4
ci sia la possibilità di comunicare, scegliendo una lingua che sia
parlata dal maggior numero possibile di persone. E proprio
questo è lo status della lingua inglese alla fine del ventesimo
secolo, perché, essendosi diffusa in gran parte del globo grazie
alla vastità dell’impero coloniale costruito nell’arco di secoli di
storia, è oggi parlata da una vasta porzione della popolazione
mondiale.
I parlanti inglesi sono stati anche fra i primi ad interessarsi dei
problemi connessi ai processi di acquisizione e apprendimento, in
rapporto alla prima e alla seconda lingua, e gran parte del
seguente studio si basa sulle osservazioni più recenti nel settore,
dedotte da esperimenti compiuti per testare l’efficacia di teorie
linguistiche anche molto affermate.
Il primo capitolo parte da alcune definizioni di base, quali la
differenza tra acquisizione e apprendimento, per continuare poi
con la descrizione dei fattori che influiscono su tali processi e del
modo in cui si cerca di fornirne una spiegazione definitiva, anche
se le caratteristiche stesse del linguaggio, definito come funzione
5
culturale, piuttosto che biologica, ne impediscono la
cristallizzazione in una forma finita. Si sono analizzati anche i
percorsi individuali che portano alla formazione dell’interlingua,
cioè una sorta di idioletto che attraversa varie fasi di sviluppo nel
suo processo di trasformazione dalle caratteristiche della prima
lingua a quelle della seconda.
Il secondo capitolo tratterà da vicino le polemiche sorte
dall’elaborazione di ipotesi (in particolare l’Ipotesi del periodo
critico) che tentano di risolvere le differenze evidenti tra bambini
e adulti nella loro assimilazione dei dati cui vengono esposti. Ne
risulta che il fattore età genera molti problemi in campo
linguistico, che si legano allo sviluppo cognitivo e sociale
dell’individuo, ed obbliga a porre l’attenzione su quel momento
particolare della crescita che è la pubertà.
Nel terzo capitolo, infine, si riporteranno in maniera dettagliata,
esempi di esperimenti compiuti su di un aspetto specifico tra
quelli che costituiscono la grammatica di una lingua, e cioè
l’acquisizione della morfologia verbale. Lo studio riportato
6
riguarda la lingua francese, considerata come L2 dagli studiosi
inglesi, che rappresentano la principale fonte d’ispirazione per gli
studi basati sull’età, visto che questi non hanno ancora attecchito
del tutto in Italia, o non hanno suscitato l’interesse necessario,
mentre l’Inghilterra si trova all’avanguardia in questo settore,
fornendo contributi basati su dati concreti e aggiornati.
7
Capitolo primo
Il confronto tra prima e seconda lingua nei processi di
acquisizione e apprendimento
8
1.1– L’acquisizione della prima lingua.
Il linguaggio è l’espressione più evidente della diversità esistente
tra l’uomo e gli altri primati. La sua familiarità nella vita
quotidiana ci porta a credere che sia istintivo, naturale come il
camminare, ma il fatto stesso che questa facoltà sia appannaggio
esclusivo degli esseri umani dovrebbe mettere in secondo piano
l’aspetto biologico e farci considerare che il processo di
acquisizione del linguaggio è del tutto differente da altri
meccanismi che si sviluppano in modo naturale, quali appunto la
capacità di camminare o di vedere, che sono funzioni biologiche
inerenti all’uomo.
1
“Il bambino non viene al mondo in un ambiente puramente
naturale, ma in grembo ad una comunità sociale che certamente
lo inserirà nelle sue tradizioni”.
2
1
SAPIR E., Il linguaggio, Einaudi, Torino, 1969, pag. 3.
2
Ibidem.
9
Il linguaggio perciò è “un sistema puramente convenzionale di
simboli sonori”,
3
ed in quanto tale non può essere considerato
una funzione organica, ma una funzione acquisita, ”culturale”.
Per questo motivo ogni lingua deve essere acquisita tramite il
continuo contatto del bambino con l’ambiente che lo circonda.
E’ proprio questo che svolge un ruolo determinante nel processo
stesso di acquisizione,
4
che si verifica a livello inconscio tramite
l’interiorizzazione delle conoscenze e dei “saper fare” che
costituiscono una conoscenza linguistica.
5
L’acquisizione della prima lingua è perciò legata allo sviluppo
sociale e cognitivo.
6
3
Ibidem, pag. 4
4
“Il termine acquisizione è usato per il processo tramite cui una lingua viene imparata
come risultato di un’esposizione naturale ed in gran parte casuale”.
WILKINS D., Second Language Learning and Teaching, Edward Arnold, London, 1974,
pag. 26; in CILIBERTI A., Manuale di Glottodidattica, La Nuova Italia, Firenze, 1997,
pag. 9.
5
HOLEC H., Descriptions linguistiques et Enseignement – Apprentissage des langues,
1990, pagg. 35-36; in CILIBERTI A., op .cit., pag. 9.
6
KLEIN W. , Second language acquisition, Cambridge University Press, Cambridge, 1986,
pag. 4.
10
La produzione di una frase grammaticalmente corretta è frutto
dell’acquisizione di categorie cognitive che soggiacciono ai vari
mezzi espressivi delle lingue naturali ( ad esempio le categorie di
spazio, tempo, modo, ecc. ).
