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INTRODUZIONE
Premessa sulle fonti.
A dispetto della loro fama internazionale, spesso poco lusinghiera, i servizi segreti israeliani sono
stati oggetto, ad oggi, di un modesto numero di studi.
L’esiguità di letteratura in circolazione che tratti questo argomento è, in parte, una diretta
conseguenza della censura militare che, tuttora, controlla e vigila sull’operato dei media israeliani
e su quello dei corrispondenti dei media internazionali che siano accreditati nel paese.
La costituzione israeliana prevede una legge per la censura basata sulla “norma d’emergenza”
promulgata nel 1945 durante il mandato britannico, che permetteva il blocco della pubblicazione
di notizie ed il taglio di collegamenti tra le agenzie stampa, con la finalità di impedire il passaggio
d’informazioni coperte da segreto militare. Attualmente l’organo deputato al controllo dei media è
l’Ufficio della Censura Militare, direttamente collegato all’Aman, l’intelligence militare
israeliana.
La linea guida che regola l’attività censoria è definita da un accordo tra le IDF ( Israel Defense
Forces) ed un comitato di editori: la censura non può intervenire su tematiche politiche, opinioni o
valutazioni personali, a meno che vadano a ledere informazioni classificate come top secret. Il
vincolo della censura cade nel caso in cui le notizie coperte da segreto militare vengano
pubblicate all’estero dai media stranieri; dopo tale pubblicazione, le notizie riportate possono
essere trattate anche dai media israeliani.
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Va da sé che la mannaia della censura militare abbia fortemente limitato, nel corso degli anni, la
diffusione di notizie e pubblicazioni che avessero per oggetto l’apparato di intelligence israeliano.
A detta del professore universitario, giornalista ed analista politico Eric Frattini, a lungo
corrispondente da Gerusalemme, a rendere così difficoltosa la diffusione di notizie relative ai
servizi segreti israeliani, oltre alla già menzionata censura militare, è l’atteggiamento stesso dei
cittadini del paese.
Per spiegare questa sua affermazione, soggettivamente maturata negli anni in cui Frattini ha
vissuto a Gerusalemme, lo scrittore riporta quanto dettogli un giorno da un giornalista della rivista
“Jerusalem Report”, il quale, con una colorita, quanto infelice metafora, paragonò l’atteggiamento
degli israeliani verso il Mossad a quello dei cittadini del sud Italia nei confronti della mafia:
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Sulla censura militare israeliana cfr. Hajar Smouni, Israele. Silenzio, si censura, in “Dentro la Notizia”, 29
aprile 2010, disponibile su internet all’indirizzo: http://www.dentrolanotizia.info/attualita/israele-silenzio-
si-censura.html; Riccardo Valsecchi, L’informazione sotto tutela militare: come fare giornalismo in Israele,
consultato il 16 ottobre 2011, disponibile su internet all’indirizzo:
http://sottoosservazione.wordpress.com/2009/09/17/linformazione-sotto-tutela-militare-come-fare-
giornalismo-in-israele/
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entrambi sanno che esistono, ma preferiscono ignorarli e, se gli viene rivolta una domanda in
merito ad essi, tendono a non rispondere ed a sviare su altri argomenti.
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Nel realizzare il mio elaborato di tesi mi sono avvalso, per la parti che ineriscono alla struttura del
Mossad , al numero dei suoi effettivi, al loro reclutamento ed addestramento, soprattutto delle
rivelazioni di ex spie dell’Agenzia, quali Victor Ostrovsky, Nima Zamar o Avner, pseudonimo di
un ufficiale dell’Istituto, che hanno raccontato la loro esperienza in libri scritti di proprio pugno, o
in collaborazione con autori, quali George Jonas, che si sono a lungo interessati delle vicende dei
servizi di intelligence israeliani.
Per ricostruire l’origine, l’evoluzione storica e le principali missioni del Mossad, il mio
riferimento principale è stata la letteratura realizzata da professori universitari, giornalisti
israeliani, corrispondenti da Gerusalemme di media occidentali e scrittori , quali Ian Black,
Andrew Cockburn, Yossi Melmann, Benny Morris, Dan Raviv ed Eric Salerno. Nel realizzare il
mio lavoro ho confrontato ed incrociato le ricostruzioni contenute nelle loro opere, frutto, per la
gran parte di interviste ad ex funzionari dei servizi segreti israeliani e di altre nazionalità, ed anche
di un lungo lavoro di analisi di giornali, riviste e libri, sia israeliani, sia esteri.
