5
Il problema della formazione del personale è fondamentale perché un ser-
vizio di qualità si basa su personale competente. Su questo punto si sof-
fermano diffusamente anche le norme ufficiali. Si analizzeranno dunque
sia le linee guida IFLA sulle biblioteche scolastiche e per ragazzi, con una
disamina della loro evoluzione storica, sia le linee guida emanate
nell’ambito del progetto europeo PULMAN. Come riferimento italiano vie-
ne citato l’esempio della Regione Lombardia che, prima in Italia, ha diffuso
un profilo di competenze per il bibliotecario della sezione ragazzi.
La parte conclusiva del lavoro si sofferma sull’analisi della biblioteca per
ragazzi nel contesto della società dell’informazione. La storia delle biblio-
teche scolastiche e per ragazzi italiane è, come detto, appena agli inizi.
Paesi che hanno una tradizione più radicata della nostra possono, pur con
le debite proporzioni, darci un’idea degli sviluppi futuri del servizio. In par-
ticolar modo sono assenti dalla prassi e dalla letteratura italiana tutta una
serie di studi sui bisogni informativi dell’utenza che sono fondamentali per
la progettazione del servizio. In questa parte è stato giocoforza fare riferi-
mento alla letteratura straniera, in particolar modo quella anglo-americana.
Con riferimento a questi Paesi abbiamo analizzato le problematiche relati-
ve alla fruizione dell’OPAC da parte dei ragazzi, alla loro interazione con
la Rete e alle caratteristiche che questa generazione, cresciuta in piena
era Internet (gli Americani li definiscono “born with the chip”) presenta nel
rapporto coi media.
Infine, abbiamo scelto due casi concreti da analizzare. Si tratta di due pro-
getti di biblioteca digitale per ragazzi: ICDL (International children’s digital
library) e CHILIAS (Children’s library information animation skills), il primo,
di respiro internazionale ma sviluppato negli Stati Uniti, il secondo svilup-
pato nell’ambito di un progetto comunitario.
Entrambi i progetti hanno un valore paradigmatico: ICDL incarna il sogno
di una biblioteca universale di letteratura per ragazzi, resa possibile dalla
tecnologia (è l’idea dello “One children’s world” di Jella Lepman). In
CHILIAS, invece, è presente una forte tensione politica, nella consapevo-
6
lezza che i bambini di oggi hanno una cittadinanza comune sopranaziona-
le che è quella Europea; pertanto sono le biblioteche, insieme alle scuole,
le istituzioni diffuse in tutti i Paesi dell’Unione Europea che dovrebbero
farsi carico di questo compito formativo-informativo di costruzione di un
senso di appartenenza comune.
Alla fine abbiamo raffrontato tutto quello sinora detto con la situazione ita-
liana, cercando di verificare le potenzialità e le criticità della situazione at-
tuale.
I grafici e le tavole sono rielaborazioni nostre, basate sui dati tratti dalla
letteratura scientifica citata in bibliografia.
I siti web sono stati verificati l’ultima volta il 14 gennaio 2004.
Il mio più caro ringraziamento va alla prof.ssa Luisa Marquardt, cui sono
debitrice non solo per il suo fondamentale aiuto, ma anche per l’affetto e il
sostegno dimostratomi.
In questi forse troppo lunghi anni di Università, ho avuto la fortuna di in-
contrare persone che hanno segnato profondamente le mie scelte umane
e professionali. Fondamentali sono stati, in questo cammino, l’incontro con
Anna Maria Tammaro, un modello di bibliotecaria e di donna e Giovanni
Galli, cui devo l’incrollabile fede nella biblioteca pubblica.
Un grazie a tutti gli amici che hanno reso questi anni speciali, a tutti dav-
vero, ma non posso dimenticare Agnese e Daniela, i miei compagni dei
vari appartamenti, Anna e Federica (amica alla cui generosità devo molto)
e agli amici di sempre (Martina e Cristina).
L’ultimo e più grande grazie va alla mia famiglia e a Roberto, per i quali un
grazie è davvero troppo poco.
