4modalità distributive ed opportunità di profitto, ma dall’altro lato, la necessità di tutelare i
diritti dei vari attori presenti nella nuova catena di distribuzione dell’opera, diritti messi in
pericolo da una potenziale e massiccia diffusione abusiva.
Il più efficace mezzo che consente la violazione del diritto d’autore è il sistema del file
sharing. Negli Stati Uniti la società che ha scritto il software Napster, il primo che ha
permesso la condivisione fra utenti di opere musicali attraverso Internet, è incorsa in una
vicenda giudiziaria che ne ha decretato il fallimento ma nuovi programmi sono stati
sviluppati e continuano ad essere utilizzati da milioni di persone. L’atteggiamento più
diffuso fra gli utilizzatori del P2P è che Internet e la possibilità dello scambio delle
informazioni rappresentino una forma di libertà insostituibile in un mondo troppo
controllato da lobbies economiche e di potere.
Come in una rincorsa per la sopravvivenza, in risposta alle minacce dei detentori di
copyright di azioni legali arrivate nei confronti degli utenti, nuove tecnologie vengono
sperimentate e nel P2P l’esigenza di anonimato porta all’implementazione della
crittografia.
Si è creata insomma una sorta di sfida fra i detentori dei contenuti con forti tendenze
speculative e monopolistiche, e i consumatori che largamente hanno approfittato delle
possibilità di appropriazione non propriamente lecite.
Questa nuova situazione ha creato la necessità di produrre tecnologie a tutela dei contenuti
immessi nella rete.
Affrontare la pirateria e salvaguardare la tutela del copyright è quanto promettono le leggi
sul diritto d’autore proprio con l’aiuto dei relativi supporti tecnologici per la distribuzione
controllata dei contenuti, i sistemi DRMs (Digital Rights Management).
Nel II° Capitolo si affronteranno proprio questi “sistemi di gestione dei diritti digitali”, le
principali tecnologie che utilizzano e le modalità con cui essi presidiano alla fruizione dei
contenuti digitali.
Successivamente verrà analizzata la legislazione ad essi offerta: sono stati infatti oggetto di
numerosa normazione non solo a livello internazionale con i Trattati WIPO del ’96, ma
anche negli Stati Uniti con il DMCA del ’98 e in Europa con la Direttiva 2001/29/CE (poi
recepita nei vari Stati Membri). Il nucleo comune delle norme sta nel doppio divieto: di
5elusione delle protezioni e di produzione o diffusione di tecnologie finalizzate all’elusione
delle protezioni.
Tale regolamentazione ha prodotto, come si vedrà nel III° Capitolo, esiti paradossali: essa
ha infatti colpito non i cd. pirati digitali, ma persone che operano nell’ambito della scienza
e della tecnologia, cioè coloro che sono in grado di sviluppare e diffondere nuove e
competitive tecnologie.
Inoltre le tecnologie DRMs stanno diventando sempre più sofisticate e pervasive, tanto da
avere delle implicazioni notevoli sui diritti e le libertà degli utenti garantite dalla
Costituzione, quali la privacy o la libertà di manifestazione del pensiero. Hanno infatti
prodotto forme di censura, intrusioni e intercettazioni abusive nei computer di utenti ignari
e, dunque, forme di controllo non sempre lecite.
Esse infatti non si limitano a blindare il contenuto digitale ma piuttosto rappresentano
l’infrastruttura tecnologica di un mercato di contenuti blindati, controllabili dagli Stati,
come in una sorta di dittatura culturale, e dalle aziende, che vorrebbero egemonizzare gli
standard tecnologici per ottenere da questo il maggior profitto. Di fatto queste software
house stanno riuscendo benissimo a monopolizzare il mercato: si pensi al cd. trusted
computing che presto si impossesserà dei computer e di qualunque facoltà di scelta dei
legittimi proprietari, o ancora ai contratti elettronici propinati con condizioni generali
decisamente vessatorie e a dir poco offensive. Il tutto a discapito degli utenti.
In conclusione questa tesi si propone di verificare se il cd. “dilemma digitale” è stato
risolto, ossia se questi sistemi di gestione dei diritti digitali siano realmente in grado di
tutelare il diritto d’autore in Internet e se le stringenti restrizioni imposte agli utenti siano
davvero un corretto contrappeso.
6CAPITOLO I:
LE TECNOLOGIE DIGITALI CAMBIANO LE REGOLE
GIURIDICHE
I. I) LA NASCITA DI INTERNET: DALLA COLLABORAZIONE AL
BUSINESS
Ogni tecnologia di comunicazione ha avuto sino ad ora delle limitazioni legate alle
modalità fisiche di trasmissione nonché a valutazioni di redditività economica.
