2
influenze provenienti da altre culture, tra le quali è importante
ricordare l’esperienza letteraria francese secentesca. In quest’ambito
in particolare il pensiero va ad un autore come Nicolas Boileau che,
allo stesso modo di Kantemir, si ispira alla satira classica per
denunciare i mali della società in cui vive. In Russia Boileau era
conosciuto per via delle numerose edizioni delle satire, commentate
dal poeta stesso, che vennero stampate nell’Impero degli zar tra la fine
del Seicento e i primi anni del Settecento. La prima di queste risale al
1666, mentre la decima e ultima, con commento dell’autore, al 17011.
Tuttavia Boileau era noto in Russia non solo per i componimenti
satirici, ma anche, e soprattutto, per l’Art Poétique che egli compose
sul modello dell’Ars Poetica oraziana. L’opera fu accolta come una
sorta di manifesto del classicismo e si poneva come mezzo per capire e
interpretare l’universo degli scrittori latini e greci, fino a quel
momento poco considerati in Russia come modelli di ispirazione
poetica. Boileau fu ritenuto quindi un tramite per conoscere la
letteratura classica, penetrata nell’Impero degli Zar solo con
l’evoluzione secentesca nella, cosiddetta, piena occidentalizzazione. Se
in Francia infatti la conoscenza e l’imitazione dei testi greci e romani
era un fenomeno che faceva parte del percorso culturale e letterario di
molti secoli, in Russia esso fu un’esperienza nuova, poiché tale nazione
presentava una storia culturale del tutto diversa. L’avvento del
classicismo nell’Impero degli Zar segnò l’introduzione di una realtà
letteraria nuova, appartenente alla tradizione occidentale, cui molti
letterati si avvicinarono con l’intenzione di trarre da essa
un’ispirazione originale. Tra questi si segnalano, oltre allo stesso
Kantemir, Trediakovskij, Sumarokov, Majkov e Deržavin nel
Settecento, Batjuškov, Vjazemskij, Ryleev e Bestužev nell’Ottocento.
1
Cfr. A. M. Peskov, Bualo v russkoj literature XVIII – pervoj treti XIX veka, Izd.
Moskovskogo Universiteta, Moskva, 1989, p.12.
3
Tutti questi autori assunsero come modello del classicismo
occidentale, tra gli altri, proprio Boileau, definito interprete e
codificatore delle tendenze letterarie del suo tempo.
Boileau fu quindi una figura importante nell’ambito della letteratura
russa poiché si può affermare che il movimento classicista sia arrivato
nella nazione degli Zar, passando attraverso la Francia, in particolare
grazie a questo autore. Con le sue opere si ebbe nella Russia del
Settecento la possibilità di apprezzare e conoscere autori come Orazio,
Giovenale, Aristotele, scelti come esempi cui ispirarsi secondo le nuove
tendenze letterarie.
Kantemir, che fu tra i primi a tradurre in russo le Satire I-VI di
Boileau2, lo assunse a modello sia per lo stile, sia per le tematiche
trattate, vicine alla sua sensibilità poiché ricche di analogie per i
contesti storici in cui i due poeti vissero.
È opportuno ricordare tuttavia che, nonostante l’indubbia influenza
che l’opera di Boileau esercitò sulla produzione del poeta russo, molti e
più frequenti sono i riferimenti e le citazioni ripresi dal mondo
classico, in particolare dai citati Orazio e Giovenale. Pertanto si può
affermare che Boileau giocò un ruolo da mediatore di rilievo per il
poeta russo, grazie al quale costui poté avvicinarsi alla corrente
classicista occidentale, che egli poi scelse di sviluppare in maniera
autonoma, attingendo ai poeti latini e alla tradizione russa dei secoli
precedenti.
Kantemir, infatti, scrisse le sue satire non solo ispirandosi al mondo
classico e al classicismo francese, ma anche alle composizioni satiriche
presenti in Russia già prima del Settecento. Questa produzione è stata
denominata in epoca sovietica Demokratièeskaja Satira, ovvero Satira
2
Cfr. Ibid. p. 18.
