1
ABSTRACT
Negli ultimi vent’anni lo sviluppo di innovative tecnologie per la riproduzione assistita (ART)
ha modificato profondamente le prospettive genitoriali degli individui, fornendo percorsi
alternativi alla riproduzione, soluzioni all’infertilità e rappresentando un’opportunità anche per
coppie omoparentali, contribuendo anche a spostare il dibattito sociale sui principi fondativi
delle nostre stesse società quali famiglia, dignità e autodeterminazione. L’Europa infatti,
storicamente fondata su valori secolari tradizionali di dignità, libertà, democrazia, uguaglianza,
Stato di diritto e rispetto dei diritti umani (Junker 2017) vanta oggi un progetto politico unico
per standard mondiali e le società europee rappresentano luoghi prosperi e ricchi in cui vivere,
con livelli di protezione sociale fra i più elevati al mondo. Forse proprio questi stessi valori
tradizionali che la differenziano positivamente dagli altri Paesi hanno rallentato la creazione di
un quadro normativo europeo unitario per la regolamentazione delle ART. Proprio questa
discrasia normativa tra i Paesi Membri ha spinto questa ricerca nell’indagare quali siano i rischi
reali quando si sceglie un percorso di surrogazione di maternità in un contesto frammentato,
cercando di indagare le possibili motivazioni che spingono gli individui a tale scelta e
riportando le principali posizioni che oggi alimentano il dibattito pubblico, al fine di cercare di
portare alla luce quali siano le difficoltà, le modalità e i pericoli che si celano dietro un eccessivo
irrigidimento legislativo a livello nazionale, come riportato nel capitolo I, ed una mancata presa
di posizione effettiva dell’Europa. L’obiettivo è quello di stabilire se una sua severa
regolamentazione piuttosto che una ferma abolizione possa rappresentare una soluzione
affinché siano garantiti i diritti fondamentali delle parti coinvolte e non venga alimentato il
turismo procreativo all’estero. Infatti, una simile frammentazione tra gli Stati Membri
(Direzione Generale Per le Politiche Interne 2013) si riassume nel capitolo II che esamina tali
differenze attraverso una ricerca conoscitiva della bibliografia presente sull’Europa e dei diversi
studi condotti in tale ambito, per fornire una mappatura delle posizioni esistenti nel nostro
continente con particolare attenzione all’atteggiamento dell’opinione pubblica e degli attori
coinvolti nell’esperienza della surrogazione di maternità, con l’obiettivo di comprendere cosa
spinga gli individui verso una scelta tutt’altro che facile che coinvolge storie personali e diritti.
Nel capitolo III si vuole invece indagare, con l’ausilio di una bibliografia che faccia riferimento
alle principali teorie sociologiche sulla dimensione famigliare e sulle questioni di genere, la
dimensione delle battaglie che stanno coinvolgendo l’opinione pubblica e in particolare di
associazioni soprattutto italiane attive per la salvaguardia della democrazia e delle minoranze,
2
ma anche promotrici per la nascita di nuovi diritti, con particolare attenzione alle questione dei
diritti delle donne e dei bambini. Associazioni attive ed impegnate nella battaglia legata agli
accordi di surrogazione e le diverse interpretazioni possibili di dignità, libertà,
autodeterminazione e diritto alla famiglia (Art. 8 CEDU), dimensione che si vedrà dividere
appunto le coscienze e l’opinione pubblica tra chi vorrebbe regolamentare la surrogazione
(Associazione Luca Coscioni) e chi vietarla (Se Non Ora Quando – Libere). Tale domanda si è
arricchita di interviste ai principali attori coinvolti nel tentativo di fornire uno stimolo all’analisi
che come anticipato mira ad individuare quale potrebbe essere la soluzione migliore, senza
compromettere il giudizio con opinioni personali e orientate, nell’ambito della surrogazione,
proprio perché la ricerca ha fatto emergere che la mancanza di unitarietà legislativa crea dei
non luoghi normativi in cui i diritti di pochi possono compromettere quelli di molti. In tale
senso il Capitolo IV riporta il caso estremo di un mercato, quello indiano, indagato dalla
ricercatrice ed antropologa Sheela Saravanan (A Transnational Feminist View of Surrogacy
Biomarkets in India, 2018) in uno studio sul campo durato una decina d’anni, per dimostrare
come la domanda di surrogazione che si compone in Europa trovi risposta nel continente
asiatico, traducendosi però in un business coercitivo per donne e bambini spaventosamente
somigliante al traffico di esseri umani e delineato da sfruttamento e coercizione nonché da
violazioni dei Diritti Fondamentali dell’Uomo. Se l’Europa quindi vuole essere effettivamente
promotrice di valori e diritti fondamentali non solo per sé ma per tutti gli esseri umani è
necessario che adotti una posizione chiara al fine di porre un freno al turismo procreativo oggi
quanto mai presente. La ricerca spinge alla conclusione che sia necessaria una severa ma
possibile regolamentazione della surrogazione di maternità in quanto questa rappresenta, dai
dati emersi, una via pragmatica da seguire (S.Dermount, 2004,pp 443-449). Tuttavia, esistendo
pochissime ricerche empiriche su tale tematica poiché a livello sociologico è stata poco
indagata, per cui la costruzione dell’elaborato è stata ricca di non pochi ostacoli, i dati analizzati
risultano in alcuni ambiti frammentati o non sufficienti. Pertanto, ci si auspica che in futuro
vengano condotti studi che indaghino sulle reali condizioni delle madri surrogato, le loro
esperienze e i loro atteggiamenti per portare alla luce un mondo ancora poco familiare e per
modellare politiche etiche ed eque che tutelino donne e bambini.
