Introduzione
I
Introduzione:
Applicazioni in campo edile di materiali innovativi sono attualmente in fase di
sperimentazione. Tra i materiali opachi, quelli a cambiamento di fase sono di
particolare interesse per applicazioni in clima italiano. L’integrazione di PCM
(Phase Change Materials) in componenti edili tradizionali risulta in fase di
avanzata sperimentazione [Alawadhi, 2008; Kuznik et al., 2008]. E’ stato
difatti dimostrato che l’applicazione di PCM su elementi costruttivi leggeri
potrebbe produrre significativi risparmi energetici rispetto a soluzioni
tradizionali, specie se effettuata in combinazione con impianti di
climatizzazione [Imperadori et al, 2006; ricerca europea C-Tide]. Rimane
aperto il problema, amplificato in aree a clima mediterraneo, del
funzionamento passivo dei PCM, soprattutto in abbinamento a strategie di
raffrescamento convettivo notturno. Il seguente lavoro di ricerca analizza
l’utilizzo dei materiali a cambiamento di fase integrati nell’involucro edilizio
per un miglioramento delle prestazioni termiche, proprio in questo particolare
contesto climatico, mostrandone i vantaggi e le limitazioni. Negli ambiti
dell’architettura contemporanea spesso l’involucro rappresenta il mezzo
attraverso il quale il progettista intesse il rapporto tra l’edificio e il contesto
urbano; altrettanto spesso all’involucro stesso non vengono demandati
compiti di termoregolazione, i quali vengono piuttosto affidati agli impianti di
climatizzazione, con notevoli ripercussioni sui consumi energetici, e anche
con qualche insuccesso riguardo il comfort interno [Lemma, 2005].
Da questa considerazione e da un’attenta analisi dei livelli prestazionali che
le architetture moderne devono soddisfare, parte questo studio, finalizzato
alla ricerca di nuovi possibili scenari progettuali, perseguibili mediante
l’utilizzo di materiali innovativi per il miglioramento del comfort termico interno
degli edifici. I livelli prestazionali che le architetture moderne devono
raggiungere, richiedono un profondo riesame di come gli edifici sono
progettati, al fine di garantire un limitato impatto ambientale. Questo impatto
deve essere valutato considerando l’intero processo edilizio, comprendente:
la fabbricazione dei singoli elementi, il trasporto, la messa in opera, l’utilizzo
Introduzione
II
e la dismissione. In questo lavoro si terrà conto solo dell’impatto energetico
in fase di esercizio, demandando a successive ricerche un analisi dettagliata
dell’impatto energetico globale (per esempio mediante analisi LCA).
Negli ultimi anni, il settore edilizio ha subito modifiche significative per quanto
riguarda sia le tecniche costruttive che le strategie energetiche. Le Direttive
dell’Unione Europea, riguardanti le emissioni di CO
2
, stima che oltre il 40%
del consumo globale di energia deriva dal settore edilizio. Attraverso nuove
strategie progettuali, unite alle nuove tecnologie, questo consumo può
essere ridotto notevolmente.
Una tendenza molto chiara è quella che va verso la così detta “Struttura-
Rivestimento”, struttura assemblata a secco, leggera, con soluzioni
stratificate assemblate su una sottostruttura metallica o in legno indipendente
da quella portante. Questo metodo costruttivo, non ancora sufficientemente
diffuso soprattutto in ambito civile-residenziale, rispetto alle tradizionali
tecniche massive, consente alti livelli prestazionali con una serie di vantaggi
quali: il ridotto uso di materiali, la possibilità di demolizione selettiva, il facile
trasporto e movimentazione, la velocità di attuazione, la qualità, la
leggerezza, la sicurezza dell’intervento, la flessibilità, la riciclabilità e via
dicendo. Ricerche e nuovi progetti hanno dimostrato come questa tecnologia
sia matura, portatrice di innovazione e di miglioramenti sensibili sulle
prestazioni dei sistemi edilizi. L’obiettivo principale che questi sistemi
perseguono è la ricerca della qualità. Questa qualità assieme alle norme
sempre più restrittive, porta ad una più accurata riflessione sulle prestazioni
da soddisfare. Ogni singola prestazione viene accostata al materiale più
appropriato, andando così a definire il così detto “pacchetto tecnologico”,
costituito da elementi ognuno con la propria funzione elementare. La
tecnologia della costruzione a secco, dell’assemblare strati “intelligenti”, è
una tecnologia raffinata che necessita di operatori specialisti. Costruire a
secco significa inoltre interpretare il cantiere come luogo dell’assemblaggio e
della finitura di prodotti e componenti di alta qualità, con specifiche
caratteristiche garantite dal controllo del processo di produzione in fabbrica,
riducendo ai minimi termini la creazione di prodotti sul cantiere stesso. In
Introduzione
III
questo modo gli operatori sono assemblatori specialisti, artigiani dotati di
specifiche conoscenze tecniche relative a prodotti o componenti complessi,
che vengono loro forniti da industrie che nella ricerca e nello sviluppo
identificano la loro condizione di sopravvivenza. Il risultato è di aumentare il
livello di qualità dell’intera opera grazie anche al controllo dei prodotti
industrializzati; variabili, queste, che nell’edilizia tradizionale sono molto
spesso aleatorie [Zambelli,1998].
