4
GRANDI EVENTI, SVILUPPO TURISTICO E COMPETITIVITÁ
TERRITORIALE
1. Turismo e sviluppo economico
L’Organizzazione Mondiale del Turismo definisce il turismo come la relazione tra le
attività del visitatore/ospite, in particolare l’acquisizione di beni e servizi, e l’insieme delle
attività produttive offerte. Il turista è colui che viaggia verso luoghi diversi da quello di
origine, nei quali sosta per un periodo compreso tra un giorno (e una notte) ed un anno. Il
viaggio in tale contesto non deve essere finalizzato all’assunzione di un impiego o
all’esercizio di un’attività remunerativa sul territorio di destinazione. Rientrano nella
categoria dei viaggi turistici quelli per motivi di affari e professionali; svago, piacere e
vacanze; per visitare parenti o amici; per motivi religiosi; per questioni di salute
1
.
Tale definizione fa riferimento soprattutto ad un tipo di turismo, quello di massa, che si è
affermato a livello globale solo negli ultimi 50 anni. Spostamenti di tipo turistico sono
riscontrabili nelle antiche civiltà egiziana, greca e romana. Questi erano affrontati per motivi
religiosi, di studio, di cure termali o sportivi, ed erano solo i rappresentanti della classi
superiori a poterseli permettere
2
. Da allora tale pratica si è evoluta fino a diventare una pratica
imprenditoriale che modifica la struttura economica, sociale ed ambientale delle società. Già
ai tempi dei Romani concedere ospitalità ai viaggiatori divenne opportunità di conoscenza di
usi e costumi di luoghi lontani. Inoltre, a quell’epoca furono inaugurate le prime strutture
dedicate appositamente all’accoglienza: le mansiones e le mutationes. Le prime erano
collocate ad un giorno di distanza l’una dall’altra, una sorta di moderni motel nei quali trovare
vitto e alloggio e nei pressi delle quali spesso sorgevano botteghe, terme e luoghi di culto. Le
mutationes, invece, erano sostanzialmente stazioni di servizio dove ci si poteva rifocillare e
riparare i mezzi di trasporto; si collocavano presso corsi d’acqua e si impiegavano al massimo
cinque ore per raggiungere la successiva
3
. Nel Medioevo gli spostamenti si ridussero
notevolmente a causa dei numerosi rischi che comportavano. A viaggiare erano soprattutto
1
United Nation Statistics Division (UNSD), Statistical Office of the European Communities (EUROSTAT),
Organization for Economic Co-operation and Development (OECD) and World Tourism Organization
(UNWTO) (2008), 2008 Tourism Satellite Account: Recommended Methodological Framework, p. 1.
2
Innocenti P. (1990), Geografia del turismo, Roma, La Nuova Italia Scientifica, p. 13.
3
Baietti S. (2004), Le strade dell’Italia romana , Touring Editore, p. 28.
5
pellegrini diretti verso luoghi di culto come Roma, Santiago di Compostela o Gerusalemme,
che trovavano accoglienza nelle abbazie e nei monasteri lungo il tragitto. Dopo la fondazione
delle università cominciarono a spostarsi anche studenti ed intellettuali, ma anche gli artisti da
una corte all’altra. Una svolta importante si compì nel XVI secolo quando, grazie ad un
generale miglioramento delle condizioni di vita ed alle scoperte geografiche, cambiarono i
motivi, i luoghi e le attività legate al viaggio turistico. Per rispondere alle esigenze dei
mercanti e delle classi aristocratiche che si spostavano verso le nuove terre per fame di
conoscenza e sete di danaro nacquero le prime strutture ricettive di tipo alberghiero
4
.
Nonostante nel 1841 Thomas Cook, con il viaggio di 570 persone in treno da Leicester a
Loughborough al costo di 1 scellino, organizzò quello che può essere definito il primo
esperimento di turismo di massa della storia
5
, per tutto l’Ottocento il viaggio continuò ad
essere un fenomeno di élite. È in quel periodo infatti che si è diffuso il cosiddetto Grand
Tour, ovvero il viaggio iniziatico che i giovani benestanti dell’Europa centro-settentrionale
compivano lungo il Vecchio Continente alla scoperta delle origini della civiltà occidentale.
