5
interlocutore autonomo in grado di arricchire il prodotto industriale con i
servizi offerti e di orientare quindi le scelte della clientela.
Nelle moderne economie sviluppate, pertanto, le imprese commerciali della
grande distribuzione rivestono un ruolo di primaria importanza. Fino a
quaranta anni fa, gli attori del settore distributivo erano principalmente
rappresentati dai piccoli punti vendita, dalle botteghe di fiducia, spesso a
gestione familiare che offrivano un servizio personalizzato ad ogni
consumatore. In questo contesto, la grande distribuzione occupava un ruolo
marginale che in pochi anni sarebbe diventato cruciale. Inizialmente, i sentieri
di crescita perseguiti si sono focalizzati sullo sviluppo nel mercato interno, con
l’obiettivo di aumentare il livello di penetrazione del territorio e di acquisire
maggiori quote di mercato. Il settore sempre più competitivo e saturo, tipico di
tutte le economie occidentali, e la natura del servizio commerciale, privo di
alcuna tutela legale che ne determina una quasi perfetta imitabilità, sono stati i
principali elementi che, successivamente, hanno obbligato invece le imprese
commerciali ad individuare nuovi percorsi di crescita che si sono realizzati
attraverso l’entrata in nuovi settori o ancora in nuovi mercati. Tra le molteplici
direzioni di sviluppo, la seguente tesi si focalizza sull’analisi del processo di
internazionalizzazione, con particolare riguardo al caso italiano. Si tratta di
primi, spesso timidi, approcci alla presenza su alcuni mercati esteri che
segnano, però, l’inizio di progetti di internazionalizzazione più solidi e
pianificati. La tesi ha pertanto voluto capire cosa stanno facendo a questo
riguardo i retailer nazionali e quali sono i progetti futuri di coloro che per
primi hanno iniziato ad essere presenti all’estero. Al fine di raggiungere questi
obiettivi, la tesi è stata articolata in quattro capitoli ciascuno dei quali
concentra l’attenzione su aspetti strettamente correlati tra loro.
Nel primo capitolo l’attenzione è posta su quelle che sono state le direttrici
dello sviluppo delle imprese commerciali; in particolare vengono esaminati i
riflessi dei mutamenti ambientali sulla domanda di servizi commerciali e lo
6
sviluppo conseguito delle attività commerciali nel corso degli anni fino alla
nascita della grande distribuzione organizzata.
Nel secondo capitolo, l’attenzione si sposta su quelle che sono le decisioni
strategiche fondamentali di un’impresa commerciale al fine di conseguire un
vantaggio competitivo sostenibile nel tempo. In particolare, vengono
esaminate le strategie di sviluppo dimensionale che sono come per l’impresa
industriale, la crescita nello stesso settore, mediante processi di integrazione
verticale o orizzontale, lo sviluppo di business differenti, o infine la strada
dell’internazionalizzazione.
Nel terzo capitolo ci si focalizza sul processo di internazionalizzazione
delle imprese commerciali, evidenziandone i motivi, le strategie, le modalità
di sviluppo e le conseguenze gestionali. Alla luce degli aspetti teorici, al
termine del capitolo si analizzano le possibili cause di insuccesso e/o
fallimento delle operazioni oltre confine, individuando due tipi di fattori
influenti: esterni, derivanti dalle forze del mercato, ed interni, determinati
dalle capacità manageriali dell’impresa.
Il quarto capitolo, infine, scende nello specifico ed analizza motivi,
modalità ed implicazioni strategiche ed organizzative dei processi di
internazionalizzazione iniziati da parte di alcune imprese commerciali italiane.
Per la parte empirica, visto il numero esiguo di retailer italiani che hanno al
momento intrapreso la strada dell’internazionalizzazione, si è deciso di
utilizzare un approccio qualitativo mediante interviste semistrutturate ai
manager che si sono occupati di questi processi.