8
Capitolo 1
Storia delle biblioteche per ragazzi
Il concetto di biblioteca per ragazzi
Non bisogna considerare superfluo, all’inizio di un lavoro sulle biblioteche
per ragazzi, sottolineare come il servizio per i giovani all’interno di una bi-
blioteca pubblica sia una parte qualificante del servizio stesso.
Lo diremo perché non tutti -operatori di settore, amministratori e politici- ne
sono ancora convinti e molti altri per lungo tempo non lo sono stati, come
sottolinea il ritardo con cui la biblioteca per ragazzi è nata in Italia.
Puntare sui ragazzi ha un valore fortemente simbolico perché significa
puntare sul futuro della biblioteca stessa, come investimento nella crescita
culturale della società.
Fino alla scoperta della fanciullezza come momento evolutivo dotato di au-
tonomia è l’idea stessa di puerizia a non esistere. Questo concetto, come
dimostra lo storico Ariès1, è figlio della rivoluzione industriale, pertanto le
prime biblioteche per ragazzi si sviluppano solo a fine Ottocento e princi-
palmente in ambito anglo-americano,
Centocinquanta anni di vita non bastano come legittimazione storica della
necessità di creare servizi specifici in sede di public library.
Questo concetto è ancora più vero per il contesto italiano, a causa della
confusione storica tra biblioteca scolastica e biblioteca per ragazzi.
Consideriamo alcuni problemi definitori.
1
Philippe Ariès,Padri e figli nell'Europa medievale e moderna, Laterza, Roma Bari, 1976.
9
In primo luogo, l’oggetto di analisi. Qual è il termine usato nella letteratura
professionale per definire il servizio per ragazzi all’interno della biblioteca
pubblica?
A livello anglo-americano si tende a parlare, genericamente, di children’s
libraries, così come in Italia si parla comunemente di biblioteca per ragazzi
(e in Spagna di bibliotecas infantiles, in Francia di bibliothèques pour la
jeunesse, in Germania di Kinderbibliothek …).
Sono denominazioni non univocamente accettate; gli autori tendono a uti-
lizzare termini differenti per privilegiare, di volta in volta, un aspetto del
servizio rispetto ad un altro.
Termini come special boy’s reading rooms (testimone di un’epoca in cui
alle ragazze non era concesso l’ingresso in biblioteca), children’s corners,
children’s rooms sono ormai storicamente superati perché sottendono
un’idea di separazione dei ragazzi, visti come fonti di disturbo e immaturi
per frequentare la biblioteca dei grandi.
Children’s libraries e children’s sections coi corrispettivi italiani biblioteca
per ragazzi e sezione ragazzi, sono solo apparentemente sinonimi.
L’utilizzo preferenziale di “sezione” da parte di alcuni autori sottolinea il
rapporto di continuità anche fisica con la biblioteca pubblica.
Leggiamo in un contributo di Vecchiet2
Forse né sala ragazzi (troppo limitativo definirla in questi termini mera-
mente spaziali), né biblioteca per ragazzi (è una definizione che la separa
troppo dalla biblioteca da cui trae origine), ma sezione ragazzi: proprio per
esaltare quella sua funzione di indispensabile “anticamera” verso uno
spazio più complesso e profondo, o di “cerniera” tra il mondo prenatale
della non lettura, porta obbligata per i piccoli neofiti manipolatori di oggetti
chiamati libri, e l’universo alfabetizzato e colto della biblioteca degli adulti.
Sezione anche nel senso di una parte integrata del tutto, organo di una
macchina più complessa e policentrica […]
2
Romano Vecchiet, Ricercando un’identità, “Sfoglialibro”, 3, (aprile 2003), p. 5.
10
La questione, a lungo dibattuta, se la biblioteca ragazzi debba avere una
contiguità fisica e amministrativa con la biblioteca pubblica o invece debba
essere fisicamente e amministrativamente separata da essa, oggi sembra
definitivamente chiarita. Tolte alcune situazioni particolari di istituzioni e-
sclusivamente dedicate ai ragazzi, la realtà del nostro Paese è orientata
all’integrazione dei servizi in un’unica istituzione.3
Una riflessione sull’utenza porta a un ulteriore proliferare di termini.