Tra le mete privilegiate figuravano i paesi dell’Europa mediterranea: Spagna, Francia, Italia,
Grecia. Inoltre esponenti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia cominciarono a dirigersi verso
zone più tranquille, meno urbanizzate e con clima mite, abbandonando così i nascenti centri
industriali caratterizzati dal crescente inquinamento e congestionamento. Ciò fu reso possibile
anche grazie alla rivoluzione nei mezzi di trasporto ed alla costruzione di ferrovie che dalle
grandi e ricche città portavano alle località di destinazione
6
. Il turismo di massa arrivò sulla
scena mondiale nel periodo tra le due guerre mondiali. In Italia, ad esempio, emersero il
turismo dopolavoristico, il turismo scolastico, religioso e sportivo; inoltre nacquero le prime
agenzie di viaggio. Il boom si realizzò dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando nei paesi
più avanzati si crearono le condizioni adatte e cioè la diffusione dell’automobile, l’aumento
dei voli transcontinentali, la crescita generalizzata dei redditi individuali ed una serie di
favorevoli condizioni tariffarie, insieme naturalmente a fattori politici, tecnici e sociali
7
.
È in questo periodo che si cominciarono ad elaborare le prime politiche di promozione
turistica e di pianificazione territoriale per meglio organizzare gli spazi ricettivi congestionati
dall’aumento esponenziale di viaggiatori. Ciò permise ad aree tradizionalmente in deficit nella
4
Innocenti P. (1990), op. cit., p. 13.
5
http://www.thomascook.com/about-us/thomas-cook-history/key-dates/
6
Ferrari F. (2008), Turismo e sviluppo economico, in Fuschi M. (a cura di), Il Mediterraneo. Geografia della
complessità, Milano, Franco Angeli, pp.242-243.
7
Innocenti P. (1990), op. cit., p. 14.
6
bilancia commerciale, come la regione mediterranea, di sfruttare economicamente la
posizione privilegiata che vantavano in ambito turistico
8
.
Negli anni successivi il turismo ha mostrato una profonda diversificazione sia della
domanda che dell’offerta ed una crescita costante tale da affermarsi come uno dei settori
economici con maggiore margine di crescita e rimuneratività. Tale importante sviluppo è
dimostrato dalla nascita di due importanti organizzazioni internazionali che si occupano di
turismo e sviluppo economico: la United Nations World Tourism Organization (di seguito
UNWTO) e il World Travel & Tourism Council (di seguito WTTC).
La UNWTO è un’agenzia delle Nazioni Unite che nel 1970 sostituì l’organizzazione non
governativa International nion o i ial ra el Organizations. La UNWTO promuove il
turismo responsabile e sostenibile soprattutto nei paesi in via di sviluppo, al fine di
massimizzare gli effetti positivi in ambito economico, sociale e culturale e minimizzare
l’impatto ambientale e sulle comunità locali
9
.
Il WTTC è un forum globale del quale fanno parte centinaia tra i leader delle maggiori
compagnie che operano nel settore viaggi e turismo
10
. Nata nel 1991 gli obiettivi
dell’organizzazione erano: promuovere la consapevolezza del contributo economico del
settore turistico; espansione dei mercati in armonia con l’ambiente e ridurre le barriere alla
crescita
11
. Oggi essa si propone come partner sia del settore pubblico (governi nazionali,
organizzazioni regionali e comunità locali) che privato al fine di elaborare una condivisa
strategia di crescita e benessere di lungo termine alle persone, alle culture ed all’ambiente
12
.
Entrambe le istituzioni concordano su una serie di numeri significativi che evidenziano
l’importanza del settore a livello globale:
La percentuale di Prodotto Interno Lordo mondiale attribuibile alle attività
economiche direttamente e indirettamente legate al turismo è del 5%. La quantità di
persone occupate è del 6-7% del totale dell’occupazione mondiale.
Negli ultimi sessant’anni gli arrivi turistici internazionali sono aumentati del 2.6%
annuo: dai 25 milioni del 1950 si è giunti ai 940 milioni del 2010.
