Introduzione
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all’incremento del valore generabile dal proprio core business. Ne consegue
una progressiva ristrutturazione verso forme organizzative sempre più
distribuite, nelle quali le attività che costituiscono i processi principali di
industrializzazione di prodotto/processo e di management del sistema di
produzione/distribuzione sono realizzate da più partner specializzati che
collaborano tra loro. La conseguente necessità di controllare i processi
aziendali che risultano distribuiti lungo la catena del valore ha evidenziato le
difficoltà di collegare e integrare i supporti informatici adoperati nelle
diverse fasi della vita del prodotto, esigenza che si è presentata sia nelle
attività di manufacturing, che di engineering&contracting. Infatti, i numerosi
supporti informatici alle corrispondenti attività di ingegneria si sono
storicamente sviluppati in modo indipendente tra loro, quando invece, allo
stato attuale, diviene fondamentale impiegarli in ambienti di progettazione e
produzione collaborativi. L’acronimo PLM identifica per l’appunto il
modello di business obiettivo di questa linea di tendenza, sia dal punto di
vista dell’organizzazione dei processi di industrializzazione, che dell’ambito
nel quale si devono integrare le varie tecnologie informatiche adoperate. A
tale proposito, il presente lavoro vuole offrire diversi spunti di riflessione e
di discussione sulle nuove problematiche che si manifestano per le imprese
del terzo millennio, e sulla significatività del Product Lifecycle Management,
nel tentativo di comprendere se esso sia indice di un fenomeno destinato a
durare nel tempo o, viceversa, solo il sintomo di una passeggera moda di
impresa.
L’obiettivo è dunque quello di analizzare e codificare i sistemi PLM,
identificandoli come quella specifica strategia di business che si mette in atto
per realizzare la gestione globale, distribuita e sicura degli accessi alle
informazioni di prodotto e dei processi ad esso collegati lungo il suo intero
ciclo di vita, ponendo l’accento sul loro impiego condiviso e collaborativo tra
tutti gli utenti che necessitano delle stesse informazioni all’interno
Introduzione
12
dell’impresa estesa, sottolineando al contempo le modalità di mantenimento
dell’integrità dei dati e il loro continuo aggiornamento.
Si è voluto altresì evidenziare che, laddove la produttività dei sistemi
economici viene incrementata in ondate, alcune delle quali dipendenti
dall’introduzione di specifiche invenzioni, altre dall’approccio operativo
adottato dai soggetti economici, una di queste ondate emerse negli ultimi
anni è rappresentata proprio dai sistemi di Product Lifecycle Management,
inizialmente introdotti nelle industrie automobilistiche e aeronautiche,
caratterizzati da un’elevata complessità dei propri prodotti, e nel settore
elettronico, orientato alla gestione della configurazione del software piuttosto
che del prodotto. Grazie al successo ottenuto in questi tre settori, l’interesse
verso i PLM si è diffuso anche in altri ambiti industriali, compresi quelli non
tradizionalmente interessati da una rigorosa analisi del ciclo di vita del
prodotto.
Trattandosi di un paradigma di recente definizione, la letteratura diffusa
in materia risulta essere ancora piuttosto scarna e limitata, essendo per lo più
costituita da documenti dei vendor (positioning white paper) e dei centri di
business research e consulenza, consultabili sul web. Occorre tuttavia
osservare che l’ampiezza e la trasversalità delle problematiche affrontate dai
sistemi PLM nel corso della gestione del ciclo di vita del prodotto,
coinvolgono tutte le funzioni aziendali e gli aspetti del controllo dei processi,
insieme alle difficoltà che si riscontrano nel tendere all’innovazione in un
contesto di lean manufacturing, ossia problematiche ampiamente trattate in
letteratura, ma sotto l’ottica relativa di specifici rami e funzioni aziendali
piuttosto che con un’organica visione di insieme. I PLM possono perciò
essere interpretati come il risultato del pensiero snello, a sua volta inteso
come prosecuzione della nuova filosofia aziendale delineata dalla
produzione snella. A differenza di questa, verrà posto l’accento sulle
modalità con le quali i sistemi PLM eliminano gli sprechi e le inefficienza
lungo tutti gli aspetti della vita del prodotto, non solo nel corso della sua
Introduzione
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industrializzazione, facendo leva sul potere dell’informazione e sui
computer.
