! "!
Breve introduzione
Bominaco è un piccolo borgo medievale posto su un’altura rupestre, all’altezza di
1087 metri, nel territorio dell’aquilano. Ricordato nelle antiche cronache col nome di
Mammenacu
1
, il borgo si sviluppò con molta probabilità attorno al complesso
monastico benedettino (XI sec.)
2
sorto, a sua volta, su un precedente sacello di incerta
datazione (VIII-IX sec.)
3
. Apparentemente nascosto e dislocato dalle principali strade
di percorrenza odierne, Bominaco, o meglio la sua abbazia, ebbe un ruolo
fondamentale nel contesto della civiltà medievale della regione, come testimoniano,
anche, la ricchezza dell’arredo scultoreo e la raffinata decorazione pittorica che
ancora oggi è possibile ammirare nelle due chiese superstiti.
Questa abbazia benedettina, all’apice del suo splendore, comprendeva la chiesa di
Santa Maria Assunta, al cui corpo si univa il monastero e il piccolo oratorio di San
Pellegrino. Durante il corso dei secoli, dopo la distruzione del monastero e delle
strutture ad esso legate nel 1423
4
, le chiese, e in particolare la chiesa maggiore, come
vedremo, subirono radicali trasformazioni.
Tra le tante la più evidente, in Santa Maria Assunta, fu la sostituzione, nel XVIII
secolo, dell’originaria copertura a capriate con pesanti volte in pietra, le quali cedute
definitivamente nel 1897, vennero ripristinate, un anno dopo, determinando il
rialzamento nelle muraglie di almeno 80 cm.
5
‘deturpando’, a detta del Gavini
6
,
l’impianto romanico originale e determinando la perdita di quasi tutta la cornice di
coronamento dei due timpani e della navata maggiore.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
"
!Il primo documento certo, che nomina il luogo come Mammenacu è una cessione di beni risalente al
1093, come vedremo in seguito; cfr. G. CELIDONIO, La diocesi di Valva e Sulmona, III (Dal 1100 al
1200), Casalbordino 1911, p. 173; L. GATTO, !Momenti di storia del Medioevo abruzzese: persone e
problemi, L’Aquila 1986, p. 234.
#
!Secondo Di Francesco «Bominaco non ebbe una fisionomia storica propria e definita… visse sempre
all’ombra ed in funzione dell’abbazia benedettina di Santa Maria Assunta…» cit. in A. DI
FRANCESCO, Il recinto fortificato di Bominaco, in “Atti del XIX Congresso di storia
dell’architettura”, 1, 1980, p. 151.
$
!I. C. GAVINI, Storia dell’architettura in Abruzzo, I-II, Roma-Milano 1927, I, pp. 395-396; cfr. anche
S. TERRA ABRAMI, Tre badie benedettine nel cuore dell’arte: Abruzzo; S. Pietro ad Oratorium - S.
Benedetto in Perillis - Bominaco, in “Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria”, 70,
1980, p. 300.
%
!Ad opera, come vedremo nel capitolo successivo, del capitano di ventura Fortebraccio da Montone,
cfr. nota 79.
&
!M. DANDER, I tesori di Bominaco, in Quaderni storico-artistici dell’Aquilano, 6, L’Aquila 1980, pp.
10-11.
'
!I. C. GAVINI, Storia dell’architettura…, op. cit. p. 74. !
! #!
La ‘naturale’ stratificazione storica, però, non stravolse completamente la struttura
medievale, la quale venne recuperata e fatta riemergere quasi interamente, insieme ad
alcune componenti dell’arredo liturgico, nei restauri che interessarono il complesso
dal 1930 ca. al 1960.
L’intento di questo lavoro è proprio analizzare i singoli interventi eseguiti nell’intero
complesso, durante il periodo citato, - ad esclusione dei restauri riguardanti gli
affreschi dell’oratorio di San Pellegrino - in modo specifico e dettagliato, grazie ad
un’importante contributo scritto, ancora inedito, di chi ha seguito e supervisionato i
cantieri in ogni fase: Antonio De Dominicis
7
(1902- 1974).
Questo eclettico personaggio della vita culturale aquilana amico di Nardis e Iorio,
stretto collaboratore di Bologna e Carli, ebbe un ruolo decisivo nell’opera di restauro,
non solo in questo complesso ma anche in altri importanti monumenti abruzzesi
8
.
Poco noto agli onori della cronaca, ma tra i protagonisti dell’attività svolta dalla
sovraintendenza ai beni culturali dell’Aquila in quel periodo, De Dominicis lascia,
con questo scritto, una testimonianza fondamentale sul recupero di questo importante
complesso abbaziale, facendo luce su alcuni aspetti poco noti emersi in fase di
restauro e su altri mai menzionati dalla letteratura specializzata.
