5
che tale ferita, rimasta sempre viva, sar� stata una delle basi ideologiche per la
composizione delle Origines, nate in contrapposizione al modo di fare storia
che proprio in Ennio trovava il suo miglior prodotto.
Il rapporto con Ennio, comunque, non fu univoco. Quando infatti nel 195
a.C. Catone raggiunse il consolato, nella lotta contro l� abrogazione della lex
Oppia, che limitava il lusso delle donne, proprio in Ennio trov� un inaspettato
alleato. Ma lo stesso Ennio fu al centro di una controversia tra Catone e Fulvio
Nobiliore, reo, a dir del tusculano, di aver portato nell� assedio di Ambracia
poeti e non soldati.
Il 184 a.C. � l� anno della famigerata censura, tenuta insieme a Valerio
Flacco. Nel lustro censorio dichiar� guerra al lusso e si interess�
particolarmente alle realt� di provincia. Catone era dunque fautore di una
politica �decentratrice�, perch� era nella periferia che si conservava l�
integrit� dei costumi smarrita nell� Urbe a causa del partito scipionico. C��,
pertanto, una stretta corrispondenza ideologica tra censura e Origines.
Nel 180, morto Valerio Flacco, si avvicin� ad Emilio Paolo. Battaglie
interne non ve n�erano pi�, ed fu a questo punto che il senex Cato cominci� ad
interessarsi alla storiografia. Siamo tra il 174 ed il 170 a.C.
Intanto, grazie ad un� oculata amministrazione, le sue sostanze erano
aumentate, ma ci� gli procur� l�astio dei suoi parchi amici coltivatori. Non si
difese dalle accuse con la retorica, ma con un� opera didascalica, il De Agri
Cultura, che doveva mostrare la possibilit� di un arricchimento onesto.
Prima di abbandonare la vita, si impegn� nella promozione della III guerra
punica, pronunciando a tal scopo, lui debole e vecchio, un� ultima orazione.
Ebbe anche il tempo per inserirla nelle Origines, poi mor�. Quell� orazione fu
al contempo l�ultimo atto della sua vita e della sua opera storica.
6
LA TESTIMONIANZA DI NEPOTE
La migliore testimonianza sull�autore che �per primo os� narrare la storia romana
in prosa latina�
1
� data da Cornelio Nepote nel 3� libro della sua opera dedicata al
Censore.
Nep. Cato 3, 3-4
senex historias scribere instituit. earum sunt libri septem. primus continet res gestas regum populi Romani, secundus et
tertius unde quaeque ciuitas orta sit Italica, ob quam rem omnes Origines uidetur appellasse. in quarto autem bellum
Poenicum est primum, in quinto secundum. atque haec omnia capitulatim sunt dicta. reliquaque bella pari modo
persecutus est usque ad praeturam Seruii Galbae, qui diripuit Lusitanos: atque horum bellorum duces non nominauit,
sed sine nominibus res notauit. in eisdem exposuit, quae in Italia Hispaniisque aut fierent aut uiderentur admiranda: in
quibus multa industria et diligentia comparet, nulla doctrina.
Proprio sulla base di questa preziosa fonte, il Peter articola il suo discorso,
sezionando e analizzando il passo nepotiano nel seguente modo.