4
Popolare3, ed è costituita da una raccolta di componimenti popolari di
grande successo. Sebbene questo tipo di letteratura sia rimasta ai
margini rispetto a quella ufficiale, essa ebbe grande fortuna e ci aiuta
a capire quali fossero i gusti del pubblico di lettori, vicini al folklore
popolare. Inizialmente questi racconti satirici del Seicento, in alcuni
casi in prosa, in altri in versi, erano tramandati soltanto attraverso la
forma orale e furono successivamente trascritti grazie all’opera di
scribi nel corso del diciassettesimo secolo. Questi racconti, insieme alle
byliny (epopea popolare), ai proverbi, alle canzoni e al genere prosaico
della leggenda, facevano parte, come si è detto, di una letteratura
popolare contrapposta a quella ufficiale, costituita da narrazioni di
eventi storici, da cronache, da žitija (agiografie) e da composizioni
importate dall’Europa occidentale e russificate.
Nei racconti di genere satirico è possibile trovare personaggi di tutte le
classi sociali, ridicolizzati per i loro comportamenti. Vi sono popy
corrotti che passano il loro tempo ad inseguire le donne, funzionari
statali che sperimentano i modi più rapidi per arricchirsi a scapito dei
poveri, magistrati dal giudizio facilmente influenzabile e mercanti che
cercano facili guadagni. Puntualmente tutti questi personaggi negativi
vengono scoperti o raggirati proprio da quelle che dovrebbero essere le
vittime. Vi è pertanto un capovolgimento dei ruoli tra le classi sociali e
si assiste al trionfo, nel riso, della gente semplice, oppressa dalla
realtà quotidiana e rincuorata dalla forza del riso. La morale in queste
narrazioni satiriche è un elemento marginale poiché, sebbene si
assista al trionfo del bene, la componente più importante resta quella
di regalare un sorriso a chi legge o ascolta tali storie.
3
Cfr. Storia della civiltà letteraria russa, diretta da M. Colucci e R. Picchio, Vol I,
UTET, Torino, 1997, p. 199.
5
Da questo insieme di espressioni culturali nasce la satira di Kantemir,
modellata sull’esperienza del classicista francese Boileau, sull’ironia
delle composizioni del Seicento russo e sull’esempio dei grandi poeti
classici Orazio e Giovenale: un insieme di elementi diversi e
apparentemente inconciliabili, ma che trovano nelle satire del poeta
russo una sintesi precisa e originale.
6
1. A. D. KANTEMIR E IL SUO PERCORSO CULTURALE
Il diciottesimo secolo segnò per la Russia l’ingresso in una nuova epoca
economica, politica e culturale. In quel secolo l’impero degli zar
cominciò ad avvicinarsi al sapere europeo e a trarre da esso un grande
arricchimento. Nacque da questa unione di culture quella che venne
definita la «nuova letteratura», che riassumeva in sé alcuni tratti
caratteristici della produzione antico-russa e le novità improntate alla
tradizione occidentale. Infatti la letteratura, dopo essersi liberata dal
ruolo di portavoce della Chiesa, aveva acquisito una propria identità e
indipendenza. Legata profondamente al suo tempo, diede un nuovo
stimolo all’esaltazione patriottica e alla formazione di
un’autocoscienza russa1. Nel corso del secolo questa nuova letteratura
acquisì sempre maggiore consistenza e rinforzò il proprio ruolo attivo
nella vita sociale e politica. Pietro il Grande nel primo quarto del
secolo fu molto abile a sfruttare tale arte per uno scopo pratico,
avvicinandola al potere per creare una nuova tradizione nazionale. È
chiaro quindi l’intento di Pietro di far uscire la letteratura
dall’influenza della Chiesa per porla piuttosto sotto il controllo statale,
in modo tale da ottenere uno strumento ulteriore di appoggio al potere
centrale2. Una delle grandi novità, nella varietà di cambiamenti in
ambito letterario, fu che gli autori iniziarono a possedere una propria
identità, a non essere più quindi anonimi creatori, come spesso
accadeva nel periodo antico-russo. Questo fatto fu rivoluzionario
perché viene ad essere l’indicazione precisa che l’individuo era
riconosciuto in quanto tale e che poteva creare opere letterarie in cui
esprimere la propria originale personalità. Fu grazie a questa nuova
1 Cfr. Storia della civiltà letteraria russa, cit., pp. 225 – 229.
2 Cfr. Oèerki russkoj kul’tury XVIII veka, (èast’ tret’ja), Izd. Moskovskogo
Universiteta, Moskva, 1988, pp. 212 – 213.