Concludo questa presentazione con un doveroso grazie al Direttore
Commerciale di Coop Consumatori Nordest, Dott. G. Franceschi, al Direttore
Commerciale di CRAI, Dott. G. Parolini e al Direttore Commerciale di Conad
Adriatico, Dott. F. Stanghetta, che hanno accettato di rispondere alle domande
dell’intervista e senza i quali non avrei mai potuto realizzare la parte empirica
della tesi.
7
Capitolo 1
Sviluppo dell’impresa commerciale e nascita della grande distribuzione
organizzata
1.1 IL SISTEMA DISTRIBUTIVO E LA SUA EVOLUZIONE
Con il termine “sistema distributivo” si fa riferimento all’insieme degli
operatori che assicurano il deflusso dei prodotti dalle origini al consumatore
1
.
L’attività distributiva infatti consiste nel “[...] trasferire i beni dai luoghi di
produzione a quelli di consumo, nel conservarli nel tempo in modo da
immetterli nel mercato in ragione delle graduali richieste degli acquirenti e nel
porli a disposizione di quest’ultimi secondo le modalità di assortimento, di
pagamento e di consegna ad essi gradite
2
”.
Tradizionalmente le attività distributive rispondevo a necessità
essenzialmente di natura logistica, rappresentate dal trasferimento dei beni dai
luoghi di realizzazione a quelli di consumo; oggi invece i processi di
distribuzione vanno arricchendosi di contenuti informativi e di marketing che
richiedono capacità manageriali specialistiche e disponibilità finanziarie
tutt’altro che irrilevanti. E’ questa la ragione per cui nella realtà si assiste alla
formazione di canali distributivi
3
più o meno articolati, caratterizzati da un
continuo processo di ridefinizione dei rapporti interni, indotto dalla continua
evoluzione delle imprese commerciali, consapevoli della propria capacità di
condizionare le scelte di acquisto della clientela, i cui effetti si sono concretati
in una maggior conflittualità tra operatori dell’industria e della distribuzione
1
L.Sicca, Lo straniero nel piatto, 2004.
2
S.Sciarelli, R.Vona, L’impresa commerciale, 2000.
3
Per canale distributivo s’intende l’insieme degli operatori che assicurano il deflusso dei prodotti
nello spazio e nel tempo.
8
difficilmente disponibili ad accettare un ruolo sostanzialmente subalterno
l’uno rispetto all’altro
4
.
Ai fini di una breve ricostruzione storica del settore distributivo, sarà utile
pensare al processo economico come costituito da tre principali insiemi di
attività: un insieme di cui fanno parte le attività di produzione in senso stretto;
un insieme di attività in cui beni e servizi acquistati sono utilizzati dalle unità
di consumo per soddisfare i propri bisogni; un insieme di attività intermedie
tra le prime due, finalizzate al collegamento di produzione e consumo nello
spazio, nel tempo e con le modalità desiderate dalla domanda.
Approssimativamente è possibile schematizzare l’evoluzione della
distribuzione in tre grandi fasi
5
:
1. nascita intermediari specializzati
2. rivoluzione commerciale
3. distribuzione moderna
Con riferimento alla prima fase, questa si è avuta quando c’e stato il
passaggio da un’economia di sussistenza ad un’economia di mercato, con la
progressiva sostituzione dell’autoproduzione con lo scambio di beni e servizi
sul mercato
6
. In effetti, lo sviluppo del settore commerciale ha seguito lo
sviluppo del settore industriale poiché è frutto di un processo di
specializzazione che è alla base della Rivoluzione Industriale: la
specializzazione produttiva ha fatto allontanare il singolo produttore dai suoi
potenziali compratori e di conseguenza sono diventati evidenti i vantaggi di
affidare ad imprese indipendenti la vendita al consumo dei beni prodotti
dall’industria. Alla loro origine i servizi commerciali avevano sono una
funzione “logistica” in quanto l’inserimento di un intermediario tra produttori
4
S.Sciarelli e R.Vona, L’impresa, cit., p.19
5
L.Pellegrino, Economia della distribuzione commerciale, 1990.