3
INTRODUZIONE
L’Europa, come ha sottolineato il presidente Junker nel discorso sullo Stato dell’Unione
tenutosi nel 2017 “è più di un semplice mercato unico. È ben più del denaro, più di una valuta,
più dell’euro. È da sempre una questione di valori
1
”. L’articolo 2
2
del trattato sull’Unione
europea sancisce anch’esso che “l’Unione si fonda su valori del rispetto della dignità umana,
della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti
umani, compresi quelli delle minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati Membri in una
società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia,
dalla solidarietà e dalla parità tra uomini e donne”. (N. Bobbio, 1990, p5; S. Rodotà,1989,
p.140).
Questi valori comuni sono il fondamento delle nostre democrazie nazionali e rappresentano ciò
che noi tutti siamo. Valori che da sempre caratterizzano la nostra Unione, che accomunano
paesi, comunità e persone in un progetto politico unico in cui “gli standard mondiali e le società
europee sono luoghi prosperi e ricchi in cui vivere, che vantano i livelli di protezione sociale
più elevati del mondo e sono ai primi posti in termini di benessere, sviluppo e qualità della
vita
3
”.
Esistono però delle tematiche che rischiano di compromettere la salvaguardia di tali valori che
ad oggi sono ancora poco indagate ma ben presenti nel tessuto sociale e culturale italiano ed
europeo. In particolare, si vuole far riferimento a uno dei valori fondanti della stessa Unione
cioè il concetto di famiglia come elemento fondativo delle nostre società, valore presente anche
nella Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo
4
– CEDU – con particolare riferimento
all’articolo 8 CEDU riguardante il rispetto della vita privata e familiare, che nel corso
dell’analisi si vedrà essere oggetto di due diverse interpretazioni: come base legale per la
risoluzione di conflitti in ambito di adozione che come base nelle dispute giuridiche in ambito
di surrogazione, confuso spesso da diritto ad avere un figlio. La creazione di una famiglia infatti,
se in passato rappresentava un obbligo culturale e sociale oggi è divenuta ormai libera scelta.
Una scelta così tanto libera che nella realtà moderna comporta un profondo cambiamento del
ruolo della donna all’interno della stessa e in particolare del suo ruolo nella procreazione.
1
Discorso sullo stato dell'Unione, 13 settembre 2017 — https://ec.europa.eu/commission/state-union2017_it.
2
Articolo 2: https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:2bf140bf-a3f8-4ab2-b506-
fd71826e6da6.0017.02/DOC_1&format=PDF
3
Cfr. il documento di riflessione sulla dimensione sociale dell'Europa [COM(2017)206 final] -
https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/reflection-paper-social-dimensioneurope_it.pdf
4
https://www.echr.coe.int/Documents/Convention_ITA.pdf
4
In tal senso si muove la ricerca cercando di esplorare, seppur con non poche difficoltà, per
mancanza di materiale di ricerca di tipo sociologico, antropologico e criminologico, la
dimensione nuova e quanto mai attuale del fenomeno della surrogazione di maternità che oggi
spinge numerose coppie e non solo ad affrontare veri e propri “viaggi procreativi” al fine di
soddisfare il proprio desiderio di genitorialità.
