Teorie e Modelli del Rischio Psicosociale
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individui percepiscono e affrontano l’ambiente visto come, un insieme di strutture incluse l’una
nell’altra ed in interazione tra loro. L’autore nota che al livello più interno detto microsistema c’è la
situazione ambientale che il soggetto vive direttamente nel “qui ed ora” ed essa consiste nella sua
casa, la famiglia, la scuola o il laboratorio in cui fa ricerca. Dal punto di vista della metodologia
della ricerca, la costruzione della realtà da parte del bambino nel suo evolversi, non può essere
osservata in modo diretto;essa può essere soltanto inferita dagli schemi riflessi nel comportamento
verbale e non verbale, e in modo particolare nelle attività, ruoli e relazioni che l’individuo stabilisce
o assume. Questi fattori costituiscono gli elementi del microsistema. Il secondo livello detto
mesosistema, considera le relazioni che si stabiliscono tra i diversi microsistemi e come questi
influenzano lo sviluppo del soggetto. Ad esempio un bambino che deve imparare a leggere sarà
influenzato anche dai rapporti che si instaurano tra la scuola e la famiglia. Il terzo livello,
l’esosistema, si riferisce a tutte quelle situazioni che l’individuo non sperimenta direttamente ma
che sono in grado di influenzare il suo sviluppo. Ad esempio il lavoro dei genitori influisce
direttamente sul bambino, il quale si può sentire trascurato se essi non gli dedicano troppo tempo a
causa degli impegni lavorativi. Il quarto livello, il macrosistema, è l’insieme dei modelli che sono
inseriti gli uni negli altri e interconnessi tra loro. Se si vuole analizzare un gruppo sociale,una
cultura o una sub-cultura, bisogna considerare questi sistemi descrivendone le caratteristiche
ecologiche del contesto sociale. Un fenomeno particolare consiste nel fatto che all’interno di ogni
cultura le situazioni ambientali sono abbastanza simili, ma differiscono da una cultura all’altra. Un
esempio può essere che se in una società avviene una crisi economica, essa potrà avere un impatto
positivo o negativo nello sviluppo del bambino. La teoria ecologica invece offre un nuovo concetto
di ambiente, non solo negli obiettivi ma anche nella struttura e nei contenuti. Psicologi e sociologi
hanno confermato la validità della teoria di Bronfenbrenner del 1979, nella quale risalta
maggiormente il comportamento e lo sviluppo del soggetto, nonché la percezione che l’individuo ha
dell’ambiente e non come esso si presenta nella realtà. L’analisi delle varie situazioni ambientali si
compie prendendo in considerazione due individui contemporaneamente, “diade”, e non uno per
volta. L’esempio più classico avviene, quando uno dei membri della coppia subisce un processo di
sviluppo: conseguentemente anche l’altro sarà interessato allo stesso fatto e ciò vale per tutti i
rapporti a due. Ciò si può osservare anche nelle relazioni tra situazioni ambientali diverse tra loro,
come la scuola, lavoro e casa, per comprendere se un individuo, quando deve entrare in un
ambiente nuovo, è in grado di farlo da solo o con l’aiuto di altri. L’individuo nel corso della vita
sarà portato spesso a cambiare ruolo e situazioni ambientali che avranno un certo peso nel suo
sviluppo e ciò si chiama “Transizione Ecologica”. Alcuni di questi casi sono: quando nasce un
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fratellino o una sorellina, quando entra nel mondo del lavoro, quando si sposa ecc. Costui dovrà
modificare il suo modo di agire, di fare e di pensare e ciò coinvolgerà anche gli altri che lo
circondano nel modo di rapportarsi. Questi esempi sono solo alcuni presenti nel processo di
adattamento reciproco tra il soggetto e l’ambiente circostante. Per verificare il processo di sviluppo
della persona è necessario stabilire se le modifiche che l’individuo ha effettuato in quella situazione
sono trasferibili anche ad altre. Un esempio potrebbe essere il coinvolgimento del soggetto in
un’attività che spinge l’altro, ad intraprendere o ad interessarsi alla stessa cosa. Nella fase di