Scrive Revelli4:
Il servizio per i ragazzi (diciamo così per brevità, comprendendovi anche i
bambini) considera un’età da 0 a 16 anni ed ha necessità particolari, ma
deve essere inserito nel contesto più ampio della biblioteca pubblica.
Questo spettro così ampio individua tre fasi nella vita di un ragazzo: il
bambino (0-6/7 anni), il fanciullo (6-12 anni), l’adolescente o ragazzo (12-
16/18 anni)5.
Il termine children’s libraries è elastico, come fa notare Joanne Rogers,
curatrice della voce Young adults and libraries nell’ “Encyclopedia of Li-
brary and Information Science". Le biblioteche americane che individuano
anche un settore per adolescenti, lo chiamano con termini come young
adults (YA), teen o simili.
In Italia il termine “biblioteca per ragazzi” sembra già indicare una bibliote-
ca per giovani adulti, ma, nella realtà, notiamo che l’utenza a cui il servizio
si rivolge è quella coincidente con la scuola dell’obbligo.
Il termine “biblioteca giovanile”, o “biblioteca di letteratura giovanile”, usato
soprattutto da Anna Baldazzi nel saggio “Biblioteconomia giovanile6”, non
ha mai preso piede, forse per il suo sapore vagamente ottocentesco.
3
Citiamo come esempio di separazione la “De Amicis” di Genova, che ricalca il modello
della “Jugendbibliothek” di Monaco.
4
Carlo Revelli, Biblioteche per ragazzi, “Biblioteche oggi”,14, 3, (aprile 1995), p. 24
5
C. Revelli, 0-18: bambini, fanciulli, ragazzi, “Sfoglialibro”, 1/2, (gennaio-aprile 1995), p.
10.
11
All’estremo cronologico opposto rispetto agli adolescenti, il fenomeno dei
prelettori (0-6 anni). Per loro, analfabeti in un mondo di libri, le biblioteche
accentuano la loro dimensione ludica.
E le biblioteche per ragazzi? Se contengono giocattoli niente di male, pur-
ché si compia uno sforzo per far capire ai ragazzi come stanno realmente
le cose7.
Per questi servizi si parla, come rivela un’inchiesta pubblicata su “Sfoglia-
libro”8 di ludoteca9, termine che sottolinea la dimensione ludica o di spazio
prime letture che rimanda a un’idea di apprendistato, o di spazio prescola-
re che allude alla partizione scolastica e sottende un’idea di propedeutici-
tà.
Una volta chiariti i termini della questione, chiamiamole come vogliamo;
col termine “politically correct” usato dall’IFLA di libraries for children and
young adults, children’s libraries services, servizi bibliotecari per ragazzi,
ma senza perdere di vista il fine che è quello di creare una biblioteca per
ragazzi che sia veramente una biblioteca dei ragazzi.
6
Anna Baldazzi, Biblioteconomia giovanile, Frascati, Cede, 1992.
7
Luigi Crocetti, Il trenino e l’ombra in Il nuovo in biblioteca, Roma, AIB, 1994, p. 117.
8
Carla Ida Salviati, Bebè in biblioteca, “Sfoglialibro”, 10, (dicembre 2002), pp. 3-12.
9
Sul tema si veda Antonella Agnoli, Perché non chiamarle biblioteche?, “Sfoglialibro”, 10,
(dicembre 2003), pp. 5-7 che sottolinea anche come, per dare appeal alle biblioteche, i
Francesi utilizzino il termine mediateca.
12
La biblioteconomia per ragazzi
La biblioteconomia “giovanile” non è una biblioteconomia speciale, così
come non lo è quella scolastica, quella carceraria, quella “senile” e così
via, di neologismo in neologismo.
La biblioteconomia è: “una disciplina il cui oggetto è la progettazione, la
gestione e la valutazione dei servizi documentari, cioè della mediazione
fra una raccolta di documenti e un’utenza, sia sotto l’aspetto della disponi-
bilità fisica, sia, soprattutto, sotto l’aspetto della individuazione e selezione
intellettuale10”.
