4
Introduzione
L’idea di questa tesi nasce da vecchi ricordi. In un paese piccolo come Bernate
(che, assieme a Casnate, conta 4850 anime), i miei compagni di scuola erano anche i com-
pagni di catechismo e dell’oratorio estivo, con i quali ho stretto le prime amicizie e condi-
viso le prime esperienze all’interno della Chiesa. In seguito i miei legami con la mia par-
rocchia si sono affievoliti, per motivi personali e diversi da quelli di fede. In particolare,
un’esperienza negativa con il parroco ha inciso molto sulla mia visione della religione e
della Chiesa, portandomi a scindere completamente questi due aspetti.
Da quando ho iniziato a frequentare l’università ho conosciuto persone nuove, le
cui età spaziano dai 20 ai 35 anni. Nelle nostre conversazioni, soprattutto quelle che si
svolgono in luoghi pubblici o in presenza di molte persone, ho costatato che sono pochi co-
loro che parlano di religione con fierezza, che dicono di recarsi regolarmente in Chiesa e di
pregare con una certa frequenza. Ho trovato talvolta difficoltà a intavolare un discorso sul-
la fede davanti a più persone, poiché molti tendono a nascondere il proprio credo, oppure a
non ritenerlo un argomento abbastanza interessante da meritare un dibattito. Invece, nei
colloqui a tu per tu con alcuni amici e conoscenti, ho scoperto che molti tendono a nascon-
dere il tema religioso, quasi fosse un argomento tabù; inoltre mi sembra che la maggior
parte delle persone interpreti il ruolo e la presenza della religione in modo diverso dalla
dottrina della Chiesa cattolica: accanto a chi va a Messa per fede e prega quotidianamente,
c’è anche chi frequenta i riti per tradizione e prega solo nel momento del bisogno; c’è chi
crede in Dio e nella Chiesa come istituzione e chi crede solamente in Dio; c’è anche chi
utilizza la bestemmia come intercalare e si ritiene comunque un credente. Ho notato, quin-
di, diverse opinioni e modi di vivere la religione. Da qui è nata l’idea di incentrare la mia
tesi sul fenomeno religioso tra i giovani considerando i valori, l’insegnamento e le pratiche
e le opinioni su alcuni argomenti di tipo etico.
Per analizzare il rapporto tra fede e mondo giovanile mi sono concentrata sul conte-
sto italiano. Vi sono molte ricerche su questo tema, soprattutto in ambito sociologico; nella
mia tesi ho cercato di riassumere e ricostruire quali sono i temi principali di cui si parla
oggi a proposito del rapporto tra fede e giovani. Inoltre ho approfondito l’argomento con
un sondaggio da me proposto agli studenti dell’Università dell’Insubria. Ho voluto, infatti,
costatare se ciò che i mezzi di comunicazione di massa ci raccontano sui giovani (parlando
spesso di una generazione smarrita, senza guida e senza futuro e che si accosta alla religio-
ne solo in età più avanzata) trova una corrispondenza in una realtà concreta.
5
La tesi si compone di tre capitoli. Nel primo capitolo illustrerò la situazione
dell’Italia e dei giovani d’oggi. Più in particolare, si traccerà un quadro della situazione re-
ligiosa dell’Italia e nel secondo paragrafo si descriverà come si presentano i giovani italiani
appena entrati nel nuovo millennio. Nel secondo capitolo affronterò lo studio del rapporto
tra giovani e religione, attraverso articoli, statistiche e sondaggi eseguiti sul campo da
esperti del settore. I temi trattati saranno i valori, le esperienze, la partecipazione, gli inse-
gnamenti religiosi, le dinamiche del credo e le modalità di vivere la religione in modo
“personalizzato”.