La ragione alla base della scelta di questo tema risiede nella convinzione
che lo sviluppo informatico, dagli anni ’80 ad oggi, abbia mostrato con
chiarezza come la questione dell’innovazione e della digitalizzazione
dell’impresa sia ormai divenuta un elemento nuovo e centrale dei processi
economici all’interno dei mercati e delle organizzazioni. La convinzione è
dunque che la gestione del ciclo di vita sia un fenomeno destinato a cambiare
fattivamente alcuni dei fondamentali meccanismi di funzionamento delle
aziende, dei rapporti tra di esse e con la domanda. Tale convinzione non ha
nulla a che vedere con l’euforia giornalistica che ha accompagnato i primi
passi delle offerte di sistemi PLM e, tanto meno, le ottimistiche previsioni di
copiosi ricavi in tempi brevi proposte dai vendor, ma nemmeno con il
pessimismo degli operatori finanziari nella fase di declino dei corsi di borsa.
Questo lavoro, sostanzialmente, prescinde da facili entusiasmi basati su
improbabili crescite impetuose e da previsioni catastrofiche legate alla
recente esperienza della new economy, basandosi piuttosto sull’opinione che
la gestione del ciclo di vita del prodotto sia un fenomeno ormai necessario e
irreversibile, che coinvolge ogni giorno di più la società e l’economia, e che
cambierà nei prossimi anni il modo di essere e di operare delle imprese.
La prospettiva di analisi adottata è perciò di tipo economico-aziendale,
cercando di individuare, approfondire e comprendere l’impatto strategico-
operativo dell’adozione dei sistemi PLM in ambito aziendale. Questa scelta è
stata ispirata dalla convinzione che il fenomeno trattato sia enormemente
evolutivo, almeno nella sua attuale fase di sviluppo: attori, processi,
tecnologie che, solo qualche anno or sono, non erano neppure lontanamente
immaginabili, oggi sono divenuti i protagonisti assoluti della vita economica.
Se si vuole perciò osservare il fenomeno della gestione del ciclo di vita
del prodotto in una prospettiva sufficientemente ampia, ossia che non abbia
una validità contingente in termini temporali, si deve necessariamente
Introduzione
14
cercare di descrivere una realtà che sfugge a descrizione, perché la supera in
velocità e dinamicità evolutiva. La scelta è stata dunque quella di analizzare
in profondità i fenomeni alla ricerca dei meccanismi di fondo, procedendo ad
un’attenta selezione della letteratura disponibile sull’argomento, pur nella
consapevolezza della difficoltà di individuare tutte le problematiche
connesse al fenomeno PLM, ma senza la pretesa di voler realizzare un lavoro
con finalità conclusive, volendo piuttosto aprire una prospettiva di studio
generale gettando le basi per una visione maggiormente compiuta sulle
attuali tendenze del sistema economico e le prospettive evolutive dei
paradigmi manageriali e organizzativi.
Nel primo capitolo viene proposta l’evoluzione dei sistemi economici, dal
modello industriale di produzione e consumo al modello post-industriale, in
funzione del mutare dell’ambito economico, politico e sociale,
contestualmente all’evoluzione dei sistemi informativi introdotti a sostegno
delle attività manifatturiere, in un reciproco scambio proattivo. Se da un lato,
infatti, la velocizzazione dei processi e la crescente complessità dei prodotti
hanno trovato giustificazione nelle nuove dinamiche di mercato,
necessitando perciò di strumenti in grado di offrire un maggiore dinamismo
ed una migliore capacità di gestire la globalizzazione indotta dalla catena
estesa e dalla ricerca di nuovi mercati di sbocco, dall’altra esse hanno spinto
alla ricerca di strumenti aziendali che permettessero di gestire
efficientemente ed efficacemente le nuove sfide aziendali, trovando negli
applicativi messi a disposizione dall’IT una concreta e funzionale risposta,
strumenti i quali, a loro volta, hanno contribuito ad accelerare ulteriormente i
processi innovativi. In tale contesto, è stato opportunamente evidenziato
come, nei settori produttivi investiti dalle nuove tecnologie, l’integrazione
verticale sia a monte che a valle del sistema di produzione, con la
conseguente realizzazione della catena del valore, costituisca la risposta
efficace alla gestione del problematico coordinamento dei meccanismi di
Introduzione
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domanda e di offerta, nonché la via più sicura per creare un fluido
collegamento tra produzione e mercato.
