VI
Gli elementi tecnici fondamentali sono il Laboratorio, che deve avere
determinate caratteristiche e il GOS (gruppo operativo strumentale),
formato sempre dagli stessi strumenti.
Per quanto riguarda, invece, la metodologia operativa, le sedute di
musicoterapia iniziano con la compilazione della Scheda di
musicoterapia e l’Esame di inquadramento non verbale, che
permetteranno al musicoterapeuta di comprendere la storia sonora del
paziente.
Le sedute hanno la durata di un’ora, al termine del quale il
musicoterapeuta appunterà su un quaderno tutto ciò che ricorda nei
particolari in modo da agevolare il lavoro del Supervisore.
Il capitolo si conclude con l’analisi delle controindicazioni per l’uso
inadatto della musica, riscontrabile, ad esempio, nei casi di epilessia
musicogena.
Nel quinto capitolo propongo una carrellata dei vari ambiti d’intervento:
bambini non vedenti, paralisi cerebrali infantili, plurihandicap, sindrome
di down, sindromi varie, autismo infantile, sordità infantile, problemi del
linguaggio, stati di come e bambini prematuri.
Per arrivare poi a concludere il lavoro con il sesto capitolo in cui analizzo
la musicoterapia pre e post parto.
Qui compiremo un vero e proprio viaggio nel mondo sonoro del feto,
osservando come la convinzione che esso sia provvisto, prima della
nascita, della facoltà dell’ascolto, risalga già alla tradizione popolare.
Solo a partire dalla metà del secolo scorso si arrivò a dati concreti e
comparativi e vedremo che la sonorità di cui effettivamente il mondo del
feto si compone sono gli stimoli esterni, ma soprattutto la voce della
mamma che rappresenta una “carezza” e una “coccola sonora”.
In particolare si sottolineerà come quest’esperienza rappresenti un’attività
duale tra madre figlio.
Si spazierà illustrando i diversi metodi utilizzati dalla musicoterapia e gli
effetti positivi che essi producono, con l’esposizione di quelli che sono
gli effetti benefici di cui gode il feto prima ed il neonato poi.
Terminerò con la presentazione del progetto “Una nota per la vita”, che è
un percorso musicoterapeutico rivolto alle donne dal quinto mese di
gravidanza in poi.
L’obiettivo primario del progetto è quello di aiutare la gestante a
rilassarsi, a contenere l’ansia e a raggiungere uno stato di generale
benessere, ma soprattutto favorire la comunicazione e l’attaccamento fra
madre e bambino.
5
CAP. 1 DEFINIRE LA MUSICOTERAPIA
“Musicoterapia”, o terapia musicale, è un termine poco felice per
definire questa disciplina, poiché tale definizione ne limita la vera
dimensione. Non è solo la musica ad essere utilizzata nel processo
terapeutico, ma anche il suono, nella sua più larga accezione, e il
movimento che si identificano l’uno con l’altro, fino a diventare una
stessa entità.
D’altra parte è difficile trovare un altro termine, senza penetrare o
interferire con un’altra disciplina o tecnica terapeutica. Così parlare di
terapia del suono potrebbe creare confusione con l’ultrasuonoterapia;
1
o
ancora parlare di terapia non-verbale potrebbe essere associato allo
psicodramma
2
.
Concettualizzazione delle definizioni
Il termine Musicoterapia è composto da due parole, musica e terapia, i
cui significati individuali sono già complessi, rimandando a numerosi
concetti, interpretazioni, punti di vista; l’unione dei due termini non fa
altro che aumentare le difficoltà di attribuzione di significato al termine.
La Musicoterapia può essere definita in due modi: l’uno considera
l’aspetto scientifico, l’altro l’aspetto terapico.
Dal punto di vista scientifico si occupa dello studio e della ricerca del
complesso suono-essere umano con l’obiettivo di ricercare elementi di
diagnosi e metodi terapeutici.