Il reddito generato da tali flussi ha mostrato dei tassi di crescita anche superiori,
attestandosi a 919 miliardi di dollari nel solo 2010.
8
Ferrari F. (2008), op. cit., pp.243-244.
9
http://unwto.org/en/content/about-unwto
10
http://www.wttc.org/our-members/
11
World Travel & Tourism Council (2009), A History of The World Travel & Tourism Council, p. 1.
12
http://www.wttc.org/our-mission/
7
L’emergere di nuovi protagonisti sulla scena internazionale ha permesso di
decongestionare le classiche mete turistiche. Infatti mentre nel 1950 le 15 principali
destinazioni ospitavano l’88% degli arrivi internazionali, già nel 1970 la
percentuale scendeva al 70, fino ad arrivare al 55% del 2010.
Di ciò hanno beneficiato soprattutto i paesi in via di sviluppo, la cui percentuale di
arrivi internazionali ha toccato il 47% nel 2010, con un aumento di 15 punti
rispetto a 20 anni prima (32% nel 1990)
13
.
Lo strumento internazionalmente utilizzato per misurare l’impatto economico del turismo
sulle economie nazionali è il 2008 Tourism Satellite Account (TSA): Recommended
Methodological Framework, approvato dalla Commissione Statistica delle Nazioni Unite.
Nonostante l’oggetto principale della nostra tesi sia l’analisi territoriale del turismo e dei
grandi eventi, è possibile la valutazione dell’impatto economico di questi ultimi. Per
effettuare tale analisi utilizzeremo il metodo elaborato dal WTTC in collaborazione con la
Oxford Economics e coerente con il TSA (Fig. 1).
In tal senso possiamo considerare il turismo, ed i viaggi in generale, come volano per la
crescita economica di settori ad esso non direttamente collegati (nella figura 2 i dati,
aggiornati al 2011, dell’apporto del settore “Travel & Tourism” al PIL e all’occupazione
globale sulle attività dirette, indirette ed indotte). Infatti un recente studio della WTTC ha
dimostrato che i viaggi d’affari hanno determinato un terzo della crescita del commercio
globale
14
. Inoltre il 6% degli Investimenti Diretti Esteri (76 miliardi di dollari su 1200
15
)
globali sono indirizzati a infrastrutture locali relative al settore turistico come mezzi di
trasporto, hotel e centri congressi. Ciò ha evidenti effetti non solo sulla capacità ricettiva di un
territorio, ma anche sulla sua struttura organizzativa, abitativa e produttiva. I vantaggi sono
riscontrabili anche nelle abilità che sono sviluppate in tale settore; infatti dal semplice
rapporto con la clientela alla gestione delle attività di alto livello, le abilità acquisite sono
spendibili anche in altri settori con positivi effetti di spillover sulla produttività. I lavoratori
impiegati nel settore variano dai top manager agli operai scarsamente qualificati. Tra questi
ultimi spesso troviamo migranti che, attraverso i redditi percepiti, possono sostenere le
famiglie che risiedono ancora nel luogo di origine. Nel 2010 si calcola che circa 440 milioni
13
http://unwto.org/en/content/why-tourism
14
World Travel & Tourism Council (2011), op. cit., p. 4.
15
United Nations Conference on Trade and Development (2009), World Investment Prospects Survey, 2009-
2011.
8
di dollari sono stati trasferiti dai 214 milioni di lavoratori migranti
16
. L’aspetto economico
non è l’unico da prendere in considerazione in questo caso, in quanto la presenza di migranti
su un territorio ne può modificare la realtà abitativa. Non sono rari i casi in cui la forte
presenza di immigrati abbia determinato la creazione di aree abitative fortemente
etnicizzate
17
. Il turismo contribuisce alla costruzione dell’immagine internazionale di un
luogo e di conseguenza può avere effetti benefici sul commercio internazionale dei suoi
prodotti. È infatti opinione diffusa che il successo di un particolare prodotto e la capacità di
accogliere maggiori investimenti è legato anche all’immagine che il paese di esportazione
presenta. Ne sono un valido esempio la moda italiana e il vino francese
18
.
