INTRODUZIONE
La presente tesi di laurea ha per oggetto la traduzione e la
conseguente analisi di dieci articoli giornalistici della stampa
anglosassone su un tema tuttora di grande attualità, l’11 settembre
2001. Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare un fenomeno
così vasto e complesso dal punto di vista giornalistico, che a sua volta
abbracciando diversi ambiti, consente di analizzare questa tragedia
sotto vari aspetti. Gli articoli sono stati reperiti dai siti internet delle
più importanti testate giornalistiche britanniche e statunitensi, tra le
quali The New York Times – International Herald Tribune, Time in
collaborazione con CNN, Los Angeles Times, BBC e The Guardian.
L’unica eccezione è fatta per Slate, un magazine quotidiano sul web di
proprietà del Washington Post.
Gli articoli sono stati volutamente scelti per data e punti di vista
differenti. Si parte dalle ore immediatamente successive agli attacchi,
fino a qualche anno fa, così da poter in qualche modo osservare il
corso degli eventi, tentando di capire cosa sia cambiato, cosa sia stato
risolto e cosa ci si può aspettare. Come accennato sopra, questi articoli
affrontano l’11 settembre da diverse angolazioni. Si inizia infatti
parlando del fenomeno da un punto di vista generale, delle immediate
reazioni del mondo arabo alla notizia degli attacchi e delle origini di
Al-Qaida. In altri due testi si trovano interessanti analisi del Guardian
dal punto di vista politico ed economico, mentre il Los Angeles Times
fa un’importante rivelazione sull’amministrazione Bush proprio
durante la corsa alle presidenziali del 2004, la CIA trattiene un
1
rapporto che individua tra i responsabili della tragedia anche alte
cariche governative.
Un simile tono provocatorio è presente anche nell’articolo dello
Slate Magazine, dello stesso anno, che ripercorre ironicamente
l’operato di Bush dal dopo 11 settembre.
Al 2004 risale anche l’uscita di Fahrenheit 9/11 di Michael
Moore, il film documentario campione d’incassi nel suo genere, che è
stato tanto esaltato, quanto criticato. La recensione del Time in
collaborazione con la CNN, analizza dettagliatamente il fenomeno
Moore, costringendo a guardare l’11 settembre sotto una luce
completamente diversa, se si considerano le rivelazioni scioccanti del
film. Per concludere, dopo aver osservato la questione dal punto di
vista economico, politico e cinematografico, gli ultimi due articoli
esaminati focalizzano l’attenzione su alcuni degli aspetti sociali
implicati in questa tragedia, ovvero la continuazione dell’esistenza
dopo un simile dolore, sperimentato con gli occhi di un bambino e da
tutte le persone che hanno perso il proprio compagno quel giorno.
Questo lavoro si compone di tre capitoli. Il primo è incentrato sul
linguaggio giornalistico. Si è dapprima parlato del linguaggio in
generale e del suolo ruolo all’interno della società e nei mass media,
analizzando successivamente le caratteristiche del giornalismo, specie
quello anglosassone, con tutti gli elementi che lo contraddistinguono.
Segue un’introduzione ai fatti dell’11 settembre, in cui, oltre un
sommario resoconto degli avvenimenti di quel tragico mattino, si tenta
anche di ricercare le motivazioni che hanno portato a una simile
tragedia, facendo un breve excursus storico, su quella che è l’origine
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di Al-Qaida, i talebani e lo scontro con l’occidente. Vengono inoltre
ricordati i più importanti attacchi subiti dagli Stati Uniti nel passato,
partendo dalla prima guerra mondiale fino ad arrivare ai giorni nostri
con il crollo delle Twin Towers e le conseguenti guerre in Afghanistan
e Iraq nel tentativo di debellare l’organizzazione terroristica di Al-
Qaida, che rimane ancora un’impresa ardua e si potrebbe azzardare,
impossibile. A conclusione di tale introduzione, sono state menzionate
anche le più importanti riproduzioni cinematografiche relative
all’attentato di New York e Washington, tra le quali meritano di essere
citate Fahrenheit 9/11, World Trade Center diretto da Oliver Stone
che ha come protagonista Nicolas Cage, ed infine il toccante e tragico
United 93, vincitore di vari riconoscimenti.
Nel capitolo 2 si trova la traduzione con testo a fronte dei dieci
articoli selezionati.
Infine il capitolo conclusivo affronta l’analisi traduttologica dei
testi. Partendo dalla definizione delle tipologie e dei generi testuali,
individuati per ogni singolo articolo, si è proceduto alla spiegazione
della strategia traduttiva scelta, ovvero la target-oriented, per rendere i
testi più naturali nella LA. Successivamente traendo degli esempi
direttamente dalle traduzioni effettuate, si sono illustrati tutti i
procedimenti traduttivi impiegati, a partire dai casi di traduzione
letterale fino a quella obliqua, che accoglie in sé, le tecniche della
trasposizione, ricategorizzazione (a sua volta scindibile in
verbalizzazione e nominalizzazione), modulazione ed equivalenza.