7
pluralità di voci che la letteratura poté crescere e trovare sempre
nuovi spazi da esplorare, creando nuove forme espressive3.
A fondere nella propria produzione letteraria le tradizioni della
cultura russa, radicate nel corso di molti secoli, e le novità della
cultura europea, fu certamente Antioch Dmitreviè Kantemir,
considerato il primo poeta russo. Nelle sue satire dall’ironia sferzante
si può leggere la disillusione di un’epoca storica in cui le coordinate
apparivano sfasate e a fatica si riusciva a trovare un ordine logico
nella confusione che dalla corte si propagava in tutte le sfere più alte
della società. Kantemir nelle sue opere ritraeva, come in uno specchio,
i vizi del mondo in cui viveva senza risparmiare nessuno: dal più alto
dignitario di corte alla ricerca di nuovo potere, al povero ubriacone, dal
vescovo disposto a tradire i suoi ideali per una più alta investitura,
all’avaro che preferisce accumulare beni piuttosto che dare
un’educazione dignitosa ai figli. Questi temi innovativi sono la
conseguenza diretta della nuova coscienza che si andava formando
durante il regno di Pietro il Grande e Kantemir appare proprio come
un illustre esponente del nuovo modello di uomo che Pietro aveva
proposto durante il suo regno: onesto, colto, determinato, egli riuscì a
guadagnarsi una posizione di rilievo nella società grazie alle qualità e
ai meriti. L’individuo acquistava dunque valore grazie alle doti
personali, riscattando in questo modo anche le proprie umili origini.
Nelle satire Kantemir si scagliò proprio contro tutti coloro che,
dedicandosi al vizio, deviavano dal supremo esempio di Pietro, al
quale il poeta rivolge spesso significativi elogi.
Kantemir era profondamente legato all’esempio di Pietro il Grande
poiché nacque nell’epoca in cui tale sovrano era all’apice del suo
splendore. Durante l’infanzia e l’adolescenza Antioch Dmitreviè
3
Cfr. G. A. Gukovskij, Russkaja literaturno-kritièeskaja mysl’ v 1730-1750e gody,
XVIII vek, sb. 7, izd. Akademija Nauk, Moskva, Leningrad, 1966, p. 102.
8
frequentò ambienti sempre molto vicini alla corte: quindi la grande
ondata di occidentalizzazione introdotta dal sovrano influì non solo
sulla vasta preparazione culturale del giovane, ma anche sui
comportamenti e sullo stile di vita.
Antioch Dmitreviè Kantemir nacque a Costantinopoli il 10 settembre
1709 da genitori molto colti. Il padre, Dmitrij Kantemir, era un
principe moldavo che aveva studiato a Costantinopoli scienze, musica,
architettura, ma soprattutto alcune lingue straniere. Conosceva infatti
il turco, il persiano, l’arabo, il greco, l’italiano, il francese e lo slavo,
oltre al moldavo e al russo. Egli stesso scrisse trattati di filosofia, di
religione e di storia, tra cui una Storia dell’Impero Ottomano che fu
molto apprezzata da letterati illustri, tra i quali Voltaire. Nel 1721
Pietro gli prometterà la carica di direttore dell’Accademia delle
Scienze di Pietroburgo, ma la morte improvvisa, che coglie il principe
prima della fondazione della nuova Istituzione, non gli permetterà di
realizzare questo sogno.
Dmitrij sposò a Costantinopoli una donna greca, Kasandra
Kantakusinaja, legata da parentela ad alcuni imperatori bizantini.
