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sorgente stessa dell'amore. Gesù, sposo per eccellenza e nuovo
Adamo, riconduce tutte le coppie alla purezza originaria dell'amore.
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Gesù ci fa comprendere che il matrimonio, in quanto unione
indissolubile dell'uomo e della donna in una sola carne, realizza su
questa terra i disegni della sapienza divina. Però questo piano non si
manifesta in modo evidente, anzi "non tutti possono capirlo, ma solo
coloro ai quali è stato concesso" (Mt 19,11). Il matrimonio in Cristo
viene a riflettere l'amore fedele e totale con cui il Signore ama la
Chiesa (Ef 5,22-24), ma porta anche i coniugi a crescere nella fede e
nell'alleanza con Dio (1 Pt 3,1-7). Cristo attira a sé l'amore coniugale
mediante lo Spirito e nella visibilità della Chiesa, così che l'unione,
consacrata dal Signore, diventa un sacramento. Però questa
sacramentalità appare evidente solo nella fede.
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La relazione tra Cristo e la Chiesa è un grande mistero (Ef 5,32)
che richiama alla creazione in cui "Dio creò l'uomo a sua immagine; a
immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27). Il
maschile e il femminile e la loro unione nel matrimonio sono dunque
immagini archetipi, in quanto Adamo è creato a immagine di Cristo ed
Eva a immagine della Chiesa. L'istituzione del matrimonio è perciò
"paradisiaca" e dunque la sua santità è intatta da sempre, poiché è
preesistente alla coppia stessa e risale al di là della caduta.
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San Giovanni Crisostomo afferma che (il marito e la moglie nel
matrimonio) "si uniscono per riprodurre non un'immagine inanimata o
di cosa materiale, ma l'immagine di Dio stesso".
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Alle origini, infatti
"tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano
vergogna" (Gen 2,25).
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La mancanza di vergogna non indica una qualche forma di
impudicizia, ma esprime la pienezza della loro coscienza che non è
turbata dall'esperienza della diversità sessuale. Questa dissomiglianza
non è solo biologica, ma è radicata nel profondo della persona umana.
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Dopo la caduta l'uomo risponde a Dio in questo modo: "Ho udito il
tuo passo nel giardino, ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono
nascosto" (Gen 3,10). La nudità indica il bene originario della visione
divina, nella quale anche il corpo e il sesso si rivelano valori puri.
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E' col peccato che subentra la paura di tale nudità e ciò dimostra
che la caduta ha portato nella coscienza umana un autentico
mutamento. Cadendo nel peccato, l'uomo e la donna sono svuotati
della pienezza originaria e sono trascinati nel gioco impersonale
dell'eros. Si ritrovano in una ricerca sofferta l'uno dell'altra, nella
quale si fondono, nella reciproca attrazione, l'amore e l'odio. Per
questo la storia delle origini, dopo il peccato originale, è segnata dal
dominio dell'uomo sulla donna e dalla poligamia, conseguenze storione
dello squilibrio penetrato nell'intimo della coppia.
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La perduta armonia, con le disuguaglianze che ne sono seguite,
non ha però intaccato l'integrità dell'istituzione matrimoniale. Infatti,
nonostante la disparità di diritti esistente nelle famiglie patriarcali, nei
libri dell'Antico Testamento il matrimonio è espresso come realtà santa
e voluta dal Creatore. Dio stesso si propone ad Israele come uno sposo
che ama e chiede di essere riamato (Os 2,18.21-22). I profeti usano la
terminologia nuziale per esprimere il mistero della relazione tra Dio e
Israele (Is 54,5; Ger 3,1; Ez 16,32).
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Sarà solo in Cristo, e nel misterioso rapporto che lo lega alla
Chiesa, che il maschile e il femminile potranno veder ripristinata
l'armonia delle loro origini paradisiache (Gal 3,28).
In Cristo la coppia trova la riconciliazione della propria vita intima,
l'eros e la persona non si ritrovano più come due realtà separate, ma
si fondono nella monogamica unità coniugale. Il rinnovato equilibrio in
Cristo rende il matrimonio una realtà casta, poiché le stesse pulsioni
dell'eros divengono parte integrante del linguaggio d'amore.
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San
Paolo giunge ad esprimere il matrimonio come l'immagine e il riflesso
del legame mistico che unisce Cristo alla Chiesa (Ef 5,23-25).
I cristiani della Chiesa delle origini, fedeli agli insegnamenti
biblici, rivendicarono sempre la santità del matrimonio, opponendosi
fermamente alle varie forme di dualismo e di rigorismo spiritualista.
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Essi portarono gradatamente una visione nuova del matrimonio
all'interno del mondo greco e romano. In tali culture le nozze, anche
se celebrate con solennità, rappresentavano, di fatto, solo la
stipulazione di un contratto, mediante il quale era sancita l'unione
sociale tra due famiglie. L'elemento 'amore' aveva un'importanza
relativa, poiché normalmente l'accordo avveniva tra le famiglie degli
sposi, talvolta persino a partire dalla loro nascita. Ciò che era ritenuto
essenziale era l'interesse delle due famiglie che, nella maggior parte
dei casi, era di tipo economico o politico.
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I primi credenti in Cristo si adeguarono alle tradizioni nuziali delle
città in cui si trovavano. Questo perché molti elementi comuni nelle
celebrazioni pagane trovavano rispondenza in passi della Sacra
Scrittura. La sposa durante l’attesa di entrare nella casa del marito (2
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Cor 11,2), il banchetto della festa nuziale (Mt 22,2; Ap 19,9), il corteo
a tarda sera con le fiaccole fino alla dimora dello sposo (Mt 25,1),
erano segni religiosamente significativi per i cristiani, proprio per il
loro riferimento alla fede.