sviluppo sarà importante che i genitori siano in grado di instaurare un clima amorevole che
trasmetta disponibilità all’individuo per sostenerlo nella crescita. La struttura dell’ambiente è
comprensibile non solo analizzando il contesto circostante in cui il soggetto vive, ma anche
attraverso tutte le relazioni che si instaurano e che possono influenzarlo in modo diretto; molto
importanti saranno anche i rapporti che si stabiliranno tra i membri della famiglia. Queste
interazioni fanno parte del primo sistema ecologico chiamato microsistema; le interconnessioni
sono collegate anche ai diversi eventi in cui l’individuo può essere presente o meno, ma che lo
coinvolgono in modo diretto, il mesosistema e l’esosistema. Nella teoria ecologica, lo sviluppo
dell’uomo è considerato in grado di evolversi in base all’ambiente ecologico in cui egli si trova e
alla relazione con quest’ultimo. Lo studioso Bronfenbrenner (1979) è stato influenzato anche dai
pensieri di Lewin (1965), il quale spiega la stretta relazione tra la struttura dell’individuo e la
situazione ambientale.( Teoria dinamica della personalità).Il comportamento, infatti, evolve in base
all’interazione tra individuo e ambiente. Bronfenbrenner (1979) fa una critica alle ricerche
precedenti, perché molte tendono a spiegare tutte le tipologie di personalità dell’individuo, ma
poche si concentrano sulle condizioni reali dell’ambiente. In effetti, i dati relativi all’ambiente
tendono a discriminare individui provenienti da ambienti relativamente poveri e degradati.
Nonostante quanto detto, vi sono due aree di ricerca in cui si è raggiunto un livello di conoscenza
dell’ambiente specifico, ma i risultati sono ancora insoddisfacenti. Il primo studio appartiene al
ramo della psicologia sociale e consiste nello studio delle relazioni interpersonali e dei piccoli
gruppi. Se i legami che si stabiliscono tra gli individui sono parte del suo ambiente, allora si può
affermare che quest’ ultimo influenza l’evoluzione del comportamento. La seconda idea è di natura
antropologica, ma ha un limite: il materiale descrittivo è aneddotico e l’interpretazione causale è
soggettiva. Il limite, perciò deriva dal fatto che nell’esperimento sono implicate situazioni artificiali,
non familiari e di breve durata che richiedono comportamenti particolari. Lo sviluppo umano,
afferma Bronfenbrenner (1979), è definito come la capacità di evolversi dell’individuo in relazione
con l’ambiente, nonche’ la capacità di scoprire, mantenere o alterarne le proprietà.
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1.1.2 La funzione delle attività molari
L’attività molare è un comportamento messo in atto in un preciso momento ed è considerato
importante perché percepito come pieno di significato da chi è presente nella situazione ambientale.
Le attività molari stabiliscono lo sviluppo dell’individuo e le forze ambientali promuovono e
rafforzano quello stesso sviluppo, particolarmente le azioni degli altri. Se il soggetto presenta
attività molari, ciò dimostra il suo grado di crescita psicologica; se invece tali attività sono
presentate da altri ciò costituisce il mezzo principale di influenza diretta da parte dell’ambiente sulla
persona. Si usa il termine “ molare e in atto”, per indicare che l’azione permane nel tempo. Un'altra
caratteristica delle attività molari è che avvengono in un momento preciso, dato dall’esistenza di
un’intenzione o dal desiderio di fare qualcosa. Esse differiscono anche nel grado in cui evocano
oggetti, persone ed eventi non presenti nella situazione: se, ad esempio, una persona parla delle
proprie attività svolte nel passato o dei propri progetti da realizzare in futuro, questa capacità
permette di creare un “mesosistema mentale”. Le attività molari sono viste come effetti dello
sviluppo, poiche’ l’individuo le intraprende e le svolge senza che sia incitato da nessuno, e tale
crescita dipende anche dalle attività esibite dagli altri in quanto coinvolgono o attraggono
l’individuo.
