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Partendo dall’avvento del sonoro, considerato come uno fra i fattori scatenanti di tutto il
processo, sono state analizzate le relative conseguenze che questa particolare e innovativa
tecnica ha prodotto sull’industria cinematografica internazionale e i primi esempi di
traduzione filmica, come tentativo di rompere l’ “infranta” unità linguistica, nonché il
dibattito teorico che ne scaturì. Ci riferiamo alla quérelle nata intorno alla legittimità del
sonoro, che sfocerà successivamente nella diatriba doppiaggio/sottotitolazione.
In questo lavoro non ci soffermeremo, tuttavia, su quale sia la forma migliore di
“traduzione/trasposizione” filmica, bensì cercheremo di presentare i vantaggi e gli svantaggi
di queste due tecniche “artistiche”, così tanto differenti tra loro ma nello stesso tempo affini,
alla luce di tutti quei contributi che sono stati consacrati alla delicata controversia doppiaggio
vs sottotitolazione e sulle loro rilevanti implicazioni socio-culturali. Infine, essendo il
doppiaggio un particolare tipo di traduzione audiovisiva, abbiamo ritenuto opportuno inserire
un breve excursus su tutte le altre modalità di trasferimento linguistico che si propongono di
tradurre i dialoghi originali.
Nella seconda sezione, sono stati mostrati i vincoli inderogabili cui è sottoposto il
traduttore/adattatore, in primis i vari tipi di sincronismo (articolatorio e paralinguistico), per
passare successivamente ai riferimenti culturali, al turpiloquio, all’umorismo e infine alle
varietà linguistiche. Abbiamo, inoltre, inserito a titolo esemplificativo un variegato corpus di
sequenze narrative doppiate atte ad illustrare il carattere estremamente vincolante della
tecnica del doppiaggio
1
.
In appendice sono riportati un glossario dei termini cinematografici (di agile e facile
consultazione, importante a nostro avviso per comprendere appieno il variegato e affascinante
mondo cinematografico), un’intervista rilasciata dal dialoghista e doppiatore italiano Sergio
Patou-Patucchi, docente universitario presso la “Libera Università degli Studi San Pio V” di
Roma; e infine due abstract, rispettivamente in lingua francese e in lingua inglese.
Il presente lavoro non vuole essere esaustivo, ma si propone di gettare un po’ di luce su
un’arte da sempre vissuta nell’ombra e nell’oblio.
1
Gran parte degli esempi sono tratti dal sito www.asinc.it
5
PARTE PRIMA: IL DOPPIAGGIO CINEMATOGRAFICO IN ITALIA
1.1. “La catena di doppiaggio”
Per “doppiaggio” si intende la tecnica di postsincronizzazione consistente nella
sostituzione del parlato originale di un film con quello della nazione in cui verrà proiettato. Si
tratta dunque di una traduzione interlinguistica dei dialoghi per agevolare la fruizione
dell’opera in paesi di culture e lingue diverse da quelle originali.
Il doppiaggio intralinguistico, detto anche doppiaggio autoriale, in cui il regista stesso
decide di far doppiare la voce dei propri attori, sia con la voce degli stessi attori, sia con la
voce di doppiatori, merita una trattazione a sé stante poiché facente parte della produzione
originaria. In definitiva il doppiaggio non è solo una traduzione da una lingua a un’altra, ma
da una cultura a un’altra, da una civiltà a un’altra.
Il doppiaggio di buona qualità ha lo scopo di dare l’impressione che la recitazione
dell’attore venga espressa direttamente nella lingua di arrivo.
Da un punto di vista produttivo è possibile distinguere nel doppiaggio tre momenti ben
distinti tra loro: la pre-produzione, che comprende la fase di preparazione (visione del
materiale, adattamento dialoghi ed elaborazione del piano di lavorazione); la produzione
propriamente detta, che è costituita dal doppiaggio dei singoli anelli; e infine la post-
produzione, che include la fase di sincronizzazione, missaggio, trascrizione su ottico e
controllo finale.