Un apporto marginale mi è stato fornito dalle notizie raccolte da internet, verso le quali il mio
approccio è stato piuttosto scettico e dubitativo. Ho cercato, per quanto mi fosse possibile, di non
basare le mie ricostruzioni su singole notizie riportate da una fonte isolata. Il “pelago” della rete
sembra essere infatti pieno di notizie assurde sul Mossad, basate unicamente su di una cieca
ideologia a favore od a sfavore dei servizi segreti israeliani. Esempi di queste farneticanti
ricostruzioni sono le notizie degli squali che, a giudizio di alcuni funzionari egiziani, gli agenti del
Mossad avrebbero addestrato ed inviato nelle acque del mar Rosso, per danneggiare la fiorente
industria turistica egiziana o quelle dell’avvoltoio, facente parte di uno studio sulla migrazione
dell’università di Tel Aviv, giunto in Arabia Saudita e catturato dalla polizia saudita, con l’accusa
di essere una “spia sionista”, a causa della targhetta identificativa dell’ateneo israeliano, che aveva
su di una zampa.
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In termini generali, nel riportare le vicende del Mossad, ho costantemente avuto l’impressione di
dover optare per narrare notizie, episodi e missioni che fossero verosimili, in quanto condivisi e
sostenuti da più fonti, senza però, quasi mai, avere la possibilità di fornire delle prove certe ed
inconfutabili di quanto stessi sostenendo. L’unica speranza è di essere riuscito ad assolvere questo
difficile compito, di separare il grano dal loglio, in maniera quantomeno soddisfacente.
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Eric Frattini, Mossad historia del Instituto, Madrid, Bubok, 2006, p.2
3
Sugli squali e sull’avvoltoio del Mossad, Le cinque più assurde teorie cospirazioniste sul Mossad, in
“Post”, 6 gennaio 2011, disponibile su internet all’indirizzo: http://www.ilpost.it/2011/01/06/teorie-
cospirazioniste-mossad/
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CAPITOLO 1: LE ORIGINI E LA STRUTTURA DEL MOSSAD.
1.1) Nascita del Mossad
Nel 1948, all’indomani della nascita dello stato d’Israele e del conseguente primo conflitto arabo-
israeliano, chiamato dagli israeliani Guerra d’indipendenza e dal mondo arabo Al-Nakba (la
catastrofe), i servizi di intelligence della stella di David conobbero una prima organizzazione
ufficiale sotto il governo del primo ministro Ben Gurion.
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Si scelse di ripartire le funzioni di intelligence tra tre differenti agenzie: l’intelligence militare fu
assegnata ad un’unità chiamata Aman, in ebraico Agaf Hamodi’in, ovvero “sezione informazioni
militari delle IDF” (Forze di difesa israeliane); una seconda agenzia designata Divisione Politica
ovvero HaMahlaka HaMedinit, nome in codice “Da’at” o “Bina”, venne posta alle dipendenze del
ministero degli esteri come servizio di intelligence internazionale ed infine fu creato il servizio
generale di sicurezza GSS o Shin Bet/Shabak, ovvero Sherut Habitachon Haklaki, al quale
vennero designati gli incarichi di servizio di informazioni interno.
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L’atto ufficiale di nascita del Mossad, con la sigla di HaMossad le Teum (istituto per il
coordinamento) è datato 2 Marzo 1951 e l’agenzia iniziò a svolgere le sue funzioni, sotto il
comando di Reuven Shiloah, fondatore e primo direttore dell’istituto, il 1 aprile del 1951.
Il Mossad vide la luce grazie all’incontro della volontà di due attori principali: il sopracitato
Reuven Shiloah ed il primo ministro Ben Gurion.
Il 13 dicembre del 1949 il primo ministro scrisse al ministro degli esteri Sharett la seguente
missiva:
“Dietro le mie istruzioni viene costituito un istituto (Mossad) per l’accentramento ed il
coordinamento delle attività dei servizi di spionaggio e di sicurezza dello stato (il servizio segreto
dell’esercito, la divisione politica del ministero degli esteri, il GSS, servizio generale di
sicurezza).