A) �Senex historias scribere instituit” : la prima questione riguarda la
collocazione cronologica del lavoro storico di Catone. Senex, nel mondo
latino, s�intende almeno sessantenne. Quindi, se si seguir� la cronologia
ciceroniana, che pone la nascita di Catone nel 234 a.C., le Origines avranno
avuto il loro inizio non prima del 174 a.C., mentre ci si sposter� al 179 a.C. se
si seguiranno le testimonianze di Livio e Plutarco, che tuttavia, a giudizio di
Peter, godono di minor credito. Cicerone poi, nel Cato maior (11,38) dice che
Catone aveva in mano il settimo libro delle Origines l� anno prima della sua
morte, cio� nel 150 a.C., e nel Brutus (23.89) afferma che il Censore inser�
nelle sue Origines l� orazione pronunciata contro Galba �paucis antequam
mortuus est diebus an mensibus�. L� accordo tra Nepote e Cicerone porta a
dare poco o nessun credito ad altre due testimonianze. La prima � un passo di
Livio
2
: siamo nel 195 a.C., e un Catone non ancora quarantenne, si batte
contro l� abrogazione della lex Oppia; il tribuno della plebe L. Valerio,
1
H. PETER, �Historicorum Romanorum Reliquiae”, Lipsiae 1914 (Stutgardiae 1967) pag. CXXVI
2
Liv. Ab Ur. Con. 34,5,7
7
propugnatore dell� abrogazione, nel rispondere a Catone e stando per
cominciare un breve �flash back� sulla storia romana, ironicamente dice �tuas
adversus te origines revolvam�, il che anticiperebbe di un ventennio l� inizio
dell� opera. Ma la notizia � da prendere con le molle, perch� si sa che Livio nel
suo lavoro inserisce i discorsi non esattamente come erano stati pronunciati,
bens� arricchendoli del proprio ingegno e della propria arte. Il secondo passo �
quello di Plutarco
3
: si dice qui infatti che Catone, per provvedere all�
istruzione di Marco, figlio di prime nozze, avesse scritto di sua mano
�τα∴ϕ ι((στορι/αϕ �, il termine con cui nel capitolo 25 designa le Origines,
con caratteri grandi per facilitarne la lettura. Ma tale Marco era nato intorno al
192 a.C. e per necessitare lettere grandi non poteva avere pi� di dieci anni nel
periodo in questione. Secondo la Chassignet
4
, si tratta verosimilmente di un
errore di Plutarco che doveva confondere le Origines con un libro di storia
scritto da Catone per suo figlio. La stessa studiosa francese sottolinea che nel
II libro, il fr.49 P prende come riferimento cronologico la guerra contro Perseo
del 168 a.C., che dunque costituisce un terminus post quem per la
composizione del II libro. In generale, dunque, l�arco di anni entro cui
dovrebbero essere state scritte le Origines � grosso modo 170-149 a.C.
B) “Earum sunt libri septem. Primus continet res gestas regum populi Romani”.
Dopo il proemio all�opera, di cui conserviamo solo due frammenti (1 e 2), si
passa all� inizio delle vicende romane che vengono esposte a partire da Enea.
Dunque le �res gestas regum populi Romani” sono l� argomento centrale ma
non esclusivo del primo libro. E d�altro canto, il fr.25 P ci riporta, come si
vedr�, al 458 a.C., ben oltre alla cacciata dei re.
C) « Secundus et tertius, unde quaequae civitas orta sit Italica » . Neanche qui l�
argomento indicato � quello esclusivo, visto che si tratta di eziologia, di
cronologia, ma si descrivono anche i costumi dei popoli, si parla della fertilit�
3
Plut. Cato. 20,7
4
M. CHASSIGNET, Les Origines (Fragments), Paris 1986, pag. IX
8
dei territori, della flora e della fauna. E� interessante chiedersi in base a quale
criterio Catone abbia disposto tale materiale. Le tesi sono due: la prima
afferma che le Origines seguono uno schema cronologico, con, all�interno di
ciascuno dei due libri, delle digressioni sull�origine dei popoli; la seconda
parla invece di un ordinamento di tipo geografico cha parte dal nord (II libro)
e arriva al sud (III libro).
D) �In quarto autem bellum Poenicum est primum, in quinto secundum” . Qui l�
annotazione di Nepote � alquanto imprecisa, o almeno pecca di eccessiva
concisione. Si accontenta infatti di dare l� argomento generale dei due libri; in
realt� il quarto giunge quanto meno alla battaglia di Canne (frr.84, 86 e 87 P),
e il quinto quanto meno all� orazione per i Rodii (fr.95 P), pronunciata
trentaquattro anni dopo la guerra in questione. Il che spinse Nipperdey a
mutare in Livio e Gellio, che citavano l� orazione (fr.95), il numero del libro
da V a VII. Ma ci� � contraddetto dal fatto che anche i fr. 96 e 97 parlano
della guerra con Genzio del 168 a.C., attribuendola esplicitamente al V libro.
Ci� che comunque resta sorprendente, � la divisione dei libri: quarto e quinto
coprono infatti cinquanta anni cadauno, la coppia VI-VII appena diciotto.
E) �Atque haec omnia capitulatim sunt dicta, reliquaque bella pari modo
persecutus est, usque ad praeturam Servi Galbae, qui diripuit Lusitanos”.