Il ricorso alla costruzione a secco implica l’utilizzo di abbondanti quantità di
isolamento e quindi consente ai progettisti di optare per tecnologie sostenibili
ed energeticamente efficienti, in particolar modo in regime invernale. In
regime estivo, invece, questi sistemi costruttivi a bassissima inerzia termica,
risultano completamente inadeguati, portando quasi sempre al
surriscaldamento degli ambienti interni, con un conseguente forte utilizzo di
impianti di raffrescamento.
La possibilità di fornire le caratteristiche inerziali ad un edificio può essere
perseguita disponendo nei componenti edili di involucro, sia esterni che
interni, stratificazioni contenenti materiali a cambiamento di fase.
La presente tesi di ricerca studia l’integrazione e gli effetti che questi
materiali, applicati su sistemi costruttivi leggeri a secco, hanno sulla
temperatura operativa degli ambienti interni e sul comfort termico. L’analisi è
circoscritta nel contesto climatico mediterraneo della città di Bari,
caratterizzato da inverni freddi, mezze stagioni miti e da estati molto calde.
In regime stazionario, uno dei parametri fisico tecnici fondamentali è la
trasmittanza termica (U); in regime dinamico invece, i parametri fondamentali
diventano la massa termica (M
s
), lo sfasamento dell’ onda termica (φ) e la
trasmittanza termica periodica (Y
ie
). La normativa italiana, inizialmente, si è
concentrata sul risparmio energetico in fase invernale, considerando il
comfort in fase estiva introducendo solamente un limite inferiore alla massa
superficiale delle tecnologie di involucro opache pari a 230 Kg/m
2
nelle
località più soleggiate. Ulteriori studi di ricerca in materia hanno dimostrato
che un altro parametro fondamentale per il raggiungimento di buone
prestazioni di comfort termico estivo, è la trasmittanza termica periodica,
Introduzione
IV
valore che si ottiene moltiplicando la trasmittanza termica stazionaria per il
fattore di attenuazione. Attualmente il D.Lgs 311/06 fissa il valore massimo di
questo parametro a 0,12 W/m
2
*K. Questa trattazione sulla limitazione del
valore di trasmittanza termica periodica ha la sua validità se si riconduce il
problema estivo solamente ai flussi entranti dall’esterno (irraggiamento
solare e calore entrante tramite trasmissione conduttiva attraverso le pareti).
Purtroppo nella realtà, il problema del surriscaldamento estivo degli ambienti
è dovuto anche, e in particolar modo, dalla presenza dei carichi termici
interni, provenienti da persone, illuminazione, dispositivi elettronici, e così
via. Per considerare tale contributo è richiesta l’introduzione di un ulteriore
parametro: la capacità termica areica interna periodica (C
ip
). Tale fattore
descrive la capacità effettiva di accumulo termico sul lato interno del
componente edilizio, e rappresenta lo spessore della massa termica che
effettivamente contribuisce, in estate, a ridurre le temperature superficiali
interne ed ad attenuare conseguentemente le temperature operanti.
Analizzati i parametri fondamentali da tenere in considerazione in fase estiva,
si può facilmente constatare che difficilmente una soluzione leggera
stratificata a secco possa raggiungere valori accettabili di trasmittanza
termica periodica e di capacità termica areica interna periodica. Da un’analisi
preliminare effettuata con il software EnergyPlus, sono stati monitorati gli
andamenti della temperatura operativa di una stanza soggiorno di un edificio
residenziale ubicato nel clima mediterraneo della città di Bari, nelle due
settimane tipiche, invernale ed estiva, variando le tecnologie costruttive
(sono considerati sia i carichi termici esterni che quelli interni). La camera di
prova presenta una sola chiusura di involucro direttamente a contatto con
l’ambiente esterno (la parete sud); tutte le altre sono chiusure di partizione
interna (solai e partizioni verticali) che la separano da ambienti facenti parte
della stessa zona termica. Sulla parete sud è presente una superficie
finestrata pari a 1/8 della superficie calpestabile della camera secondo
normativa italiana.
