1
INTRODUZIONE
La storia egiziana ricopre un lungo lasso di tempo attraverso il quale
la vita quotidiana e tutto ciò che ne fa parte hanno subito una propria
trasformazione
1
.
Il gioco da tavolo è una delle caratteristiche piø antiche della civiltà
egiziana
2
.
La piø antica tavola da gioco rinvenuta in Egitto risale all’epoca
predinastica (5500-3000 a.C.); per arrivare al ritrovamento della
successiva intercorre un lasso di tempo di circa 1000 anni.
Per quanto riguarda le raffigurazioni pittoriche (conservate
all’interno delle tombe) si deve aspettare la V dinastia (2520-2360
a.C.).
Petrie
3
distingue i giochi in tre categorie: i giochi che dipendono
dalla fortuna; i giochi di abilità con le mani; i giochi in cui la mente
riveste il ruolo principale.
Se si considerano i giochi da tavolo si può fare un’ulteriore
suddivisione in base allo scopo. L’obbiettivo può essere: catturare
un nemico o guadagnare posizioni. Per quanto riguarda la cattura di
un pezzo avversario, ciò può avvenire o saltandolo o occupando la
sua posizione e togliendolo dalla tavola da gioco.
In generale i giochi da tavolo possono essere di tre tipi:
1) giochi di corsa: le pedine sono mosse lungo un tracciato ben
definito;
2) caccia, o giochi d’assedio: un giocatore cerca di bloccare
l’avversario;
1
I giochi da tavolo non sono esclusi da questa mutazione.
2
Oltre che nella civiltà babilonese lo si troverà anche in Siria e Palestina fino ad arrivare in Grecia e a Roma
nel I millennio a.C..
3
1927, pag.51.
2
3) giochi di guerra: la cattura delle pedine avversarie è
indispensabile.
Inoltre i giochi da tavolo hanno sulla loro superficie: 1)un tracciato
prestabilito; 2)degli oggetti (come i moderni dadi) che determinino
lo spostamento di pedine (o chi per loro); 3)da due o piø giocatori
che abbiano a disposizione un numero determinato di pedine, le
quali verranno posizionate e successivamente spostate sopra la
tavola da gioco.
Solitamente lo scopo del giocatore è attraversare tutto il percorso
con tutte le proprie pedine (o la maggior parte di esse).
Il gioco può essere praticato per diversi motivi: come esercizio che
prepara alla vita; come allenamento e per un bisogno di
competitività; come modo per socializzare; oppure come semplice
modo per rilassarsi.
Comunque sia il gioco è un’attività che di solito è limitata nel tempo
(con un inizio ed una fine); ma cosa ancora piø importante, ogni
gioco è limitato nello spazio ed all’interno di questo spazio vigono
delle regole ben prestabilite.
Chi si accinge al gioco sa tutte queste cose ed è pronto ad
affrontarle, ad accettarne i principi ed a subirne le eventuali
conseguenze.
Esiste però anche un tipo di gioco con uno scopo piø elevato
spiritualmente; ed ecco che alcune forme di questa attività si
trasformano e possono essere usate come prove che devono essere
superate all’interno di un mondo magico-religioso, dove il risultato
finale può essere determinante per la riuscita del rito e per la
sopravvivenza del giocatore stesso.
I giochi da tavolo possono essere tutto questo; possono andare dal
rilassamento, alla competitività, alla religiosità.
Ognuna di esse ha uno spazio ben stabilito che le contraddistingue;
ogni diversità implica regole diverse, ogni cambiamento di spazio
implica giochi diversi.
3
Nelle prossime pagine si parlerà dei giochi da tavolo rinvenuti nelle
tombe egiziane comprese le raffigurazioni pittoriche ed i pochi
frammenti di papiro che si sono conservati.
Nei primi sei capitoli si tratterà dei giochi da tavolo piø diffusi e
conosciuti cercando di esaminarne i vari aspetti che li
constraddistinguono
4
ed analizzando eventuali ritrovamenti anche al
di fuori dell’Egitto.
Il settimo capitolo è dedicato ad alcune tavole da gioco che a causa
del loro scarso numero e della loro incompletezza non possono
essere collocate in una serie prestabilita.
Nell’ottavo capitolo si parlerà di quelle pedine che sono state trovate
isolate e a causa della loro diversificazione rispetto a quelle
conosciute si ritiene non facciano parte delle tavole da gioco piø
diffuse
5
.