L�interpretazione di capitulatim � alquanto controversa. Chi ha inteso �per
soggetti� si � schierato a favore dello schema geografico, confortato anche dal
fatto che un libro V che abbracci il periodo 216-167 a.C. � quanto meno
un�anomalia. Una seconda interpretazione, invece, vede in capitulatim
l�equivalente del greco κεφαλαιωδω=ϕ ossia �seguendo solo i fatti pi�
importanti�, il che potrebbe giocare a favore di una disposizione in base ad
ordine cronologico. In questo senso lo interpreta Peter, che ritiene necessario
rifarsi anche al fr.77 P in cui Catone si oppone al modo annalistico di fare
storia, nel senso di narrare minuziosamente quel che c� era nella tavola del
pontefice massimo, e quindi noviluni e solstizi che poco avevano a che fare
9
con la storia, quale lui la intendeva. Qualcosa di molto simile c�� in Plinio
5
che, promette di parlare del suo argomento “breviter atque capitulatim”, che
non va intesa come un� endiadi, perch� capitulatim equivale pi� o meno a
�scegliendo gli argomenti principali da trattare non in maniera enciclopedica�.
Ecco perch� Catone, una volta individuati i momenti clou della storia romana,
su di essi si dilunga tutt� altro che capitulatim. La posizione stessa della parola
capitulatim non � cristallina. Si riferisce infatti a haec omnia, ma questi omnia
potrebbero essere i libri IV-VII, oppure solo IV-V, o anche I-V. Delle
�restanti cose� , il nucleo principale � rappresentato da parti delle orazioni
dello stesso Catone.
F) « Atque horum bellorum duces non nominavit sed sine nominibus res
notavit ». Nipperdey ritiene che questa caratteristica vada ristretta alle sole
guerre puniche. Peter invece ritiene che il silenzio sui duces vada esteso all�
opera tutta, con la motivazione che era inutile citare esplicitamente i vari duces
quando erano riconoscibili tramite il confronto con i consoli e i pretori in
carica nei vari anni. Con ci�, Peter evita di ricorrere ad altre motivazioni, ad
esempio quella secondo cui Catone avrebbe evitato di esaltare le gesta dei suoi
avversari politici o di accrescere l� arroganza di talune famiglie. Il silenzio
sulle grandi personalit� era, dice Peter, costume anche di un popolo amante
della libert� come quello greco, dove Eschilo, nel rappresentare la battaglia di
Salamina, non nomina n� Temistocle n� alcun altro greco.
G) “In eisdem exposuit, quae in Italia Hispaniisque aut fierent aut viderentur
admiranda. In quibus multa industria et diligentia comparet , nulla doctrina.”
Quando Nepote dice “admiranda” intende admirabilia, ovvero i �paradossi�.
La paradossografia era genere ben diffuso in Grecia, e che fece di certo colpo
su Catone, otto frammenti del quale si possono inserire in questo filone.
L�elogio dell� operosit� di Catone non � certo limitato a questo passo:
5
Pl. Nat. His. 2, 55
10
numerosi altri autori ne parlano, e tra gli altri Cicerone
6
e Gellio
7
. Versatile
appare infatti il suo ingegno, che si rivolge talora all� origine dei vocaboli, tal
altra all� analisi di epigrafi, il tutto basandosi su un appassionato studio delle
fonti, anche di quegli Annales Maximi, la cui importanza egli stesso riduce nel
proemio del IV libro. Nepote gli rimproverava invece la mancanza di
�doctrina� da intendere come �arte dello scrivere�. Lo stesso Cicerone
afferma che, pur non mancando a Catone qualche sprazzo di eloquenza, e pur
elogiandone la brevitas, se paragonato ad esempio ad un Tucidide poteva
addirittura divenire oggetto di scherno. Va comunque precisato che tale
brevitas si congiunge spesso alla forza e al peso delle parole e delle frasi
8
, e
che un giudizio troppo negativo sull� ars di Catone non ne renderebbe
giustizia.
QUALCHE ALTRO PROBLEMA
Un� altra questione � quella riguardante il titolo. �Origines” si attaglia infatti solo
ad una parte dell� opera, quella che arriva al biennio precedente alla guerra Punica.