Dal primo punto di vista è da notare come il mondo fisico sia effettivamente un limite non
solo ai canali di distribuzione ma anche alla quantità di contenuti: lo spettro radio può
trasportare solo una certa quantità di stazioni ed il cavo solo una certa quantità di canali
televisivi; nei negozi c’è uno spazio limitato sugli scaffali per CD, VHS, DVD, giochi; non
ci sono abbastanza sale cinematografiche per proiettare tutti i film disponibili, ecc..
La rete, superando la fisicità dei contenuti, li rende disponibili sempre e ovunque
indipendentemente da dove essi risiedano, consentendo di superare i limiti di luogo, tempo
e spazio che ne vincolano la distribuzione e la successiva fruizione.
Dal punto di vista della redditività economica invece, il vincolo alla diffusione dei
contenuti deriva dalla necessità di trovare un bacino, fino ad ora fisico, di utenza interessata
a quei contenuti.
Si pensi al caso dei film: affinché un film venga proiettato nelle sale, il numero degli
spettatori deve essere di almeno 1.500 persone in due settimane. Tale indicatore porta alla
scelta di non proiettare i film in lingua originale in paesi di lingua diversa. Ogni anno, ad
esempio, l’industria cinematografica indiana produce più di 800 film. In USA ci sono più di
1 milione e 700 mila indiani ma distribuiti nel territorio e di conseguenza non esiste un
7bacino d’utenza fisico e localizzato in grado di giustificare la distribuzione nelle sale.
Secondo i dati di Amazon, il film best seller in lingua originale indiana “Lagaan: once upon
a time in India” è stato proiettato in due sole sale cinematografiche in America ed è stato
uno dei pochissimi film indiani che sono entrati nella distribuzione americana
1
.
Come si può ben comprendere, grazie ad Internet che permette di distribuire sempre e
ovunque qualsiasi contenuto, queste valutazioni non sono più necessarie.
E’ per queste ragioni che Internet è diventato un mezzo di comunicazione di successo.
Esso fonda le sue radici sul principio di collaborazione e cooperazione.
Nel 1958 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti crea l’agenzia ARPA (Advanced
Research Projects Agency) affinché concorra con i russi (che hanno appena lanciato il
satellite Sputnik) nella realizzazione di un sistema di comunicazione globale.
L’obiettivo primario del progetto ARPA è quello di facilitare l’accesso ai computer da parte
di diversi centri di ricerca, ed è dettato principalmente dall’esigenza di razionalizzare le
scarse risorse disponibili: alla fine degli anni ’60, i computer sono ancora enormi e
costosissimi mainframe che, tra l’altro, utilizzano sistemi operativi tra loro incompatibili
rendendo veramente difficoltoso, in termini di lavoro e tempo, passare dati da un computer
all’altro
2
.
L’interesse nasce da una necessità di condivisione delle risorse: si vogliono collegare i
computer di circa trenta università in tutto il Paese dove si studia informatica.
Un gruppo di talentuosi studenti universitari seleziona un nucleo di hacker battezzato
Network Working Group (NWG), con lo scopo appunto di sviluppare i protocolli di
comunicazione ed altre parti significative di quella che diventerà la rete Internet. Le
riunioni del NWG assumono subito un tono assai informale e cooperativo, operando sulla
base del modello open- source: a chiunque è permesso di contribuire con idee, che vengono
poi sviluppate collettivamente. I codici sorgente di tutte le soluzioni vengono pubblicati fin
1
Commissione Interministeriale sui contenuti digitali nell’era di Internet (DM 23 luglio 2004 del Ministro per
l’Innovazione e le Tecnologie di concerto con i Ministri per i Beni e le Attività Culturali e delle
Comunicazioni), “I contenuti digitali nell’era di Internet”, 2005,
in http://www.innovazione.gov.it/ita/normativa/pubblicazioni/cdei.shtml.
2
Wikipedia- L’enciclopedia libera, voce “Arpanet”, in http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Internet.
8dall’inizio, in modo che gli altri possano usarli, testarli, svilupparli
3
. E’ proprio per restare
fedele a questo spirito comunitario che il gruppo decide di indicare i documenti ufficiali
con la locuzione Request for Comment, quasi a ribadire la possibilità per chiunque di
proporre revisioni o modifiche. Internet, già dagli albori, si presenta come un sistema non
gerarchico, senza alcun direttorio centrale che ne guidi lo sviluppo e che dunque mal si
presta ad essere controllato.
