2
In mancanza di strumenti etimologici, e di documentazione
scritta circa la riflessione nativa sulla lingua è utile quindi
descrivere e interpretare fatti lingusitici interni e esterni, per
comprendere a grandi linee almeno la logica di una concezione
metalinguistica locale e cioè: l'importanza della lingua per la stessa
comunità e la teorizzazione circa il suo uso; cercare le analogie più
frequenti stabilite dai parlanti tra lingua e dominii esterni; il posto
della lingua nell'universo simbolico; stabilire connessioni tra
fenomeni appartenenti a livelli linguistici diversi, quando questo
consenta di percepire una coerenza. Nella 'Introduzione' partirò dal
tentativo di inserire i logonimi nelle categorie appropriate e tenterò
un inquadramento della percezione dei fatti linguistici inserendoli in
assunti culturali locali, contestualizzando elementi appartenenti a
diversi livelli di lingua (lessemi, sintagmi verbali, testi narrativi
storico-mitologici). In una sezione a sé stante presento invece un
corpus di logonimi, inseriti in una scheda eleborata durante una
serie di seminari ed un convegno dedicati ai logonimi, svoltisi
all'Istituto Universitario Orientale.
CLASSIFICAZIONE
Classificazione dei logonimi secondo de Mauro
De Mauro classifica i logonimi in 7 classi:
1- tutti i tipi di semiosi:segnalare,simboleggiare,comunicare(ne
trova 50 per l'italiano)
accomunati, nel loro significato, da un unico tratto: essi sono
riflesso del segno usato in funzione comunicativa; q. unanchay
simboleggiare (<unancha stendardo).
2- verbi basici del dire: dire, parlare; q.niy dire.
3- verbi distintivi di modalità fonetiche del parlato:
borbottare,mormorare (molti di questi , in italiano, provengono
da verbi che esprimevano l’attività fonatoria di animali; alcuni
logonimi descriventi il linguaggio animale sono invece usati
3
metaforicamente, quando riferentisi al parlare umano; ad es.
ringhiare); q. aqlluy.
4- verbi distintivi di modalità semantico-testuali del dire:
profferire, discutere,dialogare,controbattere, richiedere o della
qualifica del risultato del dire; q. rimanakuy dibattere (: parlare-
recipr.-inf.).
5- verbi distintivi di modalità e conseguenze illocutive e giuridiche
del dire: lodare,calunniare,querelare,giurare (nella teoria degli
atti linguistici, sono i verbi performativi) q. atipanakuy
(giudicare).
6- verba scribendi:graffiare,digitare ; q. qelqay tracciare segni
(<qelqa tacca)
7- verbi ermeneutici: interpretare,comprendere; q. hamut'ay
decriptare (<aym. hamutha comprendere).
Classificazione dei logonimi secondo Silvestri
RELAZIONALI/INTROVERSI; codificano le operazioni
neurologiche che il parlante effettua ai fini della attività linguistica.
I R/I fanno cioè riferimento all’attività di SELEZIONE E
COMBINAZIONE alla base della perfomance linguistica. Fanno
spesso riferimento alla alcuni aspetti della natura della lingua (es.:
gr.λεγειν raccogliere/computare//parlare; quechua niy
credere//dire)
REFERENZIALI/ESTROVERSI; essi codificano la
RELAZIONE tra la lingua e la realtà extra-linguistica. I R/E fanno
riferimento alla natura dei processi di semiosi che “legano” lingua e
realtà;codificano gli aspetti deittici della natura della lingua (es.:
q.ec. caya.na chiamare; porre nome).
FENOMENICO/MANIFESTI; descrivono gli aspetti della
lingua legati alla sua FISICITÀ, ai suoi aspetti articolatori (es.:
it.chiacchierare; q. aqlluy balbettare).
4
PROCESSUALI/INTERATTIVI; sono quelli che fanno
riferimento alla lingua vista in relazione ad aspetti pragmatici, cioè
alla lingua come processo attravarso cui due membri di una
comunità linguistica entrano in relazione;ed inoltre ciò che i membri
di una comunità linguistica, parlando, fanno(in pratica, quelli che
designano atti linguistici). In questa categoria possono confluire i
logonimi delle classi 4 e 5 della classificazione che Tullio de Mauro
opera per l'italiano (es.: it. dialogare; battezzare; q. amachay
prendere le parti di qualcuno in una disputa [ama no-cha fattitivo-y
marca infin.]).