Fig. 1 - Effetti diretti, indiretti e indotti del turismo
Fonte: World Travel & Tourism Council (2011), p. 38.
16
World Bank, Migration and Remittances Factbook, Washington, 2011.
17
Il tema dei migranti è trattato dal WTTC in relazione ai flussi di persone in entrata ed uscita dai singoli paesi,
all’impatto sul settore dei trasporti ed in generale alle questioni riguardanti il viaggio tout court e non sul loro
valore turistico.
18
World Travel & Tourism Council (2011), op. cit., p. 5.
9
I benefici del turismo sono anche di natura sociale e culturale. Viaggiare permette ai popoli
di entrare in contatto e migliorare la conoscenza reciproca. Il continuo flusso migratorio
rischia di minare i legami familiari ed amicali e viaggiare consente di conservare tali rapporti.
Nelle analisi questo tipo di viaggio, quando non finalizzato alla permanenza nel luogo di
destinazione, è inserito nella categoria più ampia dei viaggi turistici al fine di visitare parenti e
amici
19
. In ambito socio-culturale i benefici consistono nelle possibilità lavorative offerte a
categorie di persone storicamente svantaggiate come i giovani, le donne, gli anziani e le
minoranze etniche. La tendenza alla urbanizzazione globale
20
rischia di condannare
all’isolamento i piccoli centri e le aree più remote della terra. I viaggi e il turismo consentono
a questi luoghi di conservare i collegamenti con l’esterno e accumulare redditi e ricchezza dai
visitatori. I viaggi turistici, di affari o di piacere che siano, mettendo in contattato le persone
delle diverse parti del mondo inoltre generano un doppio effetto positivo. Da un lato essi
promuovono gli scambi culturali e il dialogo globale, dall’altro rafforzano la conoscenza e la
cultura locale
21
.
Fig. 2 - Apporto del settore turistico al PIL ed all'occupazione globale
Fonte: World Travel & Tourism Council (2011), p. 17.
19
United Nation Statistics Division (UNSD), Statistical Office of the European Communities (EUROSTAT),
Organization for Economic Co-operation and Development (OECD) and World Tourism Organization
(UNWTO) (2008), op. cit., p. 1.
20
Nel 2010 oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle città e nel 2025 potrebbe attestarsi al 75%.
21
World Travel & Tourism Council (2011), op. cit., p. 5.
10
Nonostante negli ultimi anni, ed in particolare nell’ultimo decennio, si siano verificati
numerosi eventi tragici (dall’attacco alle Torri Gemelle nel 2001 agli attentati terroristici di
Madrid e Londra, dalla diffusione di malattie pandemiche a terremoti e tsunami, fino
all’attuale crisi economica), il turismo ha dimostrato un’efficace capacità di resistenza e
rigenerazione. Dal 2000 al 2010 infatti l’aumento percentuale di ricchezza prodotta
direttamente dal comparto turistico a scala globale sul totale del PIL ha sfiorato il 10%
mentre, considerando anche i settori coinvolti indirettamente, l’aumento supera il 16%. I
nuovi posti di lavoro creati nello stesso periodo sono stati circa 7 milioni, con un aumento
totale dell’8% sull’occupazione globale. Considerando anche l’indotto si arriva oltre i 17
milioni (nella Fig. 2 sono illustrati i dati aggiornati al 2011). La concorrenza tra vecchie e
nuove destinazioni di viaggio ha favorito l’aumento degli investimenti nel settore. Tra il 2000
e il 2008 l’aumento globale è di circa il 66%, che cala al 42% considerando gli anni di crisi
finanziaria 2009 e 2010. Infine la spesa per beni e servizi legati al turismo è aumentata del
20%
22
.
Prima di approfondire gli effetti territoriali del turismo, appare interessante analizzare
l’impatto economico prodotto a scala regionale a macroregionale.