Con questo studio si cercherà, inoltre, di chiarire le motivazioni delle scelte adottate
per ogni reperto che portarono al risultato omogeneo che tutt’oggi si può ammirare.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
(
!Ringrazio qui la famiglia De Dominicis che mi ha reso accessibile l’intero testo, di cui riportiamo in
Appendice I l’intero capitolo dedicato ai restauri, cfr. infra p. 5 e ss., grazie al quale è stato possibile
fare chiarezza su alcuni aspetti fondamentali riguardanti i lavori; A. DE DOMINICIS, Bominaco, la
sua abbazia e le sue chiese nei lineamenti dell’architettura medievale d’Abruzzo, 1963, in corso di
stampa.
)
!Se ne parlerà ampiamente nel capitolo dedicato alla figura di Antonio De Dominicis; cfr. F.
BOLOGNA, Pio Iorio scultore e pittore: 1906-1992, L’Aquila 1998, pp. 57-59.
! $!
Storiografia e storia del complesso abbaziale di Bominaco
Storiografia
La più vasta mole di scritti e documenti che riguardano la storia dell’arte in Abruzzo
vide la luce solo tra gli ultimi decenni del 1800 e i primi anni del ‘900. Un’intensa
attività di studio e di ricerca che fiorì immediatamente dopo l’unità d’Italia scatenata
proprio da quest’evento: con la consapevolezza di far parte, ormai, di uno stato
unitario in tutte le regioni si sviluppò la volontà di far conoscere la propria cultura
sotto ogni aspetto, letterario, storico, artistico e tradizionale.
In questo periodo hanno operato personalità di indubbio valore che potremmo definire
genericamente storici, anche se avevano interessi molteplici, tra cui Francesco Savini,
Vincenzo Bindi, Luigi e Giuseppe Rivera, Giuseppe Celidonio, Nunzio Federico
Faraglia e Pietro Piccirilli
9
. A questi ricercatori, di stampo ancora positivista, va
riconosciuto il non piccolo merito di aver portato a conoscenza degli specialisti aspetti
dell’arte e della storia abruzzese, fino ad allora, del tutto sconosciuti.
Possiamo far risalire il primo testo di critica letteraria che s’interessa del complesso
abbaziale di Bominaco, per la sua valenza storico-artistica, allo studio del Bindi, del
1889, dedicato all’arte monumentale della regione
10
. Dieci anni dopo, anche Piccirilli
pubblica, in una rivista di settore, un saggio, sul medesimo argomento, denunciando,
scandalizzato, le condizioni rovinose in cui versavano le chiese di Bominaco e i
mirabili affreschi del piccolo oratorio
11
.
Si deve, invece, allo storico dell’arte francese Bertaux la prima pubblicazione
specifica, all’inizio del secolo scorso, sull’oratorio bominacense, in cui viene
dettagliatamente descritta l’intera sala affrescata
12
. Tre anni dopo viene pubblicato a
Parigi, dallo stesso autore, un lavoro in tre volumi dedicato all’arte dell’Italia
meridionale dove viene menzionato l’intero complesso
13
.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
*
!D. FUCINESE, Storiografia e Restauro in Abruzzo tra Ottocento e Novecento, “Atti del XIX
Congresso di Storia dell’Architettura” (15-21 Settembre 1975), L’Aquila, vol. II, pp. 593-606.
" +
!V. BINDI, Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi, Napoli 1889, I, p. 834ss.
" "
!P. PICCIRILLI, L’Abruzzo monumentale, in “Rassegna Abruzzese di Storia e Arte”, III, 1899, 7, pp.
3-30.
" #
E. BERTAUX, Due tesori di pitture medioevali. Santa Maria di Ronzano e San Pellegrino di
Bominaco, in “Rassegna Abruzzese di Storia e Arte”, 4, 1900, 10, pp. 34-62.
" $
!Id., L’art dans l’Italie méridionale, 3 vol., Parigi 1903, pp. 290-296.
! %!
È del 1911 il lavoro di Celidonio
14
, estremamente interessante per il rigoroso studio
delle fonti letterarie ed epigrafiche riguardanti ogni monastero della diocesi di Valva
e Sulmona; uno strumento fondamentale per delineare le coordinate storiche,
documentate, necessarie ad impostare qualsiasi ricerca sull’argomento.
Nel magistrale lavoro di Gavini
15
, del 1928, il complesso abbaziale di Bominaco sarà
attentamente studiato e descritto anche nelle sue componenti architettoniche e
scultoree, in più capitoli.
Matthiae, nel suo articolo del 1935
16
, si sofferma su un particolare a cui per primo
aveva rivolto l’attenzione il Bertaux: il coronamento rettilineo della facciata di Santa
Maria Assunta di Bominaco, a lungo ritenuta il primo esempio di questo genere di
facciata che caratterizzò le chiese monumentali di fine XIII secolo, in Abruzzo.