Questo complesso è formato da:
1
L’ultrasuonoterapia è una terapia che si avvale dell’uso locale degli ultrasuoni, soprattutto per curare
calcoli renali, dolori reumatici e per l’igiene dentaria.
2
Lo psicodramma è un metodo psicoterapico consistente nell’inserire il soggetto in cura in un’azione
scenica collettiva, facendogli recitare una parte che richiami la sua storia pesonale allo scopo di far
affiorare i conflitti inconsci.
6
- gli elementi capaci di creare stimoli sonori quali: la natura, il corpo
umano, gli strumenti musicali, gli apparecchi elettronici, ecc.;
- gli stimoli quali: il silenzio, i suoni intermedi del corpo
3
, i suoni
musicali, ritmici, melodici e armonici, i movimenti, i rumori, gli
ultrasuoni, gli infrasuoni, le parole;
- le vie di propagazione delle vibrazioni con le loro leggi fisiche;
- gli organi ricettori di questi stimoli quali: il sistema uditivo, la
percezione interna, il tatto e la vista;
- l’impressione e la ricezione da parte del sistema nervoso;
- la reazione psicobiologica e l’elaborazione della risposta;
- la risposta che può essere comportamentale, motoria, sensoriale,
organica, di comunicazione attraverso il grido, le lacrime, il canto, la
danza, la musica.
Dal punto di vista terapeutico è una disciplina paramedica che utilizza il
suono, la musica e il movimento per provocare effetti regressivi e aprire
canali di comunicazione, con l’obiettivo di attivare, per loro tramite, il
processo di socializzazione e di inserimento sociale.
Oggi una definizione di Musicoterapia potrebbe essere: “la
Musicoterapica è una tecnica psicoterapica, che utilizza il suono, la
musica, il movimento e gli strumenti corporei, sonori e musicali, per
determinare un processo storico di vincolo tra il terapeuta e il suo
paziente o gruppi di pazienti, con l’obiettivo di migliorare la qualità
della vita e di riabilitare e recuperare i pazienti per la
società”(Benenzon).
4
3
I suoni intermedi del corpo sono ad esempio i battiti del cuore, le articolazioni, rumori intestinali, ecc.
4
R. Benenzon. Manuale di musicoterapia. Contributo alla conoscenza del contesto non verbale. 2005,
Edizioni Borla s.r.l.- Roma
7
Inoltre possiamo affermare che la musicoterapia è una modalità di
approccio sensoriale che utilizza l’elemento sonoro per finalità educative
e terapeutiche ed interviene su alcuni disagi fisici, psicologici e
psicopatologici.
Vi sono molti metodi musicoterapeutici e vari modi tutti diversi tra di
loro, ma il fine è quello di mantenere e migliorare la salute fisica e
mentale di tutti i soggetti di cui si occupa.
Può essere applicata in sedute di gruppo o individuali, con bambini,
adulti o anziani, perché la musica ha la grande capacità di entrare
direttamente a contatto con l’uomo.
La Musicoterapia sa aprire canali di comunicazione sempre nuovi,
interviene principalmente su coloro che hanno difficoltà nel comunicare
con gli altri e non si reputano dotati di mezzi adatti per aprirsi alla realtà.
Riesce inoltre ad aprire nuove strade nella mente dell’individuo,
qualsiasi sia il livello di intelligenza o situazione del soggetto,
stimolando i sensi, suscitando sensazioni ed emozioni e sollecitando
reazioni psicomotorie.
Elabora strategie terapeutiche atte a migliorare, mantenere e ristabilire la
salute mentale e fisica dei soggetti con handicap emotivi, fisici e
psicologici, con metodi di ricerca, analisi e interventi finalizzati.
La musica dunque “fa bene”, ed allora per converso tutto ciò che fa bene
può anche far male se impropriamente utilizzata.