Partendo da questo presupposto, ciò che dà un carattere peculiare alla
sezione ragazzi è solo il target cui essa si rivolge. È una biblioteca forte-
mente user oriented perché la sua utenza è composta da persone che
non sono ancora adulte, che non hanno certe conoscenze, con le quali
nulla può essere dato per scontato. I bambini hanno esigenze particolari
che vanno tenute in considerazione al momento della progettazione del
servizio. Rivendicare ciò significa rivendicare la dignità e l’esistenza fon-
dante del servizio.
Luigi Crocetti regalò a “Sfoglialibro”, in occasione del primo numero, un
contributo che è diventato fondamentale. Era il 1988 e Crocetti salutava
con queste parole la prima rivista italiana dedicata alle biblioteche per ra-
gazzi11:
La biblioteca per ragazzi, o la sezione ragazzi, non sono biblioteche spe-
ciali, non sono biblioteche specializzate. Il loro pubblico è composto dalle
stesse persone che frequentano (o non frequentano) le biblioteche “nor-
mali”; solo che sono persone di dimensioni generalmente più piccole, di
10
Ferruccio Diozzi, Glossario di biblioteconomia e scienza dell’informazione, Milano, Edi-
trice Bibliografica, 2003, p. 25.
11
Luigi Crocetti, L’ombra, “Sfoglialibro”, 1, (settembre-ottobre 1988), p. 9.
13
peso minore, vestite in un modo un po’ diverso, che non hanno ancora
imparato certe cose: tutto qui.
In queste condizioni la biblioteconomia per ragazzi non è una biblioteco-
nomia speciale, ma biblioteconomia tout-court, dove semplicemente c’è
qualche differenza nei servizi. Se tra biblioteca per ragazzi e biblioteca
per adulti scaviamo un solco, la prima rimane fine a sé stessa: e una bi-
blioteca a termine non è concepibile oppure è inutile.
Questo breve contributo è, da allora, punto di riferimento fondamentale
per i bibliotecari per ragazzi. Quello che oggi si avvia a diventare un fatto
scontato, vale a dire la piena dignità biblioteconomica del lavoro coi ra-
gazzi, quindici anni fa lo era un po’ meno. Il fatto che un bibliotecario del
calibro di Crocetti abbia assunto una chiara posizione sul tema, ha chiari-
to, fin dalla nascita, il ruolo della biblioteca dei ragazzi, tentando di sgom-
brare il campo da qualunque equivoco. Crocetti ha svolto un importante
ruolo di legittimazione, evitando che le biblioteche per ragazzi venissero
considerate una tipologia minore.
Una biblioteca speciale è “una biblioteca caratterizzata dal fornire servizi
particolari, ad alto valore aggiunto a una specifica categoria di uten-
ti
12
”,una biblioteca specializzata è una “biblioteca che contiene documenti
relativi a determinate discipline o argomenti13”: la sezione ragazzi non
rientra in nessuna di queste categorie. Essa infatti non è specializzata
perché la collezione che possiede non è un fondo speciale, ma è solo la
collezione più adatta al tipo di pubblico cui si rivolge (e questo è un princi-
pio di biblioteconomia classica), né speciale perché non offre “servizi ad
alto valore aggiunto”, ma i servizi di base di una biblioteca, solo declinati in
forma “minore” (senza che questo implichi un giudizio di valore); l’unica
sua particolarità è quella di avere un pubblico con esigenze e caratteristi-
che ben precise.
12
Ferruccio Diozzi, op.cit., p.24.
13
Ibidem, p. 24.
