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CAPITOLO 3: Analisi della collana “I Maestri del colore”
3.1 Struttura, analisi e riflessioni.
La prima edizione della collana I Maestri del colore, fu pubblicata tra il 1963 e il 1966,
a cui seguirono altre due edizioni, una nel 1976 e un’altra negli anni Novanta,
quando ormai la Fabbri faceva parte di un gruppo editoriale che comprendeva al suo
interno altre case editrice. Dal catalogo della prima edizione (1963-1966) a cura di
Carotti del 2010
109
, la struttura della collana prevedeva 286 uscite settimanali (in
28 raccoglitori), di cui gli ultimi numeri, dal n° 279 al n° 286, sono fascicoli intitolati
“Indice repertori” (Indice dei nomi e dei luoghi): al n° 279 sono presenti
informazioni bibliografiche del vol. 1 che racchiude al suo interno in media 10
dispense, il n° 280 contiene informazioni riguardanti i voll. 2, 3, 4, 5, il n° 281 i voll.
6, 7,8,9, il n° 282 i voll. 10, 11, 12, 13, il n° 283 contiene i voll. 14, 15, 16, 17, il n° 284
i voll. 18, 19, 20, il n° 285 i voll. 21, 22, 23, 24, il n° 286 i voll. 25, 26, 27, 28.
Le monografie dedicate a singoli artisti sono in totale 215 abbracciando un periodo
di circa sette secoli di storia della pittura prevalentemente europea (anche se
all’interno della collana viene inserito Giacometti come unico scultore e Duchamp
che come artista si dilettò sia nella pittura che nella scultura). Le ultime dispense
della collana trattano in modo cronologico i periodi artistici che vanno dal XVIII
secolo fino alle correnti moderne del XX secolo, più precisamente:
il n° 268 La pittura del Settecento in Italia
il n° 269 La pittura del Settecento in Francia e nell’Europa Centrale
109
Il catalogo storico copre un arco temporale che va dal 1947, anno in cui sono editi i primi libri scolastici
col marchio Fabbri, fino al 1973, anno limite in cui dopo un periodo di transizione (nel 1971 l'Istituto
Finanziario Industriale (IFI), finanziaria di casa Agnelli, acquista il 53% delle azioni della Fabbri Editori: Dino
e Rino si trasferiscono all'estero, mentre Giovanni resta nell'azienda in qualità di presidente, senza però
avere un ruolo operativo, che viene affidato a Piero Stucchi Prinetti, in qualità di amministratore delegato),
Giovanni Fabbri avrà sempre meno potere di scelte andando nel tempo progressivamente esaurendosi.
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il n° 270 La pittura del Settecento in Inghilterra e in Spagna
il n° 271 Dal Romanticismo al Realismo
il n° 272 Dal Realismo all’Impressionismo
il n° 273 Diffusione dell’Impressionismo e Postimpressionismo
il n° 274 Simbolismo e intimismo fine secolo il n° 275 Le Avanguardie Cubismo,
Futurismo, Astrattismo
il n° 276 Fauvismo, Espressionismo, Realismo sociale
il n° 277 Scuola di Parigi e personalità indipendenti
il n° 278 Dal Surrealismo alle correnti più recenti.
Per quanto riguarda i secoli dal XIV fino al XX più dettagliatamente abbiamo:
10 artisti del XIV secolo
34 del XV secolo
Una particolare attenzione viene date alla trattazione di artisti del XVI secolo
con 46 monografie dedicate
25 monografie per il XVII secolo
Figura 1: Numero di artisti italiani e stranieri presenti nella collana "I Maestri del colore".
41
25 per il XVIII secolo
21 per il XIX secolo
53 per il XX secolo.
Per ogni secolo un autore viene trattato in 2 dispense:
per il XIV secolo l’artista trattato con due dispense è Giotto (n° 26 e n° 27)
per il XV è Raffaelo (n° 12 e n° 13)
per il XVI Tiziano (n° 66 e n° 67)
per il XVII Caravaggio (n° 154 e n° 155).