Il nono capitolo prende in considerazione le tavole da gioco
utilizzate dalle popolazioni con le quali l’Egitto ha avuto contatti e
che in qualche modo potrebbero avere influito sui diversi elementi
che le compongono.
4
Luogo e data di appartenenza, svolgimento del gioco ed eventuali risvolti simbolici che possono essere
legati al gioco stesso.
5
Allo stesso tempo non si conoscono le reali tavole di appartenenza.
4
5
1 – IL GIOCO DEI CANI E DEGLI SCIACALLI
1.1 – Descrizione.
Il nome egiziano di questo gioco è sconosciuto, ed è per questo
motivo che gli egittologi (e gli studiosi dei giochi da tavolo
nell’antichità) hanno cercato di sopperire a questa lacuna
attribuendogli un nome fittizio col quale identificarlo. Questo nome
può variare: “il gioco dei cani e degli sciacalli” (per la forma delle
sue pedine), “il gioco dei 58 fori” (per il numero di caselle), “il
gioco dello scudo” (per la forma della sua tavola)”
6
; comunque è
sempre chiaro che si parla di un unico tipo di tavola da gioco.
Per ciò che riguarda le tavole egiziane la forma è quasi sempre la
stessa: somigliante ad uno “scudo” (per altri ad un’ascia), ha il lato
superiore arrotondato, i lati verticali leggermente curvati verso
l’interno e la parte inferiore diritta. La tavola, provvista di un
cassetto
7
, (solitamente chiuso da un chiavistello) poggia su quattro
piedi.
Sulla superficie della tavola sono disposte le “caselle” costituite da
fori (in totale 58), ciascuno dei quali circondato da un anello inciso.
La partita si svolgeva fra due giocatori ognuno dei quali doveva
percorrere un tragitto di 29 fori piø 1; quest’ultimo piø grande degli
altri, è collocato nella parte superiore al centro della tavola
8
(Tav. I,
A). Con le caselle disposte in questo modo ogni giocatore seguiva
un proprio percorso indipendente dall’avversario, senza così
intralciare il cammino l’uno dell’altro.
6
“Dogs and Jackals”, “hounds and Jackals”, “Schildspield”, “Le jeu des trente points”.
7
All’interno del quale molto probabilmente venivano posti i pezzi del gioco quando non erano utilizzati.
8
Secondo Vandier (1964 vol. IV, pag. 508) rappresenta il punto di partenza, bisogna però notare che non tutte
le tavole ne sono provviste.
6
La disposizione dei fori è simmetrica: i primi dieci si trovano nella
parte centrale della tavola e dovevano essere percorsi in maniera
discendente, mentre gli altri diciannove sistemati nella parte esterna
della tavola dovevano essere percorsi in senso ascendente, fino a
raggiungere il foro piø grande.
Spesso al centro della tavola compare un’incisione raffigurante la
maggior parte delle volte una pianta di palma
9
(Tav. I, B).
Le pedine, che hanno la forma di lunghi e sottili bastoncini, sono
appuntite ad un’estremità
10
mentre terminano nell’estremità opposta
in due differenti rappresentazioni a tutto tondo, un tipo raffigurante
un canide con le orecchie pendenti (cane), un altro un canide con le
orecchie appuntite (sciacallo). Essendo un gioco praticato da due
antagonisti si può supporre che un gruppo appartenesse ad un
giocatore e l’altro al proprio avversario.
Le pedine erano dieci in totale, cinque per ciascun modello, e di due
lunghezze diverse (quelle degli schiacalli piø lunghe di quelle dei
cani).
Due coppie di fori di entrambe le serie sono collegati fra loro per
mezzo di linee incise: il numero 6 al numero 20, ed il numero 8 al
numero 10. Si suppone che questi avessero una doppia valenza: chi
capitava sul numero 6 faceva un balzo in avanti fino al numero 20 (e
dall’8 al 10), ma chi raggiungeva il numero 20 retrocedeva fino al
numero 6 (e dal 10 all’8).
Il foro numero 15, ed il numero 25, sono circondati da un segno che
sembra rappresentare il geroglifico e nfr che significa “buono/bello”;
è plausibile quindi, che il giocatore che venisse a trovarsi su uno di
questi due numeri fosse in qualche modo favorito (forse avendo la
possibilità di muovere di nuovo senza cedere il turno).
