INTRODUZIONE Questa tesi di laurea si propone di esaminare le vicende del Partito
Nazionale Fascista e degli uomini che lo composero durante il
ventennio di ininterrotta dittatura della vita politica e sociale
dell’Italia; analizzare il ruolo del partito all’interno del dittatura
fascista può servire a decifrare degli altri tipi di problemi inerenti
al fascismo e la sua natura, al sistema politico da esso creato e al
suo essere regime totalitario.
La prima parte del lavoro è incentrata su una analisi dei fattori i
quali determinarono l'ascesa e l'affermazione del movimento
fascista in Italia, approfondendo poi come gli storici ma anche i
sociologi analizzarono ed analizzano ancora oggi il fenomeno
fascista. Comparando le diverse tesi abbiamo cercato di dare una
visione d'insieme alle analisi senza privilegiare nessuna
interpretazione in particolare.
La seconda parte invece si addentra nella problematica fascista
affrontandola da un punto di vista non molto utilizzato dalla
storiografia, quello del Partito Nazionale Fascista e del ruolo che
esso ebbe prima nella conquista e poi nel consolidamento del
potere da parte del fascismo.
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Il caso del PNF presenta secondo noi alcune caratteristiche
piuttosto interessanti, meritevoli di essere analizzate. Il PNF è
stato il primo partito di massa con connotazioni di tipo
nazionalistico e con dichiarate intenzioni rivoluzionarie per la
conquista del potere in una democrazia parlamentare, esso ha
costruito un regime di tipo nuovo, andato al potere in concomitanza
e grazie alla crisi e al degrado dei partiti nel primo dopoguerra; e
per quanto ci siano state altre importanti componenti, fino
all'ultimo è stata mantenuta la forma - partito unico, cui anzi è
stato dato carattere legale e costituzionale.
L’altra novità apportata dal PNF alla vita politica italiana fu il
coinvolgimento delle masse nella vita politica. Il regime liberale
ottocentesco si era sviluppato con la paura delle masse e basandosi
fino alla prima guerra mondiale sulla scarsa partecipazione di
queste alla vita politica; il fascismo e il suo partito decisero di
sfruttare le masse non tanto per farne un soggetto di partecipazione
attiva alla vita politica, ma come esercito da inquadrare per la
creazione di un falso consenso da mobilitare in occasione di grandi
avvenimenti con adunate oceaniche.
Le valutazioni sul ruolo avuto dal partito si muovono quindi su
diversi piani sia temporali che giuridico istituzionali che sociali; si
possono infatti distinguere diversi momenti dell’evoluzione del
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partito sia sotto l’aspetto organizzativo che sotto l’aspetto
costituzionale, fasi le quali sono concatenate tra di loro poiché
come vedremo ad una diverso inquadramento del partito nello
scacchiere costituzionale del paese corrisponderanno mutamenti
interni nella forma organizzativa del partito.
Le domande a cui si è tentato di dare risposte sono differenti a
seconda del periodo preso in considerazione, la scansione
temporale da noi seguita ci porta ad analizzare il PNF e la sua
classe dirigente durante tutto l’arco di tempo intercorso dalla
trasformazione dei fasci di combattimento in partito nel Novembre
del 21, fino alla data dell’armistizio l’8 Settembre del
43,escludendo dalla ricerca le vicende e gli uomini della
Repubblica Sociale Italiana e del Partito Fascista Repubblicano.
Analizzando questa scansione temporale attraverso elaborazioni di
tipo statistico, nella terza parte della tesi si cercherà di dare delle
risposte ad alcuni dei quesiti i quali ci vengono posti da una analisi
della classe dirigente del ventennio fascista. Abbiamo tentato un
approccio differente alla problematica fascista cercando risposte
attraverso lo studio dei dirigenti fascisti: ovviamente il solo
linguaggio dei numeri non poteva essere un metro valutativo
sufficiente affinché il lavoro non risultasse un semplice aggregato
di tabelle e grafici, quindi si è cercato di dare delle interpretazioni
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ai grafici sperando che esse siano quanto più possibile complete ed
esaurienti.