Questa donna si distingueva dalle altre per la vastità della cultura e
dedicò la sua breve vita all’educazione dei figli, instillando in loro la
voglia di conoscere e apprendere dalla vita tutto il possibile e di
cogliere ogni opportunità per arricchirsi dal punto di vista umano e
culturale. Di Kasandra si narrava che la dote meno evidente fosse la
straordinaria bellezza4. I principi Kantemir abbandonarono la
Moldavia nel 1711, quando Antioch aveva appena compiuto due anni,
per trasferirsi in Russia, poiché Dmitrij fu ricoperto di onori da Pietro
il Grande per il valore dimostrato nella guerra con i Turchi. Kasandra
morì poco tempo dopo, l’11 maggio 1713, e Dmitrij, sfruttando tutte le
4 M. I. Radovskij, Antioch Kantemir i peterburgskaja Akademija Nauk, Izd.
Akademii Nauk SSSR, Moskva-Leningrad, 1959, pp. 6 – 8.
9
opportunità per migliorare la sua posizione all’interno dello Stato,
sposò una principessa Trubeckaja, discendente di una famiglia
all’epoca molto potente5. L’opportunismo era in ogni modo una dote
comune anche ad altri membri della famiglia Kantemir. Marija, la
sorella maggiore di Antioch, è rimasta nella storia per aver cercato di
trarre tutti i vantaggi possibili dalla relazione sentimentale con Pietro
il Grande, che ella seguiva anche nel corso delle campagne militari.
Con sé portava sempre il fratellino Antioch, il quale ebbe dunque la
possibilità di conoscere da vicino il grande sovrano e di osservarlo in
azione6.
Si può quindi intuire che Antioch Dmitreviè si avvicinò alla cultura
per la prima volta tra le mura domestiche. Per i figli erano stati scelti
accuratamente, dal principe Dmitrij, istitutori molto preparati, che
provenivano dalle migliori accademie. Inoltre, il neoellenico e l’italiano
erano lingue di uso corrente in famiglia. Marija si prese cura del
fratello Antioch dopo la morte della madre ed essendo molto colta fu
per il giovane poeta uno dei primi insegnanti non solo di nozioni, ma
anche di vita. La sorella fu tra i primi ad insegnare al fratello ancora
bambino la lingua italiana, facendogli poi leggere alcuni autori, tra cui
Machiavelli e Boccaccio. Nell’estesa biografia su Antioch Kantemir che
contribuì a far conoscere il poeta russo in Europa, scritta dall’abate
Guasco7, si sottolinea il grande affetto che vi era tra il fratello e la
sorella, i quali intrecciarono un intenso scambio epistolare negli anni
5 Cfr. V. I. Pokrovskij, Antioch Dmitrjeviè Kantemir, ego žizn’ i socinenija, Izd.
Akademii Nauk, Mosca, 1910, pp. 1 – 5.
6 Cfr. L. Satta Boschian, L’Illuminismo e la Steppa, Edizioni Studium, Roma, 1994,
p. 36.
7 Ottaviano de Guasco (1712-1781) nacque in Piemonte e successivamente visse in
Francia. Come scrittore era membro de L’Académie des inscriptions di Parigi, della
Royal Society di Londra e dell’Accademia delle Scienze di Berlino. Divenne molto
amico di Kantemir quando questi approdò in Francia e insieme a lui tradusse otto
satire in italiano (traduzioni oggi perdute) e le tradusse poi in francese, facendole
pubblicare. Cfr. M. I. Radovskij, op. cit., p.93.
10
di permanenza all’estero di Antioch. Queste lettere erano scritte
indifferentemente in greco, in italiano o in francese, fatto che denota
ulteriormente la grandezza e la varietà del clima culturale della
famiglia Kantemir8.
Come è stato già detto, gli istitutori scelti per educare sin dalla prima
infanzia i giovani principi Sergej, Matvej e Antioch erano molto
preparati. Dalla Moldavia Dmitrij aveva portato con sé un greco,
Anastasio Kondoidoi, che ebbe sul giovane Antioch una grande
influenza, non solo nel periodo in cui fu il suo insegnante di storia e di
lingue, ma anche in seguito, poiché fu un esempio di vita per via della
sua ottima preparazione. Kondoidoi era stato un illustre insegnante
dell’Accademia di Costantinopoli, specializzato in lingue antiche9.