A coronamento del lavoro svolto, nel terzo e ultimo capitolo esporrò i risultati di un
sondaggio effettuato tra gli studenti dell’Università degli studi dell’Insubria, in particolare
agli iscritti del terzo anno del corso di laurea in Scienze della mediazione interlinguistica e
interculturale. Dopo aver presentato il sondaggio, pubblicherò e commenterò i risultati ot-
tenuti. Il sondaggio presenta anche un ottimo spunto di comparazione tra i dati riportati nei
primi due capitoli e il caso singolo degli studenti dell’Università dell’Insubria, per analiz-
zare se effettivamente questa piccola cerchia di persone rispetta i dati emersi a livello na-
zionale, oppure se è una curiosa eccezione alla regola.
6
Capitolo 1
1.1. Il problema della secolarizzazione e l’Italia di oggi.
“La secolarizzazione (dal latino seculum, che indicava tutto ciò che non appartiene
alla religione ed è quindi laico) è quel fenomeno per il quale la società, nel suo complesso,
non adotta più un comportamento sacrale, si allontana da usi e costumi tradizionali e da
posizioni dogmatiche, specialmente in campo religioso.”
1
Uno Stato interessato dal proces-
so di secolarizzazione si trova a scindere in maniera sempre più evidente la vita politica
dalla vita religiosa, portando la popolazione a comportarsi nello stesso modo. Questo pro-
cesso riguarda gli Stati economicamente avanzati, poiché hanno subito un processo di mo-
dernizzazione e di industrializzazione che li ha portati ad interessarsi ad altri aspetti, oltre a
quello religioso.
Il problema della secolarizzazione della religione ha portato sociologi moderni qua-
li Dobbeläre, Swatos e Iannaccone a elaborare due teorie distinte: parliamo di “old para-
digm” e “new paradigm”
2
.
La teoria dell’“old paradigm” afferma che il processo di modernizzazione e indu-
strializzazione indebolisce la religione
3
.
Questo “paradigma” rispecchia bene, in particolare, la situazione della Francia, che
nel 1905 ha approvato una legge che istituisce la separazione di chiesa e stato e proibisce al
governo di riconoscere, stipendiare o sussidiare qualsiasi religione: lo Stato intende così
porsi al di sopra di tutti i dissidi religiosi. Trascorso un secolo, la Francia presenta gli effet-
ti della laicità. Il 71% degli intervistati si dichiara religioso. Di questi, il 59% è cattolico (in
particolare, solo il 49% dei cattolici si definisce credente convinto), il 3 % musulmano, il
2% Buddhista, l’1% ebreo, il 3 % di altra religione e il 29% senza religione
4
.
L’appartenenza e la partecipazione religiosa sono andate scemando in questo secolo, tanto
che solo il 37% crede che la religione sia importante e la popolazione è sempre più convin-
ta della scelta di laicità che ha fatto.
1
Pucci G., Il processo di secolarizzazione e le religioni politiche del ’900, 31 Dicembre 2007, articolo dispo-
nibile online all’indirizzo http://www.labouratorio.it/2007/12/31/il-processo-di-secolarizzazione-e-le-
religioni-politiche-del-900/, consultato il 17 dicembre 2010, p.1.
2
Diotallevi L., Il rompicapo della secolarizzazione italiana, Soveria Mannelli (CZ), Rubettino Editore, 2001,
pp 15-17.
3
Diotallevi L., Il rompicapo della secolarizzazione italiana, cit., p. 16.
4
Chavaz J., Le feu au vatican, 13 Giugno 2007, disponibile online all’indirizzo http://atheisme.free.fr/ Con-
tributions/ Feu_au_vatican.htm, consultato il 20 dicembre 2010.
7
La teoria del “new paradigm”, invece, dimostra che la religione può sopravvivere
alla modernizzazione se si modernizza essa stessa
5
. Il sapersi evolvere, dando un’adeguata
diversificazione dell’offerta religiosa, con pluralismo e un po’ di competizione, fa sì che si
mantengano alti i livelli di partecipazione e di appartenenza.