Lo stesso autore si occupò anche del ciclo affrescato a San Pellegrino
17
, come pure
fecero Bologna
18
, Carli
19
e Pace
20
.
Gaetano Cicerone, nel suo lavoro del 1939, parlando di Bominaco ne descrive
attentamente i lavori di restauro che in quegli anni stavano terminando nella chiesa
maggiore, riportando, per altro, molti dati epigrafici interessanti
21
Anche Lechmann-Brockhaus
22
, studioso tedesco per anni alla direzione della
biblioteca Hertziana in Italia, nel suo lavoro sull’Abruzzo si occupa del complesso
bominacense. Vent’anni dopo lo stesso autore tornerà a parlare della chiesa di Santa
Maria Assunta e in particolare dell’ambone scolpito che custodisce
23
.
Chierici
24
dedica invece un saggio alla chiesa abbaziale, e più in generale tratta tutto il
complesso in un testo, del 1963, sull’arte in Abruzzo.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
" %
!G. CELIDONIO, La diocesi di Valva…, op. cit., pp.169-206.
" &
!I. C. GAVINI, Storia dell’architettura…, op. cit., I, pp. 73-81, 152, 154, 395-400; II, pp. 337-341.
" '
!G. MATTHIAE, Le facciate a coronamento rettilineo in Abruzzo, in “Bullettino della Regia
Deputazione di Storia Patria”, s. IV, 26, 1935, 5, pp. 7-14.
" (
!Id., Pittura medievale abruzzese, Milano 1969, pp. 31-45, 65-68.
" )
!F. BOLOGNA, La pittura italiana delle origini, Roma-Dresden 1962, pp. 43, 68.
" *
!E. CARLI, Affreschi Benedettini del XIII secolo in Abruzzo, in “Le Arti”, 1, 1938-1939, pp. 442-
463.
# +
!V. PACE, Precisazioni sugli affreschi dell’oratorio di San Pellegrino a Bominaco, in
“Commentari”, 21, 1970, pp. 291-297; Id. Note su alcune scene evangeliche nella pittura del Duecento
in Abruzzo, ivi, 23, 1972, pp.152-162.
# "
!G. CICERONE, Tussio nei 99 castelli fondatori dell'Aquila degli Abruzzi, Roma 1939, pp. 301-314. !
# #
!O. LECHMANN-BROCHKHAUS, Die kanzeln der Abruzzen im 12 und 13 jahrhunder, RömJKg,
6, 1942-44, pp. 257-428. !
# $
!Id., Gli amboni abruzzesi, in “Abruzzo”, VI, n. 2-3, Roma 1968, pp. 333-350.
# %
!U. CHIERICI, Santa Maria Assunta, in “Abruzzo e Molise”, XIV, 1948, pp. 50 ss.; Abruzzo, a cura
di U. Chierici, Milano 1963, pp. 151-163.
! &!
Delogu
25
, in un saggio del 1969, inserisce Bominaco in quella corrente architettonica
campana, alla cui origine pone la chiesa del San Liberatore alla Majella – ricostruita
intorno al 1080 – di cui già parlava il Gavini. Moretti
26
accosta invece la chiesa di
Santa Maria Assunta alla Cattedrale valvense di San Pelino a Corfinio, per le
similitudini strutturali che si riscontrano nella netta divisione tra il presbiterio e le
navate per mezzo di pilastri. Bisogna ricordare anche una guida, redatta da De
Dominicis
27
, che offre una sintesi precisa e completa sul complesso abbaziale, del
1970.
Un’altra guida interessante è quella della Dander
28
, del 1979, nella quale troviamo in
appendice una dettagliata cronologia dei restauri con relativi costi dal 1912 al 1974
per la chiesa maggiore, e dal 1531 per il piccolo oratorio, che a volte però si rivela
non del tutto corretta.
La storica Terra Abrami
29
pubblica, nel 1980, uno studio approfondito su tre badie
benedettine dell’aquilano tra cui quella di Bominaco, inserendola nel contesto viario
dell’epoca e evidenziando l’importanza strategica di queste postazioni di controllo,
soprattutto economico. La stessa tesi viene sostenuta con forza in uno studio storico e
approfondito, sull’abbazia bominacense, di Gatto
30
, pubblicato nel 1986, in cui
l’autore insiste sulla potenza economica dei monaci benedettini causa delle continue
liti con il vescovo di Valva.
Nel 1993 lo storico dell’arte Gandolfo
31
si occupa della cattedra abbaziale, posta sul
fondo dell’abside della chiesa maggiore, in un interessantissimo saggio; secondo
l’autore l’opera è per la maggior parte frutto dei restauri degli anni trenta. Più
recentemente, nel 2004, lo stesso autore pubblica uno studio completo e fondamentale
sull’arte suntuaria abruzzese dell’età normanno-sveva, che chiarisce definitivamente
le varie influenze delle correnti artistiche, e le relative scuole, che operarono in questa
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
# &
!R. DELOGU, La chiesa di San Pietro di Alba Fucens e l’architettura romanica in Abruzzo, in Alba
Fucens, II, Roma 1969, pp. 23-68.