L’Europa vuole così essere il punto focale in cui inserire la ricerca in ambito di GPA –
gestazione per altri – nel contesto più ampio dello sviluppo delle nuove tecnologie per la
procreazione assistita - ART - che stanno indubbiamente contribuendo a modificare
profondamente ogni sfera dell’individuo, da quella socioculturale a quella giuridico politica.
Per indagare tale realtà nel Capitolo I di questo elaborato è stato deciso di introdurre cosa siano
nello specifico le ART – le Tecnologie per la Riproduzione Assistita. In tal senso la ricerca ha
voluto indagare le origini di tali tecniche riportando il loro primo utilizzo al fine di spiegare,
grazie a degli approfondimenti di tipo medico-scientifico, il loro effettivo funzionamento nella
realtà odierna, per concentrarsi successivamente su un tipo particolare di tecnica chiamata GPA
– gestazione per altri - o surrogazione di maternità nel gergo comune. Si è scelto di affrontare
tale argomento riportando l’attuale panorama giuridico italiano, fondamentale per comprendere
quale sia l’atteggiamento della legislazione odierna per l’accesso a tali pratiche, come contesto
di riferimento da cui far partire la l’analisi. In particolare, viene riportata la Legge 40/2004, una
legge di tipo restrittivo, con attenzione particolare all’aspetto del consenso informato come
soggetto giuridico particolare, proprio perché concetto utilizzato per avvallare il divieto di
accesso a tale pratica in Italia. Al fine di indagare la liceità del rifiuto giuridico italiano, si è
cercato un parallelo nel diritto con l’art. 30 della Costituzione relativo alla tutela dei figli
naturali, per orientare la ricerca in una possibile modifica della stessa l.40/04, affinché si possa
permettere una futura apertura giuridica alla GPA. Inoltre, l’analisi giuridica analizza anche il
divieto di GPA tenendo conto degli altri diritti che vi sono coinvolti, come ad esempio il diritto
al rispetto della dignità umana, analizzando la dicotomia esistente tra l’attuale sistema
codicistico sulla gestazione naturale e il sistema della l.40/04 di tipo artificiale. Tenendo conto
anche del diritto all’anonimato della donna secondo l’art.30 1°c. del d.P.R. del 3 novembre
2000 n.396 in contrasto con il 2° c. art.9 l.40/04 che al contrario vieta l’anonimato per la donna
gestante, si vuole riportare come in tal senso la GPA modifichi profondamente gli estremi
interpretativi della maternità, poiché manca d’interpretazione tradizionale nel concetto di
madre, concretizzando invece il divieto di ripensamento della stessa. Attraverso l’analisi
condotta nel primo capitolo si vuole affermare come i principi fondati su rationes antitetiche ed
un’eccessiva rigidità nell’approccio in materia non tengano conto del rispetto della pluralità di
5
etiche contrapposte ad interessi in conflitto, imponendo modelli fortemente influenzati da
posizioni morali che forse andrebbero superate. Al fine di condurre la ricerca verso una
necessaria e pragmatica analisi del fenomeno, al fine di dimostrare come l’atteggiamento attuale
non risolva la domanda presente ad oggi in ogni Stato Membro dell’Unione Europea, nel
secondo capitolo è risultato necessario stabilire un parallelo normativo tra le varie leggi
europee, dipingendo l’attuale posizione dell’Europa, avendo ben presente che il rispetto della
dignità umana sia sempre il fulcro della stessa. Attraverso un’analisi socio giuridica dell’attuale
status giuridico europeo, viene riportato l’attuale panorama legislativo in termini di accesso o
divieto di GPA in paesi quali Germania, Austria, Francia, Svizzera, Svezia, Norvegia, Italia e
Regno Unito, effettuando dei paralleli legali grazie ad uno studio fornito dal Consiglio d’Europa
per la promozione e la salvaguardia dei Diritti Fondamentali dell’Uomo. L’intento è quello di
creare una mappatura chiara delle posizioni esistenti all’interno del contesto europeo. Questo
approccio alla ricerca ha fatto emergere le diverse posizioni dei Paesi Membri, spesso simili ma
quasi mai eguali (Report Assemblea Parlamentare, 2016
5
). Inoltre, viene riportato anche uno
dei pochissimi documenti redatti dalla Direzione Generale per le Politiche Interne del 2013
6
specifico sull’argomento, il quale analizza sia l’atteggiamento dell’opinione pubblica e degli
attori coinvolti che l’esperienza della surrogazione all’interno degli Stati Membri. Il fine è stato
quello di cercare di comprendere le diverse posizioni presenti dei movimenti sociali, a favore e
contrari, che emergono nell’approccio alla surrogazione attraverso una non facile ricerca
riguardante i diversi ordinamenti giuridici europei, al fine di comprendere come e perché gli
individui scelgono di spostarsi al di fuori dell’Unione Europea per soddisfare il loro desiderio
di genitorialità. Un desiderio che ha spinto così il lavoro ad indagarne le possibili ragioni che
portano gli individui verso tale scelta, facendo emergere uno sfondo sociale e culturale piuttosto
ampio e variegato di opzioni più o meno obbligate: questioni mediche come l’infertilità
7
,
culturali, sociali o economiche aventi tutte un comune denominatore: una posticipazione della
scelta procreativa (F. Ongaro, 2006, pp.33-35).