FONOLOGIA QUECHUA II
VOCALI
anteriori centrali posteriori
alte i u
medie
bassa a
CONSONANTI
Lab. Api.-dent. Dor.-pal. Vel.
Postvel. Glott.
Oc. p t k q
Asp. ph th chh kh qh
Fric. s sh
h
Nas. m n ñ
Lat. l
Vibr. r
Affr. ch
Espl. p' t' ch' k'
q'
SEMV.
Lab. w
Palat. y
L'accento primario cade sempre sulla penultima sillaba.
5
FORMAZIONE DEI LOGONIMI IN QUECHUA II
MORFOLOGIA VERBALE
Per la morfologia del verbo quechua vanno effettuate le seguenti
generalizzazioni:
a) maggiore è la profondità semantica di un suffisso, maggiore è la
sua vicinanza.
b) più esterno sarà un suffisso, più relazionale tende ad essere il suo
apporto semantico.
In conseguenza di ciò: la lettura semantica va dall'interno verso
l'esterno; la lettura sintattica va, al contrario, dall'esterno verso
l'interno.
struttura morfologica della parola quechua (da Perez '94)
RADICE-DERIVATIVI-ASPETTO-DIATESI-TEMPO-PERSONA-NUMERO-MODO-PRAG
ESEMPI
Logonimi ottenuti attraverso SUFFISSAZIONE
NUCLEO DAL SIGNIFICATO NON LOGONIMICO (q. ec.da
Cordero '60)
churana porre / churaNAKUna discutere animosamente, litigare
apana trasportare/ apaCHIKUna comandare
kutina tornare/ kutiCHIna rispondere
rikuna vedere/ rikuCHIna designare
yupana enumerare/ yupaCHIna elogiare, lodare
NUCLEO DAL SIGNIFICATO LOGONIMICO (q.cuz. da Mayorga
'59)
rimay parlare / rimariy iniziare a parlare (di bambini); iniziare a
parlare (rompendo un silenzio); confessare.
mañay chiedere/ mañaRIy chiedere persistentemente, sollecitare
attraverso suppliche, arringare, perorare, discorrere in pubblico,
orare.
niy dire/ niYKUy dire qc. a qc. con affetto.
6
Sostantivi logonimici ottenuti attraverso COMPOSIZIONE
(Cordero '60)
kallusapa sboccato, pettegolo, chiacchierone, ciarlatano lett.
(persona dalla) lingua (kallu) che trabocca(sapa)
Chaupikallu balbuziente lett. (persona dalla) mezza (chaupi)
lingua (kallu)
Huahuasimi balbuziente lett. (persona dalla) lingua (simi) da
bambino (huahua)
Ñucñusimi lusinghiero lett. (persona dalla) lingua (simi) dolce
(ñucñu)
Pitikallu (persona che) parla male lett. lingua rotta (piti pezzo)
METAFORA
SOSTANTIVI
simi bocca (cavità orale)/ langue
VERBI (Cordero '60)
kastuy masticare/borbottare
tushuy pestare i piedi; ballare/ bestemmiare collericamente
POLISEMIA
Logonimico / logonimico
kamiy mormorare / insultare
Rimay parlare / rimproverare
Umay motteggiare / ingannare
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PREMESSA
Silvestri, in un articolo sull'argomento logonimico in
generale, evidenzia come chiave essenziale del rapporto uomo-
lingua-mondo emergente dall'osservazione di contesti storico-
culturali e lingue appartenenti all'area del mediterraneo.Ciò che
viene da lui sottolineato è la emergenza sia di intuizioni universali
riguardanti il dominio affrontato, sia di elementi "culturally
specific". Qui, per semplicità della descrizione, riporto solo il
pensiero di Eraclito.
Questa brevissima focalizzazione serve a comprendere meglio
gli elementi che affronterò di seguito nel testo, sia per le forti
corrispondenze che per le ovvie diversità.