L’Europa è l’area con la maggiore pressione turistica, intesa come il rapporto tra il numero
di arrivi internazionali giornalieri e la popolazione residente. Nel 2005 i turisti ammontavano
a circa 21 ogni 10.000 residenti
23
, di cui oltre 15 in Europa occidentale e settentrionale. Per
quanto riguarda il rapporto tra ricavi turistici ed arrivi internazionali, l’Europa si colloca al di
sotto di entrambe le regioni pacifiche, Americhe ed Asia/Oceania (che nel 2005 hanno fatto
contare 1064$ per turista). In questo caso un ruolo fondamentale è giocato dai costi di
trasferimento che avvantaggiano le aree extraeuropee e dall’economicità delle mete
dell’Europa meridionale ed orientale, soprattutto per i paesi top spenders nordoccidentali (in
particolare Germania, Regno Unito, Paesi Bassi). L’incidenza di tali ricavi sul Prodotto
Nazionale Lordo è circa del 4%, a testimonianza di un’economia ampiamente diversificata
nella quale il turismo ha un ruolo significativo ma limitato rispetto alle attività manifatturiere,
commerciali e finanziarie
24
. In Europa nel 2011 la ricchezza prodotta direttamente dal turismo
è stata di 555 milioni di dollari, accompagnata da 9.7 milioni di posti di lavoro. Dati che
22
Ibidem, pp. 9-10.
23
Ferrari F. (2008), op. cit., p. 252.
24
Ibidem, pp. 252-254.
11
triplicano se consideriamo anche gli effetti indiretti e indotti
25
. La crisi economica ha
indubbiamente avuto conseguenze significative sul turismo nel Vecchio Continente, che dal
luglio 2008 al dicembre 2010 ha riscontrato dati di crescita negativi. E la ripresa ha comunque
mostrato profonde divergenze tra i singoli paesi, soprattutto considerando che aree emergenti
dal punto di vista degli arrivi internazionali, come i Balcani e i paesi meridionali del Caucaso,
e mercati vasti come la Turchia, stanno conquistando o recuperando velocemente terreno.
Nonostante ciò i paesi del’Europa occidentale a consolidata tradizione turistica rimangono ai
primi posti nelle classifiche mondiali per arrivi turistici e ricavi. Nel 2010 la Francia accoglie
77 milioni di turisti all’anno (prima in assoluto), la Spagna è seconda solo agli Stati Uniti per
ricavi (52.5 miliardi di dollari nel 2010) e la Germania è la più dinamica in quanto prima in
assoluto nel differenziale di arrivi tra il 2009 e il 2010 (+10% di arrivi) e terza, dietro USA e
Cina per i ricavi (+5.3% tra il 2009 e il 2010)
26
.
Il blocco regionale che ha aumentato maggiormente la propria quota di arrivi internazionali
sul totale tra il 1990 e il 2005 è quello composto dall’Asia meridionale e pacifica e l’Oceania:
da una cifra poco inferiore al 13% ha superato il 19% del totale
27
. In quest’area la pressione
turistica è quasi irrilevante, 3 turisti ogni 20000 abitanti; ciò è determinato principalmente dal
numero elevato di residenti (oltre il 40% della popolazione mondiale
28
). In compenso tale
condizione lascia supporre che queste aree abbiano maggiori capacità di accogliere un
ulteriore flusso di turisti, a svantaggio delle aree prossime alla saturazione. I ricavi sopra i
1500$ per turisti sono l’effetto degli elevati costi di trasporto e della tendenza ad affidare
l’organizzazione del viaggio ai tour operator. Ciò bilancia le basse spese che i turisti
affrontano sul luogo, circa 40$. Solo in Africa, infatti, i turisti spendono una cifra media
inferiore (8$ ogni turista). Gli elevati ricavi e le ridotte spese rispetto al PNL infine
significano un largo attivo nella bilancia turistica dei paesi della regione, ma anche maggiori
possibilità di reinvestimento
29
. Il totale del PNL riconducibile al settore turistico dell’area nel
2011 dovrebbe essere di 1.607 miliardi di dollari con 146 milioni di persone impiegate
(previsione basata su dati del World Travel & Tourism Council). La Cina partecipa per oltre il
35% ed insieme all’India ospita il 50% dei lavoratori
30
. Il successo sembra destinato a
25
World Travel & Tourism Council (2011), op. cit., p.18.
