5
oggi sono divenute urgenti come l’Effetto serra (nel quale l’eccesso d’anidride
carbonica determina un generale aumento di calore sul nostro pianeta, con la
conseguenza dello scioglimento dei ghiacci polari e il pericolo
dell’inondazione d’intere aree costiere), noto fin dagli anni 70, e il buco
dell’ozono (fascia dell’atmosfera per noi vitale, giacché assorbe le radiazioni
ultraviolette provenienti dal Sole) che può contribuire all’indebolimento del
sistema immunitario e al danneggiamento del DNA, alterando il lavoro delle
cellule, oltre a favorire l’insorgenza del melanoma (cancro della pelle).
Tutti questi avvenimenti e problemi, che oggi sono davanti ai nostri occhi,
richiedono una doverosa riflessione sul ruolo giocato dall’essere umano nello
svolgimento della propria esistenza. A tal proposito, possiamo ad esempio
chiederci: l’odierna accelerazione tecnologica (con il conseguente aumento del
potere dell’uomo sul mondo che lo circonda), per essere compresa ed
affrontata adeguatamente, può aver bisogno di una nuova visione del mondo?
Questa domanda nasce spontaneamente dalle considerazioni che si possono
fare nei riguardi del pensiero scientifico, proprio della nostra civiltà.
6
Difatti, secondo Fritjof Capra (fisico teorico delle alte energie):
“[…] la maggior parte degli accademici accettano percezioni anguste della realtà che sono
inadeguate a far fronte ai problemi principali del nostro tempo.”
1
; “La nostra scienza e la
nostra tecnologia si fondano sulla convinzione seicentesca che una comprensione della
natura implichi il dominio della natura da parte dell’uomo. […] quest’atteggiamento ha
prodotto una tecnologia che è insana e disumana”
2
.
Queste parole di F. Capra, c’inducono a meditare sulle stesse origini del
pensiero scientifico, nato nel periodo tra il XVI e il XVII secolo (cioè il
periodo della cosiddetta Rivoluzione scientifica). Citando le parole dello
storico Herbert Butterfield, possiamo rilevare come in quel periodo:
“[…] sia nella fisica celeste come in quella terrestre – che occupano la posizione strategica
nell’intero movimento – i mutamenti dipesero in primo luogo non da nuove osservazioni o
da ulteriori prove, ma dal sorgere di concezioni diverse dalle precedenti nelle menti degli
stessi scienziati.”
3
.
Inoltre, anche il filosofo e matematico Alfred North Whitehead (1861-1947)
arriva a sostenere qualcosa di simile quando scrive:
“Perché la spinta è venuta e si è accelerata nei secoli XVI e XVII? Alla fine del Medio Evo
si manifesta una nuova mentalità.”
4
. Difatti, “[…] il calmo sviluppo delle scienze ha dato
una nuova colorazione alla nostra mentalità; questo nuovo modo di pensare, […] è ora
diffuso in tutto il mondo civile. […] La nuova mentalità è anzi più importante della nuova
scienza e della nuova tecnica. Ha modificato i presupposti metafisici e le facoltà
immaginative del nostro spirito”
5
.
1
Fritjof Capra, Il punto di svolta, ed. Feltrinelli, 2000, pag. 25
2
Fritjof Capra, op. citata, pag. 40
3
Herbert Butterfield, Le origini della scienza moderna, ed. Il Mulino, 2000, pag. 7
4
A. N. Whitehead, la scienza e il mondo moderno, ed. Valentino Bompiani, Milano, 1959, pag. 22
5
A. N. Whitehead, op. citata, ed. Valentino Bompiani, Milano, 1959, pag. 18-19
7
Dalle precedenti citazioni possiamo notare come il periodo della Rivoluzione
scientifica è considerato tale per l’emergere di una vera e propria nuova
mentalità. Allo stesso tempo, però, non dobbiamo dimenticare che:
“I mutamenti che si verificarono in quel periodo della storia del pensiero non hanno,
tuttavia, maggior importanza di quelli che si ebbero nella vita e nella società. […] Bacone
aveva sempre messo in rilievo le immense possibilità pratiche della scienza, i vantaggi che,
al di sopra d’ogni illusione, si possono ottenere attraverso il dominio della natura. […] Per
duemila anni l’aspetto generale del mondo e le attività degli uomini avevano subito
mutamenti sorprendentemente irrilevanti, l’orizzonte era sempre lo stesso, tanto che gli
uomini non avevano coscienza né del procedere della storia né del progresso […]. […]
Ora, invece, i mutamenti divennero così frequenti da essere percepiti ad occhio nudo;
l’aspetto del mondo e le attività degli uomini si trasformarono nello spazio di un secolo più
che non avessero fatto prima in mille anni.”