Per il XVIII secolo e XIX secolo non viene scelto nessun artista, mentre poi per il XX
secolo viene scelto Picasso (n° 56 e n° 57). Le altre restanti dispense sono dedicate
ad una prima analisi prendendo in considerazione solo le monografie (227)
110
, si
nota che 105 sono gli artisti italiani trattati mentre le rimanenti 112 sono stranieri,
dimostrando quindi di voler dare una visione esaustiva e completa dell’arte europea
sia da un punto di vista cronologico, sia da un punto di vista geografico (fig.2), unica
eccezione sono i pittori di provenienza extraeuropea; lo statunitense James Whistler
(n° 185 (n° 243), i messicani Rivera (n° 183) e Siqueiros (n° 197). La presenza di
pittori messicani non è un caso: lo storico dell’arte Cubano Alvar Gonzalez – Palacios,
allievo di Longhi, ci ricorda come questo ultimo aveva un’ottima conoscenza della
pittura messicana del XX secolo
111
. Lo stesso Palacios tramite Longhi conobbe Dino
Fabbri, collaborò in seguito con lo stesso, curando il n°161 (Jacques Louis David)
della collana I maestri del colore e Il Luigi XIV edito sempre dalla Fabbri nel 1966.
111
Intervista di Antonio Gnoli a Alvaro Gonzalez- Palacios del 23 febbraio 2015.
<http://www.repubblica.it/cultura/2015/02/23/news/alvar_gonzlezpalacios_fu_la_grazia_demoniaca_di
_longhi_a_stregarmi_con_la_storia_dell_arte-107974825/> 15/02/2016
42
Figura 2
Figura 3. Percentuale artisti divisi per periodo storico.
Figura 2 Percentuale degli artisti per nazionalità
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Diversa è la situazione se cerchiamo di analizzare la collana da un punto di vista
inerente al periodo storico a cui appartengono gli artisti trattati; emerge dal grafico
(fig.3) che i secoli maggiormente rappresentati all’interno dell’opera sono il XX e il
XVI secolo, a seguire in maniera decrescente abbiamo il XV secolo, il XVII secolo, il
XVIII secolo, il XIX secolo e infine il XIV secolo. Da questo tipo di impostazione si
potrebbe intendere, almeno teoricamente, come i fratelli Fabbri avessero “seguito”
il pensiero Longhiano di comprendere l’arte del passato partendo dall’arte
contemporanea, dato che i secoli a cui si dà maggior rilievo sono infatti il XX e il XVI,
metodo spiegato in modo chiaro dalle parole di Claudio Spadoni: «per Roberto
Longhi bisognava occuparsi della storia dell’arte attraverso uno sguardo critico,
abbandonando ogni impostazione teorica o filosofica, in un continuo scambio tra
passato e presente». E aggiunge ancora che «la sua fu una scelta molto discussa:
occuparsi di critica figurativa pura, valutando tutte le altre componenti, storiche e
culturali, come diversivi, come appendici improprie»
112
. E’ importante segnalare che
la scelta di inserire nell’opera una percentuale alta di artisti del XX secolo, può
considerarsi come un riflesso di quello che stava accadendo nei confronti dell’arte
contemporanea che, al momento della pubblicazione delle dispense (1963), aveva
ottenuto il riconoscimento accademico. Difatti il riconoscimento come disciplina
accademica avviene nei primi anni Sessanta, quando viene bandito il primo
concorso presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Salerno
113
. Nel 1958, in
Italia, ci fu il primo tentativo di inserire la storia dell’arte contemporanea all’interno
degli insegnamenti accademici sotto la spinta di Lionello Venturi, il quale nei primi
anni Trenta, aveva lavorato sugli Impressionisti e Post impressionisti, in particolar
modo su Cezanne, Modigliani e Arturo Martini
114
, anche se non si trattava di uno
studio metodologico e scientifico stricto sensu (come lo si poteva avere per la storia
dell’arte medievale o moderna), ma potrebbe essere considerato come afferma
112
Intervista a Claudio Spadoni, inerente alla mostra tenutasi nel 2003 a Ravenna: "Roberto Longhi e il
moderno. Da Renoir a de Staël"; < http://www.stilearte.it/roberto-longhi-sguardo-sul-moderno/ >
113
E. Crispolti, Come studiare l’arte contemporanea, nuova edizione ampliata e aggiornata, con
un’Appendice su Presente e Futuro del XX secolo, Roma, Donzelli Editore, 2005, p. 3.
114
Cfr., Crispolti, Come studiare, op., cit. p. 7.