Il punto di incontro tra l’evoluzione dei sistemi economici e l’evoluzione
dei sistemi informativi viene individuato nella cosiddetta impresa digitale
information intensive, in cui la tecnologia informatica si inserisce in ogni punto
della catena del valore e trasforma sia i contenuti specifici delle singole
attività, sia la natura dei loro collegamenti, e della quale viene analizzato lo
stretto legame tra realtà aziendale e informatica, evidenziando al contempo
la rilevanza assunta dalle informazioni di prodotto e di processo e
sottolineando il ruolo di Internet nella loro rapida ed efficiente diffusione
capillare, tale da supportare le scelte di business in qualsiasi momento e in
qualunque punto dell’azienda.
Nel secondo capitolo viene evidenziata la rilevanza delle analisi del ciclo
di vita, il cui obiettivo implicito non è mai monitorare la sola innovazione
tecnologica, bensì fornire un piano strategico, in grado di proporre previsioni
legate a qualsiasi genere di cambiamento (tecnologico, processuale,
organizzativo, distributivo, di mercato e via discorrendo). Questo studio del
ciclo di vita permette di mostrare il controllo e la prevenzione delle
discontinuità che si verificano periodicamente in ogni settore, laddove, nella
società iperindustriale contemporanea, risulta importante sottolineare come
la gestione della discontinuità produca forti opportunità di innovazione e
permetta importanti ricollocazioni di mercato altrimenti impensabili. Viene
quindi analizzato il modello di funzionamento del processo di nuovi prodotti
nelle sue componenti essenziali, l’organizzazione, le metodologie e le
tecnologie di supporto, al fine di delineare una ristrutturazione progettuale e
organizzativa delle imprese che consenta di realizzare un approccio
collaborativo e sistematico alla progettazione integrata dei prodotti e dei
relativi processi, includendo la produzione e i processi di supporto, mirato a
spingere i progettisti a considerare, sin dalle fasi di impostazione, tutti gli
elementi del ciclo di vita dei prodotti dalla concezione al disinvestimento,
Introduzione
16
includendo la qualità, i costi, i metodi di produzione e i requisiti
dell’utilizzatore. Successivamente, tramite contributi della letteratura e della
pratica aziendale, vengono ulteriormente approfonditi le caratteristiche e gli
elementi costituenti, sino a delineare un modello di funzionamento,
organizzativo, metodologico e tecnologico di tipo collaborativo, ponendo
l’accento sul ruolo fondamentale assunto dall’informazione nei processi di
innovazione aziendale.
Nel terzo capitolo viene analizzata l’evoluzione dei sistemi PLM,
evidenziando i numerosi fattori che la guidano. Tali che i PLM
rappresentano l’attuale vertice evolutivo dei sistemi informativi, includendo
diverse loro funzioni e consentendo di realizzare una piattaforma integrata
mettendo in comunicazione gli applicativi preesistenti all’interno
dell’organizzazione, facilitando in questo modo la diffusione all’interno
dell’organizzazione delle informazioni relative alle diverse fasi del ciclo di
vita in essi conservate, abilitando perciò una concreta cooperazione tra team
interfunzionali, anche e soprattutto in presenza di una loro dispersione
geografica, nonché una visione completa e costantemente aggiornata dei
processi aziendali correlati al prodotto. A tale scopo si è voluta sottolineare
l’importanza dei dati di prodotto all’interno della gestione del ciclo di vita, e
le difficoltà connesse all’impiego di una pluralità di sistemi informativi che
non riescono o non possono dialogare gli uni con gli altri, così come la
necessità di abbattere queste frontiere per realizzare un effettivo ambiente
collaborativo, in grado di fronteggiare efficacemente le dinamiche interne ed
esterne all’organizzazione, trovi una valida risposta nei PLM.