La ricerca tuttavia pur cercando di delineare un quadro socioculturale in cui si inserisca la
surrogazione di maternità, ha voluto indagare se questa possa o meno trovare posizione nella
5
Consultabile in: http://semantic-
pace.net/tools/pdf.aspx?doc=aHR0cDovL2Fzc2VtYmx5LmNvZS5pbnQvbncveG1sL1hSZWYvWDJILURXLW
V4dHIuYXNwP2ZpbGVpZD0yMzAxNSZsYW5nPUVO&xsl=aHR0cDovL3NlbWFudGljcGFjZS5uZXQvWH
NsdC9QZGYvWFJlZi1XRC1BVC1YTUwyUERGLnhzbA==&xsltparams=ZmlsZWlkPTIzMDE1
6
Studio :http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2013/474403/IPOL-
JURI_ET(2013)474403_EN.pdf
7
Studio:https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-
explained/index.php/Fertility_statistics#The_birth_rate_in_the_EU_decreased_at_a_slower_pace_between_2000
_and_2017_than_before
6
nostra società, in quanto oggetto principale del dibattito odierno sulla sua possibile
legalizzazione, regolamentazione o abrogazione e sul ruolo che ricopre la donna in tale scelta
(M. Piazza, 2003, p.75).
Pertanto, nel Capitolo III, proprio questa domanda ha condotto la ricerca, attraverso un
atteggiamento sociologico di tipo critico in un contesto in cui si inseriscono nuovi diritti
individuali, nell’indagare le due principali fazioni italiane tra loro opposte e presenti nel
dibattito pubblico favorevole alla sua regolamentazione e di quelle invece a favore della sua
completa abolizione, con le loro relative e diverse interpretazioni degli stessi valori secolari,
ora messi a confronto con le nuove tecnologie riproduttive -ART (S. Rodotà, 1995,p.132-133;
M.Mori, 1988, pp.11-13).
La ricerca su tale tema, da sottolineare di estrema difficoltà non tanto per mancanza di materiale
ma piuttosto perché ricca di riferimenti più che altro giuridici e tecnicistici piuttosto che sulle
motivazioni socialmente e culturalmente orientate, si è così concentrata sull’interpretazione di
due macro-temi che toccano il fenomeno: il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo e
il concetto di dignità (M. Nussbaum, 2002, p.56). La posizione favorevole, come si vedrà,
guarda alla donna come consapevole, coscientemente e responsabilmente libera di scegliere se
intraprendere un percorso di surrogazione e tale scelta si manifesta come una espressione di
solidarietà sociale in primis fra donne avente finalità terapeutica e risultante nel cosiddetto
consenso informato (L.M. Silver,1997, p.142; G. Criscuoli,1987, p.1034-1035; C. Shalev,1992,
p.161). Secondo tale prospettiva risulta di difficile comprensione la posizione di chi ritiene tale
pratica un’offesa alla dignità umana, soprattutto in caso di divieto di accordi onerosi e con la
presenza di una severa regolamentazione che ne garantisca il servizio totalmente gratuito. In
tale direzione come vedremo si muove ad esempio l’Associazione Luca Coscioni che ribadisce
che affermare che a priori tale pratica rappresenti una riduzione della donna a strumento si
traduce in una privazione di ogni autonomia decisionale della libertà di agire della stessa, poiché
“il rispetto della dignità umana come principio fondamentale deve essere letto ed interpretato
sul piano della libertà individuale ed il rispetto stesso è assicurato finché al soggetto è
riconosciuta l’autonomia, il cui esercizio garantisce l’affermazione della propria personalità”
8
.