26
World Tourism Organization (2011), UNWTO Tourism Highlights, 2011 Edition, Madrid, pp. 6-7.
27
Ferrari F. (2008), op. cit., p. 246.
28
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/xx.html
29
Ferrari F. (2008), op. cit., pp. 252-253.
30
World Travel & Tourism Council (2011), op. cit., p. 19.
12
continuare come dimostrano i dati del 2010: i visitatori sono stati oltre 204 milioni, un record
storico. Tutti i paesi asiatici hanno registrato tassi di crescita a doppia cifra: Singapore +22%,
Vietnam +35%, Sri Lanka +46%. Risultati ragguardevoli sono stati registrati anche per
Giappone, Cina ed Australia (con aumenti che rispettivamente hanno raggiunto il 27%, 9% e
5%)
31
.
Il continente americano è secondo dopo l’Europa per densità turistica, con 15 turisti ogni
10.000 residenti, ma è di gran lunga al primo posto nei ricavi per turisti con 2.834$
32
.
I dati dell’UNWTO descrivono una realtà assolutamente marginale per il continente
africano, che si colloca agli ultimi posti in tutte le voci statistiche, ad esclusione dei ricavi per
turista. Come per l’America e l’Asia, tali ricavi sono dovuti principalmente alla lontananza
rispetto ai paesi che spendono maggiormente nel turismo e che sono sottoposti a maggiori
costi di viaggio e di organizzazione. Anche l’area mediorientale, escludendo Israele, presenta
valori assoluti e percentuali poco significativi
33
. Per entrambi le regioni, però, i dati degli
ultimi anni segnalano un costante aumento dell’interesse dei i turisti. In tal senso è stata
accolta favorevolmente l’organizzazione dei Mondiali di calcio in Sud Africa nel 2010
34
. Gli
Emirati Arabi Uniti invece si vanno affermando come i leader nel settore dell’intrattenimento
di alto livello, anche se le problematiche geopolitiche non ne consentono ancora il pieno
sviluppo
35
.
Un’area che non trova spazio nella statistiche ufficiali, ma che ha occupato ed occupa un
ruolo di primo piano nel turismo internazionale è la regione mediterranea. Non costituendo
uno spazio politico unitario, le tre sponde del Mediterraneo solitamente rientrano nei rispettivi
ambiti regionali: la sponda nord in Europa, la sponda est nel Medio Oriente (ad eccezione
della Turchia che rientra nel blocco europeo) e la sponda sud nel continente africano
36
.
Tuttavia la millenaria storia che lega i popoli che vivono lungo le sponde del Mare Nostrum ci
31
World Tourism Organization (2011), op. cit., p. 7.
32
Gli Stati Uniti nel 2010 hanno beneficiato di oltre 100 miliardi di dollari con circa 60 milioni di visitatori.
Nell’area l’economia diretta, indiretta ed indotta generata dal turismo ammonta 1.948 miliardi di dollari, per
oltre 40 milioni di posti di lavoro. Nell’America del Nord e del Sud il rapporto ricavi turistici su PNL è all’1%,
nell’America Centrale la percentuale sale quasi al 12%. Tra i paesi che evidenziano importanti progressi c’è il
Brasile che non solo ha aumentato del 7% gli arrivi internazionali tra il 2009 e il 2010 ma che con
l’organizzazione delle Olimpiadi estive del 2016 e dei prossimi Mondiali di calcio è destinato a migliorare
ulteriormente. World Tourism Organization (2011), op. cit., pp. 6, 8.
33
Ferrari F. (2008), op. cit., p. 252.
34
Gli arrivi internazionali sono aumenti del 7% nel continente africano e del 15% nello stesso Sud Africa. World
Tourism Organization (2011), op. cit., pp. 8-9.
35
World Travel & Tourism Council (2011), op. cit., p. 19.
36
World Tourism Organization (2011), op. cit., pp. 6,9.