Sempre che non si voglia generalizzare il significato di “terapeutico”
riferendolo a qualsiasi cosa ci piaccia o faccia bene in un dato momento,
ed allora anche un bicchiere d’acqua sarà terapeutico se siamo assetati.
8
“La musica è l’arte di organizzare suoni nel tempo” (Bruscia).
5
E’ un linguaggio non-verbale, capace di stimolare i sensi e suscitare
emozioni e sensazioni.
“….la musicoterapia è ad un tempo un’arte, una scienza, ed un processo
interpersonale. In quanto arte è legata alla soggettività, alla creatività e
alla bellezza. In quanto scienza è legata all’obiettività, alla collettività,
alla riproducibilità e alla verità. Come processo interpersonale si collega
all’empatia, all’intimità, alla comunicazione, all’influenza reciproca e
alla relazione.” (Bruscia).
6
“….la musica è uno strumento potente ed utile per stabilire
comunicazione con i bambini e con gli adulti, nell’ aiutarli ad imparare
in ambito intellettivo, fisico, sociale ed emotivo. Tutto ciò prevede l’uso
della musica a scopo di prevenzione e riabilitazione.
La musica così usata, in una varietà di situazioni, sia individualmente
che a gruppi, è nota come Musicoterapia….”
7
“La musicoterapia è una terapia multi-sensoriale. L’utilizzo del
materiale musicale -linguaggio fonetico-ritmico,ritmo libero e metrico,
melodia nel linguaggio e nel canto, capacità di maneggiare gli strumenti-
è indirizzato in modo tale da riferirsi a tutti i sensi…” (Karl Orff).
8
Utile a capire in cosa consiste la musicoterapia, ed orientarsi quindi nel
suo variegato mondo, è sapere come viene utilizzata e da chi.
Può essere considerata come metodo per intervenire sugli stati di
“stress” fisico derivante da eccessive prestazioni lavorative, o sugli stati
5
K. Bruscia. Definire la musicoterapia. Percorso epistemologico di una disciplina e di una professione.
Traduzione di F. Bolini. Pag 25
6
K. Bruscia. Definire la musicoterapica. Percorso epistemologico di una disciplina e di una
professione. Traduzione di F. Bolini. Op. cit. pag. 18
7
Definizione data dalla Società neozelandese di musicoterapia
8
Definizione presa dal libro “Nascere in musica” di Alix Zorrillo Pallavicino, Editrice Borla, Roma,
2002
9
di “stress” psicologico derivante da particolari contingenze affettive non
gratificanti; ed allora ci si può sottoporre ad interventi di musicologi che
praticano le cosiddette “medicine alternative” tramite l’ascolto di
musiche “ new o next age”.
Può essere utilizzata da psicologi, sempre attraverso l’ascolto, per
definire nelle sedute di psicoterapia, un clima affettivo che favorisca
l’immaginazione o l’attività emotiva del paziente e quindi la
verbalizzazione.
Può essere utilizzata da musicoterapisti come metodologia di intervento
a fini preventivi o riabilitativi.
Può essere, infine, utilizzata da medici per intervenire nelle varie forme
depressive, o da psichiatri o psicoterapeutici per attivare laboratori
espressivi di gruppo, intesi come interventi volti al recupero delle
competenze sociali di pazienti psichiatrici e ad integrazione di progetti
terapeutici ad approccio multifattoriale.
Da questa breve premessa si può ragionevolmente dire che, comunque,
tutta la musica può produrre effetti e che questi possono essere di natura
anche contrastante (calmante od eccitante, rasserenante od ansiogena,
immalinconente o fioriera di gioia, deprimente od esaltante,
insignificante od evocativa, ecc.).
