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INTRODUZIONE
Durante il primo secolo dopo Cristo nella Roma imperiale il sesso a
pagamento era diventato molto più di quanto non lo fosse stato nei periodi
precedenti : una delle cose più acclamate, una delle più piacevoli, il modo
migliore per impiegare tutto il tempo libero che si aveva a disposizione. Le
attività forensi, mercantili, letterarie e quelle dei ceti sociali più umili,
occupavano gran parte del giornata di un uomo romano e, non sempre, il
ritorno alla domus, alla casa ove risiedeva, era sufficiente per rilassarsi,
per godere della fine dei negotia. Il poeta latino Ovidio ci riporta uno dei
suoi intrattenimenti preferiti nel primo libro degli Amores :
“ le strappai la tunica ; trasparente non era di grande impaccio, ella
tuttavia lottava per restarne coperta ; ma poiché lottava come una che non
vuole vincere, rimase vinta facilmente con la sua stessa complicità. Come,
caduto il velo, stette davanti ai miei occhi, nell’intero corpo non apparve
alcun difetto, quali spalle, quali braccia vidi e tocca! Come lungo e
perfetto il fianco, e giovanile la coscia. A che i dettagli? Non vidi nulla di
non degno di lode. E nuda la strinsi, aderente al mio corpo. Chi non
conosce il resto? Stanchi ci acquietammo entrambi. Possano giungermi
spesso pomeriggi come questo “
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Energia vitale è Amore, nato dagli
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Ovidio, Amores I, 5
“ Deripui tunicam ; nec multum rara nocebat,
pugnabat tunica sed tamen illa tegi ;
quae cum ita pugnaret tacque quae vincere nollet,
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intrallazzi di Venere e Marte che veniva praticato troppo poco spesso nelle
mura dei cubicula soprattutto per la mancanza di sentimento affettivo nei
matrimoni ; il che era ancora più frustrante e demotivante per la maggior
parte degli uomini, i quali non potevano trovare degno conforto la sera per
riuscire ad affrontare il successivo giorno lavorativo. Conforto che veniva
offerto in luoghi ove, per l’appunto, Venere torreggiava sovrana.
Venivano chiamate lupanari queste case di piacere che ospitavano
uomini in cerca di soddisfazione fisica per una notte, ricerca di intimità
nascosta e mai scoperta, gusto della trasgressione e dell’ignoto : un piacere
che può derivare soltanto da una sfera estranea a quella di Giunone.
Piacere per uomini e non solo, piacere derivato dalle donne e non
solo, questi luoghi legalmente riconosciuti dallo stato soddisfacevano
qualsiasi tipo di cliente, e per qualsiasi tipo di borsa, diventando
propriamente un vero centro di vendita, o meglio, di affitto, a scopo di
lucro.
victa est non aegre proditione sua.
Ut stetti ante oculos posito velamine nostros,
in toto nusquam corpore menda fuit.
Quos umoeros, quales vidi tetigique lacertos!
Forma papillarum quam fuit apta premi!
Quam castigato planus sub pectore venter!
Quantum et quale latus!quam iuvenale femur!
Singula quid referam ? nil non laudabile vidi
Et nudam pressi corpus ad usque meum.
Cetera quis nescit ? lassi requievimus ambo.
Proveniant medii sic mihi saepe dies ! »
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Recentemente si è supposto che la funzione delle case di
prostituzione fosse riconducibile per gran parte ad un fattore economico,
come Thomas A. J. Mc Ginn sostiene in “ The economy of prostitution in
the Roman World “
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, in quanto i lenoni pagavano regolarmente le tasse e
le impiegate del pubblico uffizio erano schiave, legate al commercio della
carne umana , e che la funzione di queste case chiuse ante litteram fosse
propedeutica alla crescita economica, politica, militare e anche giudiziaria
delle urbes.
Ma non bisogna dimenticare che anche se si è venuto a godere di
una grossa rendita derivante dai bordelli, i romani della prima metà del
primo secolo dopo Cristo venivano a godere dei piaceri della carne in
maniera molto più appagante di quelli del denaro. Ed era un servizio molto
richiesto, talmente richiesto che , data la prerogativa dell’offerta e
dell’utenza e della natura dell’impiego , per motivazioni assai palesi , è
facilmente riconducibile il servizio dei lupanari ad un fattore propulsore
principalmente voluttuoso.
Per soddisfare le libidini dell’uomo nella Roma Imperiale.