Fin l�, infatti, Catone ha mostrato lo stato romano dalla nascita fino alla conquista
delle varie Italicae civitates che lo componevano. Con la guerra Punica si fuoriesce
dal tracciato ed � chiaro che quel titolo, che pure � unanimemente attestato per tutti i
sette libri, risulti almeno strano.
Un altro elemento che emerge dall�analisi del passo di Nepote � l�assenza di
allusioni ai primi secoli della storia repubblicana. Catone sarebbe infatti saltato dal
periodo regio direttamente alle guerre puniche. Le spiegazioni che la Chassignet
propone sono le seguenti. � probabile che Catone e i suoi contemporanei avessero
carenza di dati relativi a quell�epoca, come pu� far pensare il fatto che anche Fabio
Pittore e Cincio Alimento passino rapidamente oltre a quello stesso periodo e che lo
6
Cic.De or.3,33,135
7
Gell. Noc. Att. 2,28,5: “M. Cato vir in cognoscendis rebus multi studii”
8
Quint. Inst. or. 2,5,21
11
stesso Ennio dedichi a quegli anni solo 3 dei 18 libri complessivi dei suoi Annales.
Ma l�ipotesi pi� probabile � che Catone accennasse a quegli avvenimenti nei libri II e
III quando si trovava a parlare delle varie civitates italiche che proprio in quel lasso di
tempo cadevano soggette al dominio romano.
Il fine stesso dell�opera non appare chiaro. Essa poteva essere interpretata come
opera didattica, incentrata sul valore morale, volta cio� a sottolineare l�importanza
delle virtutes nell�ascesa di Roma. Catone poteva altres� voler mostrare che la
conquista di Roma fu �l�impresa complessiva del popolo romano e non l�opera di
qualche individuo particolare
9
�. Ancora, si potrebbe vedere nelle Origines
l�intenzione di glorificare Roma sul piano culturale opponendosi alla Grecia, o infine,
il desiderio di fare un�apologia dell�Italia la cui unit� doveva apparire incontestabile.
9
M. CHASSIGNET, o.c., pag.XVII
12
LE FONTI DELLE ORIGINES
La Chassignet
10
individua quattro differenti tipi di fonte da cui Catone sembra
attingere per la composizione della sua opera:
1) La letteratura latina anteriore a Catone: nell�ambito della storiografia latina, la
fine della prima guerra punica costitu� un punto di svolta. Fino ad allora, ci si era
accontentati di una semplice e fredda accumulazione di materiale storiografico
all�interno degli archivi delle autorit� politiche o delle famiglie della classe dirigente.
L�esempio pi� famoso � quello degli Annali dei Pontefici. Alla fine della prima
guerra punica, appunto, c�� una presa di coscienza dell� originalit� storiografica di
una citt� come Roma, ed � cos� che nascono due opere in versi e due in prosa: il
Bellum Poenicum di Nevio e gli Annales di Ennio, da un lato; gli Annales di Fabio
Pittore e l�opera di Cincio Alimento, entrambe scritte in greco, dall�altro lato.
Almeno parzialmente, Catone avr� dovuto mutuare da tali opere uno schema di
fondo. Tutte e quattro le opere avevano, infatti, parlato degli esordi di Roma, a
partire dalle sue origini leggendarie, sorvolando invece sui primi secoli della
repubblica. Inoltre, in Catone, come in Fabio Pittore, la data di svolta per il primo
periodo storico non sembra essere il 509 a.C., anno della cacciata di Tarquinio il
Superbo, ma il 451/50 a.C., anno invece del Decemvirato.
2) Le fonti greche: che Catone conoscesse il greco, � dato ormai unanimemente
accettato. Tale conoscenza emerge anche dalle Origines, quando ad esempio si trova
a parlare dell�etimologia del nome Iulo (fr.9 P). Il contatto con un certo tipo di
letteratura di origine greca, sembra emergere soprattutto dai libri II e III, che
sembrano un adattamento nella storiografia latina del fortunatissimo genere greco
della κτι/σιϕ . � allora probabile che un lavoro incentrato sulle origini delle varie citt�
che costituivano lo stato romano, potesse derivare a Catone da Timeo, i primi cinque
libri della cui opera sono dedicati alle κτι/σειϕ , o, per meglio dire, ad una
presentazione geografica ed etnografica di tutto l�Occidente conosciuto e non greco.