La produzione di uno stato d’animo o del suo contrario dipende dagli
effetti che un particolare genere musicale attiva nell’utente, in virtù dei
suoi modelli culturali individuali e sociali, dell’età, del suo vissuto
esperenziale, della struttura del mondo affettivo, delle contingenze
dell’umore, dello stato fisico e/o mentale, della presenza o meno di
patologie, del grado di compromissione degli organi interessati dalla
eventuale specifica patologia ed infine dipende dal suo grado di
10
recettività determinato dalla quantità e qualità di stimoli musicali
ricevuti nel passato.
Il compito dell’operatore in questo caso è quello di saper leggere i dati
che emergono da questo complesso relazionale, per poter inviare
all’utente i messaggi opportuni.
In questa relazione la musica permette una comunicazione profonda con
se stessi.
Ma la musica può avere anche effetti regressivi nell’essere umano.
In altri termini, in un individuo che sperimenta una frustrazione, si
determina sempre una tendenza al rimpianto di periodi passati della
propria vita nei quali le stesse esperienze furono più gratificanti, e di
stadi anteriori nei quali la soddisfazione fu totale. Quindi la regressione
è un meccanismo dell’Io.
Esistono due tipi di regressione:
1) la regressione da tappe adulte a tappe infantili della sessualità;
2) la regressione al narcisismo primario, cioè a quella tappa di sviluppo
che precede la differenziazione finale dell’Io e dell’Es.
Quando si sviluppa quest’ultimo tipo di regressione, che è la più
profonda, ci imbattiamo nella riedizione del più antico di tutti i tipi di
difesa: il blocco dell’Io che provoca schizofrenia, psicosi infantili,
autismo, simbiosi, ecc.
Ciò ha portato a formulare due termini concettuali: quello di Suoni
regressivogenetici e quello di Complesso verbale.
I Suoni regressivogenetici hanno per caratteristica principale il fatto di
provocare nell’essere umano effetti regressivi in misura maggiore di
ogni altro suono, e in modo press’a poco costante, indipendentemente
11
dalla patologia o dai caratteri individuali. Un esempio di questa
categoria è il battito del cuore.
Il Complesso non verbale, invece, è l’insieme degli elementi sonori e
musicali, dei movimenti e dei fenomeni acustici, che provocano effetti
regressivi.
Nel non verbale si ritrovano tutti i fenomeni che costituiscono il
movimento, il suono, il rumore e la musica, ma anche le parole che
saranno comprese non per il loro simbolismo, ma per il timbro,
l’intensità, il volume, il ritmo e la densità che le caratterizzano.
Dunque una sola seduta di musicoterapia non costituisce di per sé
un’azione terapeutica, né un legame terapeutico. La musicoterapia
richiede uno spazio temporale che racchiude una serie di cicli, di
incontri ripetuti, nei quali si possa individuare un inizio, una traiettoria e
una fine, in sostanza un percorso terapeutico.
“Verbale” appartiene alla parola e si riferisce ad essa.
E’ quello che chiameremo linguaggio corporeo, sonoro e musicale, con
tutte le sue associazioni espressive non verbali.
Questo linguaggio è talmente importante da costituire un elemento
fondamentale anche nelle psicoterapie verbali.
Gli elementi fondamentali per la riuscita di un intervento
musicoterapeutico sono:
- l’elemento sonoro musicale;
- la relazione utente/operatore;
- le competenze dell’utente e dell’operatore;
- la realizzazione di uno spazio dinamico.
Gli strumenti più adatti ad essere usati in musicoterapia sono gli
strumenti a percussione, che hanno una struttura semplice, sono facili da
12
suonare e consentono un esito soddisfacente del conflitto
frustrazione/gratificazione (che si accende normalmente durante le
richieste di performance per chi ha difficoltà ad esprimere la propria
creatività).
Sono strumenti relativamente facili da costruire (operazione che
permette una maggiore identificazione con lo strumento e che facilita la
proiezione su di esso del proprio malessere).
Hanno notevoli proprietà timbriche (tale caratteristica consente di
comporre anche delle melodie).
Si prestano, infine, a distribuire in modo più equilibrato le energie
attraverso il corpo.