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T. A. J. Mc Ginn The prostitution in the roma world ( trad. a cura di Emanuele Buzzi )articolo pubblicato su “
Corriere della Sera” 9 Agosto 2005
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CAPITOLO PRIMO
SESSO E FAMIGLIA
Le ragioni che inducono al matrimonio erano ben lontane dalla
spiritualità affettiva dell’amore e anche dall’attrazione sensuale. In base a
considerazioni di tipo economico e sociale le scelte matrimoniali erano
fatte dai genitori degli sposi e le finalità di questa unione erano
principalmente la procreazione e quindi la trasmissione e la continuità
della specie in linea maschile.
Il marito si aspettava eredi dalla sposa , che gli fosse sessualmente
fedele , che fosse sottomessa e remissiva nei suoi confronti
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. Molte donne
romane, onde evitare i rischi del parto, ricorrevano spesso alla pratica
dell’aborto ( abortum facere ) di cui Giovenale ne da una descrizione
calzante “ Giulia libera gli uteri fecondi con ogni sorta di sostanze abortive
“ e dice che i suoi farmaci erano così potenti da rendere sterile una donna
o da uccidere il feto nel suo grembo. Tale pratica fu regolata dalla Lex
Cornelia proposta da Silla nell’81 a.c. con cui si puniva con la
deportazione e la confisca dei beni chi produceva l’aborto e se questo
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E. Cantarella , Pompei: i volti dell’amore , Mondadori, Milano 1998
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portava alla morte della donna che vi si sottoponeva, stessa sorte toccava a
chi lo praticava.
Poche donne camminavano lungo le strade di Roma, salvo le
prostitute poiché le donne Romane evitavano di frequentare il Foro se non
quando dovevano supplire ad un marito malato
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.
Per quello che concerne la fedeltà, l’obbedienza a questa regola era
imputabile solo alla moglie e il marito aveva il diritto di farsi giustizia in
casa qualora l’avesse sorpresa in peccato d’amore. Fu solo all’epoca di
Augusto che le cose cambiarono sotto questo profilo : la “ Lex Iulia de
adulteriis “
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stabiliva che i rapporti sessuali non venissero più giudicati e
puniti in casa, ma nei tribunali pubblici. Quanto alla pena , la colpevole
non sarebbe stata mandata più a morte, bensì l’aspettava una fresca
villeggiatura in un’isola deserta, vita natural durante : “ relegatio in
insulam “
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, mentre l’amante della moglie, colto in flagrante, era alla mercè
del marito tradito che poteva sbizzarrirsi infliggendogli varie pene : la
tortura del rafano o quella del mugile, con il quale il malcapitato veniva
sodomizzato con le radici assai piccanti del rafano o con un mugile, pesce
assai noto per la sua voracità ; altre pene consistevano nel taglio del naso e
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V. Vanoyeke , Prostitution en Gréce et à Rome, Realia Les belles Lettres, Paris 1990
5
E. Cantarella , Pompei: i volti dell’amore , Mondadori, Milano 1998 pag. 45
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Curioso sapere come questa sorte venne riservata alla figlia di Augusto, la celebre Giulia, nota per la sua
dissolutezza, la quale fu ospitata nell’isola di Pandataria ( oggi Ventotene ). Alcune voci sostengono che
l’amante della nota Giulia, fosse nientemeno che il poeta Publio Ovidio Nasone, il quale venne mandato in esilio
a Tomi contemporaneamente alla figlia di Augusto. I motivi a cui accenna Ovidio per il suo allontanamento da
Roma sono : carmen et error ; il carmen molto probabilmente si riferisce all’Ars Amatoria , mentre per quello
che concerne l’error, sarebbe da ricondurre ad un coinvolgimento del poeta nello scandalo che travolse Giulia
Minore a causa di una relazione adulterina. Forse Ovidio sapeva e non aveva parlato; forse addirittura si era
prestato a favorire gli incontri peccaminosi della donna. Siconio Apolinnare ( poeta del V sec d.c.) ipotizzò che
l’amante di Giulia fosse nientemeno che il poeta
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delle orecchie, l’evirazione, la sodomizzazione personale da parte del
marito tradito o dei suoi schiavi o all’imposizione di praticare la fellatio,
che era ritenuta dai romani quanto di più abietto per un cittadino libero.
