3
INTRODUZIONE
Il nucleo attorno al quale si delinea la tesi qui presentata è il concetto di
successo accademico, inteso nei termini di un percorso universitario positivo, svolto
entro le tempistiche prestabilite e con un voto medio elevato.
Ciò che motiva la realizzazione di questo studio è l’interesse per tutti quei
fattori che possono avere in un qual modo un’influenza sull’andamento della carriera
accademica degli studenti universitari, nello specifico in direzione negativa,
determinando di fatto un calo delle prestazioni e conseguentemente un insuccesso del
percorso accademico.
Sebbene alcuni fattori siano chiaramente connessi alle performance degli
studenti, quali la tendenza alla procrastinazione, la bassa o l’alta motivazione allo
studio, il possedere un self-concept accademico positivo o negativo e alcuni dei tratti
di personalità del modello dei Big Five, ve ne sono altri che, pur essendo
marcatamente presenti nella vita degli universitari, non sono stati ancora
adeguatamente indagati, dunque non ne si conosce con chiarezza la possibile influenza
sulla carriera accademica.
Nello specifico, scopo di questo studio è valutare se e in quale modo il sempre
più diffuso fenomeno dell’Internet Addiction Disorder, la cosiddetta Dipendenza da
Internet, abbia un impatto sul percorso universitario degli studenti. Tale interrogativo
nasce dalla consapevolezza che in un mondo digitale come quello odierno, entro il
quale l’utilizzo di Internet e dei Social Media sullo smartphone, sul tablet e sul pc è in
costante aumento, le conseguenze derivanti da un maluso o un uso eccessivo di tali
strumenti possono avere un impatto negativo nella vita degli individui.
4
Quando si fa riferimento agli studenti i quali, per scopi ricreativi o accademici
utilizzano le piattaforme digitali quasi costantemente, gli interrogativi sull’impatto che
queste pratiche possono avere sull’attenzione, sullo studio e sulle loro performance,
determinano la necessità di indagare se questa condizione possa o meno essere
considerata uno dei fattori di rischio per il successo accademico.
Oltre a ciò, un fenomeno che si sperimenta con frequenza e che può avere
un’influenza negativa sulle performance degli studenti è il mind wandering. Quando se
ne parla ci si riferisce ad uno spostamento dell’attenzione da un’attività che si sta
svolgendo verso pensieri auto generati non connessi ad essa. Dunque ci si domanda se
la frequente sperimentazione di tali condizioni possa avere un impatto negativo sulla
carriera accademica, in quanto è presumibile pensare che qualora un soggetto si perda
spesso nei propri pensieri possa incontrare delle difficoltà nel prestare attenzione alle
lezioni universitarie e allo studio.
Emerge quindi la necessità di valutare quali fattori non ancora indagati abbiano
un ruolo significativo nel determinare il percorso accademico degli studenti e allo
scopo di rispondere a queste domande è stata strutturata una batteria di test che
indaga i costrutti sopracitati e che è stata somministrata ad un campione di 120
studenti universitari di diverse facoltà.
Di fatto, in prospettiva futura, la valutazione dei fattori di rischio per la carriera
accademica può risultare molto utile per aumentare il grado di consapevolezza rispetto
a come individuare situazioni problematiche e quali precauzioni adottare allo scopo di
evitarne l’insorgenza, nonché promuovere delle attività di prevenzione nel contesto
universitario e di orientamento ai propri obiettivi accademici.
5
Il testo di questa tesi è suddiviso in tre capitoli:
Il primo capitolo definisce i costrutti chiave della ricerca descrivendo nel
dettaglio i nuovi fattori di rischio per il successo accademico, quali l’Internet Addiction
Disorder e il Mind Wandering, per poi riferirsi a quelli più chiaramente conosciuti, ossia
la procrastinazione accademica, la motivazione accademica, il self-concept accademico
e i tratti di personalità dei Big Five. I diversi costrutti vengono non soltanto analizzati
da un punto di vista concettuale, ma vengono anche considerati in interazione l’uno
con l’altro facendo riferimento ai diversi contributi teorici ed empirici presenti in
letteratura scientifica.