Quest’ultima è impiegata soprattutto per i modi di dire, per lo slang e
per tutte quelle espressioni che in LA possono avere una forma
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completamente diversa, ma riescono comunque a trasferire il
messaggio. Infine si è stilato un elenco di termini specifici, relativi ai
vari settori coinvolti, quali la politica, l’economia, il gergo militare, la
cinematografia e il mondo dello spettacolo ed ovviamente il
giornalismo e l’editoria.
Sono state indicate anche tutte quelle parole rintracciate nei testi,
che ormai sono entrate nell’uso comune dell’italiano e per tanto non
necessitano di una traduzione, proprio perché utilizzate normalmente
nel nostro parlato di tutti i giorni.
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1. IL LINGUAGGIO GIORNALISTICO
1.1. Lingua e linguaggio : accenni
Il linguaggio può essere definito come un sistema che comprende
i diversi mezzi utilizzati dagli individui per comunicare. Distinguiamo
innanzitutto tra linguaggio verbale e non verbale. Il linguaggio verbale
è una facoltà dell’uomo, una prerogativa che lo differenzia da ogni
altro essere vivente e che gli consente la trasmissione di informazioni
mediante l’uso di un sistema di simboli arbitrari regolato dalle norme
della grammatica. La disciplina scientifica che si occupa dello studio
del linguaggio umano è la linguistica dalla quale emerge una chiara
distinzione tra linguaggio e lingua. Linguaggio, come abbiamo detto,
inteso come facoltà umana e lingua, intesa invece come prodotto di
tale facoltà. Lingue sono ad esempio l’inglese o l’italiano, la lingua
dei segni e altri sistemi comunicativi umani complessi, ovvero dotati
di unità di significato minime, articolate in un sistema gerarchico
complesso, come ad esempio la frase. Il primo studioso a conferire
autorevolezza scientifica alla disciplina, fu Ferdinand De Saussure, al
quale si deve l’introduzione di alcuni concetti basilari come sincronia
e diacronia, significante e significato, “langue” e “parole”, segno e
arbitrarietà del segno. Ma sicuramente il maggiore contributo dato
alla linguistica del xx secolo è quello di Noam Chomsky, con la teoria
della “grammatica generativo-trasformazionale”. Egli dimostrò che
gli esseri umani, a prescindere dalla lingua parlata, posseggono innato,
un insieme di regole geneticamente programmate che consente loro di
creare significato e imparare qualsiasi lingua. Ciò avviene perché tutte
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le lingue, secondo il suo pensiero, qualunque siano le loro strutture
superficiali, condividono una grammatica profonda e comune. Tutti
gli esseri umani sarebbero dotati fin dalla nascita del cosiddetto
“LAD”, Language Aquisition Device, dispositivo di acquisizione
della lingua, un processo del cervello, che ci consentirebbe di
imparare la lingua ; e questa abilità sarebbe una parte fondamentale di
ciò che ci rende umani
1
.
1.2. Il linguaggio e la società
Una caratteristica fondamentale del linguaggio è la sua natura
pubblica. Tutto ciò che ci riguarda, a partire dal nostro genere, la
nostra etnia, il nostro nome ecc. ci identifica e questo avviene
mediante il linguaggio che manteniamo in comune con gli altri
membri della società. Esso è da sempre parte dell’attività sociale e tra
le sue varie potenzialità è in grado anche di segnalare la posizione
sociale di parlante e ascoltatore, o scrittore e lettore. Fulcro di
numerosi dibattiti della società contemporanea, è anche il mezzo
attraverso il quale tali dibattiti vengono condotti e questo chiaramente
riveste duplice importanza per un’attività come il giornalismo, che
funge da resoconto della società in cui viviamo. Come sostengono
Hodge e Kress :
1
G. Graffi – S. Scalise, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Bologna, Il
Mulino; Linguaggio <http://it.wikipedia.org/wiki/Linguaggio>
6
[…]language is a social practice which is one amongst
many social practices of representation and signification.
From this it follows that the study of language is
irreducibly dual, drawing on social and semiotic theories,
theories of social forces and relationships, and theories of
systems of representation and signification
2
.
D’altro canto l’analisi della natura sociale del linguaggio non è di
certo una pratica recente poiché si sviluppò già nell’antica Grecia con
Platone e Aristotele. Il primo sosteneva che le parole avessero una
relazione naturale con il mondo che rappresentavano, mentre il
secondo era convinto che le parole acquisissero il loro significato nel
corso del tempo mediante le convenzioni della società. Tale dibattito
diede slancio allo studio della grammatica e del vocabolario, con
particolare riguardo a un interrogativo, ovvero se fosse il linguaggio a
influenzare il mondo o viceversa. Oggi siamo arrivati alla conclusione
che ci sia una combinazione di entrambe le influenze, dipendente dal
tempo e dalla situazione
3
.
1.3. Linguaggio e interpretazione nei mezzi di comunicazione.
Il linguaggio giornalistico appartiene alla categoria dei cosiddetti
“linguaggi settoriali” o “speciali”, ovvero quei linguaggi usati dagli
specialisti in diversi settori professionali che dunque si differenziano
dal parlato comune. In quanto tale, possiede ovviamente delle
2
Robert, Hodge – Gunther, Kress, Language as Ideology, London, Routledge, 1993, pp. 202-203.
3
Martin Conboy, The Language of the News, London, Routledge, 2007, pp. 2-3-4.
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