14
Il dibattito sul carattere della sezione ragazzi si sviluppa già a partire dal
secondo numero di “Sfoglialibro” che pubblica un editoriale intitolato, signi-
ficativamente, “Quanto speciale è la biblioteca per ragazzi?14”. Il problema,
sollevato da Stefania Fabri, riguarda il timore che la mancanza di un carat-
tere di “specialità” provochi una sottovalutazione e menomazione del (suo)
ruolo15. Se la biblioteconomia per ragazzi non è speciale, ricade
nell’ambito della biblioteconomia generale. Qual è quindi il ruolo della bi-
blioteca pubblica nei confronti di quella per ragazzi? Crocetti, per definirlo,
ci regala una metafora geniale, quella dell’ombra che dà il titolo al suo ar-
ticolo:
La seconda è la condizione di esistenza della prima, la sua ombra (che
dev’ essere leggera) la copre e la protegge. Vedere la biblioteca per ra-
gazzi in funzione dell’altra biblioteca non significa affatto abbassarne
l’importanza o umiliarla ma, al contrario, stimarne insostituibile il ruolo. Il
lavoro che vi svolge è delicato e difficile. Ma come per uno scrittore è tal-
volta dato all’esegeta delle sue opere giovanili e minori di costituire a ca-
none il rapporto con l’opera maggiore, così l’ossessione della biblioteca
per adulti, nell’animo di chi rifletta su quella per ragazzi, non sarà “un va-
no fantasma agitato dal principio di autorità”.
L’ombra è un alone protettivo che la ammanta e non la soffoca, che la so-
stiene e la protegge nel suo sviluppo e affermazione.
Antonella Agnoli ha ripreso, nella miscellanea in onore di Crocetti, la meta-
fora, attualizzandola, e intitolando il suo contributo “L’ombra che illumi-
na”16:
14
Quanto speciale è la biblioteca per ragazzi?, “Sfoglialibro”, 2, (gennaio-febbraio 1989),
p. 5.
15
Ibidem, p. 5.
16
A. Agnoli, L’ombra che illumina, in Studi e testimonianze offerti a Luigi Crocetti, a cura
di Daniele Danesi, Laura Desideri, Mauro Guerrini, Piero Innocenti, Giovanni Solimine,
Milano, Editrice Bibliografica, 2004, pp. 51-56.
15
La sua (di Crocetti n.d.r.) metafora dell’ombra è stata molto importante nel
far capire ai bibliotecari italiani che tra biblioteca per ragazzi e biblioteca
per adulti non si può scavare un fossato, neppure attraversato da molti
ponti, dobbiamo avere una sola biblioteca, che serve i suoi utenti di ogni
età al meglio.
La prospettiva oggi si è ribaltata; non è più la sezione ragazzi che guarda
alla biblioteca pubblica, ma la biblioteca pubblica che informa i propri ser-
vizi secondo quei criteri di amichevolezza e usabilità che si sono sviluppati
proprio a partire dalle sezioni ragazzi.
A quindici [sic!] anni di distanza dal testo di Luigi per “Sfoglialibro”, l’ombra
protettiva della biblioteca per adulti verso quella dei ragazzi non esiste
più. Al contrario, per un naturale rinnovamento di generazioni, è la biblio-
teca ragazzi a indicare la strada, in un certo senso a illuminare quella per
adulti. Questo rovesciamento di prospettiva è il frutto della vittoria, nella
biblioteca pubblica, di un criterio essenziale di funzionamento, quello della
biblioteca amichevole. Le esperienze scandinave e anglosassoni hanno
dimostrato che la biblioteca deve essere amichevole per tutti, poiché gli
utenti non abituati alla frequentazione per ragioni di studio o di ricerca en-
trano soltanto dove si sentono a loro agio e frequentano soltanto strutture
accessibili anche ai non esperti17.
La grande lezione della biblioteca per ragazzi nei confronti della biblioteca
pubblica è proprio quella di avere strutturato il servizio sulle esigenze
dell’utente. Ne ha giovato l’immagine della biblioteca tutta. La prossemica,
l’ambiente e l’atmosfera del luogo sono forme di metacomunicazione mol-
to importanti che anche la biblioteca “dei grandi” ha imparato a sfruttare.
17
Ibidem. p. 51.