Il secondo capitolo riguarda più marcatamente la ricerca svolta descrivendone
gli aspetti tecnico procedurali. Vengono chiariti gli obiettivi e le ipotesi alla base dello
studio, vengono definiti il campione di soggetti utilizzato e le procedure di
campionamento, vengono descritti gli strumenti, le modalità di somministrazione della
batteria di questionari e le procedure di raccolta dei dati.
Il terzo capitolo riguarda la descrizione delle analisi eseguite sui dati ottenuti
mediante il programma SPSS e i risultati delle stesse. Vengono riportati gli elementi
significativi e specificate le conclusioni tratte da quanto emerso, nonché i limiti
individuati della ricerca.
6
CAPITOLO 1
I NUOVI FATTORI DI RISCHIO PER IL SUCCESSO ACCADEMICO
1.1 L’INTERNET ADDICTION DISORDER
L’utilizzo di Internet si è diffuso considerevolmente, raggiungendo i 3,77
miliardi di utenti con un incremento del 10% rispetto al 2016. Nello specifico, in Italia il
tasso è cresciuto del 4% nel 2017 per un totale di quasi 40 milioni di utenti.
1
La maggior parte di essi sono adolescenti e giovani adulti, i quali mostrano un
approccio spontaneo, immediato e immersivo con le molteplici opportunità che
l’universo digitale offre. Questa fascia d’età sembra essere anche la più suscettibile allo
sviluppo di comportamenti problematici legati all’uso, quale è la dipendenza
tecnologica (La Barbera & Mulè, 2010). Sebbene tale fenomeno non sia ancora
chiaramente definito, appare concettualizzato come un disturbo del controllo degli
impulsi (Durkee, Kaess, Carli, Parzer, Wasserman et al., 2012), ed è stato classificato
all’interno della categoria delle dipendenze comportamentali, o senza sostanze. Ne
fanno parte quelle forme d’uso patologico rivolto a sostanze definibili dematerializzate
o virtuali, ovvero pratiche sociali che assumono una valenza sempre più problematica,
connotata dagli elementi tipici della dipendenza da sostanza tossica, in assenza della
stessa.
La diagnosi di Internet Addiction è spesso complessa, poiché a differenza
dell’uso patologico di sostanze, quali alcol e droghe, l’integrazione che la sfera digitale
1
http://wearesocial.com/it/blog/2017/01/digital-in-2017-in-italia-e-nel-mondo
7
ha avuto all’interno della società moderna ha determinato una difficoltà nella
definizione di quello che può essere considerato un utilizzo non sano, divenuta pratica
comune, utile e con una valenza sociale positiva (Clemente, 2016). Molte infatti sono
le evidenze empiriche sugli effetti positivi che l’uso di Internet offre, tra cui la
possibilità di restare in contatto con parenti e amici, creare rapporti nuovi, riducendo
la solitudine e offrendo nuove modalità di comunicazione che sembrerebbero, come
evidenzia Amichai-Hamburger (2013), aumentare il benessere psicologico e sociale
(Caso, 2015).
Malgrado tali capacità connettive offerte dalla rete, sono altrettanto evidenti gli
effetti negativi che un abuso o maluso possono avere, quali il deterioramento della
qualità di attività come lo studio o il lavoro e dei rapporti sociali.