La realizzazione del doppiaggio può avvenire negli stessi studi in cui è stato realizzato il
film, ma spesso è affidata ad aziende specializzate. Il distributore può affidare a un centro di
doppiaggio l’intero lavoro oppure contattare direttamente un traduttore e un dialoghista e
fornire alla compagnia di doppiaggio il copione già adattato. A volte i produttori impongono
alla compagnia di doppiaggio tempi di lavoro ristrettissimi che purtroppo provocano un
appiattimento qualitativo del lavoro.
La compagnia di doppiaggio dispone di una copia del film completa di dialogo, musica ed
effetti sonori, di un copione dei dialoghi originali, della colonna sonora internazionale
contenente le musiche ed effetti sonori, distinguibili in effetti ambiente (rumori di
sottofondo), effetti sala (rumori riproducibili in sala di registrazione come i passi, lo sbattere
della porta, il fruscio ecc…) ed effetti speciali (che non rientrano nel repertorio dei rumori
riproducibili in sala), una copia del film senza colonna sonora, su cui verranno stampati i
dialoghi tradotti.
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La copia fornita allo stabilimento di doppiaggio deve essere di qualità equivalente alla
copia per la messa in onda. Esemplari di qualità scadente non permettono una buona
sincronizzazione e creano difficoltà durante la lavorazione. Il film viene visionato dal capo di
produzione e dal direttore di doppiaggio, solitamente con l’aiuto di un assistente.
Le principali figure professionali sono:
¾ il traduttore, colui che si occupa di approntare una traduzione letterale (detta anche
“bruta”) della lista dialoghi originale. Egli non ha la possibilità di visionare il film, per cui
colma di propria iniziativa tutti i vuoti di senso che incontra. Senza il supporto delle
immagini, il traduttore non ha chiari il contesto spazio-temporale, le caratteristiche dei
personaggi (età, condizione sociale, accento), l’atmosfera e le relazioni interpersonali. Si tratta
quindi di una traduzione “cieca”, inconsapevole, di una bozza che servirà come base al
dialoghista. Il traduttore letterale è consapevole che la sua versione non sarà quella definitiva,
che sarà sicuramente modificata e raffinata dal dialoghista, tutti aspetti che andranno a
incidere sulla qualità del lavoro. Il traduttore letterale è una figura professionale esterna alla
casa di doppiaggio e spesso non gratificata dal proprio lavoro
2
;
¾ l’adattatore/dialoghista: è colui che adatta la traduzione letterale alle immagini e
fornisce agli attori-doppiatori il testo che sarà letto in sala di registrazione. Tra le figure
professionali è la più misconosciuta. Generalmente in Italia il dialoghista è al tempo stesso
traduttore letterale e direttore di doppiaggio, la coincidenza tra adattatore e traduttore
comporta notevoli vantaggi sia per la coesione del lavoro sia per le migliori condizioni
lavorative. Nella maggior parte dei casi si ricorre ad un traduttore esterno solo se il dialoghista
non conosce la lingua di partenza, soprattutto quando si tratta di lingue orientali. Il dialoghista
non deve solo tradurre, ma ricreare, ovvero produrre un testo che dia l’impressione di essere il
testo originale. Per questa ragione egli modifica metafore, frasi idiomatiche, battute di spirito
che non possono essere rese letteralmente e in più compie tre tipi di sincronizzazione: labiale,
gestuale e ritmica
3
. Egli è agevolato e al tempo stesso condizionato dalle immagini;
¾ il direttore di doppiaggio (voice recorder): sceglie le voci che più si adattano ai
personaggi e, analogamente al regista radiofonico, dirige gli attori-doppiatori indicando loro
2
Cfr. C. WHITMAN-LINSEN, Through the dubbing glass: the synchronization of American motion
pictures into German, French and Spanish, Frankfurt am Mein, Peter Lang, «Europaische
Hochschulschriften. Reihe 14. Angelsachsische Sprache und Literatur, 251», 1992, p. 115.