Il lavoro vuole poi evidenziare, nel quarto capitolo, le conseguenze
derivanti dall’introduzione di un sistema PLM in un’impresa, analizzandone
preventivamente il bisogno di cambiamento e le difficoltà di percezione da
parte degli utenti finali e del management, anche in virtù di una sua talora
scarsa dimestichezza con il comparto IT, e sottolineando i singoli passaggi
che le organizzazioni devono seguire nella transizione verso il modello di
Introduzione
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impresa digitale nell’ambito di un drastico processo di innovazione
aziendale e dei suoi processi, dalla valutazione finanziaria dell’investimento
nella tecnologia PLM adoperando il modello ROI e altri strumenti di analisi a
sostegno della fase decisionale, alla panoramica dei sistemi presenti sul
mercato in funzione del loro ambito di applicazione, dai passaggi
dell’implementazione pratica all’importanza dell’integrazione
nell’infrastruttura IT già presente nell’impresa e alla rilevanza della
creazione di una base dati comune a tutti gli applicativi. Passaggio di
notevole importanza, in quanto i sistemi PLM non sostituiscono la
piattaforma informativa preesistente, ma ne implementano numerose
funzioni di fattivo coordinamento tra aree aziendali e di accesso ad
un’informazione effettivamente condivisa tra gli operatori.
Nel quinto capitolo, vengono diffusamente analizzati i cambiamenti nelle
aree funzionali che compongono il ciclo di vita del prodotto introdotti
dall’impiego di un sistema PLM, gli effetti sull’organizzazione e le modifiche
apportate alla struttura informativa aziendale. Viene dunque posta in
evidenza l’importanza della produzione digitale all’interno di un’analisi del
ciclo di vita, la quale lavora con i dati di definizione del prodotto per
supportare gli applicativi di disegno, la progettazione dei processi di
produzione, la visualizzazione, la simulazione e altre analisi necessarie per
ottimizzare i processi produttivi, ponendo perciò in rilievo l’importanza del
fattore tecnologico che introduce la componente digitale al loro interno.
L’analisi viene completata proponendo lo studio di CIMdata sugli effetti del
Digital Manufacturing in Fiat S.p.A., al fine di illustrarne il valore e per meglio
comprendere quale sia il suo concreto impatto su un processo complesso di
sviluppo del prodotto.
Il capitolo prosegue evidenziando i benefici per l’impresa introdotti
dall’implementazione dei sistemi PLM, in virtù dei quali la comunicazione
diretta trae profitto dagli strumenti di conversione fra i diversi formati di file
messi a disposizione dai sistemi informativi aziendali, e costituisce la base
Introduzione
18
per un miglioramento della qualità, dell’efficienza e della rapidità dei
processi operativi, riducendo di fatto gli errori provocati da un’errata
comunicazione e da informazioni imprecise, nonché per costituire un solido
supporto al processo decisionale. In tale contesto, viene opportunamente
sottolineato come il lavoro stesso migliori, venendo eseguito senza
ridondanze e consentendo di ricercare le informazioni con maggiore
efficacia, così come viene enfatizzato il ricorso alla collaborazione, intesa
come approccio di business che permette di adattare i sistemi elettronici alla
gestione e alla definizione dei dati di prodotto in una rete intra o
interaziendale per l’intero ciclo di vita del prodotto, ottenuto mediante il
cuore informativo posto alla base dei sistemi PLM, ossia il collaborative
Product Definition management.
Nel sesto capitolo, infine, vengono poste al centro dell’analisi le sfide per
le imprese che decidono di avviare un progetto PLM, evidenziandone la
trasversalità in contesti molto differenti fra loro, laddove è rilevante
osservare come il fenomeno si stia allargando a scenari diversi dalla
tradizionale industria manifatturiera, da sempre traino dell’evoluzione
organizzativa e tecnologica, divenendo di fatto un’esigenza condivisa da più
settori industriali, compreso quello delicato delle piccole e medie imprese,
dalle quali dipenderà in larga parte l’ulteriore espansione del settore. Il
capitolo viene chiuso da una breve analisi delle opportunità offerte dall’e-
business e l’importanza assunta dai network informativi per raggiungere
mercati e partner geograficamente distanti, nonché le possibilità derivanti
dall’impiego di Internet, evidenziando come l’implementazione di processi
di business interni possa essere considerata il momento di abilitazione
necessario ai fini della transizione verso l’e-business, al fine da soddisfare la
domanda di nuovi modelli aziendali e per abilitare i processi elettronici.
