II
Con Kernberg (1975) si cambia prospettiva e si passa ad un
punto di vista strutturale secondo cui questa patologia, fino ad
allora considerata come un indefinito disturbo della personalità, da
collocarsi tra la nevrosi e la psicosi., assume la connotazione di una
specifica organizzazione della personalità che può sottostare a diversi
stili di personalità.
Un nuovo modello interpretativo arriva poi da Ryle (1997),
che propone una spiegazione dei tratti del disturbo borderline in
termini di "stati di sé multipli", ognuno dei quali caratterizzato da
un suo modello di procedure di ruolo reciproche: in quest'ottica
l'origine del disturbo viene individuata in un danno a più livelli del
sistema procedurale.
Appare chiaro, dunque, come il soggetto borderline possieda
una struttura stabile, sebbene abnorme, in cui gli elementi strutturali
costanti sono: 1) assenza di controllo delle pulsioni; 2) la frequenza
con la quale emergono le spinte pulsionali; 3) la presenza di
sensazioni di vuoto e di depressione; mentre per quanto riguarda
III
l'instabilità che lo caratterizza è da ricercarsi nell'ambito, per
esempio, all'affettività che tende ad oscillare dalla rabbia intensa e
immotivata, alla depressione e all'anedonia.
La struttura difensiva del soggetto borderline è stata trattata
accuratamente da Kerngberg in "Sindromi marginali e narcisismo
patologico"(1975) dove presenta come difesa essenziale
dell'organizzazione di personalità caso al limite la scissione che
spiega in termini di divisione degli oggetti esterni in "completamente
positivi" e "completamente negativi", con la possibilità di
spostamenti totali e bruschi di un oggetto da un estremo all'altro;
seguono l'idealizzazione primitiva che crea immagini dell'oggetto non
realistiche, potenti e totalmente positive; l'identificazione proiettiva,
in cui il soggetto prima proietta su un oggetto esterno le immagini
aggressive e negative del Sé e poi tende ad identificarsi con lui; la
negazione in cui aree della coscienza vengono reciprocamente negate;
l'onnipotenza e la svalutazione strettamente collegate alla scissione.
Anche la letteratura psicodinamica ha spesso centrato
IV
l'attenzione sui meccanismi di difesa per spiegare i tratti della
personalità borderline, che via via venivano presi in considerazione
dai vari autori nelle diverse teorie, ne è un esempio, lo studio di
Gacono sulle personalità antisociali, o ancora le preoccupazioni di
Kemper per le difficoltà del transfert - controtransfert nel trattamento
dei pazienti borderline proprio causate dalla pressante barriera
difensiva.
Qui appare chiaro, dunque, come queste difese, benché presenti
singolarmente anche in altre patologie, siano considerate, globalmente,
caratteristiche e rivelatrici di un'organizzazione borderline di
personalità.
Il test di Rorschach permette di individuare sia
qualitativamente sia quantitativamente l'uso dei meccanismi
difensivi. Bisogna ricordare che i soggetti borderline sono
particolarmente sensibili alle situazioni non ben strutturate e che
pertanto risultano, nella maggior parte dei casi, molto reattivi e
quindi proiettivi di fronte a questo test.
V
All'interno del Rorschach alcuni autori hanno, poi, costruito
due specifiche scale per valutare il funzionamento difensivo di questi
soggetti: la scala di Lerner e Lerner ( LDS) che, in accordo con le
formulazioni teoriche di Kernberg che integrava il punto di vista della
psicologia dell'Io con la teoria delle relazioni oggettuali, si basa sulla
prospettiva del conflitto strutturale; la scala di Cooper (RSD),
costruita sulla nozione di deficit strutturale .
Le difese devono essere analizzate una ad una cercando di
evidenziare le modalità con le quali esse si manifestano nelle risposte
evocate al Rorschach, sulla base delle considerazioni empiriche di
numerosi autori tra cui Lerner e Lerner, Passi Tognazzo e Valente
Torre.
Nel quarto capitolo, si è presa in considerazione la struttura
del pensiero e su come essa si manifesti nell'ambito di un protocollo
Rorschach.
Da un primo approccio ad un protocollo borderline risulta
subito molto evidente la tendenza dei casi al limite a "mutar
VI
registro" da un momento all'altro e a presentare improvvise ed estese
fluttuazioni del funzionamento. Tuttavia nonostante la variabilità
con cui si presenta il profilo Rorschach, è possibile individuare in esso
tipiche modalità di risposte, ecco perché può essere definito coerente
nell'incoerenza.