Classico esempio di “new paradigm” sono gli Stati Uniti. Circa l’83% appartiene a
una religione (in particolare, il 25% si ritiene cattolico), e in 40% dichiara di partecipare
quasi settimanalmente a una funzione religiosa. La religione di appartenenza non è specifi-
cata, proprio perché all’interno delle grandi religioni vi sono numerose correnti, e ognuna
ha una piccola percentuale di praticanti. Circa la metà degli statunitensi asserisce di aver
cambiato religione rispetto a quella dei propri genitori
6
.
L’Italia, invece, sembra non rientrare in nessuno di questi due gruppi.
Gli articoli 7 e 8 della Costituzione recitano rispettivamente: “Lo Stato e la Chiesa cattolica
sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai
Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono pro-
cedimento di revisione costituzionale”; “Tutte le confessioni religiose sono egualmente li-
bere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di or-
ganizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico
italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le rela-
tive rappresentanze.”
7
Da questi due articoli e dalla giurisprudenza costituzionale si evince che anche
l’Italia è uno Stato laico, qualifica “utilizzata per indicare un atteggiamento di distacco, di
indifferenza o comunque di misconoscenza dei principi etici derivanti da una visione reli-
giosa della vita, di irrilevanza di principio nella vita dello Stato di ciò che sa di religione”
8
.
Ma esistono ancora contraddizioni nella vita pubblica e sociale, rispetto a questo principio.
Possibile trovare nei luoghi pubblici in uno Stato laico il Crocefisso? Il simbolo del Catto-
licesimo si trova nelle scuole, negli ospedali, nelle sedi delle istituzioni statali, nelle aule
della magistratura, ecc. Bisogna anche sottolineare che l’Italia fatica a essere uno Stato lai-
co anche per la presenza dello Stato Città del Vaticano, e la conseguente grande influenza
della religione cattolica nel nostro paese. Spesso la Santa Sede si pronuncia anche su que-
5
Diotallevi L., Il rompicapo della secolarizzazione italiana, Soveria Mannelli (CZ), Rubettino Editore, 2001,
p. 17.
6
Padre Flynn J, La religione negli Stati Uniti, 07 Novembre 2010 disponibile all’indirizzo
http://www.zenit.org/article-24430?1=italian, consultato il 23 dicembre 2010, p 1.
7
La Costituzione della Repubblica Italiana, artt 7 e 8.
8
Gonzales A. e Ibañez V., Confessioni religiose, diritto e scuola pubblica in Italia – Insegnamento, culto e
simbologia religiosa nelle scuole pubbliche, Bologna, Cooperativa Universitaria Editrice, 2005, pp 12-13.
8
stioni di competenza statale ma con un’impronta etica e morale, come per le idee riguardo
all’aborto, alle coppie di fatto, all’eutanasia, ecc. Per esempio, il 1° aprile 2010, durante la
Messa del Crisma celebrata a San Pietro, il Papa ha incitato i cristiani a “non accettare
un’ingiustizia che viene elevata a diritto – per esempio, quando si tratta dell’uccisione di
bambini innocenti non ancora nati
9
.
Gli italiani hanno risentito molto di questa presenza, tanto che negli ultimi 50 anni,
non si è avuto un declino della religione paragonabile a quello francese, e non ha avuto
luogo la frammentazione avvenuta negli Stati Uniti.
10
La società italiana è caratterizzata da
una notevole omogeneità religiosa. A livello europeo, stati come l’Irlanda, la Spagna e la
Polonia presentano casi di monopolio religioso simile a quello italiano, ma hanno un livel-
lo diverso di modernizzazione
11
.
Le opinioni degli italiani rispetto alla religione sono significative: il 78% si dichiara
cattolico, ma i non praticanti sono il 52%. E’ questa diversità che mette in crisi gli studiosi
di religione: non si dovrebbe avere la stessa percentuale sia di credenti sia di praticanti? Le
motivazioni di tale discordanza potrebbero ricercarsi in diversi ambiti. Il presidente
dell’Eurispes, Gian Maria Fara, spiega che la crisi si avverte nella religiosità, e non nella
religione. Nella sua ricerca, egli sottolinea ad esempio che il bisogno di preghiera è sentito
dal 76,1% della popolazione.