9
Petrie (1927, pag.55) riferisce che al Museo del Cairo ci sono due tavole, una delle quali porta incisi due
occhi.
10
In questo modo possono essere conficcate nei fori.
7
1.2 - Ritrovamenti del gioco dei cani e degli sciacalli.
Il gioco sembra fare la sua comparsa in Egitto solo a partire dal
Medio Regno (sono stati rinvenuti degli esemplari nelle tombe
dell’XI e XII dinastia 2100-1800 a.C., ma non nei periodi
precedenti)
11
.
Alcune delle tavole da gioco scoperte durante diversi scavi
archeologici presentano delle peculiarità che le contraddistinguono
da altre.
-Murray
12
riferisce che la tavola piø antica di questo gioco fin’ora
rinvenuta risale alla IX dinastia, proviene da Sedment e fu
recuperata da Petrie e Brunton
13
. La tavola è costruita in legno e
sostenuta da tre piedi, nel lato in basso presenta una cavità molto
accentuata, mentre i due lati laterali sono quasi diritti. I fori di
partenza sono distinti dagli altri mediante un cerchio, per il resto la
superficie non si discosta dalla struttura standard (Tav. I, C).
-Proseguendo in ordine cronologico quella successiva è dell’XI
dinastia, scoperta da Winlock
14
durante lo scavo in una tomba di
Deir el-Bahari, è mostrata come una tavola molto consumata come
se fosse stata usata per lungo tempo
15
(Tav. I, D).
-A Kahun Petrie
16
trovò una tavola costruita in terracotta risalente
alla XII dinastia. A differenza delle tavole esaminate fin’ora non
porta incisi i fori di partenza ed inoltre sul perimetro esterno non
presenta alcuna cavità ma è diritta (Tav. II, A).
11
Giochi simili a questo sono stati trovati anche al di fuori dell’Egitto (Siria, Palestina, Elam e Persia.
12
1952, pag. 15.
13
1924, pag.7, Tav. XXI, XXII.
14
1928, pag.10.
15
La sua superficie è simile alla precedente.
16
1927, pag.55.
8
-Al Museo del Cairo è conservata una tavola in legno di provenienza
sconosciuta
17
. Sulla sua superficie, al di sopra dei due fori di
partenza sono incisi due occhi, mentre sul lato della base compare
un motivo simile a due ali di farfalla con un piccolo foro nel mezzo
che sembra sostituire in maniera decorativa l’incavo che permette
l’apertura del cassetto sottostante di cui questa tavola è fornita (Tav.
II, B).
-Degna di nota è una tavola scoperta in uno scavo tebano eseguito da
Lord Carnavon e H. Carter
18
ed ora conservata al Metropolitan
Museum of Art di New York. La tavola è stata ritrovata nella tomba
di Renseneb (1800 A.C.) ed appartiene alla XII dinastia (Regno di
Amenemhet IV), presenta le caratteristiche tipiche di questo gioco
(Tav. III), la parte superiore arrotondata, i lati verticali leggermente
incavati verso l’interno, la base diritta con un piccolo semicerchio
inciso che si ritiene servisse per poter facilitare l’apertura del
cassetto sottostante.
Anche il cassetto mostra il modello di chiusura tradizionale, un
catenaccio in avorio che scorre all’interno di due supporti in rame.
Al suo interno dovevano essere contenuti i pedoni; ne sono stati
trovati dieci intagliati in avorio, cinque a testa di cane e cinque a
testa di sciacallo (piø lunghi dei precedenti).
La tavola è costruita in legno di sicomoro, con intarsi in avorio ed
ebano, e poggia su quattro gambe a forma di zampe di toro (sempre
in avorio).
Il foro piø grande, che si trova al centro nella parte superiore, è
circondato dal segno geroglifico ) “shen”
19
.
Nel mezzo è incisa una pianta di palma, dove fra le foglie fu scolpito
un foro che successivamente venne chiuso per ragioni sconosciute.
17
Drioton 1940, pag.190; n° 68128.
18
1912, pag.56.
19
Questo segno ha svariati significati: è un amuleto e il suo valore simbolico lo mostra come un “anello” che
protegge tutto ciò che si trova al suo interno; ma non solo, delinea anche il cosmo “ciò che il sole circonda”, è
il percorso del sole nelle 24 ore; inoltre rappresenta il cartiglio all’interno del quale veniva scritto il nome del
Faraone, (in origine aveva questa forma arrotondata, solo successivamente diventa oblungo).