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Secondo le indicazioni del concilio di
Gerusalemme (49 d.C.), non vennero richieste ai credenti particolari
modalità celebrative, se non di astenersi dalle situazioni vietate dalla
legge ebraica.
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Tuttavia, il modo di sposarsi dei cristiani introdusse delle novità
all'interno del mondo pagano. Innanzitutto il rilievo che essi dettero
all'amore, quale autentico fondamento del rapporto tra i coniugi (Ef
5,25-33).
Quindi il riconoscimento della dignità di ogni individuo, che non da
spazio ad alcuna forma di favoritismo (Gc 2,1-4). Ciò portava al rifiuto
dell'usanza romana di distinguere il tipo di matrimonio, secondo la
classe sociale dei contraenti.
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I primi credenti vivevano poi l'unione nuziale nella prospettiva del
battesimo, ossia come persone rinate in Cristo. Per cui il rito avveniva
davanti ad un rappresentante della comunità cristiana, vescovo o
presbitero, che aveva il compito di benedire l'unione.
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Gradatamente il rito nuziale si trasformò in un momento liturgico
con preghiere e benedizioni. Vi sono testimonianze, già nel IV secolo,
sull'uso dei capi ecclesiastici di impartire la benedizione agli sposi e di
partecipare al banchetto nuziale. Ciò è anche attestato dal canone 7
del concilio regionale di Neocesarea del 314.
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I credenti in Cristo vivevano dunque nella fede l'unione nuziale,
per questo la semplice spiegazione giuridica di contratto appariva
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inadeguata per esprimere un patto tanto intimo e profondo. Alla luce
della vita ecclesiale, l'istituzione del matrimonio veniva gradatamente
compresa in prospettiva sacramentale. San Giovanni Crisostomo
espresse il matrimonio come un grande mistero, in analogia all'unione
di Cristo con la Chiesa.
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Nel formarsi del pensiero teologico, il matrimonio veniva a rivelarsi
come la più eloquente icona dell'amore con cui Cristo ama la Chiesa.
Per le sue caratteristiche, l'unione coniugale permette di comprendere
l'Incarnazione di Cristo in chiave sponsale (Ef 5,25). Per il suo valore
di condivisione dell'unione di Cristo con la Chiesa, il matrimonio viene
riconosciuto come segno efficace della grazia, e quindi come
sacramento.
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Nella teologia cristiana, il matrimonio è stato spesso assunto a
simbolo della comunione tra Cristo e i battezzati; ma esso è soltanto
icona di questo mistero, quindi immagine imperfetta. Il matrimonio è
partecipazione alla realtà che rappresenta, ma è anche cammino verso
di essa.
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Tanto è nobile il significato religioso del matrimonio quanto, nello
stesso tempo, è fragile come istituzione umana. Il coniugio è una
realtà particolarmente vulnerabile ai cambiamenti sociali e agli ideali
di vita che si diffondono nelle varie epoche. Può essere ben definito un
tesoro in vasi di creta (2 Cor 4,7), dal momento che è una forma di
vita che si esprime nella reciprocità e nella condivisione. Esso
racchiude una molteplicità di elementi che vanno dall'istintività,
all'affettività, alla vita spirituale. Nell'unione questi fattori devono
essere vissuti e armonizzati fra loro, quindi nella vita quotidiana il
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matrimonio si rivela un impegno che richiede pazienza, costanza e
fedeltà nella buona e nella cattiva sorte.
Oggigiorno, nel mondo moderno e in particolare in quei paesi in cui
domina il consumismo, l'istituzione coniugale sta subendo innumerevoli
pressioni tendenti a disgregarla. Si stanno promovendo nuove forme di
convivenza, nelle quali i valori cristiani vengono relativizzati se non
del tutto ignorati.
Per cui quelli che, nella tradizione cristiana, sono stati riconosciuti
come i beni fondamentali del matrimonio, ossia fedeltà, indissolubilità
e procreazione,
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vengono ridotti alla stregua di pure scelte individuali.
L'unico valore assoluto che viene proclamato è lo spazio personale di
autonomia e libertà, perciò anche la stabilità coniugale viene
subordinata ad esso.
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Questa crisi che ha investito oggi l'istituzione del matrimonio ha
portato le Chiese cristiane a riconoscere la propria parte di
responsabilità, in particolare a causa dello scandalo proveniente dalle
perduranti divisioni. In modo particolare ne sono coinvolte le due
Chiese sorelle, cattolica e ortodossa, che comprendono il matrimonio
alla luce della redenzione operata da Cristo.
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Davanti alle nuove sfide si rende necessario che questa sorellanza
assuma il volto concreto di un cammino fatto assieme, che sia basato
sul dialogo e sulla riconciliazione. Per tutelare il significato cristiano
del matrimonio e per proporre adeguatamente il suo valore
sacramentale occorre che le due Chiese si impegnino in un lavoro
congiunto, fondato nella comune fede.
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Il tempo attuale le chiama a perseverare fermamente in quel
'dialogo della carità, già iniziato nel 1958, alto scopo di cancellare i
reciproci anatemi del tempo dello scisma. L'impegno nella
riconciliazione, sia pure nel permanere delle divergenze teologiche,
contribuisce al reciproco arricchimento delle Chiese ma è anche la
migliore testimonianza cristiana nel mondo moderno.
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