16
Lo sviluppo storico
L’analisi dello sviluppo storico dei servizi bibliotecari per ragazzi prenderà
in esame la realtà anglo americana, quella francese, quella tedesca e, ov-
viamente, quella italiana. Si è scelto di analizzare questi Paesi perché gli
Stati Uniti e l’Inghilterra sono i precursori di questo tipo di servizi, la Fran-
cia ha una storia per certi versi analoga a quella italiana (sviluppo tardivo
del servizio), la Germania ha sviluppato un particolare rapporto con
l’istituzione scolastica e ospita, nella città di Monaco, la Internationale Ju-
gendbibliothek, centro di riferimento europeo per gli studi di settore.
Gli Stati Uniti
L’origine della biblioteca per ragazzi negli Stati Uniti d’America è contem-
poranea alla rivoluzione industriale e collegata ai mutamenti che essa pro-
voca nella società. L’urbanizzazione, l’industrializzazione e l’immigrazione
di lavoratori stranieri con le loro necessità di integrazione evidenziano la
necessita di creare un sistema di istruzione diffuso, di cui si fa carico, ini-
zialmente, la Chiesa Protestante. Le Sunday School, nelle quali si imparti-
sce un’educazione di base, sono le antecedenti dirette delle prime biblio-
teche per ragazzi che nascono negli stati del Connecticut e del Rhode I-
sland.
Nei primi anni dell’Ottocento l’iniziativa di creare servizi per i ragazzi è o-
pera di filantropi: è questa l’origine della “Bingham Library for Youth” (Sali-
sbury, Connecticut), nata nel 1803 grazie a un lascito di 150 libri per ra-
17
gazzi da parte di Caleb Bingham18, ma questi primi esempi rimangono iso-
lati e i ragazzi continuano a non essere ammessi in biblioteca.
Un moderno servizio di biblioteca pubblica, con uno spazio dedicato ai ra-
gazzi inizia a prendere forma solo successivamente. Arthur Bostwick, nel
capitolo “The library and the child” del saggio sulla biblioteca pubblica in
America19, individua tre elementi di base nella nascita della biblioteca per
ragazzi:
1. un mutamento ideologico nella concezione della biblioteca pubblica
(“The recognition of the need of a special attitude of the library toward
children is one of the features of the modern library idea”)
2. un riconoscimento del ruolo della biblioteca all’interno di un più
generale processo educativo (“It is impossibile to mantain the “oldfash-
ioned” attitude when once it is admitted that a library is part of our edu-
cational plan”)
3. un cambiamento logistico dell’organizzazione della biblioteca
stessa (“The advent of the children’s room, in its present form, was
also gratly hastened by the adoption of the open-shelf system”)
Emily Hanaway, pioniera del movimento per la biblioteca ragazzi a New
York, sottolinea in particolar modo la motivazione etico-sociale, configu-
rando per le children’s room un ruolo di sostegno alla donna lavoratrice20:
In the summer of 1885, while seated in a room where the National Asso-
ciation of Teachers had assembled, a thought, as if some one had leaned
over my shoulder and suggested it, came suddenly into my mind: “Why
not give the children reading rooms?” […]
18
Seguono, in ordine cronologico, la Juvenile Library di Lexington, Massachussets
(1827), la biblioteca di Peterborough, New Hampshire (1832), la biblioteca di Arlington,
Massachussets (1835).
19
Arthur Bostwick, The American Public Library, New York & London, D. Appleton & c.,
1929 (4th edition), pp. 87-106.
20
Emily Hanaway, The children’s library in New York and its constitution, “The Library
Journal”, 12, (1887), pp. 224-225.
18
One great reason for keeping open through the year is that many parents
are obliged to work all day, and the children run the risk of getting into all
sorts of crime. As an instance, not long I found a little girl in our depart-
ment who had been frequently caught pilfering. At last we thought it nec-
essary to send for the mother. She burst into tears and said: “What am I to
do? My children are alone after school hours until I return and I do not
know what are they doing”.