In conclusione, il fine ultimo della trattazione è quello di sottolineare
come il ritmo dell’evoluzione tecnologica e la diffusione capillare che
caratterizzano il fenomeno informatico, contestualmente alle dinamiche
Introduzione
19
evolutive del contesto economico e alla capacità di innovare prodotti e
processi richieste alle organizzazioni del terzo millennio, trovino nella
gestione del ciclo di vita una risposta concreta ed efficace alla gestione del
problematico coordinamento dei meccanismi di domanda e di offerta,
nonché la via più sicura per creare un fluido collegamento tra produzione e
mercato. Posto che il fenomeno PLM sta divenendo un’esigenza condivisa da
più settori industriali e rappresenta uno dei mercati più promettenti per i
prossimi anni in virtù dei potenziali benefici che tale approccio, nella teoria,
promette, le imprese devono comunque saper cogliere nella loro interezza i
vantaggi offerti da questa tecnologia, mettere in discussione la propria
struttura organizzativa e la rete di relazioni con partner, fornitori e clienti, al
fine di rispondere efficacemente ed efficientemente alle nuove sfide poste in
essere dall’odierno contesto economico. Le esperienze più recenti mostrano
che le aziende che hanno precipitosamente investito nella realizzazione di
sistemi di gestione del ciclo di vita possono trovarsi in difficoltà ad ottenere
reali benefici da questa tecnologia. In molti casi, tuttavia, va osservato che ciò
non le induce a disinvestire, bensì a rimettere in discussione altre
componenti della propria struttura tecnologica. L’impresa, infatti, necessita
di un certo livello di maturità dei sistemi informativi interni perché essi
possano essere integrati con successo in un sistema PLM, per cui l’azienda,
per operare un effettivo controllo del ciclo di vita, dovrà intraprendere un
processo di cambiamento organizzativo e funzionale che andrà ben oltre il
semplice investimento in tecnologie.
1. La transizione verso l’impresa digitale
20
LA TRANSIZIONE VERSO L’IMPRESA DIGITALE
Capitolo 1
1.1 L’EVOLUZIONE DEI SISTEMI ECONOMICI E I FATTORI DI
CAMBIAMENTO
1.1.1 IL PANORAMA ATTUALE E LE NUOVE SFIDE PER LE IMPRESE
Il successo competitivo delle aziende manifatturiere è determinato in
larga parte dal successo stesso dei prodotti che introducono sul mercato.
Questa è la ragione per cui esse hanno la necessità di incrementare in modo
continuo l’efficacia dei processi di realizzazione dei propri prodotti,
fronteggiando un mondo nel quale varietà, quantità, modelli, tipi, colori,
caratteristiche, funzioni, specifiche e altri dati di prodotto, sono cresciuti di
complessità lungo l’impresa orizzontale ed estesa
1
. Nei network inter-
aziendali, infatti, un singolo prodotto viene generalmente concepito e
realizzato ricorrendo alla collaborazione tra differenti organizzazioni,
ognuna delle quali è responsabile di specifiche fasi del processo produttivo,
coordinato e monitorato dall’impresa che detiene il marchio. I gruppi di
sviluppo di prodotti multifunzionali, dalle loro locazioni disperse nel globo
terrestre, adoperano strumenti di disegno elettronico per delineare la forma
fisica e logica, le specifiche tecniche e le altre informazioni che concorrono a
definire l’intero prodotto. Numerosi produttori forniscono parti e
componenti, uno o più committenti le assemblano in semilavorati, mentre
canali di distribuzione multipli gestiscono le transazioni con venditori,
produttori, distributori e clientela. Nel mondo attuale, la complessità delle
informazioni di prodotto deve essere perciò condivisa in modo effettivo e
1
DEKKERS, R. (2005) Revolution: Organizations and the Dynamics of the Environment, New
York: Springer-Verlag
1. La transizione verso l’impresa digitale
21
appropriato, lungo le numerose catene di valore e tra i partner a valore
aggiunto che devono poter accedere al prodotto e ai relativi dati in modo
sicuro e rapido. “La giusta informazione, nel corretto contesto e al momento
opportuno”
2
resta perciò l’elemento critico della strategia competitiva di ogni
moderna organizzazione.
