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2. CONSUMO DI SPAZI E SPAZI DI CONSUMO NELLA REALTA’ DI DUE
CENTRI COMMERCIALI: GALLERIA UMBERTO I E LE PORTE DI NAPOLI
2.1 LUOGHI DI CONSUMO E LORO INSERIMENTO NEL TESSUTO URBANO
Come i non luoghi di Marc Augè, i centri commerciali possono essere rivisitati come
luoghi liminali, di transito, in cui è piacevole perdersi in una dimensione senza tempo,
in uno spazio che isola dal mondo esterno e che riproduce nel suo interno un mondo a
misura d’uomo in cui è possibile vagare, incontrare altre persone, giocare con le vetrine
dei negozi e i loro prodotti, concedersi ad un’esplorazione ludica totale.
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Così come gli shopping centers, i parchi tematici sono spazi che non appartengono al
locale, che non si limitano a sedurre e servire soltanto il passante del luogo.
Oltrepassando la tradizionale scena urbana rispondono ad un modello non abitato in
modo stanziale, ma usato e percorso da consumatori che ne sanciscono, con la loro
presenza, la dimensione esistenziale, antropologica e politica.
Il territorio multisala delle città contemporanee è costellato da grandi edifici ludico-
commerciali, centri commerciali integrati, multisala, grandi impianti sportivi, centri
ricreativi, raggiungibili direttamente dalla propria abitazione seguendo le indicazioni
pubblicitarie. Questi grossi contenitori che assorbono intensi flussi di consumatori
erranti ed aspirano a risucchiare ogni forma di tempo libero si propongono come
fantasmagorica alternativa di una città che è invasiva e fa paura, come tranquillo rifugio
che ospita il cittadino illuso di riottenere quella socialità che gli era stata sottratta da
una città oppressa dal sovraffollamento, dalla violenza e dalla criminalità. Ma il
risultato finale di questo processo è la condizione attuale di “iperrealtà” dello shopping
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Cfr. Vanni Codeluppi, op.cit..
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center nella quale si viene assorbiti dal momento in cui si varca la soglia: “lo spazio del
non luogo libera colui che vi penetra dalle sue determinazioni abituali.
Egli è solo ciò che fa o che vive come passeggero, cliente, guidatore (…) Egli gusta per
un po’ le gioie passive della disidentificazione e il piacere più attivo di recitare una
parte.”
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La posizione di Augè è molto chiara a proposito: i grandi magazzini, così come gli
aeroporti, le strade e gli stessi mezzi di trasporto, costituiscono “un mondo promesso
alla individualità solitaria, al passaggio, al provvisorio, all’effimero”
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che implicano un
commercio “muto” in cui gli individui interagiscono solo con dei testi.
Nei grandi magazzini, “il cliente circola silenziosamente, consulta le etichette, pesa la
verdura o la frutta su di una macchina che unitamente al peso gli indica il prezzo poi
tende la sua carta di credito ad una ragazza anch’essa silenziosa, o poco loquace che
sottopone ogni articolo alla registrazione di una macchina decodificatrice prima di
verificare la validità della carta di credito. Dialogo più diretto ma ancora più silenzioso
quello che ogni titolare di carta di credito intrattiene con il cash-dispenser in cui
l’inserisce e sul cui schermo gli sono trasmesse istruzioni generalmente incoraggianti,
ma che a volte costituiscono veri e propri richiami all’ordine: (“Carta mal introdotta”,
“ritirare la vostra carta”, “leggere attentamente le istruzioni”).”
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Il sociologo francese J. Baudrillard, che ha studiato da vicino il fenomeno dello
sviluppo della cultura del consumo, mentre inserisce l’esistenza dei grandi magazzini a
cavallo tra il XIX ed il XX secolo, proprio nel cuore delle grandi città moderne,
adeguandosi alla loro struttura urbanistica e alla loro logica di sviluppo, associa la
nascita dei grandi centri commerciali con la fine dell’epoca moderna e il declino delle
81
Marc Augè, op. cit, pp. 93-95.
82
Ivi, op. cit., p. 73.
83
Ivi, op. cit., p. 91.
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grandi città.
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Come reazione ai problemi di sovraffollamento ed invivibilità del grande
centro urbano, gli shopping centers sono le pietre miliari dei nuovi insediamenti delle
“città satelliti” che vivono in funzione di queste grandi strutture distributive. Questa
dinamica di urbanizzazione sembra ripercorrere le tappe che vedevano nelle città
medievali la formazione di borghi e sobborghi fuori dalle mura di cinta attorno ai
luoghi di mercato trafficati dai commercianti.