L’intelligenza di quest’uomo non sfuggì all’attenzione di Pietro I, che
nel 1721 lo insignì del titolo di vescovo di Vologda, contando sul pieno
appoggio di Kondoidoi nelle nuove disposizioni religiose. In seguito
divenne vescovo di Suzdal’. Dopo aver lasciato la famiglia dei principi
Kantemir per seguire i suoi impegni religiosi, Kondoidoi si trasferì a
Pietroburgo e divenne molto amico di alcuni dei più insigni esponenti
dell’Accademia delle Scienze quando questa fu fondata. In quella città
riunì un piccolo gruppo di persone colte, che si incontrava
periodicamente. Durante tali riunioni il colto linguista greco prestava
e vendeva i suoi numerosi libri, soprattutto italiani. A queste riunioni
partecipava anche il giovane poeta Kantemir. Kondoidoi giocò un ruolo
importante nella vita del principe poiché fu uno dei primi a leggere le
sue satire e a facilitarne la diffusione clandestina in Russia10.
8 Cfr. I.V. Škljar, Formirovanie Mirovozzrenija Antiocha Kantemira, XVIII vek, sb.
5, izd. Akademija Nauk SSSR, Moskva-Leningrad, 1962, pp. 130 – 134.
9 Cfr. Z. I. Geršoviè, Ob estetièeskoj pozicii i literaturnoj taktike Kantemira, XVIII
vek, sb. 5, izd. Akademija Nauk, Moskva-Leningrad, 1962, p.180.
10 Cfr. M. I. Radovskij, op. cit., pp. 9 – 12.
11
Insieme a Kondoidoi, fu scelto da Dmitrij tra il 1715 e il 1718 un
istitutore francese per insegnare al figlio Antioch tale lingua nel
miglior modo possibile. Costui si chiamava I.G. Foquerot, preferito tra
tutti i candidati anche per il fatto che non aveva relazioni con la
Chiesa e in particolare con i Vecchi Credenti11.
Un ruolo molto importante nell’educazione del giovane Antioch lo ebbe
anche, e soprattutto, I.Ju. Il’inskij, autorevole esponente della
didattica ortodossa. Egli fu chiamato dal principe Dmitrij per
insegnare ai figli la lingua russa, perché sin da piccoli i principini
dovevano prepararsi a servire lo Stato in modo impeccabile. Presso i
Kantemir ebbe anche l’incarico di segretario di Dmitrij, persino
quando quest’ultimo divenne capo della Cancelleria di Stato. Il’inskij
era noto come ottimo traduttore e come autore di versi di vario
contenuto, perciò si rivelò per Antioch un buon maestro nella difficile
arte della poesia. Aveva insegnato all’Accademia Slavo-greco-latina di
Mosca, di cui era stato in precedenza studente, pertanto possedeva
una preparazione di alto livello. Il’inskij seppe suscitare nel giovane
principe un grande interesse per la letteratura e fu grazie alla sua
influenza che già a quattordici anni Antioch cominciò a scrivere i
primi versi e ad eseguire traduzioni dalle lingue conosciute12.
Tra il giugno 1722 e il gennaio 1723 Antioch seguì il padre in una
missione diplomatica ad Astrachan’. In quella città il giovane principe
frequentò una scuola di latino organizzata da monaci e frati cattolici.
Tali scuole, diffuse in varie città russe, erano molto qualificate per
l’apprendimento della lingua latina ed erano frequentate da molti
giovani: lo stesso Trediakovskij fu studente ad Astrachan’ della scuola
di latino cui si era iscritto Kantemir13.
11
Cfr. I.V. Škljar, op. cit., p. 130.
12 Cfr. Pokrovskij, op. cit., pp. 35 – 38.
13 Cfr. A. V. Florovskij, Latinskie školy v Rossii v epochy Petra I, XVIII vek, sbornik
3, izd. Akademija Nauk, Moskva, Leningrad, 1960, p. 333.