Secondo tale ragionamento, il divieto di tale pratica in Europa, ma non solo, spinge a
domandarsi se una presa di posizione simile possa in qualche modo fermare il fenomeno o come
avviene al contrario creare solo una spinta alla ricerca di una soluzione in paesi in cui tale
pratica è permessa, ma al costo di compromettere diritti fondamentali di persone appartenenti
8
G. Criscuoli, “La legge inglese sulla surrogazione materna, tra riserve e proposte”, DFP, 1029,1987, p.1035
7
a classi sociali più povere. Analizzando i dati del fenomeno infatti ci si chiede se invece non
sarebbe più corretto cercare di regolamentarlo il più possibile affinché venga rispettata la natura
stessa dell’Unione, cioè la salvaguardia dei valori secolari e fondativi della nostra società,
rappresentati dai principi di dignità umana, libertà, democr azia, uguaglianza, rispetto dello
Stato di diritto e soprattutto dei Diritti Umani, compresi quelli delle minoranze. La specificità
del potere procreativo dovrebbe, quindi, superare le classiche argomentazioni di carattere
generale, in cui l’analisi risulta limitata a profili economici e spingere alla ricerca o meglio
all’esaltazione di una pienezza del potere di disposizione sul proprio corpo.
Volendo fornire una ricerca quanto mai completa, si è analizzata anche la sua controparte,
scegliendo di riportare la posizione del movimento femminista, poiché risultato estremamente
attivo nelle battaglie su questo tema e che oggi si compone di Associazioni e Collettivi presenti
in tutta Europa
9
.(Z. Einstein, 1981, p. 20). Nell’affrontare tale posizione si è deciso di condurre
l’analisi attraverso lo sguardo della storia femminista (F.N.Iotti, 2019, p.47 e ss., E.Missana,
2019, p.69 e ss., C.Pateman, p.356 e ss., L.Irigaray, 1974, p.129) ma anche analizzando le voci
che oggi compongono il dibattito sociale in materia (C.Saraceno, 2012, p.31, F.Izzo, 2017, p.5,
E.Perrucchetti, 2016, p. 22, M.Piccoli, 2017, p. 15, G.Nicolais, 2018, p. 15, L.Cirillo, 2017,
p.11). In particolare, si riporterà la voce dal movimento femminista italiano Libere – Se non
Ora Quando
10
. Nella ricerca ci si è concentrati su quest’ultimo poiché si manifesta come
movimento fortemente contrario anche alla sola e stretta regolamentazione della pratica, e
poiché nel 2011 si è reso portavoce delle battaglie contro gli abusi del corpo delle donne in più
di cento piazze italiane, con oltre un milione di presenze. Il movimento considera la stessa
nozione di dignità, utilizzata precedentemente per promuovere una legittimizzazione della
surrogazione, ma nel senso contrario, cioè una nozione al contempo sia etica che giuridica che
al contrario dei beni di scambio, non ha nessun equivalente e non può avere di conseguenza
alcun prezzo (I.Kant, 1971, pp188-189). L’assunto principale del movimento è che in quanto
soggetto a cui vengono riconosciuti dei diritti, l’essere umano deve essere rispettato nella sua
integrità morale e fisica
11
(J. Locke, II p.249). Tale posizione non ammette che il corpo della
donna possa essere posto sul mercato al fine di soddisfare una domanda di genitorialità, seppur
il consenso della donna sembri essere libero e consapevole. Un consenso che è paragonato ad
un diritto individuale che contrasta con il diritto della collettività, poiché spinge la maternità
nella direzione di una convenzione incompatibile con il rispetto della persona e che assimila sia
9
Si veda: http://abolition-ms.org/tribunes-fr/gpa-non-au-marche-de-la-personne-humaine-le-monde/
10
Sito: http://www.cheliberta.it/
11
www.cheliberta.it/wp-content/uploads/2017/03/Relazione-Agacinsky_23marzo-1.pdf
8
la donna che il bambino a dei beni di scambio (C. Pateman, 1997). Al fine di dipingere nel
miglior modo possibile la posizione femminista attuale su tale tema, avendo ben presente che
si componga di molteplici voci e storie, si è scelto di riportare una breve intervista semi
strutturata effettuata proprio ad una delle fondatrici del movimento contrario alla GPA,
Francesca Izzo, che con delle domande aperte ha risposto in modo ampio e discorsivo
fornendoci la sua posizione a riguardo.