9
I fori che ricoprono la tavola presentano il caratteristico anello
inciso, ma a differenza delle tavole precedenti non sono indicati i
fori di partenza.
Di tutte le tavole che seguono non si conosce il luogo di provenienza
e neppure la datazione.
-Al Cairo è conservata una tavola costruita in legno rosso
20
, che
sicuramente rientra nella sfera delle tavole del gioco dei cani e degli
sciacalli, ma che mostra degli elementi nuovi (Tav. IV, A). Innanzi
tutto ha la forma esterna con gli angoli tondeggianti e sui lati
verticali compare un incavo a forma circolare; inoltre sulla sommità
è presente un nuovo componente , un disco con al centro un foro
cerchiato che costituisce la meta finale del gioco, ma che è
circondato da altri sei fori. Drioton
21
pensa che questi fori aggiunti
servissero nel caso in cui un giocatore eseguisse un lancio troppo
alto, in questo modo la pedina sarebbe stata mossa all’interno del
disco prima di poter uscire dal gioco.
-Al Museo del Louvre esiste una tavola da gioco in ceramica blu a
forma di “rana”
22
. I fori sono disposti sul suo dorso in un disegno
molto simile a quello della tavola precedente (Tav. IV, B). La
schiena è suddivisa in quattro parti da due linee perpendicolari; il
disegno esterno è costituito da un’incisione che è stata riempita da
elementi vetrificati a forma di fiore a otto petali, quasi
completamente scomparsi. I fori sono tutti uguali, senza segni di
distinzione, fatta eccezione per il 6° ed il 20° foro che si trovano
affiancati sulla linea trasversale orizzontale.
La testa è spezzata, ma si intuisce che la rana fosse a bocca aperta,
inoltre è divisa dal resto del corpo da alcune linee ondulate. Qui si
trova il foro considerato la meta finale del gioco. Intorno al buco piø
grande ci sono quattro fori simili agli altri, ma che dovevano avere la
stessa funzione di quelli del gioco precedente.
20
Drioton 1940, pag.193; n° 68127.
21
1940, pag.193.
22
Drioton 1940, pag.194; inv.3048.
10
1.3-Ritrovamenti fuori dall’Egitto.
-Al British Museum è conservata una tavola in argilla
23
proveniente
da Ur
24
, ha una forma rettangolare, con i lati verticali
25
diritti. La
superficie è danneggiata ma la disposizione dei fori permette
ugualmente di classificare questa tavola fra i giochi dei “cani e degli
sciacalli”. Quelli che sono considerati i fori speciali sono circondati
da un cerchio inciso che li contraddistingue dagli altri che invece
sono costituiti da semplici buchi (Tav. IV. C).
-Da Ur proviene un’altra tavola costruita in scisto, la parte superiore
è notevolmente deteriorata; la disposizione dei fori nonostante segua
lo schema usuale varia nel numero, infatti nella fila centrale vi sono
12 buchi, tre nella base (su ogni lato) e i restanti che salgono sul lato
esterno verso la meta del gioco. I fori che si ritiene rivestano un
ruolo particolare sono circondati da decorazioni di rosettte incise
(Tav. IV, D).
-A Nimrud è stata rinvenuta una tavola in pietra molto piø
danneggiata della precedente ma riconoscibile allo stesso modo. I
fori sono circondati da rosette incise, di piccole dimensioni per i fori
normali e di dimensioni maggiori per i fori speciali. Sul retro della
tavola è scolpita una iscrizione assira dedicata al Re Esarhaddon.
-Al Museo di Costantinopoli ne esiste una simile a questa
26
, con un
disegno ed un’iscrizione di nuovo dedicata a Esarhaddon. Il
23
Gadd 1934, pag.46; n° 123331.
24
Non si conosce la datazione.
25
Solitamente curvi.
26
Gadd 1934, pag.46; n° 4646.
11
materiale con cui è fabbricata è il marmo rosso venato
27
, che con
molta probabilità proviene dall’Egitto
28
.
-A Susa fra i depositi di fondazione del tempio di Shoushinak sono
stati recuperati numerosi frammenti di questo gioco, che, secondo la
datazione del tempio, risalirebbero al XII secolo a.C.. Tutte le tavole
sono spezzate e nessuna è completa, ma da un’osservazione si nota
che seguono tutte lo schema tradizionale, senza incisioni particolari
sulla superficie ma soltanto coi fori speciali circondati da un anello.