1.2 I ruoli come contesti dello sviluppo umano
Secondo una concezione di tipo fenomenologico, il ruolo è “il comportamento che ci si aspetta da
colui che si trova in una determinata situazione o status”. All’interno della società sono usate delle
etichette per designare differenti ruoli in base all’età, al sesso, all’occupazione, allo status sociale,
all’etnicità ecc. Ad ogni posizione corrisponde un atteggiamento che l’individuo deve avere verso
gli altri e viceversa. Infatti, maggiore è il potere relativo ad un ruolo, maggiore è la tendenza ad
esercitare e sfruttare quest’opportunità; d’altro canto anche le persone subordinate rispondono in
maniera sottomessa, con dipendenza e mancanza di iniziativa. Un esempio deriva dall’esperimento
a Stanford degli scienziati Haney,Banks e Zimbardo (1971). Gli stereotipi che i giovani coinvolti
negli esperimenti avevano sulla violenza all’interno del carcere, faceva in modo che assumessero
dei ruoli in conformità a questi stereotipi: chi faceva il ruolo della guardia era oppressivo e
aggressivo, chi il carcerato era sottomesso. Questo risultato porta a pensare che le condizioni
ambientali influenzino l’esito di un evento. Lo scopo di una serie di esperimenti è capire se
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l’ambiente abbia avuto qualche conseguenza sul comportamento successivo dei partecipanti, ma tali
informazioni mancano. Un fatto importante è che nel processo di crescita l’individuo viene a
contatto con diversi ruoli che lo fanno crescere e sviluppano in lui un’identità complessa. Questo è
uno dei compiti di sviluppo dell’adolescente che tratterò nei successivi paragrafi riguardo i rischi
sociali.
1.3 Il mesosistema e lo sviluppo umano
Per capire quali sono i fattori che influenzano i processi di socializzazione e sviluppo bisogna
prendere in considerazione il ruolo dell’individuo e il suo rapporto con le altre persone. Nel testo di
Bronfenbrenner (1979), è descritto il diverso effetto che provoca in un bambino essere
accompagnato da un adulto il primo giorno di scuola, oppure recarsi da solo nel nuovo contesto
sociale: nel primo caso il piccolo vive l’esperienza con minor disagio, il suo potenziale evolutivo è
incrementato e la terza persona funge da mediatore tra il bambino e l’ambiente nuovo. Diverso è il
caso in cui una stessa persona partecipa a più situazioni ambientali; per esempio la donna che lavora
part-time è giudicata come madre a tempo pieno dal marito e impiegata a tempo pieno dal datore di
lavoro,e ciò potrebbe indurre in lei stress. Il mesosistema è un insieme di interconnessioni tra due o
più situazioni ambientali: un caso può essere rappresentato dal bambino che trascorre il suo tempo
tra la scuola e la casa. Vi sono tuttavia anche altri casi in cui l’individuo non partecipa in modo
diretto ad entrambe le attività, ma c’è una terza persona che costituisce una mediazione tra loro.
Inoltre esistono diversi tipi di comunicazione, non solo tra persone, ma anche tra situazioni
ambientali diverse per fornire informazioni specifiche, e ciò può essere svolto in modo diretto,
scritto, per conversazioni telefoniche ecc. Bronfenbrenner(1979) afferma che le transazioni
ecologiche e le interconnessioni hanno un ruolo importante nel determinare il ritmo dello sviluppo;
infatti, il giovane compie queste trasformazioni in modo veloce: studia, si laurea, si sposa, trova
casa, diventa padre ecc. senza abbandonare, talvolta, le vecchie situazioni, ma collegandole a
quelle nuove. Le transazioni ecologiche variano secondo le diverse fasce di età: nell’infanzia
risultano particolarmente importanti la scuola, la famiglia e il gruppo dei pari. Nell’età adulta, oltre
la famiglia e i figli, il lavoro rappresenta una situazione ambientale chiave del mesosistema: anche
se i bambini non ne vengono a contatto, ne subiscono gli effetti diretti, per questo il lavoro dei
genitori costituisce per loro l’esosistema.