Ma la struttura dei centri commerciali, costituita da un intersecarsi caotico di negozi,
supermercati, ristoranti, punti di ristoro e di divertimento di ogni genere può essere
riletta in un’ottica negativa secondo la quale il comportamento del consumatore è
sottoposto a pressioni e condizionamenti psicologici provenienti da credenze arcaiche e
tabù. Questo si spiega probabilmente con il fatto che l’individuo contemporaneo è
sempre più immerso in un universo artificiale/elettronico totalizzante che aderisce al
suo corpo come una seconda pelle, annullando qualsiasi distanza critica e dando vita ad
una condizione esistenziale simile a quella vissuta dagli uomini primitivi, immersi
parimenti in un ambiente naturale che li avvolgeva completamente. Le strutture dei
centri commerciali e la disposizione delle aree commerciali risultano particolarmente
importanti per il ruolo che rivestono nel sistema urbano delle relazioni. Esse, oltre a
costituire un importante complemento dell’immagine della città e dei suoi quartieri,
sono anche una manifestazione immediatamente percepibile del suo clima culturale e
del suo livello economico. Le forme con le quali si esprime il commercio nelle diverse
aree urbane rispecchiano quelli che sono i caratteri e le peculiarità della popolazione
che vi risiede.
Quello che emerge dall’analisi delle aree commerciali di una città come Napoli, è una
situazione variegata ed eterogenea. Esistono infatti delle aree centrali consolidate in cui
permangono vivaci forme di commercio locale, come i mercati su aree pubbliche o i
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Cfr. Jean Baudrillard, La società dei consumi. I suoi miti e le sue strutture, il Mulino, Bologna, 1976.
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mercati coperti, che sono una espressione di antiche radici culturali ancorate nella
memoria collettiva. Ma ci sono anche delle aree periferiche in cui il lento qualificarsi
del commercio denuncia la scarsa capacità del luogo di divenire uno spazio di
relazione, di attività e di incontro. In alcuni di questi casi l’intervento di riqualificazione
è stato capace di introdurre oltre a dei servizi, degli spazi psicologicamente capaci di
definire e ridefinire la strada o la piazza come poli di aggregazione. Ci sono infine aree
dove gli interventi di riqualificazione, attraverso l’introduzione di strutture commerciali
polifunzionali, possono avere un carattere di eccesso senza trovare terreno fertile per la
loro affermazione e possono subire la concorrenza delle attività preesistenti venendo
respinte da una cultura reticente ad abbandonare il tradizionale valore della piazza di
più antico stanziamento.
2.2 LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO
La presente indagine è stata condotta durante il mese di novembre 2007 attraverso il
rilevamento dei dati all’interno dei centri commerciali Le Porte di Napoli di Afragola e
la Galleria Umberto I di Napoli, per mezzo di un questionario costituito da domande
aperte e chiuse: nel primo caso l’intervistato ha potuto fornire una risposta libera, nel
secondo invece, ha dovuto attenersi ad una griglia prestabilita. La scelta in questo senso
è motivata dalla volontà di non dimenticare il peso delle variabili qualitative e di
comprendere le motivazioni della scelta del consumo di spazi e tempi determinati
attraverso l’analisi del vissuto e delle abitudini di acquisto del visitatore/cliente.
Il questionario è stato strutturato con 26 domande che si articolano secondo quattro aree
tematiche più una quinta sezione relativa alle variabili demografiche e sociali
dell’intervistato. Le quattro aree tematiche sono così definite: il bacino di utenza, la
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scelta del centro commerciale, i giudizi e i suggerimenti per l’ottimizzazione funzionale
della struttura, gli atteggiamenti di consumo dei clienti/consumatori.
Dopo aver provato la somministrazione del questionario nella fase di pre-test, è stata
eliminata nella sezione dei dati personali la domanda relativa al reddito vista
l’eccessiva reticenza da parte degli intervistati a fornire indicazioni a riguardo; è stato
necessario “sfoltire” alcune domande sulla scelta del centro commerciale per rendere il
questionario il più “leggero” possibile, in modo da non trattenere eccessivamente
l’intervistato in procinto di uscire dal centro. In questo ambito dell’intervista si è
indagato sui fattori attrattivi del centro, sull’impatto conoscitivo e sul tipo di consumo
che viene fatto all’interno della struttura commerciale, con una opportuna distinzione
nella fruizione di negozi e servizi.
Ampio spazio è stato dedicato alle considerazioni sul gradimento degli esercizi e del
centro commerciale nel suo complesso, lasciando all’intervistato la possibilità di
avanzare suggerimenti utili. Questi dati sono risultati di particolare interesse per
registrare le valutazioni della clientela in relazione alla struttura commerciale ed
estrapolarne le aspettative dal punto di vista sociale oltre che economico. A questo
proposito successivamente al pre-test è stata aggiunta al termine del questionario una
domanda aperta di controllo che chiede esplicitamente cosa l’intervistato si aspetti oggi
dal centro commerciale.