Un estratto, dal discorso circa la riflessione eraclitea sulla natura del
λωγος ; i punti fondamentali sono (i numeri dei frammenti si
riferiscono alla edizione di Diano e Serra ['93] dei frammenti di
Eraclito):
• circolarità omotipica di lingua e realtà (: in
entrambe ogni punto è insieme, in quanto
interconnesso, causa ed effetto del tutto):
framm.14 (A 12) "CIÒ CHE SI CONNETTE È
PRINCIPIO E FINE NEL CERCHIO".
• il logos, sia extralinguistico che linguistico, come
principio pervasivo di connessione relazionale:
framm.14:"L'ENTITÀ DEL LOGOS È LA
CONNESSIONE".
• λογος come fondamento della conoscenza (in
quanto possesso della capacità di connessione da
parte dell'uomo):
framm.14:"PER TUTTI L'ESPERIENZA CONSISTE
NELLA CONNESSIONE".
8
PARTE II
II.1 CONTESTI
Questa sezione serve a delimitare il campo circa il rapporto
tra cultura e ideologie linguistiche, nella sezione II2, invece, si
osserverà il comportamento di alcuni reali fatti linguistici connessi
con la logonimia a vari livelli (: 1-lessemi; 2-alcuni morfemi
quechua, caratteristici di molte lingue amerindiane, circa il rapporto
tra fonte e parlante; fenomeno della citazione all'interno di testi
narrativi; 3- alcune strategie narrative tipiche del mondo andino). La
parte III consiste in una raccolta di logonimi quechua.
II.1.a STORICO-CULTURALE
Il raccogliere è importantissimo per culture indoeuropee al
punto che la troviamo codificata nel lessico cognitivo e
metalinguistico delle lingue antiche; abbiamo visto l'esempio del
greco logos, il "precipitato" cognitivo di modelli di relazione con
l'ambiente. Anche qui alcuni fatti legati ad una premessa
antropologicoeconomica sono codificati in fatti linguistici. Per
l'esattezza, qui siamo davanti ad una società di agricoltori e pastori
fortemente stanziali (ricordo che stiamo tenendo sotto osservazione
uno specifico gruppo andino, stanziato nella regione compresa tra il
lago titiqaqa e la valle di Cuzco dal 1200 circa, per l'esattezza a
Paqàriqtàmpu luogo (tampu) nel quale [-q] sorge il sole [paqari-
]).
Innanzitutto dobbiamo notare come la esperienza di tempo e
spazio così come la loro codificazione rituale sia legata alle
istituzioni appartenenti alla economia della raccolta e della semina,
alla consapevolezza dei periodi di siccità e dei periodi di pioggia,
alle tecniche di fecondazione del suolo e ai fenomeni di fotosintesi.
Il panteon è costituito da
Pachamàma madre terra: attività femminili, agricoltura,
pampa
Apu montagna sopra
Illa semi semidivini (sono pietre): fertilità bestiame
9
(Da I. Nuñez del Prado)
Il tempo è ciclicamente strutturato:
battaglie cerimoniali
solstizio di dicembre piogge qhollaq chaway che vince
sassiri qhapaq
solstizio di giugno stagione secca sassiri qhapaq che
vince qhollaq qhapaq
qhollaq chaway , figura leggendaria (un sacerdote ubriaco)
rappresentante l'abbondanza.
sassiri qhapaq , figura leggendaria (un sacerdote che digiuna)
rappresentante la scarsità.
(Randall '87a)
E' la divisione in livelli ecologici a fare da base per l'universo
simbolico: lo spazio, diviso in sopra-centro-sotto/dentro, segue la
divisione ecologica tra la costa/foresta, la zona media/temperata e la
zona alta/fredda delle Ande (Murra).Gioca un forte ruolo,
nell'universo simbolico, anche una molto simmetrica divisione
maschile-femminile, secondo alcuni innovazione incaica rispetto al
matriarcato vigente nelle culture andine precedenti (Gutmann '93).