6
.
Tutto ciò fa riflettere sulle similarità che esistono tra il periodo della
Rivoluzione scientifica e quello che noi oggi stiamo vivendo. Difatti, ci è
possibile rilevare:
“un profondo squilibrio culturale, che è alle radici stesse della crisi corrente: uno squilibrio
nei nostri pensieri e sentimenti, nei nostri valori e atteggiamenti, e nelle nostre strutture
sociali e politiche. […] la conoscenza scientifica è spesso considerata l’unico tipo
accettabile di conoscenza. […] Questo atteggiamento, noto come scientismo, è molto
diffuso, e pervade il nostro sistema scolastico e tutte le altre istituzioni sociali e politiche.”
7
.
L’irrigidimento del pensiero scientifico (cioè del nostro odierno modello di
comprensione della realtà che ci circonda e non del metodo sperimentale) e i
continui cambiamenti che possiamo notare nel nostro ambiente naturale e
6
Herbert Butterfield, op. citata, pag. 216 e pag. 218
7
Fritjof Capra, op. citata, pag. 36
8
sociale, ci inducono a pensare alla necessità di una nuova modalità di pensiero
che sia consona al mondo che ci apprestiamo a vivere. Un mondo in cui:
“L’uomo sta rivoluzionando, questa volta su scala senza precedenti, il suo ambiente
naturale. Come Serge Moscovici ha detto, egli crea una <<nuova natura>>. Ciò non può
essere evitato. […] Oggi più che mai il futuro dipende da noi: gli uomini, popolando il
mondo con nuove generazioni di macchine e di tecniche hanno bisogno […] di una
scienza che non sia né docile strumento sottomesso a priorità ad essa estranee, né corpo
estraneo che si svilupperebbe nel grembo di una società-substrato e che non avrebbe da
render conto a nessuno. […] Tuttavia crediamo ugualmente che sia significativo che le
nostre teorie scientifiche siano oggi capaci di liberarsi dai limiti e dai presupposti che
sembravano dover perpetuare le scelte di una cultura tramontata […]. La nostra scienza
non può più permettersi di essere angustamente occidentale, e questo è tanto più vero in
quanto le reazioni irrazionaliste che si fondano sul <<rifiuto>> della scienza sono oggi più
che mai pericolose. […] A lungo, il carattere assoluto degli enunciati scientifici è stato
considerato simbolo di razionalità universale. Al contrario, noi pensiamo che la nostra
scienza si aprirà all’universale […] nel momento in cui essa sarà capace di un dialogo con la
natura di cui finalmente si apprezzino le molteplici malie, e con gli uomini di tutte le
culture, di cui finalmente si rispettino i problemi.”
8
.
Questa nuova modalità di pensiero sta già sviluppandosi (e tenta di
affermarsi), proprio a partire dalle nuove concezioni che in ogni campo del
sapere si stanno finalmente facendo avanti.
Una delle persone che per prima, nelle proprie opere, ha incominciato ad
affrontare e riflettere sulla prospettiva di una nuova visione del mondo è
Fritjof Capra (oggi dirigente del Center for Ecoliteracy, a Berkeley, in
California) che, laureato in fisica all’Università di Vienna, ha compiuto
ricerche nella fisica delle alte energie in diverse università europee ed
8
Ilya Prigogine - Isabelle Stengers, La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, ed. Einaudi, Torino,
1993, pag. 22-23
9
americane, anche se da tempo si occupa anche delle implicazioni filosofiche, e
non, della scienza moderna. I risultati del suo pensiero costituiranno il punto
di partenza (Cap. 1) ed il nostro filo conduttore nel lavoro che ci apprestiamo
a svolgere, cioè il tentativo di mostrare chiaramente come la nuova visione del
mondo
9
, da lui proposta, sia l’espressione diretta dei nuovi paradigmi della
conoscenza psicologica.