# '
!M. MORETTI, Architettura medievale in Abruzzo (dal VI al XVI secolo), 2 vol., Roma 1971; Id.,
Decorazione scultoreo-architettonica altomedievale in Abruzzo, Roma 1972.
# (
!A. DE DOMINICIS, Bominaco e la sua abbazia: guida storico-artistica, L’Aquila 1970.
# )
!M. DANDER, I tesori di Bominaco…, op. cit.
# *
!S. TERRA ABRAMI, Tre badie benedettine…, op. cit.
$ +
!L. GATTO, !Momenti di storia…, op. cit. !
$ "
!F. GANDOLFO, La cattedra di S. Maria Assunta a Bominaco, in “Abruzzo”, 31, 1993, pp. 141-
156; Id., Scultura medievale in Abruzzo: l’età normanno-sveva, Pescara 2004, pp. 23-31, 109-111, 197-
213.
! '!
regione. In ultimo bisogna citare un lavoro recente, del 2008, di Rosa
32
che analizza
con attenzione le decorazioni scultoree e le apparecchiature murarie di Santa Maria
Assunta.
Per questa ricerca, inoltre, ci si è avvalso di numerosi articoli e saggi legati
all’argomento in modo indiretto tra cui i lavori di Colapietra
33
, Di Francesco
34
,
Placidi
35
, Pani
36
e Pietrantonio
37
.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
$ #
!Finiture murarie e architetture nel Medioevo: una panoramica e tre casi di studio nell'Italia centro-
meridionale, a cura di D. Fiorani, Roma 2008, pp. 65-82.
$ $
!R. COLAPIETRA, L’Aquila e Foggia. Transumanza e religiosità nella società pastorale, Foggia
1981.
$ %
!A. DI FRANCESCO, Il recinto fortificato…, op. cit. !
$ &
!V. PLACIDI, La città e il territorio di Peltuinum nei Vestini: problemi di insediamento, Roma 1983.
$ '
!Interpromium-Sulmo-Corfinium-Superaequum-Peltuinum-Aveia-Marruium-Supinum vicus-
AlbaFucens-Carsioli-Amiternum-Interocrium: Regio IV, a cura di G. Pani, Bari 1986.
$ (
!U. !PIETRANTONIO, Il monachesimo benedettino nell’Abruzzo e nel Molise, Lanciano 1988.
! (!
Storia dell’abbazia
La zona dove sorge la nostra abbazia, già in epoca preromana, fu interessata dalla
presenza del popolo italico dei Vestini. Poco lontano da Bominaco è situata, infatti,
l’antica Peltuinum, che insieme alla città di Aveja, costituiva uno dei centri culturali e
commerciali più importanti di questa popolazione.
A seguito della conquista romana il territorio fu inserito amministrativamente nella IV
regio, anche definita Sabina et Samnium
38
, e venne a formare, successivamente,
quella provincia Valeria, istituita da Adriano e confermata da Onorio che, nel 406,
comprendeva ancora buona parte della Sabina
39
.
Sotto Claudio, l’attività pastorizia e di conseguenza la pratica della transumanza, che
fin dall’epoca arcaica aveva contraddistinto l’economia di questa zona, vennero ad
assumere un andamento sistematico grazie al controllo fiscale dell’autorità centrale
40
.
I ‘tratturi’
41
principali vennero trasformati in vie pubbliche, compreso quello che dalla
Sabina passava per Pitinum (Pettino) verso Aveja (Fossa), attraversando Peltuinum
(Prata d’Ansidonia) e Incerulae (Navelli), per scendere poi verso Corfinum (Corfinio)
e Sulmo (Sulmona); questa via di percorrenza interna fu denominata Claudia Nova
42
.
Molte delle antiche reti viarie rimasero a lungo vitali, anche dopo la caduta definitiva
dell’impero romano e delle sue strutture amministrative e di controllo, arrivando con
poche o nessuna modifica ad essere percorse ancora oggi.
Sarà proprio lungo queste strade e questi ‘tratturi’ che inizieranno a sorgere i primi
insediamenti monastici prebenedettini, a rimarcare l’importanza di postazioni
strategiche lungo queste vie di comunicazione, fondamentali per la preminente attività
economica della regione
43
.
Dopo il 476, anche le città e i territori della zona subirono la devastazione
dell’invasione di Alarico e le conseguenze della guerra gotico-bizantina promossa da
Giustiniano per liberare l’Italia dai ‘barbari’. La guerra, durata ben diciotto anni,
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
$ )
!La definizione della IV regio risale all’età augustea cfr.: U. !PIETRANTONIO, Il monachesimo
benedettino…, op. cit., p. 42.