Questo contesto in rapida trasformazione è permeato da un livello di
incertezza tale da mettere a dura prova anche le forme più consolidate di
agire economico. La vastità dei cambiamenti è accompagnata da un
incremento della velocità dei processi che investono il sistema produttivo e
che rendono obsolete o, quanto meno, dotate di minore efficacia le forme
tradizionali di gestione e programmazione economica, sia nel breve che, a
maggior ragione, nel medio-lungo periodo. Il mondo industriale ha, dunque,
ormai da tempo iniziato ad inoltrarsi lungo percorsi di sviluppo che lo
allontanano progressivamente dagli assetti economico-produttivi che, pur
nella pluralità delle forme organizzative assunte, sono stati tradizionalmente
riconosciuti in un modello di impresa e di relazioni con il mercato
sopravvissuto dall’era della produzione di massa sino quasi ai giorni nostri.
Va comunque osservato come il fenomeno innovativo non si presenti in
forme precise e facilmente isolabili, pervadendo di fatto tutti i livelli del
sistema economico, alterando alcune variabili chiave che hanno dominato i
modelli di crescita e organizzazione del modello fordista di produzione.
L’affermazione sempre più diffusa di un contesto globale per le scelte
economiche è caratterizzata dalla contrazione del fattore temporale e dalla
dilatazione di quello spazio-territoriale. La possibilità di impiegare nuovi
mezzi di trasporto, di comunicazione e trasmissione delle informazioni fa
diventare irrilevanti, da un punto di vista economico, le distanze tra
localizzazioni produttive, rendendo conveniente raggiungere mercati e
appropriarsi di risorse prima inaccessibili. D’altro canto lo sviluppo delle
2
“The right information, in the right context at the right time”: DUTTA, D. & WOLOWICZ,
J.P. (2004) An Introduction to Product Lifecycle Management (PLM), “PLMentor”, ottobre 2004
1. La transizione verso l’impresa digitale
22
tecnologie dell’informazione permette la connessione in tempo reale fra
centri decisionali, potenziando l’interdipendenza tra soggetti e tra sistemi
economico-produttivi
3
. In questa accezione, sviluppo tecnologico e processi
di globalizzazione dell’economia costituiscono delle spinte al cambiamento
che si rafforzano reciprocamente.
Il risultato di questa azione concomitante è individuabile nell’estensione
del confronto competitivo e cooperativo tra soggetti economici su scala
globale. Infatti, il panorama competitivo diviene più complesso dal momento
in cui l’impresa entra in relazione con un numero maggiore di soggetti
economici, e ciò richiede la messa a punto di strategie che le consentano di
affrontare in tempi brevi una grande varietà di situazioni molteplici e spesso
imprevedibili. Occorre anche osservare come la competizione di imprese, che
si fronteggiano su mercati globali, sia sempre più legata alla capacità di
differenziare ed incrementare le prestazioni dei propri prodotti e servizi.
L’innovazione tecnologica diviene perciò l’arma più potente delle strategie di
impresa.
A livello di mercati, l’ampliamento dell’arena in cui si svolge il gioco
dello scambio tra soggetti economici concorrenziali ha inasprito i toni della
competizione, spingendo gli sfidanti sul campo ad adoperare l’innovazione
come arma strategica. Dall’altra parte, la crescente domanda proveniente da
un mercato che esprime bisogni sempre meno omogenei e sorretta da
tecnologie produttive altamente flessibili, ossia in grado di rispondere a
domande differenziate e variabili nel tempo, se da una parte conduce verso il
superamento del modello della produzione di massa, dall’altro non allestisce
certo scenari neoartigianali, quanto piuttosto iperindustriali.