Per quel che riguarda la configurazione del pantheon nello spazio c'è
una scansione in livelli, (evidente, ancora oggi, nella simbologia di
feste certamente cristiane):
hanaq sopra Wiraqocha cielo
Apu montagna puna zona fredda
kay qui/ora
Pampa pianura qeswa zona
temperata
hanan sotto Yunka selva ayar antenati,
mallku mummie
mallki alberi
qaqa pietra
(da Th. Y H. Mueller '84)
10
Inoltre, v. fig. 1, tratta da Juan de Pachakuti Yamqui, cronista
indigeno del XVII sec., che mette bene in evidenza soprattutto la
divisione del in maschile-femminile.
I termini più importanti della fig. 1 sono:
Wiraqocha
sole (cratore dell'univ.) luna
Venere (sera) Venere (mattino)
(antenati maschi) (antenati donne)
stelle estive croce del sud
nuvole invernali
fulmine gato
creatore della terra mamma lago
(arcobaleno) (nutrita da una cascata)
occhi dell'abbondanza uomo donna albero
magazzini alimentari a terrazze
In questi gruppi, retti da un "autogoverno centralizzato", la
festa è il rito attraverso cui viene suggellato questo sistema di
credenze; e, per il solo fatto di essere celebrata, la relazione tra
uomo (runa) e cosmo (pacha), viene sancita. In moltissimi hanno
scritto sul problema del rito in contesto andino; solo una citazione
introduttiva:
"las ceremonias constituyen la conexiòn mas directa del
hombre con su cosmos y le dan plena seguridad por su caracter
ritual y tradicional" (Th. y H Mueller '84).
E' la stessa istituzione del rito a evocare/creare il "logos"
'extralinguistico' e, al tempo stesso, ad "autovalidarsi"; ancora:
11
"apenas existen elementos de la fe que no sean expresados en
una ceremonia"; il rito, cioè, "insegue" il logos, sancendo
implicitamente la onnipervasività di questo. Infine,
"…las fiestas y ceremonias (sono) parte y expresion al
mismo tiempo de la realidad que se vive, son la realizacion de los
conceptos basicos y en ello pueden dar una explicacion del mundo
en el que existe el grupo respectivo" (op.cit.).
La relazione di tutto ciò con una filosofia linguistica sarà
chiaro nello svolgimento dei vari paragrafi. Va fatta questa
premessa circa una probabile opposizione langue/parole "locale"
(risulterà evidente solo a conclusione della tesi) e cioè che se nella
cultura occidentale viene colta la realtà astratta della langue rispetto
alla concretezza della parole e la natura di questa viene definita
attualizzazione della prima, la cultura andina sembra proiettare tale
aspetto sul
rapporto tra logos linguistico e logos non linguistico:
il secondo è sempre in nuce rispetto al primo; le specifiche modalità
d'uso della lingua, grazie al rito, sono la ri-creazione del secondo
volta per volta. Ciò è perfettamente naturale, ma sembra, da vari
idnizi, che venga percepito. Più giù si noterà in maniera evidente
che l'elemento comune tra logos-mondo e logos-lingua è la prassi
rituale.
Anzi, anticipando, si può dire fin da ora che, nel contesto
storico-culturale presente, è UN EVENTO LINGUISTICO specifico (il
rito) e i generi testuali ad esso associato (l'indovinello, la formula),
cioè ciò che viene definito il FATTO nel mondo e il FATTO nella
lingua, ciò a cui è attribuita la capacità di EVOCARE, PORRE IN
ESSERE, ATTUALIZZARE il principio che regge potenzialmente il
logos (linguistico ed extralinguistico): il nesso (cioè lo ξυνον di
Eraclito e la Verbindung di Wittgenstein).
12
II.2.b CONTESTO ISTITUZIONALE: amauta, huatuy,
quipu/qelqa
™ amauta
Gli amauta erano intellettuali di corte. Questo lessema è un
prestito dall'aymara, lingua ufficiale agli inizi dell'impero incaico
fino al regno del re Tupac Yupanki, cioè dalla fine del 1200 ca fino
al 1493 (Torero '74, Torero '84). Ludovico Bertonio, compilatore
del "Vocabulario de la lengua aymara" (1612), descrive gli amauta
persone "de grande juizio", capaci di "hablar verdad " ma anche
"hechizeros y adeuinos". Amauta è forse in relazione al verbo
"hamutha entender, percebir con el entendimiento, pensar,
imaginar" (Randall '87). Da aym. hamutha abbiamo, in quechua
moderno, hamut'ay "riflettere, comprendere". Amaota è attestato
in quechua in periodo coloniale come "hombre curioso, ingenioso, o
sabio, o astuto" (Gonzalez Holguìn, "Vocabulario de la lengua
general de los Indios del Peru, llamada Quichua", 1608), ma
probabilmente, al suo ingresso in quechua, la parola era usata nel
senso di "saggio di corte".