Introduzione
V
Componente
edile
U
(W/m
2
*K)
f
d
(-)
Y
ie
(W/m
2
*K)
M
s
(kg/m
2
)
Φ
(h)
C
ip
(kJ/m
2
*K)
Muratura a
cassetta
0,38 0,22 0,08 267,2 12 57,8
Partizione in
mattoni forati
- - - 100,8 - 41,1
Solaio in
laterocemento
- - - 332 -
60,5-
216,7
Tabella 1
Componente
edile
U
(W/m
2
*K)
f
d
(-)
Y
ie
(W/m
2
*K)
M
s
(kg/m
2
)
Φ
(h)
C
ip
(kJ/m
2
*K)
Involucro
leggero
0,38 0,97 0,37 54,2 1,8 17,6
Partizione in
gesso rivestito
- - - 24 - 10,1
Solaio leggero
In legno
- - - 68,2 - 36,2-42,2
Tabella 2
Dai grafici si può osservare chiaramente come le differenze maggiori, in
termini di comfort termico, tra le due tecniche costruttive (uguale trasmittanza
termica stazionaria) si manifestino in regime estivo.
Introduzione
VI
Grafico 1: Andamento delle temperature operative di una ambiente soggiorno (Settimana estiva
tipica)
Grafico 2: Andamento delle temperature operative di una ambiente soggiorno (Settimana invernale
tipica)
Una soluzione leggera stratificata secco, dotata di un buon isolamento e una
bassa inerzia termica, cambia notevolmente il suo livello prestazionale dal
regime invernale a quello estivo.
Temperatura Operativa (Estate) [°C]
15
20
25
30
35
07/27 01:00:00
07/27 13:00:00
07/28 01:00:00
07/28 13:00:00
07/29 01:00:00
07/29 13:00:00
07/30 01:00:00
07/30 13:00:00
07/31 01:00:00
07/31 13:00:00
08/01 01:00:00
08/01 13:00:00
08/02 01:00:00
08/02 13:00:00
Test [C] Tecnologia massiva tradizionale Tecnologia leggera a secco
Temperatura Operativa (Inverno) [°C]
0
5
10
15
20
25
30
12/22 01:00:00
12/22 13:00:00
12/23 01:00:00
12/23 13:00:00
12/24 01:00:00
12/24 13:00:00
12/25 01:00:00
12/25 13:00:00
12/26 01:00:00
12/26 13:00:00
12/27 01:00:00
12/27 13:00:00
12/28 01:00:00
12/28 13:00:00
Test [C] Tecnologia massiva tradizionale Tecnologia leggera a secco
Introduzione
VII
Da questa osservazione, parte lo studio sui materiali a cambiamento di fase,
analizzando il loro funzionamento in regime estivo, periodo durante il quale i
consumi energetici si amplificano notevolmente per la sempre crescente
richiesta di comfort termico da parte degli utenti, anche in ambito
residenziale.
L’obiettivo del seguente lavoro di ricerca è quantificare i miglioramenti che
questi materiali possono fornire sulle prestazioni termiche di sistemi leggeri
prefabbricati a secco, in funzione della tipologia, della quantità, del
posizionamento, della modalità di integrazione e via dicendo.
La metodologia di studio utilizzata, si basa sul monitoraggio della
temperatura operativa di una stanza soggiorno esposta a sud, dotata di volta
in volta di varie tecnologie edilizie contenenti PCM, confrontando i risultati
ottenuti con quelli di una soluzione tradizionale di partenza. Le soluzioni
adottate comprendono PCM commerciali, attualmente reperibili sul mercato.
I risultati attesi, mediante l’integrazione di questi materiali nei componenti
edili sono:
• il miglioramento del comfort termico interno estivo, mediante la
riduzione dei picchi di temperatura interni; riuscendo ad ottenere un
comportamento totalmente passivo, o perlomeno simile a soluzioni
massive tradizionali, conformi alla normativa vigente italiana;
• la riduzione delle fluttuazioni di temperatura negli ambienti interni;
• la riduzione del consumo di energia elettrica dovuto all’utilizzo di
impianti di raffrescamento , con la conseguente riduzione di emissioni
di CO
2
nell’atmosfera.