7
Esse si manifestano nel bambino
prima ancora della presentazione del linguaggio, che secondo
Piaget,
8
si verifica intorno ai due anni di vita.
La nascita della percezione cognitiva consente al bambino di
creare un proprio schema interno tramite il quale si attua
l’acquisizione di una conoscenza di tipo relazionale perché,
quanto maggiore sarà la discrepanza tra stimolo ( e quindi input
fornito dall’ambiente esterno ) e schema interno, tanto maggiore
7
Ibidem.
8
Piaget individua sei stadi nello sviluppo mentale del bambino, di cui i primi tre
appartengono al periodo della prima infanzia ( 0 – 2 anni ), quindi antecedenti al
linguaggio, e sono caratterizzati da:
1. Meccanismi ereditari;
2. Prime abitudini motorie e percezioni organizzate;
3. Intelligenza pratica o sensomotoria e organizzazioni affettive elementari;
4. Intelligenza intuitiva e rapporti sociali di subordinazione all’adulto ( 2 - 7 anni ) :
l’utilizzazione del linguaggio in questa fase porta alla nascita del pensiero puro, che,
attraverso il gioco, diventa una modificazione del reale secondo i propri desideri, e del
pensiero verbale che si esplica a livello linguistico nella formulazione interrogativa dei
famosi “perché”, con cui il bambino cerca contemporaneamente lo scopo e la causa;
5. Operazioni intellettuali concrete e nascita dei sentimenti morali e sociali di
cooperazione ( 7 – 12 anni );
6. Operazioni intellettuali astratte e formazione della personalità ( adolescenza ).
PIAGET J., Lo sviluppo mentale del bambino, Einaudi, Torino, (Parte prima).
11
sarà l’attenzione, che è indispensabile a stabilire un rapporto tra il
bambino e la madre, primo veicolo dell’acquisizione linguistica.
9
Quindi si può facilmente dedurre che la facoltà linguistica sia
comunque presente nell’uomo fin dalla nascita, ma sono
essenzialmente i fattori esterni ad estrinsecarla e a differenziarla
facendone un prodotto culturale, frutto di diverse variabili che
interagiscono fra loro.
A questo proposito studi di carattere fonetico \ fonologico
compiuti da Chambers e Trudgill in Inghilterra e in Scozia per
analizzare la presenza di alcune varianti linguistiche nei vari
dialetti corrispondenti, hanno mostrato che la produzione del
linguaggio è fortemente influenzata da fattori come: classe
sociale, stile, sesso ed età.
9
STERN D. N., Le prime relazioni sociali: il bambino e la madre, Soveria Multimedia,
Roma, 1989.
12
Nel primo caso l’appartenenza ad una classe sociale più elevata
comporta anche la scelta di varianti linguistiche più vicine allo
standard, ma, in tutte le classi sociali si nota una maggiore
accuratezza nel passaggio da uno stile spontaneo ad uno stile più
accurato. Per quanto riguarda il sesso, è emerso che le donne si
differenziano per l’uso di variabili di uno status più alto, mentre
il rapporto con l’età pone ad un livello elevato di accuratezza gli
individui di età media, perché utilizzano la lingua come fattore
sociale che gli consenta di raggiungere anche obiettivi
individuali, in funzione dell’ambizione sociale.
10
Tutti questi fattori perciò fanno parte dell’ambiente in cui si
verifica l’acquisizione linguistica, ma come spiegare i
meccanismi interni che sono alla base di queste funzioni, ovvero
che consentono la produzione del linguaggio?
10
CHAMBERS J. K. e TRUDGILL P., La dialettologia, Il Mulino, Bologna, 1987, pagg.
91 – 106.
13
Consideriamo a questo proposito l’Ipotesi della Grammatica
Universale come formulata per la prima volta da Chomsky.
11
Ogni bambino normale, anche se esposto a dati inadeguati e
spesso insufficienti, giunge a conoscere la grammatica della sua
lingua nativa in un periodo di tempo sorprendentemente breve
12
,
e raggiunge il complesso sistema linguistico ad almeno quattro
livelli:
1. Il discorso cui il bambino è sottoposto non consiste in maniera
uniforme di frasi grammaticali complete, ma di brevi parole
pronunciate con pause e false partenze.
2. La lingua che il bambino ascolta è finita, e tuttavia egli
diventa capace sia di produrre che di comprendere frasi che
vanno ben oltre quelle sentite durante l’infanzia.
11
Partendo dallo strutturalismo Chomsky teorizza un tipo di grammatica capace di
produrre una descrizione strutturale delle frasi, senza però tener conto degli atti di
comunicazione. E’ chiamata Grammatica Generativo – Trasformazionale : generativa
perché è capace di generare da una serie finita di elementi un numero infinito di frasi,
strutturalmente universali; trasformazionale perché è capace di operare una serie di
trasformazioni mediante le quali è possibile ricostruire la struttura profonda di ogni frase.
Il tipo di grammatica di Chomsky resta nell’ambito della linguistica teorica, ed è difficile
applicarlo alla didattica, perché non tiene conto dell’aspetto creativo del linguaggio,
producendo un’anomalia nell’intersezione tra asse paradigmatico, l’asse verticale che
genera un sistema chiuso di categorie, ed asse sintagmatico, quello orizzontale che
stabilisce l’ordine delle parole.
12
KLEIN W., op. cit., pag. 6.