Tutte le elaborazioni dei dati sotto forma di tabelle o grafici hanno
una comune fonte di origine il repertorio di Mario Missori che ha
per titolo Gerarchie e statuti del partito nazionale fascista.
Il volume è un repertorio delle maggiori cariche del PNF, esso
presenta un capitolo interamente dedicato alle schede biografiche
di 1004 gerarchi fascisti, il quale ha rappresentato la base
maggiore su cui ha posato il nostro lavoro; dalle schede
biografiche è possibile trarre una quantità ingente di informazioni
di personaggi noti e meno noti del partito, sono infatti riportate
oltre alle informazioni anagrafiche, notizie riguardanti la carriera
all'interno del partito e del regime, l'anno di iscrizione, le
eventuali esperienze politiche precedenti e susseguenti
all'esperienza fascista.
Il volume presenta dei capitoli dedicati ognuno alle diverse
componenti istituzionali del partito, il primo capitolo si occupa del
Gran Consiglio del fascismo, il secondo delle direzioni e dei
direttorii nazionali del PNF elencando per i diversi periodi in cui è
stato suddiviso il ventennio i membri in carica di ognuno di questi
organi. Il terzo capitolo è dedicato alla figura dei segretari federali
fornendo per ogni provincia del regno l'elenco appunto dei federali
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dei commissari straordinari e dei reggenti le federazioni, dopo il
capitolo delle schede biografiche di cui abbiamo parlato, il volume
presenta cinque appendici. La prima è dedicata al ministero
Mussolini ed elenca i ministri succedutisi all giuda dei vari
ministeri. La seconda è dedicata ai Comandanti generali e ai Capi
di stato maggiore della Milizia volontaria per la salvezza
nazionale. La terza si occupa presidenti del tribunale speciale per
la difesa dello Stato; la quarta dei presidenti delle confederazioni
sindacali; e infine la quinta offre un quadro completo degli statuti
del PNF e dell'ordinamento del Gran Consiglio.
Il repertorio ci è stato di fondamentale aiuto per le nostre
elaborazioni e le informazioni in esso contenute sono state
esaurienti per la maggior parte dei problemi da noi esaminati,
alcune delle informazioni in esso contenuto come date di iscrizione
al partito, partecipazione alla marcia su Roma o i titoli di studio
dei gerarchi, debbono essere letti con le dovute cautele in quanto
per molti di questi dati non è possibile riscontrarne la veridicità, e
rimandiamo quindi a studi più approfonditi il responso su questi
dati.
Nella prima fase della parabola del partito inquadrabile negli anni
19-21 in cui il movimento non era ancora istituzionalizzato in
partito, esso si muove su una base di sostanziale illegalità. Nella
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sua organizzazione interna si cominciano ad intravedere i germi
della futura militarizzazione del partito essendo esso inquadrato
solamente in squadre d’azione schierate contro il pericolo
socialista; si sono ricercate le radici geografiche politiche e
culturali degli uomini i quali furono i primi capi e gregari su cui
Mussolini poté fare affidamento.
Superata la fase di iniziale difficoltà e trasformatasi in partito nel
1921, la creatura di Mussolini si appresta a gettare le basi
definitive per la conquista del potere, preparandosi a diventare
l’unico partito sulla scena politica italiana.
Ci sono qui due fasi. La prima va dal 1922 al 1924, nella quale si
conserva la forma liberale. Nella seconda, cominciata nel 1926 e
conclusasi nel 1930 con la segreteria Turati il PNF ormai diventato
partito unico inizia la sua trasformazione la quale lo porterà a
fondersi quasi del tutto con lo stato, trasformato in senso
dittatoriale dalle leggi " fascistissime2 del 1925 - 26.
Qui si è cercato di comprendere e spiegare come Mussolini riuscì a
normalizzare un partito fondamentalmente violento, ed ad espellere
in questo modo gli elementi più estremistici e pericolosi per la sua
visione del partito, facendo perno sui prefetti del regno e su
elementi del partito stesso i quali agirono da epuratori in nome e
per conto di Mussolini.