A livello tecnologico è, in particolare, il rapido e crescente diffondersi di
tecnologie legate allo sviluppo dell’elettronica e, ancora di più, della
microelettronica a produrre effetti e cambiamenti di vasta portata che, da
3
VACCÀ, S. & ZANFEI, A. (1989) L’impresa globale come “sistema aperto” ai rapporti di
collaborazione, “Economia e politica industriale”, n. 64, p. 47-49
1. La transizione verso l’impresa digitale
23
livello microtecnico, si irradiano alla intera struttura economico-produttiva
investendo dunque non solo la sfera dei prodotti, ma anche gli stessi processi
produttivi e gestionali, nonché l’intera struttura organizzativa delle imprese.
Dal punto di vista economico-produttivo, è possibile osservare un
ridisegno complessivo dei circuiti decisionali tesi a pianificare e gestire i
processi operativi e strategici, per andare verso un sistema maggiormente
frammentato e complesso nel quale muta lo stesso sistema degli attori
coinvolti, delle loro razionalità e logiche di azione, delle tecniche e degli
strumenti decisionali di cui dispongono. Ciò significa che, nell’impresa
industriale avanzata, sono assolutamente differenziati tanto i luoghi della
decisione, quanto la distribuzione delle conoscenze e delle fonti di
informazione. Analogamente, risulteranno molteplici anche i soggetti
coinvolti. Tale frammentazione delle unità di impresa allontana dal modello
storico di large corporation, modello di sviluppo tipico del capitalismo
manageriale che aggrega e accorpa diverse funzioni, e che ha proprio nella
grande dimensione il suo punto di forza, per andare verso unità più piccole
dotate di una maggiore flessibilità e collegate tra loro da accordi di
collaborazione di diversa natura.
A livello di prodotto si assiste ad una drastica revisione e riprogettazione
di tipologie oggettuali consolidate, il cui declino è da imputare proprio ai
processi di miniaturizzazione delle parti funzionali e di assottigliamento
delle parti meccaniche, e ai processi di accorpamento di funzioni e prodotti
tradizionalmente separati. Va osservato come il dilatarsi della sfera
informatica carichi questi prodotti di nuove potenzialità e aggiunga al
prodotto tradizionale nuove capacità prestazionali che delineano un
passaggio verso il prodotto-servizio, passaggio questo che comporta
modalità produttive e logiche distributive differenti.
1. La transizione verso l’impresa digitale
24
1.1.2 DIMENSIONE D’IMPRESA E DINAMICHE INNOVATIVE
Nella formula big labour, big industry, big state si è soliti riconoscere le
caratteristiche e le modalità di sviluppo del sistema economico-produttivo di
quel preciso momento storico che si definisce “era della produzione di
massa”, accomunando situazioni ben più complesse e differenziate di quanto
questa definizione possa descrivere. È comunque vero che, in un contesto
storico e geografico limitato, gli Stati Uniti della prima metà dello scorso
secolo, l’alta concentrazione di lavoro, l’espansione dimensionale delle
imprese e l’ampio coinvolgimento dello stato nelle questioni economiche si
possono riconoscere come caratteri emergenti. Le dinamiche espansive che
conducono l’impresa americana agli assetti dimensionali e organizzativi che
la definiscono nella sua struttura moderna, seguono una cronologia di eventi
articolabili in alcuni periodi ben distinti.
Una prima tappa del processo di sviluppo si può collocare negli anni a
cavallo tra il XIX e il XX secolo, caratterizzata dall’espansione che conduce
alla creazione dei grandi imperi industriali attraverso la concentrazione
orizzontale prima e l’integrazione verticale poi
4
. Nei primi due decenni del
ventesimo secolo ha inizio la fase di razionalizzazione organizzativa di tale
espansione che conduce alla affermazione di una struttura integrata multi-
funzionale
5
, nella quale un ufficio centrale amministra un certo numero di
dipartimenti o divisioni funzionali, preposti rispettivamente alla produzione,
alle vendite, agli acquisti e così via. A partire da questo momento, i bisogni e
le opportunità espresse da un mercato sempre più urbanizzato e da una
crescente ondata di sviluppo tecnologico, spingono le imprese ad adottare
due strategie ben distinte.
4
CHANDLER JR., A.D. (1992) La mano visibile. La rivoluzione manageriale nell’economia
americana, Milano: Franco Angeli
5
CHANDLER JR., A.D. (1984) Strategia e struttura. Storia della grande impresa americana,
Milano: Franco Angeli