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1.4. L’esosistema e Lo sviLuppo
Questo sistema consiste in una o piu’situazioni a cui la persona non partecipa attivamente, ma vi
sono eventi che influiscono o sono influenzati da essa. Infatti, dalle ricerche svolte è dimostrato che
all’interno di una famiglia non sono solo i genitori ad influenzare il figlio ma anche viceversa. Un
caso particolare è quello studiato da McAllister (1973) che analizza le interazioni sociali all’interno
di famiglie con figli ritardati e nelle quali risultano livelli più bassi di interazione. Per quanto
riguarda le relazioni extrafamigliari, esse sono piu’ scarse non per il fatto che vi sia un figlio
ritardato, ma perché gli stessi genitori frequentano meno regolarmente parenti, amici e colleghi.
Un'altra ricerca molto interessante è quella concernente i fattori ambientali che favoriscono o, al
contrario, prevengono gli abusi nei confronti dei minori . Due ricercatori, Giovannoni e Billingsley
(1970), in uno studio sui bambini maltrattati in famiglie con un basso reddito, hanno analizzato le
condizioni che accompagnano il comportamento dei genitori. Il maltrattamento infantile può
derivare dal fatto che il genitore maltrattante vive in condizioni ambientali non adatte: se per
esempio abita in un monolocale e la casa è sovraffollata. Il fatto di avere dei parenti e di frequentare
la chiesa rappresenta un fattore protettivo contro il maltrattamento. Molto importante nella vita
della famiglia e dei bambini è anche la funzione della televisione. L’autore Maccoby (1951),
analizzandone gli effetti, afferma che nelle case domina il silenzio quando si guarda la tv e non c’è
interazione tra i membri. I programmi televisivi fanno parte dell’esosistema del bambino: gli effetti
non si notano direttamente su di lui, ma la relazione con i genitori è notevolmente limitata. La
scienza dello sviluppo rileva la necessità di indagare sulla varietà di influenze che derivano dal
mesosistema e dall’ esosistema, andando oltre lo status quo per progettare e verificare
interconnessioni non ancora verificate in un determinata cultura. Nasce questa necessità perché
nessuna società può permettersi per lungo tempo il degrado e l’impoverimento di segmenti di cui
fanno parte le generazioni in essa presenti.
1.4 Il Macrosistema e lo sviluppo
Il macrosistema è composto dall’insieme di sistemi sottostanti, ovvero il microsistema, il
mesosistema e l’esosistema che sono presenti in una cultura o sub-cultura. Queste ultime, anche se
differiscono l’una dall’altra, al loro interno hanno caratteristiche circa omogenee: ad esempio le
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situazioni ambientali esistenti e quelle di cui la persona entra a far parte in momenti successivi della
vita; il contenuto e l’organizzazione delle attività molari, i ruoli , le relazioni e la natura dei rapporti
esistenti tra situazioni ambientali in cui la persona cresce o che influiscono su di essa. Il
macrosistema emerge dall’analisi di una cultura o sub-cultura qualora si prendano in considerazione
i tre livelli dell’ambiente ecologico. Per quanto riguarda gli aspetti formali, la concezione di
macrosistema contrasta con il modello teorico dell’approccio sperimentale, il quale identifica le
differenze di classe, etniche e culturali con le procedure e i risultati di socializzazione. Uno studio
molto interessante è quello svolto da Glen Elder (1962), il quale analizza le conseguenze di una
catastrofe come la “Grande depressione”, sullo sviluppo degli individui e delle famiglie coinvolte.