-A Gezer in Palestina, fu trovato un esemplare in terra cotta
29
(Tav.
V, A). Lo scopritore, Macalister, ebbe qualche dubbio sul
considerare questa tavola completa, per due motivi: per prima cosa i
fori che la ricoprivano erano poco profondi (le pedine non si
sarebbero mantenute diritte), in secondo luogo nella parte superiore
non compare un solo foro ma una serie di fori
30
.
Da queste osservazioni si è pensato si trattasse di un “supporto” per
la tavola del gioco dei cani e degli sciacalli. Ma Drioton
31
avanzò
un’altra supposizione, vale a dire che questo oggetto fosse destinato
ad una tomba e che non fosse mai stato utilizzato proprio perchè i
fori sono solo accennati. La disposizione dei buchi
32
nella parte piø
alta è simile a quella della tavola a forma di rana del Museo del
Louvre, il punto che dovrebbe essere piø grande degli altri, qui non
può essere distinto, perchè i fori in questa zona non sono disposti
secondo un ordine preciso.
Osservando queste tavole si notano delle particolarità: alcune sono
fatte con materiali chiaramente importati dall’Egitto; tutte
appartengono a periodi successivi rispetto quelle egiziane; tutte
quelle che sono state qui esaminate non portano incise sulla
27
Gadd 1934, pag.46.
28
Anche la pietra con cui è costruita la tavola di Nimrud sembra originaria dall’Egitto.
29
Botermans, Burrett, Van Delf, Van Splunteren 1989, pag.24.
30
Come lillustrato nella Tav. IV, A.
31
1940, pag.196.
32
Sono in totale otto.
12
superficie le linee di unione fra i fori n° 6-20 e n° 8-10 come invece
si trovano su quelle egiziane.
1.4-Come si gioca.
Non si conoscono le regole del gioco, ma dai pochi elementi a
disposizione si è tentato di stabilire un possibile andamento della
partita. Giacchè non si hanno canoni definiti esistono svariate
possibilità di interpretazione ed alcuni studiosi del gioco hanno
tentato di dare la propria versione basata sulle poche conoscenze
acquisite.
Un principio sul quale molti sembrano essere concordi è il tragitto
che le pedine avrebbero dovuto percorrere
33
.
E’ stato considerato un gioco di corsa in cui i bastoncini venivano
posti nei primi cinque fori della fila centrale (ordinati dall’alto verso
il basso) e dove gli spostamenti (molto probabilmente) erano
determinati dal lancio di “astragali”
34
o di bastoncini.
Secondo una teoria
35
il gioco non cominciava fino a quando uno dei
due giocatori non otteneva 1 mediante il lancio di 4 bastoncini
contrassegnati, una volta ottenuto questo punteggio il pezzo veniva
collocato nel primo foro della colonna centrale poi il giocatore
lanciava di nuovo e muoveva il pedone di tanti fori quanto era il
risultato ottenuto dal lancio dei bastoncini, a questo punto il turno
passava all’avversario.
Si procede così avvicendandosi, ed ogni volta che un giocatore
ottiene 1 inserisce un nuovo pezzo sulla tavola. Lo scopo del gioco è
di arrivare al foro piø grande e fare uscire tutti i propri pedoni dalla
tavola.
Solo quando tutti i 5 pezzi sono sulla tavola si può cominciare a farli
uscire, ma per poter uscire dal foro piø grande bisogna ottenere un 5.
33
Oltre al significato di alcuni simboli che circondano determinati fori (come descritto a pag.6).
34
Ossa delle nocche delle zampe posteriori di giovani agnelli.
35
Boetrmans, Burrett, Van Delf, Van Splunteren, 1989, pag.20.
13
Durante il tragitto si incontrano vari ostacoli e agevolazioni, inoltre
se un pedone si trova sul n° 10, 15, 20, e 25 non può essere
oltrepassato, non risulta un problema invece se si trova su tutti gli
altri numeri, infatti a parte questo si può muovere qualsiasi pezzo a
piacere.
Il primo dei due che riesce a fare uscire tutte le proprie pedine ha
vinto.
Un’altra ipotesi, che si distacca completamente da quella appena
esposta, attribuische al foro centrale piø grande il valore di punto di
partenza
36
. I bastoncini lanciati dovrebbero essere 3 ed il totale del
punteggio che potevano raggiungere era al massimo 5.
