commerciante ecc.), le relazioni
familiari, i beni e, in alcuni casi, gli attrezzi posseduti, le interrelazioni economiche, gli scambi di
materiali, materie prime e prestazioni d'opera, nonché i prezzi dei prodotti scambiati. E' stato possibile
individuare inoltre alcune forme associative, vuoi per fini puramente mercantili, che per fini
apparentemente sociali.
Nella loro sinteticità, le biografie infondono, per un breve periodo, nuova vita agli "orciolai" di
Montelupo e ce ne consegnano, con immediata freschezza, il loro profilo, le attività, le fortune o, più
spesso, le disgrazie.
Se interpoliamo diversamente le numerose notizie, non tenendo conto degli individui, ma con
un criterio di selezione e riordinamento relativo ad altre categorie di interesse, possiamo valutare,
nell'arco di due secoli, in quali zone fossero localizzati gli insediamenti ceramici e quali sono stati i
successivi cambiamenti di proprietà, come si sia modificata la tecnologia, quali le variazioni del costo
dei manufatti e delle materie prime coinvolte ed altri dettagli che vedremo nel corso dell'indagine.
Cercheremo in particolar modo di inquadrare le notizie pazientemente raccolte da Cora e
Fanfani nel contesto storico del periodo in questione, con particolare riguardo sia alle vicende
economiche e monetarie dell' epoca, che alle nozioni di tecnologia ceramica conosciute. E' doveroso
premettere che le pur tante notizie relative ai vasai di Montelupo non possono costituire un riferimento
sicuro e completo per l'analisi dei fatti economico-mercantili dell'epoca. In realtà, le registrazioni in
nostro possesso servono solo per lo studio dei fatti relativi al loro microcosmo, limitato
geograficamente a Montelupo e socialmente, a coloro che esercitavano la professione ceramica.
Ci ripromettiamo, comunque, di evidenziare al massimo i possibili collegamenti esistenti fra le
2.607 notizie, la dislocazione delle unità produttive o commerciali ed i relativi trasferimenti di
proprietà, il livello tecnico raggiunto dai produttori, le materie prime utilizzate, la qualità e la quantità
dei manufatti commercializzati ed i luoghi di destinazione, i trasporti, le monete utilizzate e la
dinamica dei prezzi.
Come abbiamo premesso, le registrazioni provengono tutte dalle raccolte di Cora e Fanfani,
pubblicate dalla rivista FAENZA.
Sono state utilizzate le seguenti abbreviazioni:
A.C. Archivio comunale
A.S.F. Archivio di Stato di Firenze
Arch. Inn. Archivio Spedale degli Innocenti
Arch. priv. Archivi privati
Bibl. Naz. Biblioteca Nazionale di Firenze
13
Cat. Catasto
Comp. relig. soppr. Compagnie religiose soppresse
Conv. Convento
S. Annunz. Convento della SS. Annunziata
D.Gr. Decima Granducale
D.Rep. Decima Repubblicana
ML Montelupo
Not. a/C Archivio Notarile anti-Cosimiano, Firenze
Not. mod. Archivio Notarile moderno, Firenze
SM San Miniatello
S.M.N. Spedale di S. Maria Nuova, Firenze
s. p. senza prezzo
s. q. senza qualifica
S.Sp. Santo Spirito
14
Capitolo II
Le famiglie di vasai di Montelupo
L' analisi delle 2.607 registrazioni, complessivamente presenti nelle otto pubblicazioni, hanno
consentito di evidenziare 957 diversi individui, ai quali sono state assegnate le "notizie" ad essi
relative, ed ordinate cronologicamente.
Dai 957 nominativi sono stati, in un primo momento, eliminati i 62 notai nonché gli esattori, i
messi, i camarlinghi, i procuratori ecc, ossia coloro che hanno solo rivestito un aspetto funzionale alla
formalità degli atti, ma non alla loro sostanza.
I restanti sono stati ulteriormente ridotti a 702, eliminando tutti quei personaggi che erano stati
citati solo perché, in certo qual modo, coinvolti nelle vicende dei ceramisti, ma non essenziali ai fini
della nostra ricerca, come, ad esempio, venditori di immobili, oppure parenti sicuramente non partecipi
dell' attività ceramica o delle altre attività connesse ecc. L' elaborato finale, consistente nella
trascrizione completa delle notizie attribuite ai 702 individui, ordinati alfabeticamente, costituisce l'
appendice "B".
Di questi 702 individui, ben 574 risultano essere stati ceramisti, anche se va rilevato che per 55
di essi non si è raggiunta la certezza, perché le notizie a loro riferite non ne citano espressamente la
professione. Sappiamo però che hanno vissuto in un nucleo familiare operante nel settore, o che hanno
avuto la disponibilità di una bottega da stovigliaio o di una fornace.
Con funzione ausiliaria rispetto ai ceramisti, abbiamo individuato 13 trasportatori (7 dei quali
navicellai), 9 commercianti e 7 macinatori di colori.
Per rendere più agevole e proficuo l' esame dei fatti, oggetto del nostro interesse, è apparso
opportuno procedere all'analisi delle notizie riferite a nuclei familiari omogenei, che ci presentano una
massa di dati più consistente, anziché allo studio delle poche notizie relative alle singole persone. L'
individuazione dei vincoli familiari e la susseguente ricomposizione delle genealogie ha dovuto
superare numerosi ostacoli: in primo luogo la mancanza di qualsiasi indicazione di cognome per gli
individui che appaiono nei primi decenni, che vengono presentati con il loro nome, seguito da quello
del padre e da quello del nonno. In epoca successiva iniziano ad apparire i cognomi. Il genitivo del
nome del nonno viene assunto come cognome, ma non si tratta di una regola, perché a volte è il
soprannome dell'avo che assurge al rango di cognome. In alcuni casi, il primo cognome è provvisorio e
verrà sostituito in epoche successive. Talvolta, i vari rami originati dallo stesso ceppo assumeranno
cognomi diversi. Una volta individuato il cognome assunto da un determinato ceppo, si è provveduto
ad attribuirlo a tutti i componenti tale famiglia, anche se vissuti in epoca precedente all' inizio dell' uso
di tale cognome.