10
M. CHASSIGNET,o.c., pagg.XXII-XXX
13
Altri elementi che confermano la solida cultura ellenica che � alla base di quest�opera
sono il largo spazio accordato a leggende (per esempio i frr. 42 e 54 P) o favole
greche (fr.72 P), la tradizione relativa all�arrivo dei Pelasgi in Italia (fr.45 P), le
datazioni basate sulla caduta di Troia (fr.17 P).
3) Le storie locali: quantificare esattamente l�incidenza che questa componente
pu� aver avuto sull�opera di Catone, non � facile. Ma � pressoch� certo che per i libri
II e III, egli abbia fatto ricorso a tradizioni locali, scritte o orali, che dovevano essere
particolarmente ricche presso gli Etruschi e gli Oschi.
4) L�esperienza personale: Catone non era certamente un �intellettuale a tavolino�.
Uomo di legge, capo militare, grande oratore e personaggio dotato di enorme
curiosit�, egli non poteva non riversare nelle Origines le esperienze che gli
derivavano da tali caratteristiche. Ci� � evidente soprattutto per la seconda parte
dell�opera, quella cio� che comincia con il IV libro. Ma un generale interesse per i
dettagli etnografici, economici, geografici � sparso un po� ovunque nel suo lavoro.
Tanto che le Origines si configurano come un insostituibile documento per la
conoscenza del mondo antico nella prima met� del II secolo a.C., prima ancora che
come supporto per l�approfondimento dell�intellettuale Catone.
POLITICA E MASS-MEDIA
Quanto stretto e fondamentale sia l�intreccio tra la conduzione politica e la
gestione dei mezzi di comunicazione, � forse inutile dire proprio in un periodo, come
questo che viviamo, in cui polemiche su tale tema si susseguono con altissima
frequenza. Quando nel 1974 Flores
11
parlava de �i mass-media e la societ� di oggi
con il pluralismo di funzioni, distinte tra gli uomini politici e gli uomini degli apparati
partitici, quelli della stampa e di tutti gli altri mezzi di comunicazione�, sottolineava
la differenza con la realt� antica, dove, pur essendoci una certa tendenza alla
differenziazione di ruoli e funzioni, era richiesto all�uomo politico il possesso di un
insieme di funzioni maggiore che oggi. L�uomo politico, in altri termini, doveva farsi
11
E. FLORES, Letteratura latina e ideologia del III-II a. C., Napoli 1974, pp. 115 sgg.
14
propagandista di se stesso, senza delegare ad altri tale funzione. Una tendenza, quella
dell�auto-propaganda, che oggi si � modificata, senza affatto scomparire. Mentre
allora c�era il singolo politico che usava la propria parola per pubblicizzarsi, ora c��
la tendenza per la quale un gruppo politico mira al possesso dei mass-media,
delegando ad altri (intellettuali o meno che essi siano) il compito di propaganda a
favore dell�intero gruppo.
Un punto di contatto tra passato e presente sembra fornirlo il gruppo degli
scipionici, che propagandavano la loro politica non solo e non tanto in prima persona,
ma avvalendosi piuttosto di personalit� di spicco. Il fronte opposto a quello
scipionico trov� in Catone l�incarnazione del modo tradizionale di fare politica: uso
in prima persona dei mass-media per far sentire la propria voce. Eppure questa
tradizione si intreccia con un�innovazione di enorme portata: Catone � il primo autore
di storiografia in prosa latina.
Proprio l�uso della prosa segna, secondo Flores
12
, il momento in cui �la cultura �
strumento non pi� indiretto, ma diretto di egemonia anche politica�. Non c�� pi�,
come con gli Scipioni, la delega della propaganda agli intellettuali, vedi Ennio, che
scrivono in versi. Con Catone il gruppo dirigente plebeo prende la parola in prima
persona e lo fa in prosa e in latino. Esisteva, infatti, ancora nel II secolo, una �lite
dirigente che scriveva in greco e che di conseguenza limitava la ricezione del proprio
messaggio ad una altrettanto limitata schiera di destinatari. Catone invece imponeva
�di prendere atto dell�esistenza della lingua latina come lingua scritta divenuta
anch�essa veicolo di alta cultura e di dibattito storiografico, non pi� soltanto di
spettacolo (teatro), prassi politica (propaganda, oratoria etc.) precettistica etc., e
questa imposizione di una nuova lingua era in funzione anch�essa di una novit�,
l�espressione del punto di vista di un�altra classe sociale.�
13
La prosa latina di Catone si articola essenzialmente in tre sezioni: le orazioni, in
cui Catone giustificava ed esaltava spessissimo la propria opera; il De Agri Cultura,
destinato al ceto dei medi proprietari terrieri; infine le Origines. Nel De Agri Cultura
12
E. FLORES, o.c., pag.115
13
E. FLORES,o.c., pag. 123
15
si pu� notare come �lo scontro tra catoniani e scipionici � piuttosto nella politica
interna che in quella riguardante l�imperialismo esterno�
14
. Infatti, la base su cui si
muove la conduzione del proprio fondo � quel lavoro schiavile a basso costo che solo
la politica imperialista aveva potuto fornire.