12
Quindi, il problema principale sarebbe la mancanza di in-
centivi che spingano gli italiani a partecipare attivamente alle funzioni, mentre la maggior
parte si ritiene credente e prega. Si assiste così ad una sempre più evidente personalizza-
zione e individualizzazione del credo, che porta le persone ad allontanarsi dalle “regole del
buon cattolico” per abbracciare un nuovo modo di concepire la religione, principalmente
attuato in privato.
La sociologa Grace Davie ha coniato a questo proposito l’espressione “Believing
without belonging”; questa frase significa letteralmente credere senza appartenere, ovvero
“credere a modo mio”. La studiosa indica come situazione tipo uno Stato in cui la popola-
zione si dichiari in maggioranza credente in Dio, ma allo stesso tempo non tutti coloro che
9
Santa Messa del Crisma 2010 – Omelia del Santo Padre, in “Tu es Petrus”, disponibile online all’indirizzo
http://tuespetrus.wordpress.com/2010/04/01/santa-messa-del-crisma-2010-omelia-del-santo-padre/, consul-
tato il 03 Marzo 2011.
10
Diotallevi L., Il rompicapo della secolarizzazione italiana, cit., pp 77-78.
11
Diotallevi L., Religione, chiesa e modernizzazione: il caso italiano, Roma (RM), Edizioni Borla srl, 1999,
pp 84-85.
12
Eurispes, Rapporto Italia 2010 – Sintesi per la stampa, disponibile online all’indirizzo
http://www.eurispes.it/attachments/1095_Sintesi%20rapporto%20Italia%202010.pdf, consultato il 29 Di-
cembre 2010.
9
si dichiarano credenti si definiscono praticanti. Afferma inoltre che questa situazione si ri-
scontra in Inghilterra, ma allo stesso modo si può riscontrare nella maggior parte dei paesi
economicamente più sviluppati. Anche gli italiani possono rispecchiarsi in questa espres-
sione, vista la discrepanza tra il numero di credenti e il numero di praticanti
13
.
Altro dato significativo riguarda la partecipazione ai sacramenti: l’86,8% degli ita-
liani ritiene che il Battesimo sia un sacramento importante, mentre l’85,3% crede nel ma-
trimonio svolto con rito religioso. Sono invece pochi coloro che danno valore alla confes-
sione.
14
Si può dedurre che i cattolici sono diventati più “pigri” e “riservati”, dato che non
frequentano le funzioni religiose e praticano la religione in privato. Si potrebbe quasi pen-
sare che i cattolici si siano avvicinati ad alcune caratteristiche tipiche del Protestantesimo:
questo ramo del Cristianesimo non attribuisce valore alla chiesa e alle istituzioni religiose e
non crede che il sacramento della Confessione debba avvenire con l’aiuto di un intermedia-
rio, come avviene invece nel Cattolicesimo attraverso il sacerdote.
Per quanto riguarda il matrimonio, possiamo ricavare dei pareri differenti. Forse ciò
che spinge maggiormente gli italiani verso il matrimonio è la religione, corrispondente al
desiderio di sentirsi uniti di fronte a Dio ed avere la benedizione di un suo “ministro”.
Un’altra spiegazione può essere il tradizionalismo che contraddistingue gran parte della
popolazione italiana. Spesso le famiglie spingono i propri figli a sposarsi per tradizione
familiare e tante volte sono i genitori che spingono i due figli (anche se poco credenti) ad
ufficializzare in Chiesa la propria unione. Altra motivazione può essere quella legata alle
sensazioni ed alle emozioni del giorno del matrimonio: l’abito bianco, l’album fotografico,
il lancio del riso, il ricevimento con amici e parenti, ecc. La voglia di sentirsi “regina per
un giorno” e stare al centro dell’attenzione possono essere degli stimoli verso il matrimo-
nio religioso.