44
Crispolti «una considerazione[…] leggera»
115
. Il riconoscimento dell’insegnamento
della storia dell’arte contemporanea tra gli insegnamenti universitari, risultava
essere ostacolato per diversi ragioni una delle quali riguardava la critica, ovvero
l’idea che un’arte “troppo giovane” non potesse “subire” a una lettura critica, in
quanto si rischierebbe un giudizio tempestoso. Una seconda obiezione è quella di
natura storiografica, «relativa ad un passato più o meno recente, [...] lo studio non
può prescindere dagli strumenti storiografici»
116
che per la storia dell’arte
contemporanea risultavano essere per certi versi scarsi e discontinui. A tal
proposito è doveroso ricordare come uno dei primi lavori di critica d’arte
contemporanea svolti in Italia, è da riferirsi a Roberto Longhi che, nel 1934 presso
l’Università di Bologna, dedicò una lezione alle vicende storiche della pittura locale
bolognese, concludendo con l’inserimento, seppur circoscritto, di una critica al
pittore Giorgio Morandi (pittore vivente nel 1934).
Per un impegno analitico e metodico, che ha portato ad una effettiva e sistematica
ricerca storiografica dell’arte contemporanea , bisogna aspettare la seconda metà
degli anni Cinquanta grazie a studiosi quali: Maurizio Calvesi, Luciano Caramel ed
Enrico Crispolti, quest’ultimo collaborò con i fratelli Fabbri nella collana I maestri
del colore, curando il n° 136 dedicato al pittore del XX secolo Georges Rouault, artista
definito precursore dell’espressionismo francese. Un altro dato rilevante è la
presenza massiccia di artisti francesi del XX secolo presenti all’interno dell’opera, su
un totale di 52 pittori del XX secolo, quasi la metà sono francesi (23), questo dato è
interessante in quanto dimostra l’interesse per le corrente pittoriche francesi che si
svilupparono durante il primo trentennio del novecento. Più precisamente, nei
Maestri del colore, vengono trattati: Pierre Auguste Renoir, Gauguin, Toulouse
Lautrec, Manet, Fernand Leger, Maurice Utrillo, Monet, Matisse, Camille Pissarro,
Maurice de Vlamink, Raoul Dufy, J. B. Camille Corot, Albert Marquet, Georges Roualt,
Geroges Braque, Felix Vallotton, Bonnard, Degas, Henri Rousseau, Edouard Vuillard,
Georges Seurat, Paul Cezanne, Odilon Redon. La scelta dei fratelli Fabbri a questo
punto, può essere vista come una scelta innovativa e per certi versi pioneristica, in
115
Ibidem.
116
E. Crispolti, Come studiare…, Op. Cit. p. 3.
45
quanto la maggior parte degli artisti francesi facenti parte delle correnti artistiche
del Realismo, Impressionismo, Espressionismo, Simbolismo, Cubismo e i Fauves,
erano ancora in fase di studio da parte della critica, sia nazionale che internazionale,
e poco conosciuti dalla maggior parte della “gente comune.” Un esempio di questi
studi di critica che troviamo negli anni sessanta potrebbe essere fatto sulla
“riscoperta” del Monet più tardo, l’ultima parte della sua vita a Giverny. Per molto
tempo questo suo ultimo periodo fu considerato dalla critica una fase di decadenza
senile. Ma grazie all’esperienza dell’astrattisimo e dell’espressionismo astratto,
nella seconda metà degli anni Cinquanta, emerse implicitamente la chiave di lettura
per rivedere l’ultimo periodo monettiano come il precursore di questi nuovi
linguaggi artistici
117
. Tra il 1940 e il 1970 in Italia, gli studi riguardanti i pittori
francesi del XX secolo erano relativamente scarsi, riportiamo alcuni esempi
editoriali: per Renoir abbiamo una monografia curata da Giorgio Nicodemi edito nel
1945 e un’altra monografia curata da Elda Fezzi del 1967, (da notare che la dispensa
Fabbri su Renoir fu edita nel 1963), per Gauguin abbiamo una mostra didattica a
cura di Jacopo Recupero con una premessa di Palma Bucarelli edita nel 1957, per
Fernand Leger è presente un catalogo della mostra
118
, per Maurice Utrillo troviamo
una monografia edita da Hoepli nel 1949 curata da Pallucchini, e nel 1954 una
monografia edita dalla Garzanti con un introduzione di Franco Russoli, Camille
Pissarro fu trattato da Claudio Savunozzi curando una monografia edita sempre
dalla Garzanti 1955, sempre nel 1955 e sempre della Garzanti, Giorgio Castelfranco
curò la monografia di Maurice de Vlamink, del 1955 è una monografia dedicata a
Dufy curata da Renato Giano sempre per la Garzanti, per Camille Corot è presente
un catalogo di una mostra tenuta a Torino nel 1966, curata da Harry Salamon dal
titolo J. B. Camille Corot e i maestri del cliché-verre attivi tra il 1850 e il 1875, per Felix
Vallotton abbiamo un catalogo di una mostra tenutasi presso la Galleria del Levante
di Milano nel 1963 dove, Franco Russoli ne curò i testi. Per il pittore Bonnard non
abbiamo pubblicazioni se non quella dei Fabbri nei Maestri del colore del 1966, e
117
Ivi, pp. 12-13.