La ricerca quindi, cercando di stabilire quale sia la posizione preferibile e tentando di non
compromettere il giudizio con pareri personali o storie individuali, non può non riportare alcuni
casi estremi, come quello del mercato della surrogazione indiano in cui si manifestano tutta una
serie di violazioni dei diritti fondamentali.
Nel Capitolo IV infatti si vuole portare il ragionamento sul fatto che l’esistenza di mercati simili
caratterizzati da condizioni di sfruttamento e di violazione dei diritti delle donne, seppur non
possano essere totalmente legati alle discrasie legislative presenti in Europa, ne risultano
sicuramente influenzati poiché sfruttano la domanda proveniente dal nostro continente. Nel
riportare lo studio sul campo dell’antropologa Sheela Saravanan, durato una decina di anni e
pubblicato nel libro “A Transnational Feminist View of Surrogacy Biomarkets in India”,
incentrato appunto sulla surrogazione commerciale nel continente asiatico, ci dimostra come
una mancata regolamentazione o una non sufficientemente adeguata conduca ad un vero e
proprio business milionario per il settore medico e delle agenzie, che sfruttano non solo le madri
surrogato ma anche i genitori che vi si rivolgono. Ciò che si tenta di dimostrare, attraverso un
approccio che vuole essere quanto mai critico, è che la surrogazione che l’antropologa definisce
“Bazaar” sia un non luogo normativo in cui tutto ciò che riguarda la donna e il bambino sono
diventati oggetto del mercato capitalistico con determinate fasce di prezzo, sfruttando le
disparità e le vulnerabilità delle donne del Sud del mondo come forma di ri-colonizzazione del
corpo delle donne e del lavoro. In tale senso si manifesta una spaventosa somiglianza tra
surrogazione e mercato del sesso, traffico di esseri umani e mercificazione dei corpi.
Nell’elaborato è stato così riportato il punto di vista transnazionale di questo vero e proprio
mercato della pratica della surrogazione, riportando anche alcuni episodi divenuti celebri nel
mondo mediatico, per indagare la realtà effettiva della surrogazione postcoloniale e
comprendere meglio quale sia il flusso del mercato della GPA nel mondo, evidenziando i
movimenti dai Paesi del Nord da cui parte la domanda ai Paesi del Sud in cui vi si trova la
risposta. L’Europa essendo il soggetto principale è anche soggetto utile per comprendere meglio
come avvengano gli spostamenti e gli schemi preferenziali utilizzati dai soggetti interessati a
tale pratica nella scelta del Paese. Infine, riportando alcune testimonianze presenti in questo
10
importante studio sono stati evidenziati i pericoli concreti dello sfruttamento della GPA nel
mondo, per ribadire l’importanza di una presa di coscienza collettiva e la necessità di un
atteggiamento europeo unitario e pragmatico che tenga conto delle ragioni che spingono gli
individui ad aggirare le leggi presenti oggi, evidentemente non sufficienti a fermare la domanda
di surrogazione.
In conclusione, se l’Europa vuole essere effettivamente promotrice di valori e diritti
fondamentali, non solo per i suoi cittadini ma per tutti gli esseri umani, è necessario ed evidente
che debba prendere una posizione chiara e finché non lo farà chi ne pagherà il conto saranno
solo le classi più indigenti della società, le quali saranno disposte a barattare qualsiasi loro
diritto pur di uscire dal loro status di povertà.
Questo perché, seppur sussista in alcuni paesi il divieto o quantomeno un atteggiamento
negativo, con le sue relative riserve morali su tale questione estremamente delicata, la pratica
di per sé esiste ed è presente. Di conseguenza questo lavoro conduce il ragionamento verso gli
obblighi etici che i Paesi hanno nel considerare gli effetti delle loro politiche restrittive in
ambito riproduttivo, poiché la semplice proibizione in Occidente non fa altro che espandere il
mercato all’estero, il quale appunto è caratterizzato da dinamiche di profondo sfruttamento e
coercizione
12
.