Per concludere, � importante sottolineare l�anomalia, riguardo le Origines, notata
da Flores
15
: �in Catone la sua ideologia politica complessiva, dallo sbocco senza
dubbio conservatore [...] viene negata dall�opera storiografica che, per la
rappresentazione della storia come movimento di masse e creazione dovuta a queste e
non a personalit� eminenti (tesi che invece volevano accreditare gli Scipioni), appare
altamente rivoluzionaria, in una direzione che precorre addirittura i millenni.�
Il tradizionalista Catone, per imporsi, deve dunque ricorrere a forti innovazioni sia
dal punto di vista tecnico-formale, sia da quello pi� puramente ideologico.
14
E. FLORES, o.c., pag. 116
15
E. FLORES, o.c., pag. 124
16
CATONE E LA STORIOGRAFIA
Come scrive La Penna
16
, la storiografia in latino fu iniziata in vecchiaia da
Catone con un�opera che si dimostra gi� adulta. A differenza della poesia, che veniva
prodotta principalmente da liberti, la storiografia � frutto del lavoro di uomini della
nobilitas; con Catone ci troviamo di fronte ad un uomo politico di primo piano, che �
ben lungi dal porre il compito della storiografia come il pi� importante della sua vita.
Vi si dedic� solo da vecchio, quando ormai il suo otium, inteso come tempo libero
17
,
and� sempre pi� aumentando. Scrivere storia � comunque gi� un compito rispettabile
per l�uomo politico.
Nelle Origines impegno politico e aggressivit� erano forse pi� forti che in Fabio
Pittore, e certamente pi� forte era il peso che Catone dava all�autobiografia, fino a
tramutare intere sezioni dell�opera in una sorta di auto-celebrazione. Conformemente
alla tendenza della storiografia antica, viene largamente privilegiata la storia
contemporanea: Livio (praef. 4) scrive di sapere che il pubblico attende con pi� vivo
interesse le parti relative alla storia recente. Ecco perch� la Penna scrive che �non
l�interesse intellettuale per il passato, ma il bisogno appassionato di conoscere il
proprio tempo � la prima molla della storiografia antica�.
Il problema dell�integrit� della societ� romana resta in primo piano anche
nell�opera della vecchiaia. Egli, che da homo novus era entrato a far parte
dell�oligarchia grazie ai sovvertimenti successivi alla seconda guerra punica, aveva
fatto propri gli interessi della classe nobiliare, elaborando �un�ideologia dell�uomo
che si innalza grazie alle sue virt��. Il potere della nobilitas non viene mai messo in
discussione, anzi, essa deve riacquistare quella morale e quell�energia che le servono
per governare.
L�opera storica di Catone era dunque molto votata alla politica. I negotia non
furono abbandonati del tutto, quelle che erano le sue linee direttrici da uomo politico,
16
A. LA PENNA, La cultura letteraria a Roma, Roma 1986, pagg. 39-43
17
Vd. Fr.2 P e relativa discussione.
17
rimasero tali anche quando si avvicin� all�universo storiografico, al quale fece
conoscere la lingua latina.
LA POLITICA ESTERA
La prima met� del II secolo a.C. rappresenta per Roma un punto di svolta
nell�ambito della propria storia. Sconfitto a Zama il proprio nemico pi� temibile,
liberata cos� dalla minaccia di essere essa stessa assoggettata ad una potenza
straniera, Roma pu� impegnarsi in una forte politica espansionistica. Sono gli anni in
cui Catone, ormai vecchio, inizia la composizione delle Origines, che dunque
possono fornirci la chiave di interpretazione della sua posizione riguardo
all�imperialismo.