6
L’economia di scambio determinò il conseguimento di economie di scala derivanti dalla
specializzazione.
9
e consumatori demoltiplicava il numero di spostamenti necessari a rendere
possibili gli scambi, così come mostrato dalle figure seguenti:
Figura 1: Relazioni di scambio in assenza di intermediari commerciali
Fonte: L.Pellegrini, Economia della distribuzione commerciale, p.9.
Queste figure, a confronto, spiegano anche perché l’attività distributiva
diventi quella tipica di imprese indipendenti e non rimanga invece integrata
nell’impresa industriale: il vantaggio fondamentale della presenza di un
intermediario specializzato sta, infatti, nel raccogliere i beni di diversi
produttori per proporli ad un universo di compratori molto più vasto di quanto
riuscirebbe a fare il singolo produttore ed in modo economicamente più
efficiente.
In un secondo momento, però, la funzione della distribuzione cessa di
essere solo logistica, per assumere una dimensione informativa che ne fa non
più soltanto un mezzo per mettere in contatto consumatori e produttori ad un
costo più basso, ma anche un “filtro” di informazione/conoscenza tra i due
sistemi da un lato, selezionando un assortimento e proponendo proprie
politiche di marketing (il c.d. retailing mix
7
) e dall’altro, fornendo all’industria
7
L’insieme delle variabili che vengono combinate dal dettaglio in funzione del soddisfacimento delle
attese potenziali clienti. Rappresenta la combinazione ottimale di tali variabili.
10
importanti feedback sui comportamenti d’acquisto dei consumatori. Il
distributore commerciale diviene da anello subordinato della catena mercantile
soggetto imprenditoriale autonomo e con un proprio (seppur ancora limitato)
potere contrattuale.
Successivamente con la rivoluzione commerciale, le imprese commerciali
oltre a fornire servizi logistici, hanno offerto dosi crescenti di servizi di natura
commerciale distinti dalla domanda di beni, seppur da essa derivati
8
, operando
con una logica industriale
9
, dando i natali alla distribuzione cosi detta
“moderna”. La spinta a questa rivoluzione è derivata da un cambiamento
intervenuto sul lato della domanda, e dunque, come processo di ridefinizione
delle modalità con cui la distribuzione interagisce con la funzione di
approvvigionamento dei consumatori. Il “nuovo consumatore” non e’ più
consumatore di soli beni ma richiede che questi siano forniti assieme ad un
complesso di servizi sempre più differenziati. Il commercio ha quindi cercato,
di rendersi indipendente, risultando, sovente, portatore di interessi in contrasto
con quelli della produzione dando vita, all’interno dei canali di distribuzione, a
fenomeni di conflittualità più o meno accesa. In effetti, l’ampiezza degli
assortimenti ha reso estremamente difficile per i produttori l’attuazione di
processi di integrazione a valle, soprattutto nel comparto dei beni banali
10
;
questa situazione ha rappresentato e tutt’oggi rappresenta un punto di forza
fondamentale su cui si basa il potere contrattuale delle imprese distributive.
Nel caso invece di beni problematici
11
, invece, la situazione è
sostanzialmente differente, in quanto l’accresciuta offerta dei beni, ha reso
difficilmente percorribile la strada della standardizzazione produttiva. E’
intuibile, quindi, l’importanza assunta dalla distribuzione per un’efficace
implementazione delle strategie di differenziazione della produzione.
8
C.Baccarani, Impresa commerciale e sistema distributivo,1993.
9
Si parla infatti di produzione di servizi commerciali.
10
Vengono definiti anche beni di uso corrente ,o di largo consumo o come li definisce la letteratura
inglese,grocery.
11
Vengono definiti anche beni di confronto o di acquisto speciale che la letteratura inglese include tra
i beni cosi detti non grocery.