I termini appena evocati ci riportano ad un contesto
istituzionale molto preciso: la corte dell'inca, in cui una classe, gli
AMAUTA appunto, svolgeva mansioni intellettuali, pratiche magiche,
di amministrazione e di contabilità. Poiché è molto probabile che
questa classe si trovasse in situazione di bilinguismo, in grado di
usare sia il quechua che l'aymara, è plausibile che i sacerdoti
abbiano utilizzato la conoscenza dell'aymara (ma forse anche del
qallahuaya e del puquina, altre lingue andine) ai fini della creazione
di una lingua criptica sciamanica (Randall '87a); questa possibilità è
testimoniata dal fatto che un gran numero di lessemi di origine
aymara in quechua riguardino soprattutto il lessico magico-sacrale
(op.cit.). Per Randall, il punto di partenza utile a ricostruire una
ideologia linguistica locale è costituito dall'analisi, a vari livelli, di
questa lingua segreta.
Partiamo dal rapporto di questa con il contesto di produzione.
Il contesto principale dell'uso di questa lingua era la divinazione
(evento linguistico di cui ci sono varie attestazioni in fonti
13
etnografiche coloniali, indigene e spagnole, coloniali e
contemporanee). Osserviamo, come punto di generale di
osservazione, il seguente logonimo:
™ huatuy
Sappiamo, da fonti coloniali (Morùa, Cieza de Leòn), che
l'enigma era un genere usato in contesto sacro (ma approfondirò
dopo la precisazione dell'evento linguistico legato all'oracolo). Per
ora faccio osservare la configurazione semantica di un logonimo.
Esistono in quechua vari lessemi che designano il 'parlare per
enigmi', probabile caratteristica della testualità rituale degli
amauta..
Alcuni lessemi:
Huatuy: indovinare, congetturare, risolvere enigmi
Huatuna simi: indovinelli; colui che parla dicendo cose
difficili o oscure
(Goncalez Holguin [1608]1952).
(huatuna< huatu- *enigma + suffisso-na aggettivizzatore;
quindi *enigmatico; simi 'langue'). Se huatu significa (Holguin
1608) laccio, e se huatuy è anche legare cose insieme (huatu
laccio + morfema inf. -y), dobbiamo porci con Randall ('87a) la
questione su come sia costruita la metafora. Questa semplice
osservazione è di enorme importanza per l'intera ideologia
linguistica che regge l'uso della lingua criptica: gli amauta, nel
momento in cui componevano e recitavano indovinelli e formule,
sostiene Randall, eseguivano una pratica attraverso cui venivano
affrontati e risolti gli enigmi dell'universo; per la concezione locale
ciò equivaleva a "comprimere" ed "allacciare" gli elementi
costitutivi dell'universo. Per contrasto, nota Randall, i lessemi
appartenenti al dominio del conoscere nelle lingue europee
moderne, spesso sono formati aggiungendo i suffissi latini dis-, de-,
ex-, riferentisi a processi analitici di comprensione.
Es: it. DIS-cernere, DI-panare, S-coprire, sp. DES-hilar, DES-en-
redar.
14
Nella la serie quechua vista, in pratica, sembra codificato
l'aspetto sintetico del conoscere; in questa concezione, è la lingua,
anzi la sua manipolazione testuale ritualizzata, e non la natura, ciò
che costituisce il 'gabinetto scientifico' da osservare, il punto di
partenza per la conoscenza del cosmo; non, o non solo, punto di
arrivo della conoscenza, strumento attraverso cui 'rendiamo' il
risultato di un esperimento, ma suo punto di partenza. Sul tavolino
dello scienziato c'è il logos-lingua, non il logos-mondo. Attraverso
l'osservazione della lingua e teso, attraverso la manipolazione
rituale, alla costruzione di una lingua sacra, l'amauta/
scienziato/contabile va alla ricerca delle 'connessioni' disvelatrici
della reale ma non immediatamente evidente realtà dell'universo.