Nella letteratura esiste la distinzione tra due forme della
patologia borderline: quella coartata e quella lussureggiante; qui per
esemplificare meglio quanto viene esposto si fa riferimento in
particolare alla forma lussureggiante, come si può vedere dai casi
esposti.
Alcuni autori propongono dei modelli interpretativi nel
tentativo di categorizzare e classificare i borderline, come quello
proposto da Blatt e Auerbach; altri come Adler forniscono teorie tese
a spiegare il movimento oscillatorio del pensiero borderline che si
manifesta in maniera molto evidente all'interno dei protocolli.
VII
Desidero qui ringraziare le persone che mi hanno permesso di arrivare
alla fine di questo cammino.
Un ringraziamento particolare alla Prof. Valente Torre e al Prof.
Freilone per tutti i consigli e le indicazioni che mi hanno permesso di
portare a termine il lavoro; alla Dott. Carta e alla Dott. Di Cesare i
cui suggerimenti sono stati indispensabili; a Massimiliano per la sua
consulenza informatica e la sua pazienza; al Sig.Giorda la cui
esperienza mi ha fornito un valido supporto; a mia mamma per tutta la
forza che ha saputo trasmettermi anche in un momento per lei così
difficile.
1
I
IL CONCETTO "BORDERLINE":
LA SUA EVOLUZIONE DA STERN A KERNBERG E
ALLA LETTERATURA PSICOANALITICA CONTEMPORANEA
"Ogni condizione promulga non solo se stessa , ma anche
quanto vien dopo e nasce da essa,
E il nero silenzio promulga quanto ciascuna altra cosa"
By W.Whitman.
La condizione borderline è stata al centro di un controverso
e considerevole dibattito per oltre 30 anni e forse nessuna singola
categoria o tipo di paziente ha richiesto maggior attenzione
diagnostica e terapeutica
Sebbene i casi borderline siano stati variamente descritti
nella letteratura clinica in modo intenso fin dai primi anni '70,
questioni sulla natura delle condizioni borderline, sia che esse
rappresentino un disordine di personalità (Spitzer R., Endicott J.,
Gibbon M., 1979), una stabile configurazione o sindrome di
personalità (Grinker R.R. et al., 1968; Gunderson J.G. & Singer M.T.,
1975), una lieve forma di schizofrenia (Kety S.S. et al., 1968; Kety
2
S.S., 1985), una variante del disordine affettivo (Akiskal H.G. et al.,
1977, 1984; Jacobson E., 1953; Klein D.F., 1977), un range di
patologia o funzionamento (Kernberg O., 1975; Millon T., 1981), o
un'invalidata diagnosi "cestino", sono state e continuano ad essere
vigorosamente dibattute (Aklin M.W., 1993).
Vari teorici e clinici delinearono la condizione borderline tra
la psicosi e la nevrosi: la "schizofrenia da ambulatorio" di Zilboorg (1941);
il "carattere preschizofrenico" di Rapaport Gill e Schafer (1945/46); il
"paziente stabilmente instabile" di Schmideberg (1947); la "Schizofrenia
pseudonevrotica" di Hoch e Polatin (1949) e un'ulteriore divulgazione del
termine borderline di Knight. Sin dall'inizio si poterono notare nelle
definizioni delle condizioni borderline due tendenze: quelle che
descrivevano questi quadri clinici sul confine della schizofrenia e
quelli che li descrivevano sul confine delle psiconevrosi; tuttavia
queste prime definizioni erano, per la maggior parte, degli aneddotti.
In mancanza di una definizione concorde, un quadro misto di
sintomatologia clinica, patologia del carattere e scarsa risposta al
tradizionale trattamento psicoanalitico confondeva gli sforzi di
delineare il disordine (Aklin M.W., 1993).
3
Tra i primi contributi alla letteratura descrittiva del
borderline, ve ne sono alcuni che meritano una breve considerazione.
La descrizione di Stern (1938) del borderline è clinicamente istruttiva
da un punto di vista definizionale e rimarcabilmente apprezzabile con
rispetto alle ultime formulazioni. Egli elencò undici caratteristiche di
questo disordine: narcisismo, ipersensibilità fuori dall'ordinario,
provante dolore psichico, rigidità psichica, reazioni terapeutiche
negative, sentimenti di inferiorità, masochismo, autocommiserazione,
ansia somatica, meccanismi di proiezione e difficoltà nell'esame di
realtà.