13
sprona a considerare la regione mediterranea come un sistema unico. In questo modo
scopriamo che il Mediterraneo è il fulcro centrale del sistema turistico internazionale, avendo
ospitato nel 2010 circa il 30% del movimento globale (280 milioni di arrivi su 940)
37
. Ma tale
posizione è messa in pericolo dalla crescente concorrenza che, come abbiamo visto, proviene
soprattutto da bacini di offerta alternativi sia nei prezzi che nella proposta turistica come
l’Asia orientale e tutta l’area bagnata dall’Oceano Pacifico. Alcuni dati confermano questa
tendenza: la pressione turistica è di 14 turisti ogni 10.000 residenti, al secondo posto tra le
macro-aree regionali. Ciò rispecchia una forte pressione turistica e il rischio di saturazione
degli spazi esistenti. I ricavi per turista sono di 573$, superiori solo ad Africa e Medio
Oriente. Ciò è dovuto alle politiche di contenimento dei costi ed alla semplice accessibilità.
L’incidenza del turismo sul PNL dell’area sfiora il 4%, al primo posto tra le regioni ad
economia avanzata. Ciò significa che, seppur rilevante, il turismo è un settore che nel
Mediterraneo ha bisogno di essere innovato e diversificato
38
.
Proprio l’area mediterranea può essere considerata un caso significativo nello studio delle
politiche di promozione turistica in uno scenario globale di crescente concorrenza. La lunga
tradizione turistica mediterranea ha negli ultimi anni avuto come conseguenza la maturazione
definitiva di un prodotto che al contempo vedeva emergere avversari sempre più agguerriti e
un numero crescente di potenziali clienti. Quindi per un verso il turismo è diventato sempre
più espressione delle esigenze e delle aspettative dei turisti, per l’altro le nuove destinazioni
hanno intrapreso un politica aggressiva di competizione sui prezzi e sulla standardizzazione
del prodotto in collaborazione con le imprese dei paesi di origine dei viaggiatori. Nei paesi del
Mediterraneo si è andata quindi affermando una doppia strategia: per un verso, “scoprire” le
nuove località turistiche come la Turchia, il Maghreb, i Balcani, per l’altro rilanciare le mete
consolidate, soprattutto della riva nord. Sono emersi quindi le pratiche di pianificazione
strategica e marketing territoriale che nelle rive meridionale e orientale hanno organizzato
spazi turistici funzionali ed efficaci concentrando le risorse in pochi centri. In Europa invece
le politiche di promozione turistica sono andate a integrarsi con strategie più ampie di
rigenerazione urbana. La necessità di riorganizzare le città nel suo complesso, a partire dalle
strutture produttive locali, si è accompagnata alle crescenti istanze di sostenibilità ambientale
e alla conservazione dell’ambiente e del territorio. I risultati di questa combinazione sul
37
Ibidem
38
Ferrari F. (2008), op. cit., p. 252.
14
settore turistico sono poi stati determinati dalla capacità di integrazione con le strutture
ricettive e para-ricettive esistenti o emergenti.
2. La competizione tra le città: flussi globali e riscoperta del locale
Il crescente interesse per il contributo economico generato dalle attività turistiche ha
origine nei cambiamenti della struttura produttiva della regione in atto da oltre trent’anni. A
partire dagli anni Settanta il fallimento del sistema fordista-keynesiano, che aveva generato
contemporaneamente inflazione e stagnazione, gli shock petroliferi e l’aumento vertiginoso
del prezzo del greggio, il progressivo inasprimento della tensione sociale nei paesi
occidentali, la maggiore libertà dei flussi finanziari e il crescente interesse verso modelli
produttivi alternativi come il sistema toyotista giapponese, hanno determinato profondi
cambiamenti nel sistema produttivo globale. Le parole d’ordine diventarono mercato, finanza,
delocalizzazione, flessibilità, privatizzazione. Il nuovo paradigma economico mondiale, cui
spesso ci si riferisce usando il termine globalizzazione, ha prodotto in Europa e in generale
nei paesi occidentali la crisi delle città industriali. Queste hanno dovuto affrontare il costante
declino delle attività manifatturiere, in molti casi direttesi verso luoghi caratterizzato da un
più basso costo del lavoro e minori garanzie sociali, combinato a fenomeni contingenti come
l’aumento della disoccupazione, il degrado ambientale e della qualità urbana, l’emigrazione, il
calo demografico, l’invecchiamento della popolazione e l’emarginazione sociale. Questo
nuovo scenario ha costretto le città a ripensare il proprio modello di sviluppo. Il paradigma
dominante è diventato quello della conoscenza, dove a prevalere sono le città aperte a nuove
idee, alla creatività, all’innovazione ed alla cultura
39
. La funzione delle città è diventata quella
di tramite tra le realtà locali e l’economia internazionale. Più in generale, alcune città sono
diventate i nodi delle reti globali con funzioni commerciali, direzionali e finanziarie
40
. Se
cambiano quindi gli obiettivi perseguiti dagli attori locali, ovvero attrarre capitali ed
investimenti favorendone il radicamento e la localizzazione, coerentemente si impongono
nuovi criteri in base ai quali possiamo stabilire il grado di competitività di una città.
