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Introduzione
Tra il 1969 e il 2011 lo stato di Libia è stato governato da una delle figure più controverse e
di difficile interpretazione della storia: Muʿammar Gheddafi, Guida e Leader fraterno della
Rivoluzione della Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, come veniva ufficialmente
appellato in patria, posto al vertice dello stato dal coup d'état del primo settembre 1969.
La sua ascesa nel ‘69 e la sua morte violenta a seguito di una insurrezione popolare con
l’appoggio delle potenze occidentali nel 2011, hanno segnato un passaggio decisivo nei
rapporti con l’Italia e con l’Occidente, una sorta di spartiacque tra il tipo di relazioni esistenti
fino al 2011 e dal 2012 in poi.
Come verrà esposto nei tre capitoli della tesi, per motivi storici, economici, strategici, di
sicurezza e di energia, esiste un delicato ma potente legame che unisce Roma con Tripoli e
che mette in connessione e interdipendenza i due stati: l’Italia ha bisogno della Libia e la
Libia ha bisogno dell’Italia.
La prima, per mancanza di materie prime strategiche, per assenza di storia coloniale incisiva
e per la sua posizione geografica, non esiste senza la seconda, ma anche la seconda, per
motivazioni di export economici su cui Gheddafi ha basato tutto il suo potere, non esiste
senza la prima.
Tuttavia, con la guerra civile, tale delicata danza di interconnessione si è arrestata: si è
assistito all’ingresso di numerosi attori internazionali, con scopi più o meno pacifici, che
hanno messo in profonda discussione il privilegiato storico legame esistente.
Questa tesi, nei tre capitoli presenti, ha lo scopo di ripercorrere e ricostruire il lungo,
complesso e ambiguo percorso di rapporti economico-diplomatici sia con l’Italia che con
l’Occidente e il mondo arabo in generale, instaurato a partire dall’avvento del Re dei Re
dell'Africa, fino alla sua caduta e a tutto ciò che ne è seguito: dal tentativo fallito di pace alla
guerra civile alla trasformazione di essa in una proxy war.
In particolare nel primo capitolo sarà fatto un riepilogo degli ultimi 50 anni di governo in
Libia: partendo dal colpo di stato del settembre 1969 si arriverà al periodo critico dei
rapporti con l’Occidente negli anni ‘80 e ‘90, passando poi al disgelo nei primi anni 2000
sino alla caduta del ra’is e alla guerra civile venuta dopo.
Nel secondo capitolo invece sarà affrontato nel dettaglio l’evoluzione dello storico ruolo
geopolitico, geoeconomico e migratorio italiano in Libia, analizzando nel dettaglio il trattato
di Bengasi del 2008; anche qui verranno evidenziate le distinzioni tra i rapporti pre e post
2011.
Infine, nel terzo capitolo si affronterà sia la perdita di influenza privilegiata italiana ed
europea con l’ingresso di altre potenze regionali e globali, sia si cercherà di dare degli
5
stimoli per capire come l’Occidente, Italia in particolare, abbia cercato, e cerchi, di
recuperare tale rapporto privilegiato.
Come verrà analizzato, solo in una Libia pacificata, riunita, aperta al commercio e con un
ritrovato spirito di unità nazionale, l’Italia potrà tornare ad avere il suo ruolo di rilievo che
aveva.
In tal senso, le elezioni di dicembre 2021 e gennaio 2022, a distanza di 7 anni dall’ultimo
voto, come verrà esposto, potranno fare da base per il rilancio oppure potranno fare da
miccia per una ulteriore instabilità nello stato libico.
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Capitolo I
Lo storico legame tra Italia e Libia
1: L’arrivo di Gheddafi, un legame complesso
(…) Fatalista ma alla fine insoddisfatto, coraggioso ma spesso apatico.
Ospitale ma geloso del suo. Ogni libico poi, nel profondo, è uno Stato a sé, che non riconosce
alcuno sovrano altro; ogni famiglia è una Nazione autonoma, ogni clan o tribù è un
continente. Se si fa una cosa insieme è in base a una alleanza specifica, con tutto quello che
ne consegue.
Queste le parole del giornalista de «La Stampa» Francesco Semprini
1
, che in poche righe
delineano in maniera chiara quale sia il problema di fondo e da dove si deve partire per
cercare di comprendere pienamente la storia della Libia contemporanea: l’assenza di una
qualsivoglia idea di appartenenza nazionale nei suoi cittadini.
Non è un caso che il colonnello Muhammar al-Gheddafi, fin dalla sua presa del potere il
primo settembre 1969, per acquisire legittimità e affermare discontinuità con il periodo
monarchico, abbia sempre cercato, e ci sia riuscito solo in parte, di forgiare nell’anima dei
cittadini libici uno spirito di unità nazionale, basato sulla retorica e sull’uso politico della
religione, dei simboli e della grandezza libica: ciò al fin di consolidare il consenso popolare
attorno alla sua figura, come descritto da Francesco Maria Feltri
2
.
Come delinea Dirk Vanderwalle
3
, dopo la fine sella Seconda guerra mondiale, nel 1950,
l’Assemblea nazionale della Libia, composta da sessanta membri scelti fra le tre provincie,
Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, decise di creare una forma di Stato di stampo monarchico
e federale, il Regno Unito di Libia, offrendo a Idris al-Sanusi il trono. Al-Sanusi accettò e
dopo aver promulgato la Costituzione il 7 ottobre 1950, il 24 dicembre 1951 proclamò
l’indipendenza della nazione.