Infine, la sezione sull’atteggiamento di consumo ha incluso una domanda riguardante il
consumo del tempo libero. Seppure oggi sia sempre più difficile immaginare un rigida
scansione fra il tempo libero e quello dedicato alle attività “produttive”, è sembrato
interessante conoscere quale fosse la posizione occupata dallo shopping rispetto ad altre
attività finalizzate in un certo qual modo a soddisfare il bisogno di gratificazione
personale. Un’altra domanda ha infine affrontato più direttamente la scelta del luogo in
cui praticare l’attività dello shopping. Il suo inserimento nel questionario è motivato dal
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voler confrontare la forza della tradizione delle vie commerciali con l’insediamento
delle nuove strutture moderne dei centri commerciali e scoprire il loro ruolo come
elementi costituenti un habitat culturalmente strutturato ed umanamente prodotto.
Va comunque precisato che il questionario è stato affiancato dalla documentazione
fornita attraverso l’osservazione partecipante svolta in quegli spazi in cui consumo e
socializzazione si incontrano nella pratica culturale dello shopping. La permanenza
all’interno dei centri è trascorsa prevalentemente nei pressi del bar o del fast-food e
all’ingresso del supermercato da cui è stato possibile osservare l’uso di questi esercizi
per la somministrazione e la distribuzione alimentare e fornire la testimonianza della
capacità attrattiva di tali polarità magnetiche.
L’osservazione presso i punti vendita dei dettaglianti e presso gli uffici del centro è
stata piuttosto limitata in funzione della disponibilità dei negozianti e del personale
amministrativo, e spesso si è ridotta alla concessione di una breve intervista.
2.3 UNIVERSO DI RIFERIMENTO E CAMPIONE
Terminata la fase di progettazione della ricerca e della revisione del questionario, ho
affrontato la fase della costruzione del campione e della rilevazione dei dati.
Vista l’estensione dell’indagine a due diverse zone urbanistiche si è presentata
l’esigenza di coordinare due indagini distinte e due campioni differenti.
Sulla base dei dati ottenuti dall’ufficio di statistica del Comune di Napoli e di Afragola
sulla popolazione residente sono stati determinati due campioni rappresentativi
dell’universo degli individui in età compresa fra i 14 e i 70 anni. In entrambi i casi,
l’attendibilità dei risultati sugli atteggiamenti di consumo nei confronti del centro
commerciale sono stati garantiti dalla rappresentatività dei singoli campioni dei due
universi, opportunamente stratificati secondo sette classi di età: 1) 14-19, 2) 20-29, 3)
30-39, 4) 40-49, 5) 50-59, 6) 60-64, 7) 65-70.
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Le classi di età sono state definite sia in base alla relativa proporzione nell’universo,
che rispetto all’esigenza dell’indagine di cogliere la fascia di popolazione più
attivamente coinvolta nella dinamica della società dei consumi.
L’esclusione delle fasce di età corrispondenti alle due estremità (0-14 e oltre 70) è stata
motivata sia dalla loro scarsa rappresentatività nella sfera dei consumi, che dalla loro
rara presenza all’interno dei centri. La numerosità di ogni strato così costruito è stata
determinata in base ad un criterio proporzionale: data una numerosità campionaria
prefissata di 60 soggetti da intervistare, la quota di individui di ogni strato è stata
determinata moltiplicando il tasso globale di campionamento (numerosità
campionaria/popolazione residente in età compresa tra 14 e 70 anni) per la popolazione
residente relativa allo strato considerato.
Al termine della costruzione del campione è stata avviata la fase della rilevazione
attraverso, come si è detto precedentemente, la somministrazione diretta del
questionario di indagine. La selezione dei soggetti da intervistare è avvenuta all’interno
dei due centri e presso le uscite; al sondaggio sono stati sottoposti indifferentemente
coloro che avevano effettuato acquisti e chi non aveva comprato nulla.
Infine, sono stati eseguiti degli incroci fra le variabili al fine di approfondire la
conoscenza di tutte le sezioni in cui era stato suddiviso il questionario. Con i dati alla
mano, si è proceduto alla stesura della relazione finale.
2.4 L’ELABORAZIONE DEI DATI
Una volta terminata la fase di rilevazione, i dati ottenuti sono stati acquisiti su supporto
magnetico e sottoposti alle più consuete elaborazioni. Durante questa fase sono state
fatte alcune operazioni di riaccorpamento di modalità, sia su quelle variabili che
presentavano una frequenza bassissima, sia su alcune di cui era stato chiesto il valore
puntuale. Oltre alle classi di età che derivano dalla costruzione del campione, tra quelle