Ciononostante, le severi leggi contro la vita extraconiugale non frenarono
assolutamente le lascive matrone nel loro procacciamento del piacere :
alcune donne della nobiltà romana giunsero perfino a dichiararsi prostitute
al fine di perdere la dignità di matrone e non essere più perseguibili a
norma di legge.
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Svetonio ci tramanda nella sua vita di Tiberio al
paragrafo 35 con queste parole :
Matronas prostratae pudicitiae, quibus accusator publicus deesset,
ut propinqui more maiorum de communi sententia coercerent auctor fuit.
Eq(uiti) R(omano) iuris iurandi gratiam fecit, uxorem in stupro generi
compertam dimitteret, quam se numquam repudiaturum ante iurauerat.
Feminae famosae, ut ad euitandas legum poenas iure ac dignitate
matronali exoluerentur, lenocinium profiteri coeperant, et ex iuuentute
utriusque ordinis profligatissimus quisque, quominus in opera scaenae
harenaeque edenda senatus consulto teneretur, famosi iudicii notam
sponte subibant; eos easque omnes, ne quod refugium in tali fraude
cuiquam esset, exilio adfecit. Senatori latum clauum ademit, cum
cognosset sub Cal- Iul- demigrasse in hortos, quo uilius post diem aedes
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E. Cavallini , Le sgualdrine impenitenti. Femminilità irregolare in Grecia e a Roma, Bompiani
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in urbe conduceret. Alium e quaestura remouit, quod uxorem pridie
sortitionem ductam postridie repudiasset
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.
E Tacito nel II libro degli Annales, ci riporta il decreto del 19 d.c.
“ eodem anno, gravibus senatus decretis libido feminarum coercita
cautumque ne quaestum corpore faceret cui avus aut pater aut mariius
eques Romanus fuisset. Nam Vistilia, praetoria famiglia genita, licentiam
stupri apud aediles vulgaverat, more inter veteres recepito, qui satis
poenarum adversum impudicas in ipsa professione flagitii credebant.
Exactum et a Timido La beone, Vistiliae marito, cur in uxore delicti
manifesta ultionem legis omisisset. Atque, illo pretendente sexaginta dies
ad consultandum datos necdum praeterisse, satis visum de Vistilia
statuere; eaque in insulam Seriphon abdita est “
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Trad. inglese “ Notorius women had begun to make an open profession of prostitution, to avoid the punishment
of the laws by giving up the privileges and ranks of matrons, while the most profligate young men of both orders
voluntarily incurred degradation from theri rank, so as not to be prevented by the decree of the Senate from
appearing on the stage in the arena. All such men and women he punished with exile, to prevent anyone from
shielding himself “
Trad. francese “ Des femmes perdues de réputation, pour échapper aux peines prononcées par les lois contre les
matrones qui oubliaient leurs devoirs et leur dignité, prenaient le parti de se déclarer courtisanes; et de jeunes
libertins des deux ordres se soumettaient d'eux-mêmes à une flétrissure judiciaire, pour n'être pas empêchés par
les défenses du sénat de paraître sur le théâtre ou dans l'arène. Afin qu'on ne pût trouver aucun subterfuge, Tibère
exila tous ces hommes et toutes ces femmes. Il ôta le laticlave à un sénateur qui avait été loger à la campagne
vers les calendes de juillet, pour louer ensuite à meilleur compte une maison à Rome, quand le terme serait
écoulé. Il destitua un questeur pour avoir répudié le lendemain du tirage au sort une femme qu'il avait épousée la
veille ».
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Tacito. Annales II, 85 “ In quel medesimo anno il senato prese severi provvedimenti per reprimere la
dissolutezza delle donne stabilendo che non potessero prostituirsi quelle che avessero avuto per avo o per padre o
per marito un cavaliere romano. E infatti Vistilia, appartenente a una famiglia di rango pretorio, aveva dichiarato
formalmente davanti agli edili di voler esercitare la prostituzione, secondo una norma già in uso presso gli
antichi, i quali credevano che la pubblica dichiarazione di una tale vergogna costituisse già di per sé una pena
sufficientemente grave per le donne impudiche. Anzi suo marito, Titidio La beone, fu sottoposto a inchiesta per
aver trascurato il ricorso alla legge contro la moglie rea confessa di una tale colpa. E poiché egli si giustificò con
il dire che non erano ancora trascorsi i sessanta giorni concessigli dalla legge per decidere, il senato ritenne di
doversi pronunciare solo nei riguardi di Vistilia, che fu esiliata all’isola di Serifo.”