Tornando alla situazione italiana in generale, Arnaldo Nesti afferma che in Italia
‹‹il Cattolicesimo svolge una grande presenza, ma si risolve essenzialmente sul piano indi-
viduale come osservanza dei comandamenti, rispetto dei precetti ecclesiastici e pratica del-
la morale cristiana››; pone anche in evidenza la scarsa rilevanza della religione a livello
13
Cipriani R., Nuovo manuale di sociologia della religione, Roma (RM), Edizioni Borla srl, 2009, pp 379-
380.
14
Eurispes, Rapporto Italia 2006, disponibile online all’indirizzo http://www.eurispes.it/index.php? op-
tion=com_content&view=article&id=584:rapporto-italia-2006&catid=47:rapporto-italia&Itemid=222,
consultato il 22 Febbraio 2011.
10
pubblico ‹‹da cui ne consegue poca solidarietà, che si traduce nel poco impegno oltre la
famiglia e le parentele››.
15
Il credente cattolico medio italiano è colui che osserva i precetti e gli insegnamenti
etici e morali della dottrina cattolica, ma non partecipa attivamente ai riti della sua religio-
ne. Sempre seguendo il ragionamento di Nesti
16
, si deduce che la religione non è importan-
te a livello sociale e nazionale, non vi sono campagne pubblicitarie, non vi sono promozio-
ni di idee ecc; da ciò consegue che le persone sono più chiuse e restie nell’esporre le pro-
prie convinzioni.
Altro dato degno di nota è l’invecchiamento della popolazione europea, in partico-
lare di quella italiana. Ricordiamo che l’Italia ha il maggior numero di ultrasessantacin-
quenni in Europa e a livello mondiale è seconda solo al Giappone. Quel che è certo è che le
proiezioni demografiche per il 2020 dimostrano che in Italia è previsto un calo del 40,84%
della popolazione da 0 a 14 anni e, di contro, un aumento del 46,76% di quella oltre i 65
anni
17
. Se è vero che questo dato indica una situazione di benessere generale,
l’allungamento della vita comporta anche altre conseguenze, non sempre sono positive. Di
certo, questo processo porta le persone a rinviare e posticipare i grandi eventi e le grandi
decisioni della loro esistenza, quali l’ingresso nel mondo del lavoro o il matrimonio. E’ fa-
cile osservare come i giovani sempre più spesso prendono decisioni sulla propria vita mol-
to tardi; ciò porta a grandi trasformazioni nelle strutture familiari e sociali (delle quali la
maggior parte sono già in atto).
1.2. I giovani italiani del terzo millennio.
1.2.1. Chi sono i giovani e come si presenta lo scenario mondiale
Innanzitutto proviamo a dare una definizione di giovani. E’ noto a tutti che il confi-
ne dell’età giovanile si è innalzato negli ultimi anni a causa della continua evoluzione
dell’uomo e dell’industrializzazione, ma dare un limite preciso è quasi impossibile. Ci sono
dei fattori condivisi da una larga maggioranza di persone, e che possono essere dei punti di
riferimento per giungere ad una definizione: il picco dell’energia fisica, della forza e della
15
Nesti A., Qual è la religione degli italiani? Religioni civili, mondo cattolico, ateismo devoto, fede e laicità,
Firenze (FI), Firenze University Press, 2006, p 42.
16
Nesti A., Qual è la religione degli italiani? Religioni civili, mondo cattolico, ateismo devoto, fede e laicità,
cit., p 42.
17
Pollo M., Giovani e sacro, l’esperienza religiosa dei giovani alle soglie del XXI secolo, Cascine Vica-
Rivoli (TO), Elledici, 2010, p 9.