Per fare quello che ci siamo prefissati, prenderemo prima in considerazione il
mutamento di paradigma in corso nella scienza moderna, affrontando le
differenze che contraddistinguono la visione meccanicistica da quella olistica
ed ecologica (Cap. 2). Chiarite le differenze tra queste due diverse visioni,
considerate da F. Capra come complementari, ci soffermeremo su quelle
discipline che rappresentano, per lui, i fulcri del mutamento del nostro
paradigma conoscitivo e cioè la fisica, la biologia e la psicologia (Cap. 3).
Passeremo poi ad occuparci del pensiero sistemico (Cap.4), la vera chiave di
lettura della sua emergente nuova visione del mondo, e della cognizione (Cap.
5), intesa come il processo della vita caratterizzante l’intera rete di relazioni
esistenti tra gli esseri viventi.
9
Ovvero, la costellazione completa di percezioni, valori e azioni umane che ci si presentano nel
pensiero di F. Capra.
10
Tutto ciò, ci condurrà all’indagine del parallelismo esistente tra questa nuova
visione emergente ed i concetti fondamentali proposti dalle maggiori correnti
della filosofia orientale e delle culture tradizionali non occidentali (Cap. 6).
L’aver rilevato i punti di contatto tra questa nuova visione e le filosofie non
occidentali, ci permetterà poi di individuare se alcuni di essi sono (o erano)
stati già in parte recepiti da alcuni campi del nostro sapere. Proprio per
questo, focalizzeremo la nostra attenzione (Cap. 7): sui nuovi movimenti di
psicologia; sugli sviluppi d’alcuni periodi e correnti della filosofia occidentale e
sull’ecologia. Alla fine, passeremo a far notare quegli aspetti della nuova
visione emergente (proposta da F. Capra) in rapporto con i momenti
esistenziali e psicologicamente più rilevanti del nostro ciclo di vita (Cap. 8).
Ad ogni modo (e prima di tutto) non dobbiamo mai dimenticare che:
“[…] comunque grande sia d’originalità o l’ampiezza di una nuova scoperta, non si può né
si deve ricostruire troppo rapidamente l’edificio della nostra mente. È uno dei motivi per
cui la scienza, nonostante tutte le sue rivoluzioni, è conservatrice. Ecco perché dobbiamo
accettare il fatto che nessuno di noi, da solo, potrà mai sapere moltissimo. Ecco perché
dobbiamo trarre confronto dal fatto che, tutti insieme, sappiamo sempre di più.”
10
.
10
Julius Robert Oppenheimer, Scienza e pensiero comune, ed. Paolo Boringhieri, 1965, pag. 155
11
CAPITOLO 1.
FRITJOF CAPRA: IL PENSIERO CHE EMERGE DAI
SUOI SCRITTI.
1.1 LO SVILUPPO DEL SUO PENSIERO.
In questi ultimi anni, Fritjof Capra è stato da molti considerato, sia nel bene
che nel male, uno degli esponenti più influenti della corrente di pensiero a noi
nota con il nome di New Age (Nuova Era).
Sorvolando su questa riduttiva definizione del peso che ha (e che può avere) il
pensiero di F. Capra, per noi è molto più importante, primariamente, porre
l’accento sullo sviluppo delle opere che, secondo noi, rappresentano la
summa del suo pensiero.
Dopo aver conseguito la laurea in fisica all’Università di Vienna nel 1966, F.
Capra trascorse i primi due anni di ricerca postdottorale in fisica teorica
all’Università di Parigi. Nel 1968 si trasferì in California dove ebbe un incarico
d’insegnamento e ricerca all’Università di California a Santa Cruz.
In California entrò in contatto con due culture molto diverse: la cultura
ufficiale della società americana e la “controcultura” degli hippies.
12
Nei due anni seguenti aderì a molte delle esperienze della “controcultura”,
partendo proprio dalla contestazione studentesca che nel 1968 aveva avuto
inizio.