$ *
!Interpromium-Sulmo-Corfinium…, op. cit., p. 13.
% +
!V. PLACIDI, La città e il territorio…, op. cit., pp. 17-19.
% "
!Interpromium-Sulmo-Corfinium…, op. cit., p. 15.
% #
!!La strada venne lastricata da Claudio nel 47 d.C.. Si sono conservate due pietre miliari di questa
strada situate una a Bominaco nella chiesa di S. Maria, in funzione di acquasantiera, come vedremo più
avanti, l’altra nella chiesa di S. Pietro a Prata d’Ansidonia; cfr. G.F. LA TORRE, Via Claudia Nova:
l’alta valle dell’Aterno in età romana, in “Rassegna di studi sul territorio”, III, 6, 1984, pp. 33-49; V.
PLACIDI, La città e il territorio…, op. cit., pp. 17-19. !
% $
!U. !PIETRANTONIO, Il monachesimo benedettino…, op. cit., pp. 44-45. !
! )!
distrusse definitivamente le strutture politiche, sociali ed economiche di Roma,
aprendo ad un lungo periodo di invasioni e lotte per il potere
44
.
Dopo la Prammatica Sanzione del 554, concessa da Giustiniano, la Chiesa, forte di
quella prima attribuzione di poteri civili e politici – che in seguito sarà alla base
dell’autorità dei vescovi – sembrò rappresentare l’unico punto di riferimento per la
popolazione inerme
45
. L’evangelizzazione del territorio dell’aquilano, inoltre, pare sia
stata piuttosto precoce secondo quanto afferma Pietrantonio: «…Nei secoli V e VI, vi
erano nell’Abruzzo una quindicina di sedi vescovili: alcuni vescovi sono conosciuti
per nome e anzi, nel secolo VI, vi erano già nel territorio di Amiternum e di
Peltuinum…»
46
. Se si tiene conto, poi, della leggendaria fondazione dell’abbazia di
Farfa, che apparteneva alla diocesi di Amiterno-Forcona, sarebbe possibile
individuare nella provincia Valeria una terra prolifica per il monachesimo
prebenedettino
47
.
Certa è invece l’espansione in Abruzzo dell’ordine benedettino, che inizia in epoca
Longobarda (secoli VII-VIII) e di cui sono testimonianza le molte e importanti
abbazie del periodo
48
. Questi centri influenzarono, profondamente, la società e la
cultura del territorio, contribuendo anche alla ripresa economica e commerciale di
quelle zone devastate; basti pensare alle stesse campagne che circondano la chiesa
abbaziale di Bominaco, rese coltivabili solo dopo un lungo lavoro di dissodamento del
suolo, operato dai monaci
49
.
Dopo la conversione ufficiale al cristianesimo nel 680, quindi, i re longobardi, in
accordo con il papato, inviarono mezzi e uomini alle colonie monastiche abruzzesi, le
quali ripristinarono, in parte, ciò che le invasioni e le guerre avevano distrutto
50
. Ciò
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
% %
!G. RAVEGNANI, I Bizantini in Italia, Bologna, 2004.
% &
!S. PRICOCO, “Aspetti culturali del primo monachesimo d’Occidente”, in Società romana e impero
tardoantico, IV, a cura di A. Giardina, Roma-Bari, 1986, pp. 189-204.
% '
!U. !PIETRANTONIO, Il monachesimo benedettino…, op. cit., p. 46; cfr. anche L. PANI ERMINI, Il
territorio di Amiternum nella tarda antichità e nell’alto medioevo, in “Atti della giornata di studio: La
terra di Pizzoli tra alto medioevo e sec. XV”, Deputazione Abruzzese di Storia Patria, L’Aquila 1987,
pp. 33-54. !
% (
!C. RIVERA, Per la storia dei precursori di San Benedetto nella provincia Valeria, in Convegno
storico di Montecassino (Montecassino, 28-29 maggio 1930), “Bullettino dell’Istituto Storico e
Archivio Muratoriano”, XI, 47, 1932, pp. 25-49.
% )
!Ne basterà citare qualcuna che incontreremo ancora nel nostro studio: S. Pietro ad Oratorium (752),
San Salvatore e San Liberatore alla Majella (in piena attività già dal 757), Santa Maria di Cinque
Miglia (703); cfr. F. GANDOLFO, Scultura medievale in Abruzzo…, op. cit., p. 109-110.
% *
!L. GATTO, !Momenti di storia del Medioevo…, op. cit., pp. 224-278.
& +
!«…Con i benedettini rinascono: l’agricoltura con le opere di bonifica, il commercio con la ripresa
dei mercati…la cultura con l’istituzione delle biblioteche e di due fiorenti scuole pubbliche di S.