Si � detto in precedenza che il Tusculano si opponeva agli Scipioni pi� in
relazione alla politica interna che a quella estera. Questa affermazione merita una pi�
attenta analisi, dal momento che delle limitazioni ad essa si possono trovare.
Catone, prima di diventare narratore della storia di Roma, ne fu anzitutto
fondamentale attore. Soldato semplice, tribuno, questore, console: il suo cursus �
completo e fulmineo. Nel 184 a.C. arriva alla carica che gli rimarr� intimamente
legata, quasi fosse un secondo nome, la censura. La gerenza di tale carica coincide
con l�inizio di uno sfruttamento metodico della Cisalpina, in vista del quale il
governo di Roma aveva intrapreso una vasta indagine esplorativa del territorio.
Terminato il proprio cursus honorum, Catone rimane in prima linea nella politica,
intervenendo spesso in senato con memorabili discorsi: il De Macedonia liberanda,
del 167, stesso anno della Oratio pro Rhodiensibus, per arrivare al famoso discorso
De bello Carthaginiensi, pronunciato nel 150.
Ad interessarsi della reale o meno vena imperialista di Catone � stata soprattutto la
Chassignet
18
, che articola il suo discorso sulla base delle Origines. I frammenti in
18
M CHASSIGNET, Caton et l’impérialisme romain au IIe siècle av. J.-C. d’apres les Origines, in � Latomus �,
XLVI, 1987, pagg. 285-300
18
nostro possesso, tuttavia, non contengono una teoria sistematica dell�imperialismo,
ma solo notazioni contingenti da cui trarre deduzioni generali. La prima distinzione
che appare rilevante � nel modo in cui Catone si relaziona all� Italia e ai paesi
stranieri. La prima � vista come un�unit�, considerata in quanto tale da Roma come
suo dominio proprio e legittimo. Tale unit� riposa su elementi di tipo geografico
(fr.85 P: l�Italia � difesa dalla muraglia delle Alpi), sociologico (nel fr.76 P si
esaltano �disciplina et vita Italiae�) e politico (nel fr.62 P si parla di un Tuscorum ius
in cui l�Italia tutta era caduta). Frequente � anche la nozione di sostrato, sia che esso
sia formato da Aborigeni (fr.6 P), che da Arcadi (fr.19 P) che da Teutani (fr.45 P).
La situazione extra-italica � molto diversa. Talvolta compaiono giudizi imparziali
e anche positivi come sulla costituzione di Cartagine (fr.80 P) o sui Galli (fr.34 P),
ancora sui Greci, in particolare su Leonida (fr.83 P). Tuttavia sono pi� frequenti le
attestazioni di inferiorit�, rispetto a Roma,dei popoli sottomessi. � il caso dei Liguri
(frr.31 e 32 P) inliterati, mendaces, fallaces, dell�esercito mercenario cartaginese
(frr.79 e 82 P), dei costumi greci (frr. 112 e 119 P). Roma spesso scende in guerra
perch� il bellum � iustum, come nel caso della seconda guerra punica (fr.84 P), dove i
Cartaginesi hanno infranto un foedus. E una volta conquistati, i paesi stranieri sono
oggetti di uno sfruttamento metodico, vedi la Spagna (fr.110 P) e la regione del fiume
Ebro (fr.93 P). Ci� si pu� anche vedere dalla presenza, nell�insieme dei frr. 31-44 P,
di una vasta conoscenza per finalit� economiche della Gallia Ciasalpina, evidente
frutto dell�indagine svolta nel quinquennio censorio.
Fin qui, dunque, abbiamo visto i seguenti aspetti:
- l�Italia � un dominio proprio di Roma:
- i paesi stranieri sono inferiori a Roma e spesso giustamente combattuti;
- i paesi conquistati vengono sfruttati economicamente.
Siamo quindi di fronte ad una politica imperialista in senso proprio. Un
cambiamento di rotta lo si trova, per�, nell� Oratio pro Rhodiensibus. Dinanzi alla
prospettiva di un�espansione nel mondo ellenistico, la vena espansionistica di Catone
si arresta.