Il risultato della ricerca spinge così a credere che la regolamentazione della surrogazione, per
quanto susciti sentimenti contrastanti, debba essere la direzione chiave
13
e l’adozione di un
approccio europeo pragmatico unito la via da percorrere. Al fine quindi del superiore interesse
del bambino e della donna, per quanto si possa essere contrari, risulta necessario ammettere
l’esistenza del fenomeno che se non bandito a livello globale, cosa difficilmente realizzabile,
continuerà a sussistere. Perciò la direzione ottimale sembra essere quella di un’evoluzione dei
contratti legali e del diritto, al fine di salvaguardare gli interessi delle parti coinvolte, tenendo
anche conto che imprescindibilmente le decisioni di surrogazione sono prese in circostanze
particolari e personali che possono cambiare in qualsiasi momento. Inoltre, al fine di risolvere
le paure che orientano gli atteggiamenti contrari, si potrebbe suggerire che i contratti, al fine di
essere promotori degli interessi delle parti, dovrebbero includere tutta una serie di strumenti al
fine di garantire la massima sicurezza per tutti gli individui coinvolti
14
. La regolamentazione,
12
Crozier, Protecting cross-border providers of ova and surrogacy services? Global Social Policy, 2010, pp.299-
303
13
R. Deonandan, An Introduction to the ethical dimensions of reproductive medical tourism’ in Travelling Well:
Essays in Medical Tourism, Institute of Population Health: University of Ottawa, 2013, pp.151-177,:
http://www.iph.uottawa.ca/eng/transdis/files/Volume%204%20Issue%201.pdf
14
Palattiyil, G., Blyth, E., Sidhva, D., Balakrishnan, ‘Globalization and crossborder reproductive services: Ethical
implications of surrogacy in India for social work’, International Social Work, 2010, pp.53- 686
11
non la legalizzazione, della surrogazione di tipo altruistico dovrebbe anche unirsi ad un aumento
dei controlli delle cliniche e delle motivazioni per l’accesso a tale pratica, al fine di
salvaguardare l’intento altruistico e invece scoraggiare eccessivi guadagni, che altrimenti sì che
trasformerebbero questa operazione in una vera e propria transazione finanziaria.
In tal senso diverse argomentazioni femministe pro e contro surrogazione potrebbero mutuare
una volta che gli accordi cambiano e sono maggiormente tutelati, con la previsione di severe
sanzioni per chi non li rispettasse. Si presume quindi che gli approcci liberali continueranno ad
enfatizzare l’autonomia e la libera autodeterminazione sul proprio corpo. Per queste ragioni le
regolamentazioni devono essere fatte al fine di lasciar spazio all’autonomia e
all’autodeterminazione, ingredienti necessari per una società democratica degna di questo
nome.
Sfruttamento e coercizione, finora realtà per le madri surrogato in particolare nei paesi in via di
sviluppo devono necessariamente essere prevenute quindi da politiche di rilievo.
La globalizzazione, la vera forza portante dietro l’espansione di questo mercato dovrebbe essere
affiancata con l’aspirazione di norme globali che definiscano i termini degli accordi di
surrogazione così che il regime globale emerga e che le dimensioni negative siano mitigate.
Inoltre, che anche il divario Nord Sud in ambito di guadagni non sia fonte di attrazione per la
stessa. La riproduzione transfrontaliera necessariamente deve combinare l’etica del guadagno
con quella medica: “per individuare uno spazio positivo tra la medicina e il commercio
utilizzando una struttura etica di tipo ibrido che rifiuti di compromettere il ruolo essenziale dei
medici che è sempre quello di agire per il superiore interesse della persona oggetto d’assistenza
e con il rispetto della sua salute”
15
.
Regolamentare la surrogazione non commerciale di tipo gestazionale in un contesto fortemente
definito è forse la via pragmatica da seguire
16
.
Poiché esistono pochissime ricerche empiriche su tale tema vi è un grande bisogno di studi che
si concentrino sulle madri surrogato, le loro preoccupazioni, le loro esperienze e atteggiamenti.
Tali scoperte porterebbero un po’ di luce su un mondo non familiare ai legislatori e il turismo
procreativo forse sostituito da politiche etiche ed eque.
15
R. Deonandan, “An Introduction to the ethical dimensions of reproductive medical tourism” in Travelling Well:
Essays in medical Tourism, Institute of Population Health: University of Ottawa, 2013, p.170
http://www.iph.uottawa.ca/eng/transdis/files/Volume%204%20Issue%201.pdf
16
S. Dermout, Non-commercial surrogacy : an account of patient management in the first Dutch Centre for IVF
Surrogacy, from 1997 to 2004. Human Reproduction pp.443-449.