3
Per una trattazione più dettagliata delle varie sincronizzazioni cfr. la seconda parte del presente
lavoro.
7
l’esatta intonazione e le giuste pause. Il suo compito principale è quello di comprendere lo
stile e il contenuto del film altrimenti si correrebbe il rischio di creare un altro film
4
;
¾ l’assistente al doppiaggio: coordina e pianifica il lavoro, controlla il sinc degli attori-
doppiatori durante il doppiaggio propriamente detto (in sala), prepara le singole scene da
doppiare utilizzando i cosiddetti “anelli” (nome convenzionale dato alla singola scena o ad un
frammento di scena da doppiare), definisce il calendario delle presenze dei singoli attori e
procede infine alla segnatura del copione (pause, battute fuori campo). All’assistente sono
richieste qualifiche tecniche specifiche quali quelle di montatore o di sceneggiatore. Un buon
assistente ai dialoghi deve essere una persona di elevato livello culturale e deve godere della
più completa fiducia da parte del regista e degli attori;
¾ il sincronizzatore: perfeziona la sincronizzazione allungando o accorciando le pause;
¾ il fonico di mixage (o fonico di mixer): responsabile dell’audio, è un tecnico che
incide su un supporto magnetico la voce dei doppiatori. Egli si occupa del missaggio della
colonna dialoghi con quella internazionale, garantendo un giusto equilibrio tra parlato, musica
ed effetti, che saranno dunque trasferiti tramite l’operazione di trascrizione su ottico;
¾ il doppiatore/interprete (voice talent): interviene nella fase finale della produzione,
prestando la voce agli attori stranieri; tra i requisiti richiesti figurano una buona dizione e una
voce fonogenica. Ma l’attore-doppiatore deve soprattutto avere buone qualità recitative e
l’abilità di calarsi nei panni di qualcun altro con estrema naturalezza esprimendo nel
contempo forti emozioni. I doppiatori vengono convocati ai turni destinati al loro
personaggio
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, hanno a disposizione un leggìo sul quale viene posizionato il copione
6
, un
microfono per la registrazione ed uno schermo sul quale vengono proiettate le scene del film
in lingua originale. Dopo aver ascoltato la scena diverse volte, si comincia a incidere, ed è in
questo stadio che si attua il vero e proprio doppiaggio, ovvero quando si dà vita alla colonna-
dialoghi. Si passa all’anello successivo solo se l’interpretazione, il sinc e l’audio sono
giudicati positivamente dal direttore di doppiaggio, dall’assistente al doppiaggio e dal fonico.
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«On conçoit que le cinéaste chargé de diriger les artistes doive lui-même posséder certaines qualités
de metteur en scène et en particulier savoir juger des intonations qui ajoutent à la signification d’un
dialogue» [Trad. «È ovvio che il cineasta addetto a dirigere gli artisti debba in prima persona
possedere alcune qualità proprie del regista ed in particolare essere in grado di giudicare le intonazioni
che aggiungono sfumature semantiche al dialogo»], T. PATHÉ, Le Cinéma, Paris, Correa, 1942, cit. p.
135-141.
5
In genere un turno dura tre ore e comprende il doppiaggio di 10-20 anelli, tenuto conto che ogni
anello necessita di 15-20 minuti per essere doppiato. Un film viene doppiato in circa 10 turni,
corrispondenti a circa tre giorni, dato che ogni giorno vengono programmati tre o quattro turni.
Esistono cinque categorie di doppiatori: Extra, A, B, C, D; passare da una categoria inferiore ad una
superiore è molto difficile.
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I doppiatori vengono a conoscenza delle loro battute solo nel momento di doppiare.