Sebbene il successo ottenuto da Arpanet nella comunità scientifica abbia ampiamente
dimostrato i vantaggi delle reti di comunicazione telematiche all’arricchimento dell’attività
di ricerca, agli inizi degli anni ’80, pur essendoci centinaia di dipartimenti informatici
connessi, solo quindici di essi possiedono un nodo di questa rete. Così, la NSF (National
Science Foundation) inizia a sponsorizzare la costruzione di reti meno costose sempre tra le
università americane e nel 1981 nasce la Csnet.
Già prima di questa iniziativa, nel 1979, tre studenti della Duke University e dell’università
della North Carolina, entrambe escluse dal gruppo che ha accesso ad Arpanet, decidono di
realizzare, al di fuori del circuito ufficiale, un sistema con le stesse funzionalità: il Sistema
Operativo Unix. L’elemento differenziante rispetto all’esperienza di Arpanet è che questo si
afferma anche per merito di un accordo con l’AT&T, operatore telefonico al tempo
monopolista, che cede gratuitamente alle università il sistema, pur continuando a detenerne
i diritti, a patto che ogni arricchimento apportato al nucleo originale venga reso disponibile
a tutti gli altri utenti.
Internet e le nuove tecnologie, nate in un contesto di ricerca, in realtà hanno dato e daranno
sempre di più un contributo sostanziale alla nascita di nuovi modelli di business, poiché si
caratterizzano anche come un nuovo canale distributivo e produttivo che ha già consentito
lo sviluppo di nuovi mercati e la crescita di nuovi servizi.
L’industria, in alcuni settori, data la portata epocale della rivoluzione in atto, non è ancora
riuscita a sfruttare a pieno il nuovo mercato riuscendo, solo di recente, a sviluppare modelli
di business basati sulla differenziazione della propria offerta.
3
DI CORINTO A., TOZZI T., “La scienza collettiva. Cooperazione, standard e lingiaggi condivisi. Unire i
popoli e i saperi in rete”, 2002, in http://www.hackerart.org/storia/hacktivism/3_2_3.htm.
9Un esempio è dato da iTunes Music Store (iTMS), negozio on line gestito da Apple
Computer che vende musica digitale e video digitali ed è in grado di fornire servizi che un
tradizionale negozio di musica non è in grado di fornire. I fattori distintivi di questo nuovo
modello di business sono stati: l’ampiezza della gamma di prodotti offerti (500.000
canzoni), un’interfaccia semplice, un menù senza tariffe di sottoscrizione e un costo del
singolo brano pari a 0,99 €. Le canzoni possono essere scaricate e messe su un CD per
farne un uso personale e possono essere trasferite su un limitato numero di personal
computer. Nel primo anno sono state vendute 70 milioni di canzoni in USA (equivalenti per
numero di brani musicali a circa 6 milioni di CD), un risultato strabiliante se confrontato
con i sistemi di download a pagamento di musica legale preesistenti (ad esempio Rhapsody
o MusicNet) che nello stesso periodo, hanno venduto 1 milione di canzoni.
Il mercato potenziale a disposizione per questo e analoghi sistemi di vendita legali è quindi
ancora enorme e tutto da esplorare. Tuttavia, le opportunità offerte da Internet, a partire
dall’agevole possibilità di scambiare contenuti a livello planetario, ha dato anche luogo a
fenomeni talvolta al limite della legalità o del tutto illegali che stanno mettendo a
repentaglio lo stesso mercato on- line oltre che il diritto d’autore.
I. II) I DIRITTI DEGLI AUTORI: IL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA
BENE COMUNE E PRIVATIVA
Prima di vedere quali siano stati gli effetti dell’avvento di Internet sul diritto d’autore è
senz’altro necessario capire cosa esso sia e perché sia stato introdotto.
Di fatto non esiste una nozione precisa di tale diritto, tuttavia esso può essere considerato
come l’insieme dei diritti connaturati, connessi e derivanti dalla realizzazione di un’opera
dell’ingegno a carattere creativo
4
.
Una definizione di carattere generale del diritto d'autore è quasi intuitiva, poiché deriva
dallo stretto legame che esiste tra l'opera dell'ingegno e colui che l'ha creata: il romanzo è di
chi l'ha scritto, la canzone è di chi l'ha composta, cantata e musicata e così via dicendo.
4
ERCOLANO C., “Diritto e autori nell’era delle comunicazioni digitali”, in Nuovo Diritto, 2002, p. 51.
10
Tradizionalmente si distingue tra corpus mysticum, l'opera considerata come bene
immateriale (concetto che racchiude una realtà molto eterogenea che va da un’opera
letteraria, uno spettacolo teatrale, una trasmissione televisiva, alle invenzioni, ai modelli
industriali, al design, ai marchi, alle denominazioni d’origine, alle indicazioni geografiche,
ecc.), e corpus mechanicum, gli esemplari in cui si concretizza materialmente l'opera (il
libro, il disco, il supporto, ecc.): il diritto sul primo spetta all'autore, mentre sul secondo si
manifesta quello di colui che ha acquistato l'oggetto concreto su cui l'opera è stata impressa.