Elder (1962) era un sociologo, sfuggito all’addestramento tipico del ricercatore in laboratorio e
dunque non aveva i pregiudizi di tipo individualistico propri del mestiere, per cui l’oggetto di
indagine fu la famiglia nel suo insieme e non i bambini. I risultati della catastrofe provocarono
ingenti danni al reddito e di conseguenza un grande disagio emotivo manifestato soprattutto dai
genitori appartenenti alla classe operaia. Questo stato emotivo si rifletteva anche sui figli che,
vedendo i propri genitori abbattuti, speravano che il disagio finisse al piu’ presto. Un altro fatto
rilevante che accompagnò il fenomeno fu una minor considerazione del padre da parte dei figli, i
quali percepivano la madre piu’ forte e piu’ abile. Inoltre i ragazzi delle famiglie disagiate che
mostravano maggiore preferenza per la madre, tendevano anche a identificarsi con il gruppo dei
coetanei e questa sembrava la caratteristica principale dei figli le cui famiglie erano state coinvolte
nella catastrofe. Sì fini per considerare tali ragazzi come giovani con modi di fare da adulti. Le
conseguenze di questa catastrofe furono diverse secondo il sesso e la posizione sociale della
famiglia; i figli di famiglie sia operaie sia di classe media, si impegnarono in età adulta a scegliere
una professione in cui si sentissero realizzati per controbilanciare una mancanza di istruzione nella
fase adolescenziale. Le ragazze di cui le famiglie erano state vittime della difficile esperienza
economica, enfatizzarono il ruolo materno svolgendo la mansione di casalinghe. Ciò che stupisce
maggiormente è rappresentato dai figli delle famiglie che non sono state colpite dalla crisi
economica; essi, secondo i risultati di Elder (1962), hanno avuto meno successo nell’istruzione e
nella professione. Dunque sembra che impegnarsi e affrontare problemi di vita quotidiana
nell’adolescenza, sia un’esperienza positiva e istruttiva per la vita adulta. Il macrosistema
rappresenta quindi non soltanto lo status quo cosi com’è, ma anche come potrebbe diventare se
l’attuale ordine sociale venisse modificato; i processi di trasformazione, infatti, sono necessari per
rimettere in discussione le forme di organizzazione sociale, le credenze e gli stili di vita che
prevalgono in una cultura. Un orientamento ecologico dunque è “calato” nel mondo: è qui che si
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costruisce il mondo proprio di una persona e l’individuo entra nei segmenti dell’ambiente esterno
che controllano la sua vita e riesce a padroneggiarli.
1.5 I modelli del rischio psicosociale e
i fattori di protezione.
Il concetto di rischio psicosociale è utilizzato dalla psicologia sociale per indicare situazioni e
condizioni in grado di influenzare i ritmi normali dello sviluppo e di rendere difficile
un’integrazione corretta e dinamica tra individuo e ambiente. L’adolescenza è la fase che precede
quella adulta, ed è sempre stata considerata un periodo di transizione, di trasformazione e di
incertezza. In seguito si è affermato che il cambiamento interessi tutto il corso della vita e non
soltanto alcune fasi. L’adolescenza costituisce una prova per l’individuo, il quale deve essere in
grado di affrontare e sconfiggere lo stress che certe situazioni nuove possono provocare. Le ricerche
recenti sui comportamenti a rischio nell’adolescenza hanno analizzato le caratteristiche comuni agli
adolescenti che agiscono in maniera rischiosa. Secondo tali studi i correlati psicosociali dei
comportamenti a rischio sono costituiti da fattori di personalità, processi cognitivi sottostanti la
decisione di mettere in atto un comportamento rischioso, caratteristiche della famiglia e del contesto
di vita degli adolescenti. In letteratura l’assunzione di rischio è considerata come una strategia
disfunzionale di coping, anche se ad essa è associata l’aspettativa di un esito positivo. Questa
oscillazione tra positivo e negativo è particolarmente indicativa per l’adolescenza perche’ in questo
periodo della vita il rischio rappresenta sia una minaccia sia la possibilità di costruire la propria
identità. Il rischio è, infatti, uno dei mezzi per raggiungere scopi evolutivi, un opportunità per
sperimentare dei ruoli, per definire la propria identità, per sviluppare autostima e capacità di
tollerare lo stress. Quando si tratta di rischio bisogna tenere presente la relatività delle norme e la
loro costruzione sociale. Il rischio, cosi come le norme, ha un carattere dinamico. Uno dei costrutti
utilizzati riguardo ai comportamenti a rischio è l’anticonvenzionalità, in altre parole la trasgressione
delle norme imposte dalle prime forme di socializzazione (scuola e famiglia). Le condotte rischiose,
sebbene abbiano una connotazione anticonvenzionale, non necessariamente sono sinonimo di
distruttività. Infatti, quando si ritiene che le conseguenze di un certo comportamento siano
personali, significa che la scelta di mettere in atto oppure no un comportamento ricade nelle
decisioni individuali e non morali. L’individuo avrà davanti a sé degli incarichi che si presentano in
un dato periodo della vita e la cui buona riuscita conduce alla felicità e al successo; al contrario, il