12
Quando il padre morì, Antioch aveva quindici anni. Insieme alla
sorella egli si trasferì definitivamente a Mosca dove incominciò a
frequentare l’Accademia Slavo-greco-latina14. Nel contempo
continuava ad approfondire la conoscenza del latino prendendo lezioni
da un frate cappuccino italiano, Antonio Lualda15.
Negli anni successivi Antioch Dmitreviè chiese di poter continuare la
sua formazione all’estero, ma non gli fu accordato il permesso
necessario. Gli venne tuttavia data la possibilità di frequentare i corsi
dell’Accademia delle Scienze a Pietroburgo, a un anno e mezzo dalla
fondazione della stessa. Dal 1727 Kantemir si trasferì dunque nella
città di Pietro. Si è conservato un documento che attesta che Antioch
Dmitreviè fu uno dei primissimi studenti che frequentarono il nuovo
istituto. All’Accademia delle Scienze, istituzione direttamente ispirata
alle istanze riformatrici della politica petrina, Kantemir ebbe
l’opportunità di seguire i corsi tenuti da scienziati di prima grandezza,
quali Bernoulli, Bayer, Bilfinger, Mayer e Gross. La formazione che lì
si poteva ricevere era molto diversa da quella delle Accademie di Kiev
o di Mosca. L’unica materia precedentemente studiata che si rivelò
utile per frequentare quell’istituto fu la lingua latina, poiché le lezioni
erano tenute in latino. L’Accademia delle Scienze infatti preparava gli
studenti soprattutto in campo scientifico, secondo il volere di Pietro
che puntava su una formazione dei giovani fondata più sulle
conoscenze pratiche che sulla riflessione teorica, secondo il suo
pensiero, più utile a rinnovare il paese. Il poeta in ogni caso riuscì a
distinguersi anche in quell’ambiente così lontano dalla sua formazione
culturale: i registri di quegli anni lo indicano come uno dei migliori
studenti che brillava soprattutto nelle discipline matematiche16.
14 Cfr. I.V. Škljar, op. cit., p.135.
15 Cfr. A. V. Florovskij op. cit., p. 334.
13
In ogni caso, prima della fondazione dell’Accademia delle Scienze di
Pietroburgo, la formazione scolastica migliore che si poteva ricevere in
Russia all’inizio del diciottesimo secolo consisteva nell’istruzione
impartita all’Accademia di Mosca e di Kiev e nei seminari che in tali
strutture venivano organizzati. La maggior parte dei professori si era
formata all’Accademia di Kiev e all’estero. Erano insegnate le lingue
slava, greca e latina, tratte dal catechismo ortodosso. Oltre alle lingue
si potevano apprendere l’aritmetica, la retorica, la filosofia, la teologia
e, in alcuni casi, la geometria e persino l’astronomia. I docenti,
personalità come Zaborovskij e Prokopoviè, avevano a lungo viaggiato
per l’Europa occidentale, imparando a guardare alle scienze, e più in
generale all’insegnamento, con occhi nuovi, trasmettendo una nuova
coscienza agli studenti che si recavano alle loro lezioni. All’estero
questi professori avevano frequentato le migliori università, pertanto
riproponevano in patria quegli insegnamenti preziosi che in Russia
erano assolutamente all’avanguardia. Ad esempio, le lezioni di
teologia seguivano il modello della summa theologiae scholasticae di
Parigi, che consisteva nello studio dei dogmi della religione cristiana
di base e, attraverso la dialettica di Aristotele, nella ricerca della
verità cristiana, la summa theologiae. La filosofia che veniva
privilegiata era dunque quella aristotelica. Per quanto riguarda la
retorica, Aristotele aveva un ruolo importante, ma affiancato nello
studio da due dei più grandi teorizzatori romani della materia:
Cicerone e Quintiliano. Tutte le conoscenze, importate dall’Europa
occidentale nel diciassettesimo secolo da personalità colte formatesi
all’estero, continuarono ad essere proposte inizialmente grazie
all’Accademia di Kiev da dove, attraverso una cerchia ristretta di
16 Cfr. M. I. Radovskij, op. cit., pp. 16 – 29.
14
studiosi furono portate dalle terre rutene a Mosca e in altri centri
della Russia17.