1.1.1. UNA DIAGNOSI PER LA DIPENDENZA DA INTERNET
E’ per tale motivo che si è cercato di inquadrare nosograficamente l’uso
patologico di Internet, mutuando i criteri dal DSM-IV relativi alla diagnosi di
dipendenza da sostanze e definendolo nel 1996 da Goldberg come “Internet Addiction
Disorder” (IAD) (De Palo, Miceli, Monacis & Sinatra, 2016). Successivamente Griffiths
(1998) ha specificato le caratteristiche di tale fenomeno, quali: dominanza dell’attività
virtuale nella sfera cognitiva, alterazione del tono dell’umore, tolleranza, astinenza,
conflitti e recidiva. Il contributo più significativo è attribuibile a Young, che ha
sviluppato nel 1998 un questionario strutturato, l’Internet Addiction Test (IAT),
basandosi sui criteri riferiti non più alla dipendenza da sostanze, ma al gioco d’azzardo
patologico “pathological gambling”, composto nella prima versione da 8 items e
8
successivamente revisionato e ampliato a 20 items (Young, 1998), che è uno degli
strumenti più utilizzati tutt’ora per valutare il livello di Internet Addiction. Esso
permette di esaminarne i sintomi, quali: la presenza di una costante preoccupazione
per l’uso di Internet, la difficoltà nel controllarne e limitarne l’utilizzo, la tendenza a
nascondere o mentire rispetto all’uso e la continuazione del comportamento
nonostante le conseguenze negative (Montag & Reuter, 2015). Gli aspetti indagati da
Young (1998) sono stati: la quantità di tempo trascorsa online (ore a settimana e
annualmente), le diverse modalità di utilizzo (Chat rooms, Multi-User Dungeons,
Newsgroups, E-mail, World-Wide Web e archivi d’informazioni), le motivazioni legate
all’uso e la possibile presenza di problematiche nella vita quotidiana.
1.1.2. LE CONSEGUENZE DELL’INTERNET ADDICTION DISORDER
Numerose ricerche hanno individuato una forte associazione con sintomi quali
ansia, depressione (e.g., Uddin, Al Mamun, Iqbal, Nasrullah, Asaduzzaman et al.,
2016), bassa autostima e insonnia (Ferraro et al., 2007). Inoltre sebbene il tempo non
sia un fattore diretto nella diagnosi di Internet Addiction, un utilizzo patologico appare
caratterizzato proprio da un’eccessiva quantità di tempo trascorsa online, dalle 50 alle
70 ore a settimana (e.g., Rusconi, Valeriani, Carole, Raimondo, Quartini et al., 2012), in
sessioni che possono durare anche 20 ore. Un utilizzo così massiccio determina delle
ripercussioni anche nei ritmi sonno/veglia, poiché spesso gli individui patologici
assumono ingenti quantità di caffeina allo scopo di prolungare le sessioni,
manifestando poi sintomi negativi quali spossatezza, cali nell’alimentazione e
nell’esercizio, e peggioramento delle performance lavorative e scolastiche (Montag &
9
Reuter, 2015). Un uso eccessivo di Internet è stato associato anche a variazioni
morfologiche nella struttura cerebrale, adattive rispetto alle capacità d’uso delle
piattaforme digitali, ma lesive di quelle di decision-making e della memoria a breve
termine, il che favorirebbe un incremento nel piacere a rimanere online piuttosto che
nella realtà (Uddin et al. 2016).
1.1.3. I MILLE VOLTI DELLA DIPENDENZA DA INTERNET
L’attrattività del mondo digitale, sostengono Rusconi et al. (2012), è legata
all’insieme di bisogni e scopi del singolo utente, i quali rispecchiano la costellazione di
sfaccettature che la dipendenza da Internet comprende, ossia:
Compulsive online gambling
Cybersexual addiction
Cyber relationship addiction
Multi-user Dungeons (MUD’s) addiction
Information overload addiction
Nonostante i molteplici tentativi di definire chiaramente le caratteristiche
dell’Internet Addiction Disorder ed individuare strumenti e misure chiare e precise per
la diagnosi, questo disturbo non è ancora stato annoverato tra le dipendenze del DSM.
L’ultima versione, il DSM-V, ha incluso però nella sezione III, riservata alle condizioni
che richiedono ulteriori ricerche prima di essere formalmente considerate disturbi, i
criteri diagnostici per l’Internet Use Gaming Disorder. Si auspica dunque un futuro
inserimento dell’Internet Addiction Disorder in versioni prossime del manuale
diagnostico (Montag & Reuter, 2015). Tale necessità emerge considerando anche i