Schmideberg (1947/1959) utilizza il termine borderline
durante la fine degli anni '40 per descrivere gli individui che non
erano in grado di tollerare la routine, che erano incapaci di discernere,
che erano inclini a vivere vite caotiche e che erano deficienti nella
capacità empatica. La sua descrizione è stata citata per molto tempo:
"[…] Una ragione del perché il borderline dovrebbe essere
considerato come un'entita diagnostica è che il paziente, di regola,
rimane sostanzialmente lo stesso nel corso della sua vita. Egli è stabile
nella sua instabilità, qualunque su e giù egli faccia, e spesso mantiene il
suo pattern di peculiarità. I borderline dovrebbe essere suddiviso in più
sottogruppi, come i depressi, schizoidi, paranoici […]. I borderline
soffrono di disturbi dell'affetto in qualsiasi area della loro personalità e
della loro vita, in particolare, nelle relazioni oggettuali e nella profondità
del sentimento." (pag. 399, 1959).
4
Infine vi è il lavoro descrittivo dei pazienti borderline di Knight
(1953), che anticipa l'attuale lavoro di Kernberg, il quale enfatizza "la
debolezza dell'Io" come un elemento cruciale della struttura
borderline di personalità. Knight scriveva:
"Noi concettualizziamo il caso borderline come un caso in cui le
funzioni normali dell'Io: processo di pensiero secondario, integrazione,
progettualità realistica, adattamento all'ambiente, mantenimento delle relazioni
oggettuali e difese contro impulsi inconsci primitivi sono profondamente
indeboliti." (pag. 5, 1953).
Come molti teorici Knight enfatizza il valore dei test
psicologici nel mettere in luce le dinamiche borderline, specialmente
l'evidenza macroscopica e microscopica del funzionamento dell'Io
borderline (Aklin M.W., 1993).
Più recentemente sono stati intrapresi ulteriori sforzi,
sofisticati e metodologici, nel tentativo di unificazione concettuale dei
termini utilizzati dei criteri diagnostici che si riferiscono all'area
"borderline".
A questo proposito il lavoro di Grinker e dei suoi
collaboratori (1968) è particolarmente utile poiché riconosce al
disturbo borderline, nonostante l'instabilità e la mutevolezza dei
sintomi, stabilità, specificità e consistenza interna. Sono quattro gli
elementi che lui individua come appartenenti al quadro sindromico
5
borderline: rabbia (caratteristica discriminante); rapporti interpersonali
difettosi e gravemente perturbati; disturbi del senso di identità; depressione.
(Freilone F., Valente Torre L., 1999).
La rabbia, espressa più o meno direttamente nei confronti di
una varietà di bersagli, sembra costituire il principale o solo affetto
che il paziente borderline prova nelle sue relazione interpersonali
mentre la depressione, che si presenta non come il tipico senso di
colpa e di rimorso, auto-accusatorio, quanto piuttosto come una
profonda solitudine, si manifesta quando i soggetti realizzano il loro
imbarazzo di non essere in grado di mettere se stessi in un mondo di
individui in grado di agire (Gunderson J.G., Singer M.T., 1975).
Inoltre egli divide i pazienti borderline in quattro diversi
sottotipi diagnostici: 1) uno più vicino alla psicosi, con un esame di realtà
molto problematico e caratterizzato da modalità comportamentali
inappropriate e non adattive; 2) un sottotipo nucleare (nucleo del
disturbo borderline) con diffusione e inconsistenza dell'identità di Sé,
rabbia, mancato controllo degli impulsi; 3) un gruppo "come se" in cui la
personalità è apparentemente più adattiva, ma caratterizzata da
anaffettività e da mancanza di spontaneità nelle relazioni
interpersonali; 4) un sottotipo più vicino al versante nevrotico, con ansia e
sintomi nevrotici (Aklin M.W., 1993; Valente Torre L., Freilone F.,
6
1996). Klein D. (1977) ha enfatizzato le dimensioni del disordine
affettivo nella sua "disforia isterica" in cui descrive individui oltremodo
sensibili che dimostrano sintomi depressivi distruttivi conseguenti ad
un rifiuto personale subito, comportamenti autodistruttivi che
includono l'abuso di sostanze, l'automutilazione, l'iperidealizzazione di
oggetti d'amore, e uno stile personale che è istrionico nella natura.