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Questo è il momento del massiccio afflusso di uomini dal partito ai
posti di potere statale, ogni meandro dello stato viene ad essere
occupato dalle varie gerarchie fasciste, anche se in alcuni posti
chiave Mussolini affida i compiti più delicati a tecnici non di
assoluta fede fascista o a ex nazionalisti. Il PNF dal punto di vista
costituzionale con la creazione prima e con la
costituzionalizzazione del Gran Consiglio poi porta a termine una
prima opera di sostituzione delle funzioni statali espropriando gli
organi dello stato di alcune delle loro funzioni principali.
Contemporaneamente a questa fase di sviluppo in ogni campo
istituzionale il partito viene però a perdere ogni funzione tipica di
partito, la discussione interna viene del tutto eliminata e viene
sviluppato un rigido organigramma verticale delle cariche il quale
devitalizzerà completamente il partito.
Gli anni della definitiva cessazione di tutte le funzioni politiche
del PNF coincidono con la segreteria di Achille Starace ed
abbracciano il secondo decennio di vita del partito.
Svuotato di ogni funzione di stimolo al regime il PNF assumerà
compiti di inquadramento della popolazione civile, assumendosi il
ruolo inculcare nelle masse il culto del duce, vennero create decine
di organizzazioni aventi il compito di occuparsi della disciplina
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dell’individuo dalla più tenera età fino al suo definitivo
inquadramento nell’ottica fascista.
Il tentativo fascista di forgiare una razza di italiani inquadrati in
uno stato totalitario fascista ebbe in questi anni i momenti di
massimo sforzo, e Starace fu il fedele esecutore delle direttive
mussoliniane, fungendo da coreografo e da gran cerimoniere di
tutte le manifestazioni fasciste tendenti a rafforzare il mito del
duce.
La creatura voluta da Mussolini come freno per il fascismo della
“prima ora” aveva così portato a termine il compito per il quale era
stata concepita, dopo aver consegnato il fascismo e L’Italia nella
mani del duce attraverso una legittimazione derivante dall’essere
capo di un partito, terminava ora la sua parabola in un ruolo
profondamente diverso da quello del suo primo decennio di vita. Il
PNF ormai completamente privato di funzioni politiche si avviava
a seguire il suo Duce sino alla totale sconfitta di entrambi.
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Capitolo 1
Nascita e avvento del fascismo Operazione preliminare ad ogni trattazione sul fascismo, non può non essere
quella di stabilire in quale arco di tempo e in quali condizioni politico sociali il
fascismo poté prima nascere e poi affermarsi in Italia, come dalle ceneri dello
stato liberale spazzato via dalla guerra venne fuori il fenomeno fascista. Una
premessa di questo tipo ci sembra necessaria al fine di potere meglio
comprendere quali furono i fattori determinanti per lo sviluppo del fascismo nel
nostro paese; premessa che trattandosi di una tesi di laurea non potrà per forza di
cose essere esaustiva di tutte le domande poste dall'analisi di quel periodo, e che
qui si limiterà ad un analisi per grandi linee rimandando a letture più
approfondite le inevitabili lacune.
1.1 Le condizioni del paese alla fine della guerra
Gli storici sembrano tutti concordare nel ritenere la prima guerra mondiale come
la levatrice del fascismo 1
, il momento in cui dalle ceneri dello stato monarchico
ormai incapace di gestire la situazione di crisi emersa nel paese, venne a sorgere
il fascismo pronto a dare al paese tutte le risposte di cui aveva bisogno. Capi
1
R. De Felice , Le interpretazioni del Fascismo , Laterza, Bari 1972, pag.157, uguali posizioni
anche se con distinzioni di carattere temporale si trovano in L. Salvatorelli Nazionalfascismo ,
Einaudi, Torino 1977; A. Tasca , Nascita e avvento del Fascismo , La nuova Italia, Bari 1971; F.
Chabod, L'Italia contemporanea (1918-1948) Einaudi, Torino, 1961.
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