Il suo primo incontro col misticismo orientale lo ebbe a Parigi, grazie al
fratello Bernt, studente in architettura. Suo fratello gli procurò un’antologia di
poeti e scrittori della beat generation. Quella antologia lo introdusse alle opere
di diversi autori, tra cui Alan Watts (uno degli esponenti di spicco della
“controcultura”). Alan Watts è considerato, da F. Capra, l’unico autore capace
di descrivere gli insegnamenti orientali trasformandone la forma, in modo tale
da riadattarli al nostro contesto culturale senza distorcerne il significato (una
capacità che è possibile riscontrare nello stesso F. Capra). Dopo questo primo
incontro con una corrente di pensiero differente da quella dominante in
occidente, Capra ritenne di aver scoperto l’esistenza di paralleli fra la fisica
moderna e il misticismo orientale. Dopo la lettura di un libro francese sul
buddismo zen, scoprì l’importanza che aveva il paradosso nelle tradizioni
mistiche. La risoluzione di paradossi, però, era anche al centro della fisica
moderna, dato che il ragionamento logico non permetteva di risolvere i
problemi nati nello studio del mondo submicroscopico.
13
Lo stesso Capra ci dice che:
“Ogni volta che l’intelletto analizza la natura essenziale di cose, essa sembra sempre
assurda o paradossale. Questo fatto […] è diventato un problema nella scienza solo da
pochissimo tempo. […] La nostra conoscenza attuale della situazione al livello subatomico
non è più derivata dall’esperienza diretta, e perciò il nostro linguaggio non è più adeguato a
descrivere i fenomeni osservati. […] Come i mistici, i fisici stavano occupandosi ora di
un’esperienza non sensoriale della realtà e, come i mistici, dovevano fronteggiare gli aspetti
paradossali di quest’esperienza.”
11
.
La riflessione su questi argomenti ed altre esperienze particolari, vissute nel
corso di quegli anni, portarono alla stesura dell’articolo The Dance of Shiva: The
Hindu View of Matter in the Light of Modern Physics. L’articolo fu pubblicato in
“Main Currents in Modern Thought”, una rivista dedicata a studi
interdisciplinari ed integrativi. Questo articolo fu la prima sintesi del pensiero
di F. Capra che ricevette molti consensi; infatti, il suo autore ricorda che “La
risposta che mi fece più piacere, però, fu quella di Werner Heisemberg, il
quale mi scrisse: <<Sono sempre stato affascinato dai rapporti fra gli antichi
insegnamenti orientali e le conseguenze filosofiche della moderna teoria
quantistica.>>”
12
.
Le note di apprezzamento ricevute da uno dei pionieri della fisica moderna,
stimolò ulteriormente F. Capra; egli continuò le sue ricerche e moltiplicò le
11
Fritjof Capra, Verso una nuova saggezza, ed. Feltrinelli, 1993, pag. 26
12
Fritjof Capra, op. citata, ed. Feltrinelli, 1993, pag.32
14
sue esperienze, fino a giungere alla stesura del suo primo libro intitolato Il Tao
della fisica, edito nel novembre del 1975.
In questo testo, F. Capra cerca di rendere chiari, con una analisi approfondita,
i possibili paralleli esistenti tra le nuove scoperte della fisica moderna e lo
spirito della saggezza orientale. Da una parte spiega i concetti, i paradossi e gli
enigmi delle nuove teorie della fisica e, dall’altra, nel secondo capitolo
intitolato: “La via del misticismo orientale”, espone le concezioni
fondamentali delle maggiori correnti di pensiero orientali.
L’uscita, e il successo di questo primo libro, risolse finalmente i continui
problemi economici che assillarono Capra a partire dal 1970 (cioè dall’anno in
cui ricevette l’ultimo assegno per ricerche nella fisica delle particelle). Ma i
continui viaggi per presentare e discutere del suo libro e gli incontri avuti,
specie negli Stati Uniti, con importanti studiosi di fisica, come Geoffrey
Chew, di epistemologia e biologia, come Gregory Bateson (figlio di William
Bateson, che coniò il termine di “genetica”), e di psicologia, come Ronald D.