Il sovrano del neonato stato libico scelse, nello sfondo della guerra fredda, di schierarsi dalla
parte occidentale, filo Usa e UK, autorizzandoli a costruire numerose basi militari,
permettendogli così di poter controllare da lì il Mediterraneo; inoltre, permise alle
compagnie petrolifere occidentali di operare nel paese, dopo che quello che Salvemini nel
1911 definì ‘’uno scatolone di sabbia’’, si trasformò in realtà in uno stato altamente attrattivo
con la scoperta, nel 1959, del petrolio, come delinea sempre Feltri
4
.
1
Semprini F, Emergenza Libia, Rubettino, Catanzaro 2016, p.33.
2
Feltri F.M., La Libia del colonnello Gheddafi, ‘’Il tempo del disordine’’ 2012,
(https://sito01.seieditrice.com/chiaroscuro-nuova-edizione/files/2012/04/V3_U15_ipertesto-D.pdf).
3
Vanderwalle D., Storia della Libia contemporanea, Salerno Editrice, Roma 2007.
4
Feltri F.M. La Libia del…, op. cit.
7
Tale scoperta avrebbe dovuto fare la fortuna della Libia, cosa che in realtà non accadde: de
facto, sempre come analizza Feltri
5
, i profitti e gli introiti del petrolio per lo stato libico furono
molto bassi, condizione che, come delinea Vanderwalle
6
, insieme alla corruzione in continuo
aumento ed all’incapacità di creare uno stato che potesse rappresentare tutti i cittadini,
costituirono la miccia che portò, il primo settembre 1969, complice lo stato di salute precario
del Re, a insorgere e attuare un colpo di stato manu militari.
Promotori del coup d'état, furono gli Ufficiali liberi libici, tra cui Gheddafi, che riuscì a
prendere il potere senza spargimento di sangue: iniziò così l’era gheddafiana.
Egli si dimostrò, fin da subito, in profonda discontinuità con il passato, in ogni suo aspetto:
dopo essersi proclamato ‘’colonnello e capo del consiglio del comando della rivoluzione’’,
come analizza Enrico La Forgia
7
, adottò una legislazione e una retorica antioccidentalista,
anticolonialista, nazionalista e filosocialista in ambito economico.
Ispiratosi dall’allora leader socialista arabo alla guida dell’Egitto, il presidente Gamal ‘Abd
al-Nasser e seguendo il motto ‘’libertà, socialismo e unità’’
8
Gheddafi, nel luglio del 1970,
decretò l’espulsione e la confisca dei beni dei circa 20 mila italiani, su 44 mila totali, che
rimasero dopo la Seconda guerra mondiale nel paese, confiscandone circa 40 mila ettari di
terra, 1700 case, 500 attività commerciali e costringendoli a tornare in patria, alcuni senza
nemmeno un visto
9
.
Oltre a ciò, sempre dal 1970, epurò le élites presenti filo monarchiche, adottò una nuova
costituzione, nazionalizzò le quote delle industrie petrolifere straniere presenti,
essenzialmente americane e britanniche, (tranne l’italiana Eni), affidandole alla Libyan
National Oil Company LNOC e instaurò progressivamente un sistema di propaganda e di
mobilitazione nazionale che aveva come scopo principale di dirottare l’opinione pubblica,
verso un nazionalismo marcatamente arabo e un’ideologia socialista
10
.
Ciò nonostante, Gheddafi stesso sapeva perfettamente che senza gli introiti derivanti
dall’export nei paesi occidentali di petrolio non avrebbe potuto avviare alcuna riforma
strutturale in progetto: è per questo che nonostante la retorica anticoloniale, i commerci e
gli investimenti con l’Italia andarono avanti anche negli anni ‘70, come dimostra il fatto che
‘’il primo dicembre 1976 la Libia, tramite la sua banca centrale, entrava nel CDA della più
importante industria dell’epoca, la FIAT, acquistando il 9,7% delle azioni e pagandole 415
milioni di dollari’’, come analizza Giosuè Boetto Cohen
11
.
5
Feltri F.M. La Libia del…, op. cit.
6
Vanderwalle D., Storia della…, op. cit.
7
La Forgia E., Ricorda 1969: Gheddafi e la rivoluzione: l’ascesa del raìs, ‘’Lo Spiegone’’, 12 agosto 2019,
(https://lospiegone.com/2019/08/12/ricorda-1969-gheddafi-e-la-rivoluzione-lascesa-del-rais/).
8
Ibid.
9
Articolo a cura della redazione, Libia 1970: quando gli italiani fuggirono da Gheddafi, ‘’RAI News’’, 16 febbraio 2015,
(https://www.rainews.it/dl/rainews/media/Libia-1970-quando-gli-italiani-fuggirono-da-Gheddafi.-Le-foto-734ad692-
1ed1-4d0f-be05-6df68c422109.html#foto-1).
10
Vanderwalle D., Storia della…, op. cit.
11
Boetto Cohen G., Quando Gheddafi si comprò la Fiat, ‘’Corriere della Sera’’, 2 dicembre 2016,