Sul lato destro muovevano i cani e su quello sinistro gli sciacalli. Per
poter cominciare si doveva ottenere 5, dopodichè si rilanciava, si
muoveva a seconda del risultato ottenuto ed il turno passava
all’avversario. Ogni volta che si ottiene 5 si inserisce un nuovo
pezzo. Ogni foro può essere occupato da una pedina soltanto, se non
si può muovere alcun pezzo il punteggio ed il turno passano
all’avversario. Se si arriva sul n° 15 si ha diritto ad un premio che
veniva precedentemente stabilito. Lo scopo del gioco è di occupare i
5 fori che si trovano sul lato alto della tavola, le pedine però devono
ottenere il punteggio esatto per potervi accedere, vince chi per primo
posiziona tutte e 5 le pedine.
Come si può notare dalle due spiegazioni precedenti ognuno può
dare una versione differente sullo svolgimento del gioco proprio a
causa delle poche informazioni a disposizione. Gli unici elementi sui
quali sembrano essere tutti d’accordo è la valenza positiva dei fori
circondati dal geroglifico nfr e la doppia valenza dei fori n° 6-20 e
n°8-10.
36
Meroni, Spinelli, 1996, pag.125.
14
1.5-Osservazioni.
Questo gioco non sembra avere alcun significato simbolico
riguardante la sfera magico-religiosa, come invece avviene per altri
giochi da tavolo praticati nell’antico Egitto.
Inoltre la tavola da gioco dei “cani e degli sciacalli” si può affermare
quasi con certezza che non sia mai stata raffigurata sulle pareti delle
tombe
37
cosa che avviene per quasi tutte le altre tavole da gioco di
una certa importanza utilizzate nell’antico Egitto e che verranno
esposte successivamente.
Meroni-Spinelli
38
lo definiscono un gioco d’azzardo, dove prima di
cominciare la partita veniva stabilita una somma in palio.
Se si osserva il geroglifico O
39
si noterà una grande somiglianza con
le pedine stesse.
Klebs
40
suggerisce che forse questo gioco fosse usato sulle navi e
che le pedine infilate nei fori avessero lo scopo di non spostarsi dalla
loro posizione durante l’oscillare della nave.
Gli unici aspetti che possono essere esaminati sono le
rappresentazioni delle pedine in forma di canidi. Per gli egiziani il
cane è un fedele amico e compagno che amano avere al proprio
fianco
41
, i cacciatori spesso sono raffigurati con un levriero
(considerato piø veloce della gazzella)
42
.
Oltre al levriero che è raffigurato con le zampe lunghe, le orecchie
diritte ed appuntite e la coda arricciata, i monumenti piø antichi
mostrano altre due razze di cani: una col muso appuntito, le orecchie
diritte ma la coda lunga e pendente; l’altro tarchiato col muso lungo
e le orecchie pendenti.
Non tutti gli studiosi sono concordi nel vedere nelle pedine la
rappresentazione di uno sciacallo proprio per l’esistenza di queste
37
Fin’ora non sono state trovate delle pitture che lo raffigurino.
38
1996, pag.125.
39
wsrt = collo, rappresenta la testa ed il collo di un animale canino.
40
1915, pag. 150.
41
Già dalla I dinastia il Re è rappresentato con al fianco il proprio cane che lo accompagna anche nell’aldilà.
42
Erman-Ranke 1976, pag.310.
15
razze di cani che hanno la figura del tutto simile ad uno sciacallo pur
non essendolo.
Dall’altro lato ci sono gli sciacalli che sono considerati pericolosi
animali del deserto che durante la notte fanno sentire il loro grido.
Comunque bisogna ricordare che nella mitologia egiziana lo
sciacallo è abbinato al dio Anubi
43
che infatti viene mostrato come
figura antropomorfa
44
. Nonostante questo, il gioco sembra non avere
significato religioso, non è stato trovato niente che lasci trapelare un
qualsiasi simbolismo di particolare rilievo che lo collochi in una
posizione diversa dal puro gioco da tavola.
43
Anubi è figlio di Osiride e Nefti, è Dio della necropoli preposto ai riti funerari e all’imbalsamazione, fu il
primo ad utilizzare questa pratica sul padre. Spesso è raffigurato con la testa di sciacallo mentre pesa le azioni
dei morti sulla bilancia nel tribunale dei defunti.
44
Col corpo umano e la testa di sciacallo.