Laing e Stanislaf Grof (due psichiatri, conoscitori della tradizione
psicoanalitica e studiosi degli stati alterati di coscienza), permisero a Capra di
capire che la sua intuizione, di un nuovo modo di vedere il mondo (avuta nel
15
campo della fisica), esigesse un ampliamento della ricerca anche ad altri campi
dello scibile umano. Capra, infatti, dopo Il Tao della fisica, era convinto che la
fisica moderna sarebbe stata base del cambiamento di tutte le altre discipline
scientifiche umane e naturali.
Dopo lunghi incontri e confronti con diverse personalità contemporanee
(oltre a quelle menzionate), F. Capra arrivò a formulare una nuova visione del
mondo che espose esaurientemente nel suo libro Il punto di svolta, edito nel
1982. In questo testo Capra, percorrendo le tappe principali dello sviluppo
odierno di discipline come la fisica, la psicologia, la biologia, la medicina e
l’economia, sostiene che la nostra visione del mondo sta cambiando. Il
mondo, secondo Capra, è percorso da nuovi e continui mutamenti che si
manifestano ad ogni livello sociale. Questa situazione richiede un nuovo
modo di vedere ed affrontare i problemi. F. Capra ritiene che:
“La nuova concezione dell’universo fisico non fu affatto facile da accettare per gli
scienziati all’inizio del secolo. […] Io sono giunto alla convinzione che oggi la nostra
società, nel suo complesso, si trovi in una crisi simile. […] un’unica crisi, che è
essenzialmente una crisi di percezione […] conseguenza del nostro tentativo di applicare i
concetti di una visione del mondo superata […] ad una realtà che non può più essere intesa
in funzione di tali concetti.”
13
.
13
Fritjof Capra, Il punto di svolta, ed. Feltrinelli, 1990, pag. 15-16
16
Il nuovo modo di vedere proposto, da Capra, è legato principalmente alla sua
esperienza di un mondo interconesso in tutti i molteplici aspetti e in ogni sua
parte; un mondo in cui il tutto è più della somma delle sue parti.
Capra giustifica questo suo modo di vedere le cose avvalendosi del pensiero
sistemico, vera chiave di volta di tutta la sua riflessione, che gli permette di
porre l’accento sull’universo di relazioni esistenti tra le varie innovazioni
conoscitive odierne. Le conclusioni cui Capra giunge svolgendo le sue idee, lo
portano a definire la visione del mondo da lui proposta con il termine di
“visione ecologica”.
Dopo aver raccontato la storia personale che è alla base dell’evoluzione delle
sue idee, nel libro Verso una nuova saggezza (edito nel 1988), Capra ha esposto i
risultati dei suoi ultimi studi nel libro La Rete della Vita (edito nel 1996). Come
ci dice lo stesso Capra “La rete della vita è una continuazione e un ampliamento
del capitolo de Il punto di svolta intitolato <<La visione sistemica della
vita>>”
14
.
In questa sua ultima opera, Capra cerca di far vedere come nel delinearsi del
nuovo pensiero (che egli ha proposto) la natura e gli esseri viventi (visti non
come entità isolate, ma sempre e comunque come “sistemi viventi” dove il
14
Fritjof Capra, La Rete della Vita, ed. Biblioteca scientifica Sansoni, 1998, pag. 8
17
singolo è in uno stretto rapporto di interdipendenza con i suoi simili e con
tutto il sistema) sono inseriti in ciò che lui definisce “La Rete della Vita”. La
Rete di relazioni, che Capra ci propone, tra le ultime scoperte (come la teoria
del caos, la matematica della complessità, la geometria frattale, ecc.) di quei
campi del sapere che si interessano agli organismi viventi complessi, non
vuole essere altro che una visione unificata di mente, materia e vita. Questa
visione unificata è l’ultima formulazione del nuovo pensiero emergente che
Capra ci propone. Un pensiero, la cui prospettiva fondamentale è renderci
consapevoli del fatto che la Vita è ovunque intorno a noi, e ne facciamo parte.
Avendo, a questo punto, chiarito il modo in cui si è sviluppato ed espresso il
pensiero di F. Capra nelle sue opere, possiamo passare alla disamina dei
concetti più importanti che ci serviranno nel proseguimento del nostro
lavoro.