39
Ruggiero L. (2008), Il turismo nelle politiche di rigenerazione delle città europee e del Regno Unito,
Bollettino della Società Geografica Italiana, serie 13, vol. 1, fasc. 1, Roma, p. 13.
40
Vanolo A. (2002), orino nella ompetizione europea: una proposta metodologi a per l’analisi della
competitività urbana, Bollettino della Società Geografica Italiana, serie 12, vol. 7, fasc. 2, Roma, p. 250.
15
In passato i fattori considerati decisivi per determinare il valore di un territorio nella
competizione internazionale erano solo una parte degli elementi costitutivi del territorio
stesso: le materie prime, le risorse minerarie e le potenzialità turistiche; la capacità produttiva,
quindi la quantità di manodopera disponibile e il suo costo, la dotazione di macchinari e
infrastrutture di trasporto; la prossimità al mercato e la disponibilità di incentivi.
I nuovi elementi di competitività, invece, da un lato tengono conto delle peculiarità del
territorio fino ad allora trascurate, come i beni naturali e artistici, il patrimonio culturale e il
paesaggio, la qualità della vita, ma dall’altro sono costituiti da fattori immateriali. Tra questi
ultimi annoveriamo la produzione e diffusione di conoscenza, l’innovazione tecnologica, la
qualificazione delle risorse umane e dei servizi. L’impatto di tali fattori è tanto maggiore
quanto più sono sviluppate le relazioni esterne di un determinato territorio e, così, diventa
quindi sempre più rilevante la giusta combinazione tra realtà locale e flussi internazionali. La
relazione tra globale e locale segue una doppia direttrice: dal globale al locale attraverso gli
esponenti della società capaci di recepire gli stimoli esterni e di elaborare adeguate strategie
locali e dal locale al globale, attraverso la valorizzazione delle risorse specifiche del territorio,
rese attrattive per gli investitori esterni. Il raggiungimento dell’obiettivo di emergere nella
competizione globale valorizzando le peculiarità del territorio focalizzandosi sulla suddetta
relazione però comporta dei rischi. Infatti se l’apertura verso l’esterno non è accompagnata da
una solida struttura territoriale, si potrebbero avere ripercussioni sui processi identitari, di
produzione di conoscenza e innovazione, e di standardizzazione culturale. Al tempo stesso,
una eccessiva chiusura verso l’esterno minerebbe la possibilità di progresso del territorio e
svantaggi nella competizione internazionale
41
.
Facendo riferimento ad un articolo di Vanolo, un elenco più specifico dei fattori di
competizione tra le città comprende: il livello di direzionalità economica della città, la
direzionalità finanziaria e la presenza di servizi finanziari avanzati; la presenza di attività di
ricerca e innovazione integrate a livello globale; un tessuto sociale adatto alla riproduzione
delle conoscenze; un ambiente culturalmente ricco e prestigioso; l’accessibilità internazionale;
il livello di apertura e riconoscibilità in ambito internazionale; la qualità della vita e l’assenza
di significative tensioni sociali
42
.
41
Lazzeroni M.(2001), La competitività territoriale. Proposta per una metodologia di analisi, Bollettino della
Società Geografica Italiana, serie 12, vol. 6, fasc. 1-2, Roma , pp. 66-67.
42
Vanolo A. (2002), op. cit., p. 252.