118
“Dipinti, gouaches, disegni: 1911-1955: 19 novembre-20 dicembre 1963”: Galleria Stendhal, Milano, o
il catalogo di una mostra dedicata allo stesso Leger tenutasi a Friburgo nel 1949, O.P .A.C
46
un’altra sempre edita dalla Fabbri del 1970 curata da Renata Negri intitolata
Bonnard e i Nabis , di Georges Seurat troviamo un lavoro edito dalla Fabbri nel 1967
dal titolo Seurat e il divisionismo curato da Rita Negri, per l’artista Odillon Redon
non si trovano testi curati da italiani, se non quello dedicata alla collana dei fratelli
Fabbri e una mostra tenutasi a Modena nel 1968 dal titolo: L' opera grafica di Odilon
Redon e di incisori simbolisti e decadenti. Nel 1952 Lionello Venturi scrive da Manet
a Lutrec (Manet, Degas, Monet, Pissarro, Sisley, Renoir, Cèzanne, Seurat, Gauguin,
Van Gogh, Toulouse Loutrec) cercando di dare una panormaica dell’arte di fine
ottocento e inizi del novecento in Francia. Per Duchamp abbiamo il catalogo curato
da Jean Cassou et Bernard Dorival, inerente la mostra dedicata all’artista nel 1967
presso il Musèe National d'art Moderne Parigi (7 giugno-2 luglio), per Matisse
ricordiamo in Italia il lavoro svolto da Frank Elgar edito nel 1960, per Henri
Rousseau l’unico studio che troviamo in questi anni è quello fatto da Jean Bouret
edito a Firenze nel 1960 da Vallecchi, per Cezanne abbiamo lo studio di Meyer
Schapiro per le Edizioni d'arte Garzanti del 1963 e infine, Andrè Chastel curò una
biografia dedicata a Toulouse Lutrec edito dalla Silvana Editoriale nel 1966. A
questo punto dunque, le dispense dei fratelli Fabbri possono considerarsi
“innovative” per aver trattato artisti del XX secolo che ancora risultavano essere
poco conosciuti o poco studiati. Dal grafico (fig.2) si può notare una percentuale
bassa riguardante la trattazione degli artisti del XIV secolo, solo un 4% : Duccio n°
16, Giotto n° 26 e n° 27, i Lorenzetti n° 71, Cimabue n° 114, Simone Martini n° 119,
Vitale da Bologna n° 157, Giusto dei Menabuoi n° 198. Allinterno della collana, se ad
una prima vista del catalogo ci può sembrare che il secolo in questione sia poco
trattato, bisogna cambiare idea dopo aver visto all’interno dello stesso oltre 15 titoli
che trattano di espressioni artistiche, che vanno dal XI secolo fino al XV secolo, più
esattamente abbiamo: Miniatura medievale diviso in due uscite n°202-203, La
pittura Romanica nell’Italia settentrionale, n° 206 Il Gotico internazionale in
Boemia, n° 207-208 La pittura Romanica in Francia, n° 210 La pittura Romanica
nell’Italia centro-meridionale, n°212 Pittura Bizantina, n° 215 Pittura Romanica in
Spagna, n° 224-225 Gli affreschi Gotici Lombardi, n° 226 Gotico Internazionale, n°
228 La Pittura riminese del Trecento, n° 232 La Pittura Tardo gotica veneta, n° 235