La ricomposizione dei nuclei familiari, elaborata sulla scorta delle registrazioni disponibili, le
quali, come abbiamo già rilevato, non avevano alcuna valenza demografica, non ci ha consentito di
assegnare un cognome a tutti i 574 soggetti, Per 120 di essi non è stato possibile raggiungere la
certezza della validità dei vincoli familiari, solo sospettati, ma non accertati. L' elenco completo delle
famiglie è riportato in appendice "A", che le elenca in ordine alfabetico, complete di tutti i nominativi
dei rispettivi componenti.
Questa ricostruzione dei nuclei familiari ci aiuta a superare la prima difficoltà incontrata, ossia
il tentativo di individuare la consistenza delle famiglie, la continuità della professione ceramica, il
luogo di residenza e il genere di attività svolto, se di tipo produttivo ceramico vero e proprio oppure di
tipo prettamente commerciale.
Infatti, nonostante il lungo arco di tempo considerato, la maggior parte dei nuclei familiari non
ha sostanzialmente modificato il tipo di attività e luogo di residenza, d' altra parte ben ristretto e
delimitato al comprensorio preso in considerazione, per motivi d' ordine logistico e funzionale, che
esamineremo in seguito.
15
Troviamo, infatti, 392 ceramisti in Montelupo, 81 in San Miniatello, 11 a Limite, 3 a Capraia, 2
a Pontormo e 3 a Empoli.
Salvo i 9 compratori di ceramica, che vengono così esattamente definiti (e le notizie dei fatti a
loro riferite lo confermano), non è agevole identificare esattamente il significato reale che hanno i
sostantivi utilizzati, all' epoca, per indicare la professione svolta. I ceramisti vengono suddivisi nelle
seguenti categorie professionali:
329 orciolai
151 stovigliai
56 vasellai
22 fornaciai
16 pittori
10 lavoranti o garzoni
1 scodellaio.
Possiamo fino da adesso affermare che le professioni suelencate non corrispondono ad
altrettante e distinte attività, ma si tratta solo di generiche indicazioni. La constatazione che la somma
dei valori assegnati alle singole categorie superi il numero totale dei ceramisti è dovuto al fatto che
alcuni personaggi vengono definiti ora in un modo, ora in un altro. La ricerca di annotazioni relative al
lavoro effettivamente svolto, investigando sulla compagine della forza lavorativa e l'eventuale
presenza di operai, non porta ad apprezzabili risultati. Negli estimi, infatti, viene riportata solo l'
elencazione dei componenti il nucleo familiare e non viene presa in considerazione l'eventuale
presenza di lavoranti, mentre le annotazioni estratte dall' archivio comunale di Montelupo riferiscono
solo di alcune controversie per mancata corresponsione delle retribuzioni, ma sono veramente poche.
Non abbiamo trovato neppure riferimenti utili a definire la ripartizione dei compiti fra i partecipanti al
lavoro nella stessa fornace, salvo una gustosa lamentela, che ci riporta un raro esempio di lavoro
femminile: il 7 Ottobre 1594 M.a Aurelia, suocera di Pagolo d' Antonio, protesta perché costretta a
"dover girare tutto il giorno un pilotto per macinar colori"!
16
Anche il tentativo di separare l'attività produttiva da quella commerciale attraverso la
descrizione dell' ambiente di lavoro si è rivelato inutile. Non è infatti agevole distinguere la differenza
che intercorre fra il luogo di lavoro definito "fornace" e quello definito "bottega". Si potrebbe pensare
che nella "bottega" dovesse svolgersi una pura attività di vendita e nella fornace la sola attività
produttiva, ma appare chiaro che i due termini venivano impiegati senza un particolare riferimento alla
reale attività svolta: l'un termine era sinonimo dell'altro, servendo solo ad indicare il luogo di lavoro, il
deposito del materiale o l'entità da gravare di imposte.
Comunque, analizzando non la vita dei singoli ceramisti, ma le notizie relative alle loro unità
familiari, è possibile vederne il percorso, le diramazioni, nonché definire, con buona approssimazione,
quali "ceramisti" svolgevano l'attività produttiva vera e propria, quale era la dislocazione delle
botteghe o fornaci ed i passaggi di proprietà, nonché i vincoli che si erano venuti costituendo fra le
varie famiglie, a seguito di matrimoni.
Le schede che appaiono in appendice “B” sono quelle relative alle famiglie individuate. Al
termine dell'analisi di ogni famiglia è riportata un'ipotesi di albero genealogico, che sarà di sicuro aiuto
per la lettura. Le date riferite a ciascun nominativo non hanno alcun significato anagrafico, ma fanno
riferimento alle date delle registrazioni, o da queste desunte. L'assegnazione dell'inizio dell'anno è stata
eseguita secondo il calendario gregoriano, senza tener conto dell'uso fiorentino di iniziare il nuovo
anno dalla data del 25 Marzo .
16
Cora G. - Fanfani A., I vasai di Montelupo, in "FAENZA" 1985 n. 4-6, pagg. 384