Commenta così Anna Baldazzi21:
La biblioteca dei ragazzi assume tutte le problematiche fondazionali della
biblioteca pubblica: la funzione sociale e democratica in una comunità plu-
rietnica e multilinguistica, la promozione della lettura come strumento di
integrazione e alfabetizzazione di strati sociali sfavoriti, la cooperazione
tra biblioteche e altre istituzioni educative, nonché il “governo”
dell’informazione; ma la sua origine è soprattutto legata alla funzione edu-
cativa e morale .Non a caso, infatti, anche se le prime forme di biblioteca
per ragazzi nascono come ambienti fisicamente limitati, separati e segre-
gati dalla biblioteca degli adulti […], il problema del rapporto tra biblioteca
pubblica e biblioteca dei giovani si apre su un contesto ampio, di grande
dibattito culturale, che trova eco nei maggiori esponenti della biblioteco-
nomia americana (Perkins, Cutter, Dewey, Poole, Spofford), su periodici
di rilievo nazionale, quali The Library journal e Public Libraries, in centri
economicamente e culturalmente vivaci, quali New York, Chicago, Bo-
ston, Pittsburgh.
L’atto di nascita della biblioteca per ragazzi è, sicuramente, l’appello che
lancia nel 1876 William Isaac Fletcher, Assistent Librarian presso la “Wa-
tkinson Library of Reference”, contenuto nel rapporto speciale sullo stato
delle biblioteche, redatto per il Department of Interior; in esso Fletcher
propone di creare sezioni ragazzi come parti integranti della biblioteca
21
A. Baldazzi, op.cit, p. 15.
19
pubblica22. L’apertura ai giovani viene indicata come una parte importante
della funzione della public library; si sottolinea come la mancanza di atten-
zione alle richieste dei giovani sia un errore poiché il limite di età non può
essere una discriminante nell’accesso alla cultura.
La conferenza annuale dei bibliotecari americani, nel 1879, affronta il tema
del rapporto tra biblioteca e scuola. Dalle relazioni presentate a Boston,
emergono due finalità parallele da attribuire alla biblioteca: il sostegno
all’attività scolastica e l’educazione alla lettura. Il primo orientamento è so-
stenuto da Robert Metcalf che, nel suo intervento23, rimarca la funzione di
supporto della biblioteca per ragazzi rispetto alla didattica., il secondo è
espresso da Green, bibliotecario della “Worcester Public Library” (Massa-
chussets), che assegna competenze educative non curricolari alla biblio-
teca dei ragazzi, il cui compito è stimolare l’amore per la lettura24.
Accanto a questi temi emerge anche una prima timida rivendicazione della
specificità della biblioteca per ragazzi. La sua funzione educativa va inter-
pretata in relazione alle peculiarità della biblioteca stessa: contenuti speci-
fici, metodi di insegnamento propri, collezioni ad hoc25.
Il dibattito professionale è vivace come testimonia la fondazione, nell’aprile
1888, della “Children’s Library Association”, per iniziativa di Melvil Dewey
e Emily Hanaway26.
22
William Fletcher, Public Libraries and Young in Public Libraries in the United States of
America: their history, condition and management, special report, Department of the Inte-
rior, Bureau of Education, Part I, Washington, Government Printing Office, 1876, pp. 412-
418.
23
Robert C. Metcalf, Reading in the public schools, in Boston conference: Papers on fic-
tion and reading of school children, “The Library Journal”, 4, (1879), pp. 319-366.
24
Samuel Swett Green, Sensational fiction in Public Libraries in Boston conference: Pa-
pers on fiction and reading of school children, “The Library Journal”, 4, (1879), pp. 345-
355.
25
Adams, bibliotecario a Quincy, sottolinea come il catalogo sia il perno della funzione
educativa della biblioteca e individua il compito e le caratteristiche di un catalogo per ra-
gazzi.
Charles Francis Adams, Fiction in Public Libraries and educational catalogues, in Boston
conference: Papers on fiction and reading of school children, “The Library Journal”, 4,
(1879), pp. 330-338.
26
È difficile rintracciare la storia della “Library Children Association prima del 1888, anche
se alcune lettere di Dewey, dirette agli amministratori della New York Free Circulation Li-