Detto vincolo permane, indipendentemente dalle situazioni che possono subentrare sulla
sorte degli esemplari dell'opera o da chi li possiede materialmente: copie dei libri, dei
supporti fonografici, del dipinto, ecc..
Il diritto in questione attribuisce all’autore una serie di prerogative che gli permettono non
solo di rivendicare in ogni modo la paternità dell’opera anche contro eventuali sue
manipolazioni (cd. diritto morale d’autore), ma anche di sfruttare economicamente la stessa
attraverso i diritti di pubblicazione, esecuzione, trascrizione, diffusione, distribuzione,
traduzione e così via (cd. diritti patrimoniali d’autore) che lo pongono nelle condizioni di
poter controllare le riproduzioni della propria opera, accertandone e determinandone la
quantità disponibile sul mercato.
Si può dire che il profilo morale assume un significato molto rilevante e quello economico
ne rappresenta un’immediata conseguenza. Mentre il primo ha natura personale ed ha le
medesime caratteristiche dei diritti della personalità (pertanto è inalienabile, intrasmissibile,
imprescrittibile, irrinunciabile, di durata illimitata), il secondo ha natura patrimoniale ed è
limitato nel tempo, trasmissibile, cedibile, può essere soggetto a decadenza ed è sempre
rinunciabile.
La finalità del diritto d’autore è dunque quella di riconoscere l’appartenenza e il diritto
esclusivo del creatore su una espressione indipendente di creatività anche se afferente a
idee e a contenuti comuni ad altri soggetti. L’effetto è quello di conferire protezione solo
contro riproduzioni identiche che non siano frutto di espressione autonoma e indipendente.
Quanto ai diritti connessi alla realizzazione dell’opera, essi sono diritti che, pur avendo
ciascuno una diversa natura giuridica ed un diverso contenuto, presentano una connessione
diretta o indiretta con l’esercizio o l’oggetto del diritto d’autore, sia perché legati ad attività
11
funzionali e connesse alla creazione, alla riproduzione e alla divulgazione dell’opera
d’ingegno, sia perché sorgono da un’attività che non può dirsi giuridicamente creativa ma
che contiene comunque un grado di espressione e di interpretazione personale che legittima
la nascita di un diritto di esclusiva sui frutti dell’attività medesima. Essi pertanto possono
sorgere tanto in capo al creatore di opere “minori”, tanto in capo a chi presta il proprio
contributo, che può essere anche finanziario e non creativo, nell’ambito di opere tutelate dal
diritto d’autore.
Alcune prerogative sono quindi sottoposte a limiti territoriali e temporali e in sostanza
vengono riconosciuti all’ideatore dei beni immateriali in cambio dell’accesso contestuale a
tali beni da parte della collettività anche se poi non sono sfruttabili senza il consenso del
proprietario: l’acquisizione ed il relativo sfruttamento dell’opera o dell’invenzione
diventano liberi allo scadere dei diritti.
Storicamente, infatti, la protezione della proprietà intellettuale nasce come un equo scambio
tra diritti di esclusiva riconosciuti al titolare dell’innovazione e maggiore conoscenza per la
collettività. Volendo entrare più nel dettaglio, la sua introduzione coincide con l’invenzione
della stampa e con la conseguente nascita dell’attività editoriale, produttiva di forti interessi
economici, che porta alla circolazione di un rilevante numero di esemplari stampati.
Tuttavia, il problema della tutela delle opere letterarie e artistiche si era presentato in modo
rilevante anche in tempi antichi: già Seneca aveva notato come il libraio Doro parlasse dei
libri di Cicerone come se fossero suoi, e sottolineava come fosse nel vero sia il libraio sia
coloro che attribuivano i libri all’autore.
Per comprendere in pieno il diritto d’autore e la sua storia bisogna pertanto tenere in
considerazione la distinzione che si crea tra il diritto dell’autore di un’opera e il diritto di
chi materialmente possiede la stessa (e quindi tra corpus mysticum e corpus mehanicum, di
cui si è già trattato sopra).
Nell’antichità, non essendo possibile un numero rilevante di copie tratte dall’originale, non
si poneva un problema di tutela economica giacché l’autore traeva i mezzi di sostentamento
direttamente dai committenti dell’opera.
Un barlume di tutela viene a svilupparsi grazie all’invenzione della stampa solo nella tarda
metà del quindicesimo secolo a Venezia, sotto la forma del privilegio di stampa, concesso