Parte I - Lo stato dell’arte
Parte I – Lo stato dell’arte
5
I.1 I materiali a cambiamento di fase (PCM)
I.1.1 Generalità
I materiali a cambiamento di fase sono sostanze organiche o inorganiche con
bassa temperatura di fusione e alto calore latente di fusione, come la
paraffina e i sali idrati. Questi materiali hanno la capacità di immagazzinare e
rilasciare energia termica sia in maniera sensibile, che latente, portando ad
una capacità di accumulo energetico molto più grande per unità di massa
rispetto ai materiali tradizionali. Il calore specifico dei PCM non si mantiene
costante, ma varia con la temperatura seguendo un anda mento di tipo
Gaussiano, con il picco compreso nell’intervallo di transizione di fase. L’unico
cambiamento di fase utilizzato dai PCM è quello solido- liquido. I PCM con
cambiamento di fase liquido-gas, anche se dotati di un elevatissimo calore di
trasformazione, non sono utilizzabili in campo applicativo per l’elevata
variazione volumica. Se si confrontano le prestazioni di un PCM con quelle di
alcuni materiali tradizionali, si può constatare che la quantità di calore
immagazzinata per unità di massa è da 5 a 14 volte superiore.
Immagine 1: capacità di accumulo termico di materiali tradizionali e del PCM
Parte I – Lo stato dell’arte
6
L’ accumulo di calore latente, calore “nascosto” nel cambiamento di fase, sta
diventando sempre più attrattivo in campo edile, dovuto alla larga densità di
accumulo energetico e alla natura quasi isoterma del processo, paragonato a
quello sensibile. Questo è f inalizzato a fornire di stabilità termica le
tecnologie costruttive leggere, senza aggiungere massa fisica al sistema.
Il funzionamento del PCM si può banalmente sintetizzare così: quando la
temperatura del materiale supera quella di fusione, il PCM cambia fase,
passando dallo stato solido a quello liquido, processo endotermico che porta
il PCM ad assorbire calore, sottraendolo all’ambiente circostante. Allo stesso
modo, quando la temperatura diminuisce, il materiale ritorna nella sua fase
solida, processo questa volta isotermico, con il conseguente rilascio di
calore. Questo funzionamento di accumulo e rilascio a temperatura costante
può portare ad un notevole incremento di benessere negli ambienti confinati.
Immagine 2: modalità di accumulo di un PCM e suo funzionamento giornaliero
I.1.2 Proprietà
Nella classificazione di un PCM si possono individuare delle proprietà
fondamentali; queste si possono suddividere in 5 categorie principali:
Parte I – Lo stato dell’arte
7
• Proprietà termiche : temperatura di fusione, calore latente di fusione,
conducibilità termica;
• Proprietà fisiche: densità, cambiamento di volume, pressione di
vapore;
• Proprietà cinetiche: fenomeno del supercooling, tasso di
cristallizzazione
• Proprietà chimiche: stabilità chimica del processo, compatibilità con
altri materiali, tossicità e infiammabilità
• Proprietà economiche: reperibilità del materiale, costo
Le proprietà termiche sono senza dubbio le più rilevanti nella scelta di un
PCM. La t emperatura di fusione, rappresenta l’intervallo ristretto di
temperatura alla quale il materiale cambia di fase; il calore latente di fusione,
rappresenta invece la capacità di accumulo del materiale per unità di massa.
Queste due proprietà fondamentali possono essere misurate mediante un
calorimetro a s cansione differenziale (DSC - Differential Scanning
calorimeter), il quale mediante un processo di riscaldamento-raffreddamento,
misura la variazione di energia termica scambiata in funzione della
temperatura.
Altre proprietà importanti sono il cambiamento di volume, rispetto al quale
deve essere definita la migliore strategia di integrazione; la tendenza al
fenomeno del supercooling, che rappresenta la tendenza di un materiale a
rimanere nello stato liquido anche sotto la temperatura di solidificazione; il
tasso di cristallizzazione, che individua la velocità di nascita del cristallo; la
stabilità chimica, fondamentale per stimare il ciclo di vita dell’ applicazione
con PCM senza una ripercussione sulle prestazioni; la compatibilità con altri
materiali, individuando possibili reazioni chimiche dannose ai materiali stessi;
la eco compatibilità, e così via.