! *!
nonostante, perché si arrivi ad una capillare espansione monastica in Abruzzo, come
nel resto dell’Europa, bisognerà attendere il periodo carolingio.
È questo il contesto storico in cui va collocata la fondazione e lo sviluppo del primo
cenobio bominacense, sorto su un colle emergente da un breve altipiano che aveva
possibilità d’accesso sia all’antica Claudia-nova, poi tratturo del Re
51
, sia alla valle
dell’Aterno, una posizione ideale per il commercio e la difesa.
Non sono pervenuti fino a noi né dati né documenti storicamente accertati che
possano testimoniare con certezza l’epoca della fondazione. Molti studiosi non
escludono che sia legata alle ultime vicende della città romana di Peltuinum
52
,
identificando Bominaco con una di quelle comunità, legate alla storia del primo
monachesimo, che si andarono costituendo nell’alto-medioevo a seguito delle
incursioni barbariche, sugli altipiani abruzzesi, in luoghi defilati dalle strade
principali, ma non troppo distanti.
Rosa afferma che l’indagine diretta sulla chiesa di Santa Maria Assunta, non può
escludere l’ipotesi dell’esistenza di una fabbrica altomedievale sul sito di quella
attuale, perché per definire il tracciato planimetrico è stata riscontrata come unità di
misura l’impiego del piede carolingio. La studiosa, riscontra notevoli somiglianze tra
l’impianto romanico di Bominaco e quello dell’abbaziale di Giusulfo a Montecassino,
del VIII secolo, sempre a tre navate absidate e transetto e inoltre riscontra la presenza
di un basamento murario in blocchi calcarei, lungo i quattro fronti, profondamente
diverso dalle murature sovrastanti in conci. Conclude, esponendo l’ipotesi che la
chiesa attuale possa sorgere su un impianto preesistente tipologicamente simile, mai
portato a termine o parzialmente distrutto
53
.
Il De Dominicis a proposito delle origini del sacello bominacense riporta una notizia
di ‘tradizione’ legata alla Grotta di San Michele
54
, una piccola grotta garganica che si
apre nel monte S. Angelo, poco lontano dal paese. Presso questo piccolo santuario si
trovano alcuni ruderi di un fabbricato (tav. LI) che la tradizione popolare riferisce
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !
Stefano in Rivomare e di S. Giovanni in Venere…» cit. da E. GIAMMARCO, Storia della cultura e
della letteratura abruzzese, Roma 1969, p. 20.
& "
!Il percorso, mai abbandonato, venne ripristinato da Federico II durante la riorganizzazione del
territorio e l’istituzione della ‘mena delle pecore in Puglia’, cfr. Il complesso abbaziale di Bominaco:
Oratorio di S. Pellegrino, a cura di M. A. Cianetti e S. Cucchiella Vittorini, L’Aquila 1995, p. 12.
& #
!Cfr. Ibid., p. 9; S. TERRA ABRAMI, Tre badie benedettine…, op. cit., pp. 301-302.
& $
!Finiture murarie e architetture nel Medioevo…, op. cit., p. 73. !
& %
!Santuari cristiani d’Italia. Committenze e fruizione tra Medioevo e età moderna, a cura di M. Tosti,
Roma 2003, pp. 300-301.
! "+!
all’eremo di San Pellegrino
55
ed ad un antico luogo per il culto cristiano. De
Dominicis non esclude che questa leggenda possa avere un fondo di verità, magari,
nell’indicare un probabile luogo di culto, protetto e di difficile accesso, per le prime
comunità cristiane della zona. Lo studioso, inoltre, sottolinea un altro dato
interessante, ovvero la dedicazione del piccolo eremo a S. Michele, il cui culto è
ancora oggi molto radicato nel piccolo borgo. Una dedicazione, questa, che potrebbe
confermare una presenza attiva dei Longobardi in questa zona specifica
56
, i quali,
com’è noto, avevano fatto dell’Arcangelo Michele il proprio protettore,
diffondendone il culto in ogni loro insediamento
57
.
Sappiamo, come ci riporta il Piccirilli
58
, che quasi tutti i documenti conservati a
Bominaco sono andati perduti e tra questi uno, fondamentale, ricordato
dall’Antinori
59
: il Registrum actorum et scripturarum S. Mariae de Bominaco, ancora
conservato nell’archivio del convento in data 1742
60
.