Robert Randall ripete, a conferma, che, "mentre (nel nostro
mondo) i segreti dell'universo devono essere scoperti attraverso il
disfare (i fenomeni), nelle seconde (nel mondo andino) i segreti
vengono 'revelados al juntarlos todos' (attraverso la lingua)".
™ Il contesto rituale, abbiamo detto, era probabilmente l'oracolo.
Sulla connessione tra questo ed il parlare per enigmi, abbiamo una
testimonianza da una fonte coloniale (Pedro de Cieza de Leon
[1553]1984). Grazie a quest'ultimo, sappiamo che esisteva un
oracolo nella città di Lima, sia in tempi pre- che post-incaici, nella
località, di antichissimo insediamento, di Pachakamaq. E che,
durante alcune feste, quest'oracolo veniva interpellato. Sappiamo
che, nell'impero incaico gli amauta erano molto stimati per quello
che riportavano dopo essere stati in pellegrinaggio presso questo
particolare oracolo, e l'impero attendeva i loro responsi prima di
qualsiasi impresa; infatti, ci dice de Leon, "señores y caciques los
obedecian en muchas (cosas) que ellos (gli amauta, nda)
mandaban".
Sappiamo che questa istituzione scomparì col tempo: il potere
dell'oracolo, dopo la conquista spagnola, sarà sicuramente terminato
con la sistematica politica di "estirpazione dell'idolatria" da parte
dell' Inquisizione (brevissima cronologia di questo processo: 1570-
istituzione dell'Inquisizione a Lima; 1583- il consiglio provinciale di
Lima ordina la distruzione di tutti i quipus; 1614- l' arcivescovato di
15
Lima inserisce, nella Costituzione del sinodo, la distruzione degli
strumenti musicali indigeni; 1621: padre Josè de Arriaga pubblica a
Lima "Estirpazione della idolatria in Perù", come ricostruzione dei
fatti).
Ma l'importanza dell'istituzione oracolare si può comprendere
anche chiedendo 'al dizionario': glossando pachakamaq, Holguin
(op.cit.) spiega che "siccome (l'oracolo pachakàmaq) parlava
molto, lo chiamarono rimak, che significa colui che parla". Tra
parentesi, ed a supporto della probabile importanza dei quipu anche
in contesto sacrale ed oracolare, la prima descrizione contemporanea
di un quipu (Tschudi 1846), si basa su di un ritrovamento fatti
proprio tra le rovine del tempio di Pachakamak (oggi la zona è
parte della città di Lima.
Gonzales de la Rosa ('11) ipotizza che la funzione dell'oracolo sia
stata fondamentale per l'espansione militare dell'impero inca, anche
se, dice, la sua importanza deve essere stata enorme anche prima.
™ COMPRENDERE, INDOVINARE, GIOCARE CON LE PAROLE
In q. amauta è sabio (Holguin), in aym. amaotta è hechizero,
adevino (Bertonio). Invece di constatare un semplice allargamento
semantico, avvenuto nel prestito dall'aymara al quechua, ritengo
importante scoprire i gradi di questo slittamento.
Cardona ('76) nota come "formalmente, una caratteristica
dell'indovinello possa essere il gioco verbale. L'intersezione tra il
meccanismo dell'indovinello e quello del gioco sulla lingua è
particolarmente evidente". Nell'epoca di cui stiamo parlando,
l'indovinello era in uso presso gli uomini più saggi dell'impero, e il
gioco verbale la caratteristica saliente della loro testualità. Fatto che
esige approfondimenti, nella direzione di quale ideologia linguistica
possa sottendere questo fenomeno….
Il gioco verbale ha funzioni sociali (il sinulih haunoo
praticato da giovani in età di sposarsi). L'abilità nel parlare il sinulih
è considerata un requisito sociale tra i più desiderati, perfettamente
parallelo alla agilità fisica e alla destrezza manuale (corsivo mio
nda). Nel momento del gioco si riattua una parte del patrimonio
culturale.