Ho incaricato Reuven Shiloah, consigliere per le operazioni speciali presso il ministero degli
Esteri, di organizzare il Mossad e di assumerne la direzione.
Reuven Shiloah lavorerà alle mie dipendenze, opererà in base alle mie istruzioni e riferirà in
modo costante a me sul proprio lavoro; dal lato amministrativo, tuttavia, il suo ufficio funzionerà
nel quadro del ministero degli Esteri.
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Per un approfondimento storico del conflitto cfr. Benny Morris, Vittime.Storia del conflitto arabo sionista
1881-2001, Milano, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2003, pp.245-327; Thomas G. Fraser, Il conflitto
arabo-israeliano, Bologna, Il Mulino, 2009, pp.50-56
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Per avere un quadro generale sulle origini del servizio di intelligence israeliano cfr. Ian Black e Benny
Morris, Mossad le guerre segrete di Israele, Milano, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2003, pp. 103-111
; Dan Raviv e Yossi Melman, Every spy a prince, Boston, Houghton Mifflin, 1990, pp.16-18
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Ho ordinato a Reuven Shiloah di sottoporre alla direzione del ministero degli Esteri una proposta
relativa al personale e al bilancio per l’anno fiscale 1950-51 limitata a 20.000 lire israeliane, 5000
delle quali saranno spese in missioni speciali, ma soltanto dietro mia preventiva approvazione.
Ti chiedo di conseguenza di allegare questo fondo di bilancio a quello del ministero degli Esteri
per l’anno fiscale 1950-1951”.
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Perché le volontà del primo ministro si riuscissero a tradurre in una realtà di fatto ed il Mossad
iniziasse a divenire operativo, si dovettero consumare ben quindici mesi di aspri conflitti tra
Shiloah, i comandanti della Divisione Politica, dell’Aman e del GSS.
Il giorno 8 febbraio del 1951 si riunirono Shiloah, il ministro degli esteri Sharett e Ben Gurion per
fissare i particolari della costituzione del nuovo ente: gli esiti più rilevanti che ebbe questo
incontro furono che tutte le attività di spionaggio internazionale sarebbero state affidate da ora in
avanti al Mossad, sottraendole alla Divisione politica, la quale venne quindi sciolta dopo neanche
tre anni di servizio, ed inoltre che l’Istituto per l’attività di intelligence internazionale avrebbe
risposto direttamente al primo ministro e non più al ministero degli Esteri.
Questa anomalia del Mossad di dover rispondere del proprio operato solo ed esclusivamente al
primo ministro
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rimane ad oggi una delle caratteristiche che lo differenziano maggiormente da
altri servizi di intelligence internazionali, quali Cia, MI6, CNI, AISE , i quali sono costantemente
controllati da appositi comitati parlamentari.
Per avere una percezione di quali fossero fin dalla nascita i compiti principali del Mossad e, più in
generale, dell’intero apparato di intelligence israeliano, è illuminante leggere un intervento di
Reuven Shiloah del luglio 1950 in occasione di una riunione con i capi delle missioni
diplomatiche all’estero:
“Noi dobbiamo infiltrarci in questi Paesi [arabi]. Dobbiamo raccogliere informazioni economiche,
politiche e militari ed essere pronti ad avvertire per tempo il governo di qualsiasi mossa ostile.
Noi dobbiamo seguire le attività di queste nazioni in tutto il globo, soprattutto in Europa e Sud
America ovunque esista una vasta popolazione araba.
Noi dobbiamo appoggiare eventuali atti di sabotaggio allo scopo di vanificare i loro piani ostili.
L’esperienza raccolta dai nostri servizi d’intelligence prima della costituzione dello Stato è quella
di operazioni clandestine che non si adattano sempre alla realtà di oggi e che potrebbero
addirittura mettere in pericolo noi e le nostre legazioni. Per rimediare a questa situazione
intendiamo aprire quanto prima un centro di addestramento e istituire ogni anno un certo numero
di elementi adatti al lavoro d’intelligence e inviarli alle varie legazioni all’estero come personale
in soprannumero”.
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La lettera di Ben Gurion è stata riportata dal sito ufficiale del Mossad, consultabile su internet
all’indirizzo: http://www.mossad.gov.il/Eng/About/History.aspx
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Eric Frattini, Mossad historia del Instituto, cit. pp 3-4