La più antica fonte medievale, riguardante Bominaco, a cui possiamo riferirci è,
quindi, costituita dal Chronicon Farfense di Gregorio da Catino
61
. Nell’elencare i
possedimenti dell’abbazia di Farfa, uno dei passi che ci interessa, cita anche la curtem
S. Angeli in territorio Balbensi, che gli storici identificano con il territorio di
Bominaco: «… In Comitatu Balbensi Oderisius Comes tenet Campum Bufanum et
Monasterium Sancti Peregrini…»
62
. Questo documento non è datato ma, molto
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
& &
!Probabilmente il santo, titolare dell’oratorio, è il S. Pellegrino ricordato nel Martirologio Romano,
che si festeggia il 13 di giugno, martirizzato con una pietra al collo in flumine Pescaria, la leggenda è
riportata in due testi manoscritti ma in entrambi è detto vescovo, attributo mai menzionato né negli
affreschi né nelle epigrafi della chiesa, da qui il sorgere di altre ipotesi come quella dell’Antinori. Lo
storico lo vorrebbe di nobili natali francesi spinto dalla fede al pellegrinaggio penitente, arrivato
nell’aquilano sarebbe stato accolto da un altro eremita, S. Tussio e avrebbe trovato la fine dei suoi
giorni per mano di un ladro nei pressi del suo eremo a Bominaco cfr. G. CICERONE, Tussio nei 99
castelli…,op. cit., pp. 310-311; A. L. ANTINORI, Corografia storica degli Abruzzi e luoghi
circonvicini, ms. conservato nella Biblioteca Provinciale S. Tommasi de l’Aquila, XXVII, p. 675.
& '
!L’autore sottolinea che si tratta solo di ipotesi; senza opportuni documenti e conferme questi dati
non possono essere considerati apprezzabili ai fini di una ricerca storica, cfr. A. DE DOMINICIS,
Bominaco, la sua abbazia…, op. cit., pp. 3-4. !!
& (
!J. JARNUT, Storia dei Longobardi, Torino 2002, pp. 67-70.
& )
!P. PICCIRILLI, L’Abruzzo monumentale…, op. cit. !
& *
!in L. A. MURATORI, Antiquitates Italicae Medii Aevi, IV, 1742, p. 97.
' +
!Conservato nell’archivio abbaziale fino al 1742, venne disperso dopo la chiusura dell’abbazia. Con
la perdita di tale documento hanno assunto valore di fonte testi di autori che hanno potuto consultare il
fascicolo in originale. Ci si baserà, pertanto, su bolle pontificie indirizzate a Valva e relative a
Bominaco conservate nell’archivio di S. Panfilo a Sulmona e su brani tratti dalle cronache di Farfa e di
altri monasteri abruzzesi.
' "
!GREGORIO DA CATINO, Chronicon Farfense, a cura di U. Balzani, in “Fonti per la storia
d’Italia”, 33, 34, Roma 1903, I, II.
' #
!Ibid., I, pp. 250-259.
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probabilmente, è riferibile al periodo compreso tra il 972 e il 980, al tempo della
giurisdizione del Conte dei Marsi, Oderisio, figlio di Berardo, nel contado di Valva
63
.
Da alcuni brani dei diplomi imperiali, desunti dal Chronicon e dal Regesto di Farfa,
rispettivamente di Enrico II (1019 e 1041), di Corrado II (1027) e di Enrico III
(1050)
64
, sembra essere stato proprio tale Conte a fondare, o almeno a dotare
riccamente, il monastero di San Pellegrino.
Nel documento del 1041, dove Enrico II conferma all’imperiale abbazia farfense beni
di recente acquisizione, si legge: «…Sancti Peregrini et Sancte Marie cum
pertinentiis earum in quibus comes Oderisius noviter monacos locavitque antiquitus
ipsius monasterii fuerunt ei modo reaquisitae sunt…»
65
. Con ciò si apprende – dal
noviter e dall’ antiquitus – che ancor prima di quella data dovette esservi un
insediamento, probabilmente ripristinato nel momento in cui venne affidato
all’esperienza dei benedettini provenienti dalla Sabina
66
.
Il Regesto di Farfa ripete le stesse notizie sotto l’anno 1019
67
, consentendoci di
supporre che nel periodo iniziale le due chiese furono collocate nell’ambito di una
vera e propria badia. Pure il Chronicon riporta gli stessi dati per l’anno 1027 a
proposito di una conferma abbaziale dovuta a Corrado II il Salico
68
. Lo stesso
riferimento, al fondatore, si può trovare in un diploma del 1050 dell’imperatore
Enrico III che, su richiesta dell’abate di Farfa, Berardo, confermava all’abbazia i
propri privilegi tra cui «…ecclesiam Sancti Peregrini in qua…», viene espressamente
detto, si trova «…Oderisi monasterium…»
69
.
Anche l’Antinori riporta la notizia di una dotazione da parte di Oderisio che, insieme
alla moglie, avrebbe ceduto al monastero di S. Pellegrino le ville di Ofaniano (oggi
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
' $
!Il periodo sembra essere effettivamente questo nonostante le discordanze tra gli storici. Sin dal 970-
980 tale nobile e nota famiglia dominò varie zone del comitato di Valva e particolarmente, oltre
Bominaco, Gagliano Aterno, Pacentro e Pettorano sul Gizio: cfr. C. RIVERA, Valva e i suoi Conti, in
“Bullettino della Regia Deputazione Abruzzese di Storia Patria”, 1926, p. 85-86.