È importante notare che all’Accademia di Kiev le lezioni erano tenute
in lingua latina e che quindi anche a Mosca il latino era ritenuto un
mezzo primario di espressione. Chi frequentava queste accademie ne
usciva ben preparato in cultura classica e medioevale, per la maggior
parte scritta in lingua latina. Con questo spirito occidentalizzante si
può intuire che all’Accademia le riforme di Pietro furono accolte con
entusiasmo e, anzi, i frequentatori della stessa ebbero un ruolo attivo
nella diffusione del nuovo spirito petrino. Tra loro vi erano personalità
come Dimitrij Tuptalo, Stefan Javorskij, Feofilakt Lopatinskij, Feofan
Prokopoviè, Innokentij Kul’èinskij (in seguito divenuto santo), Gavril
Bužinskij, che la storia ha reso celebri per la loro partecipazione attiva
anche in campo politico.
Sebbene all’Accademia di Kiev e a quella Slavo-greco-latina di Mosca
si studiasse e parlasse correntemente la lingua latina, non bisogna
dimenticare l’altra grande fonte di apprendimento di tale lingua e di
tale cultura nella Russia a partire da Pietro: le scuole cattoliche.
L’attività dei Gesuiti a Mosca cominciò nel 1684, quando la zarevna
Sof’ja e il principe Golicyn permisero l’apertura di due scuole
cattoliche in Russia, dando così agli stranieri la possibilità di educare i
propri figli secondo il culto che ritenevano più adeguato. La scuola dei
Gesuiti a Mosca cominciò sin dalla sua fondazione ad occupare un
posto di rilievo nell’insegnamento, mentre nel volgere di un trentennio
crebbe sempre di più la sua importanza, tanto che il numero di questi
istituti si moltiplicò rapidamente. All’inizio del diciottesimo secolo
cominciarono ad iscriversi alle scuole dei Gesuiti anche giovani russi
ortodossi e questo fatto testimonia la qualità di tali istituti. Inoltre,
grazie al fatto che il numero degli iscritti si moltiplicava di anno in
17 Cfr. Pokrovskij, op. cit., pp. 101 – 105.
15
anno, la qualità dell’insegnamento aumentava in modo direttamente
proporzionale poiché crescevano le entrate e pertanto si aveva
l’opportunità di chiamare professori sempre più qualificati. Scriveva il
monaco italiano Vota:
«Che la gioventù vada alle scuole e che non si
ristringa à soli figli de cattolici e stranieri, ma
abbracci tutti generalmente, sopra di che spero,
havero quanto prima una distinta informatione»18.
All’inizio del diciottesimo secolo la fortuna delle scuole dei Gesuiti subì
una piccola battuta d’arresto poiché esse erano osteggiate dal
Patriarca Adriano, che le riteneva pericolose. Già dal 1705 però
ritornarono alla piena attività, favorite da Pietro il Grande che
ammirava la cultura europea, proposta in quegli istituti. Inizialmente
nelle scuole dei Gesuiti veniva insegnata solo la lingua latina, ma poi
furono introdotte anche altre discipline come la matematica e la
lingua tedesca. Venivano inoltre date alcune conoscenze di base di arte
militare. L’importanza di queste scuole è testimoniata dalla rivista
europea “Acta Eruditorum”. Nel numero dell’agosto del 1705, in cui
appariva un articolo che parlava del grado di europeizzazione
raggiunto in Russia, erano citate le scuole dei Gesuiti a testimonianza
del fatto che anche a Mosca si potesse ottenere una formazione di tipo
occidentale, impartita da insegnanti provenienti dall’Italia, dalla
Germania e dall’Inghilterra. Si esaltava inoltre il fatto che anche
l’organizzazione di queste scuole fosse di tipo europeo, poiché
strutturate sul modello dei collegi tedeschi. Oltre che a Mosca queste
scuole erano presenti in altre città della Russia, come ad esempio ad
Astrachan’.
18 Cfr. A.V. Florovskij, op. cit., p. 318.