Gunderson (1975), sottolineando come sia importante
identificare in modo attendibile questi pazienti per poter meglio
programmare il trattamento e la ricerca clinica, individua, a sua volta,
sei aspetti che secondo le sue esperienze cliniche rappresentano un
mezzo razionale per la diagnosi di questi soggetti durante un primo
colloquio: 1) la presenza di un affetto intenso, solitamente depressivo
o ostile; 2) una storia di comportamenti impulsivi; 3) un certo
adattamento sociale; 4) brevi esperienze psicotiche; 5) vaghezza di
pensiero in situazioni non strutturate; 6) relazioni che vacillano tra
superficialità transitoria e dipendenza intensa (Gunderson J.G., Singer
M.T., 1975).
7
Dunque, il disordine di personalità di Gunderson (1978),
che assomiglia strettamente alla diagnosi del DSM IV-R
, mette in
evidenza la ridotta capacità lavorativa, l'impulsività, atti di suicidio
manipolativi, l'intolleranza della solitudine, l'affettività aggressiva
predominante e come questi individui mostrino delle buone
performance ai test psicologici strutturati, mentre manifestano
l'emergere dell'idealizzazione primitiva ai test psicologici non
strutturate (Aklin M.W., 1993).
Spitzer e collaboratori (1979) hanno descritto due set di
criteri diagnostici per la personalità borderline: la "personalità
schizotipica" e il "borderline instabile", con una più forte componente
affettiva nella propria malattia.
Fino a questo punto la letteratura ha presentato una visione,
più o meno omogenea, della patologia borderline attraverso approcci
descrittivi basati su presentazioni sintomatiche e comportamentali,
con Kernberg si ha un cambiamento di prospettiva poiché secondo lui
la diagnosi di questi soggetti deve fondarsi su un'analisi strutturale
(Freilone F., Valente Torre L., 1999)
Sistema di classificazione nosografica dell'Associazione Psichiatrica Americana (APA)
del 1987 che prevede nove criteri diagnostici per i borderline: relazioni interpersonali
instabili ed intense, con alternanza di idealizzazione e svalutazione; impulsività;
instabilità affettiva e del tono dell'umore; rabbia intensa e inappropriata, o costante;
atti di autolesionismo fisico; disturbi persistenti dell'identità; sentimenti cronici di
vuoto o di noia; difficoltà a sopportare la solitudine; intolleranza agli abbandoni reali o
immaginari. Cinque di questi otto criteri devono essere positivi per dar luogo alla
diagnosi di borderline.
8
Kernberg (1984) si accostò alla condizione borderline
utilizzando una combinazione dei concetti della psicologia dell'Io e
dei concetti della psicologia delle relazioni oggettuali che vedono la
combinazione borderline come un'area di funzionamento psicologico
che si rivela nelle sottostanti caratteristiche strutturali
dell'organizzazione di personalità. Il punto di vista di Kernberg è
chiaramente descritto in una sua formulazione del 1984:
"I tipi di organizzazione nevrotica, borderline e psicotica sono
riflesse nelle predominanti caratteristiche del paziente, particolarmente
riguardo 1) al suo grado di integrazione della identità, 2) al tipo di difese
che abitualmente usa, e 3) alla sua capacità nell'esame di realtà.. Io
propongo che la struttura di personalità nevrotica rispetto alle strutture di
personalità borderline e psicotica, implica un'identità integrata. La
struttura di personalità nevrotica presenta una organizzazione difensiva
centrata sulla repressione e altre operazioni difensive avanzate o di più
alto livello. Al contrario la struttura borderline e quella psicotica sono
individuate nei pazienti che mostrano una predominanza delle operazioni
primitive difensive centrate sul meccanismo della scissione. L'esame di
realtà è mantenuta nell'organizzazione nevrotica e borderline ma è
gravemente deteriorata nella organizzazione psicotica. Questi criteri
strutturali possono sostituire le descrizioni ordinarie comportamentali e
fenomenologiche dei pazienti e affinare l'accuratezza delle diagnosi
differenziali delle malattie mentali, specialmente nei casi che sono difficili
da classificare." (pag. 5-6, 1984).