' %
L. GATTO, !Momenti di storia del Medioevo…, op. cit., pp. 227-230.
' &
!Cit. da GREGORIO DA CATINO, Regesto di Farfa, a cura di U. Balzani e I. Giorgi, III, Roma
1889, p. 164, doc. 451.
' '
!Cfr. L. GATTO, !Momenti di storia del Medioevo…op. cit., p. 228; L. PANI ERMINI, Possessi
farfensi nel territorio di Amiterno. Note di Archeologia altomedievale, in “Archivio della Società
Romana di Storia Patria”, 103, 1980, pp. 41-51. !
' (
!GREGORIO DA CATINO, Regesto…, op. cit., p. 165, doc. 451. !
' )
!Nel diploma si legge a conferma della supposta fondazione di Bominaco da parte del Conte
Oderisio: «…In supradicto comitatu Balbensi Sancti Peregrini in quo comes Oderisius monasterium
construxit omniaque in integrum huic monasterio pertinere iuste et legaliter…» cfr. L. GATTO, !
Momenti di storia del Medioevo…, op. cit., p. 229.
' *
!GREGORIO DA CATINO, Chronicon Farfense…, op. cit., I, pp. 138-140. !
! "#!
Fagnano), S. Pio, Bominaco, Caporciano, Tussio e Beffi (oggi Bussi) con relativi beni
e fondazioni, introducendovi anche nuovi monaci, benché la chiesa fosse sotto
giurisdizione farfense. Il documento risalirebbe al 1001
70
, ma non è mai stato
ritrovato e il solo che ne riporta l’esistenza è appunto Antinori.
Dopo la conquista normanna, nel 1093, l’abbazia, con tutti i suoi possedimenti, fu
donata da Ugo di Gerberto, «… de genere francorum…», per la salvezza della sua
anima, al vescovo Giovanni di Valva e al Capitolo di S. Pelino a Corfinio
71
. È in
questo periodo che va collocato l’inizio dei lavori per la costruzione della chiesa
abbaziale di S. Maria Assunta, dovuta certamente ai benefici ottenuti passando alle
dipendenze di Valva.
Secondo Gatto si deve ritenere che la presenza normanna in Abruzzo abbia
contribuito a stravolgere equilibri sociali preesistenti, determinando anche, verso la
fine del XI secolo, la diminuzione del potere esercitato dall’abbazia Farfa in questa
zona. La perdita di potere coincise con l’imporsi del prestigio dei vescovi abruzzesi,
che erano, ormai, pienamente inseriti nella politica locale. Grazie anche a queste
circostanze fu possibile la cessione di Bominaco, già organizzata e fiorente abbazia,
con tutte le sue pertinenze al capitolo di Valva da parte di un normanno come Ugo di
Gerberto
72
.
Da questa cessione, di carattere politico
73
, derivarono annose liti tra i monaci – che
volevano mantenere l’indipendenza dell’abate – e i vescovi di Valva, che
pretendevano, di diritto, l’amministrazione del monastero. Il protrarsi di queste
contese dimostra in qual misura gli uni e gli altri desiderassero esercitare il proprio
potere su quella ricca fondazione, che costituiva un’organizzazione completamente
autonoma la cui influenza si estendeva su case e terre, ben raccolte fra loro,
prevalentemente, come abbiamo visto, in Ofaniano, San Pio, Caporciano e Tussio
74
.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!! !
( +
!A. L. ANTINORI, Annali degli Abruzzi dall’epoca preromana sino all’anno 1777 dell’era volgare,
ms. presso la Biblioteca S. Tommasi de L’Aquila, V, pp. 390 e ss.
( "
!Il documento, che attesta la cessione, è riportato transunto in un’autentica legale, con allegati altri
documenti relativi a Bominaco, conservata nell’archivio di S. Panfilo (fascicolo 69, 11) datata 1321. Il
testo è riportato per intero da Celidonio, che erroneamente lo interpreta come la prova della fondazione
del monastero da parte dello stesso Ugo di Gerberto, un’ipotesi insostenibile che si contrappone alle
testimonianze della cronaca farfense. Cfr. G. CELIDONIO, La diocesi di Valva…, op. cit., pp. 174-
177.
( #
!L. GATTO, !Momenti di storia del Medioevo…op. cit., pp. 234-235. !
( $
!«…Ugo donando la roba altrui comperava la connivenza del vescovo e consolidava la sua
conquista…» cit. da C. RIVERA, Valva e i suoi Conti, L’Aquila 1928, p. 126.
( %
!La vicinanza dei possedimenti diede alle coltivazioni le medesime caratteristiche ed una quasi totale
uguaglianza di produzione e rendita; le terre erano coltivate a vigna, grano, legumi e alberi da frutto.