24
Capitolo II
LA DATTILOSCOPIA
Premessa
Il secondo capitolo di questo elaborato sarà incentrato sulla dattiloscopia, ovvero lo
studio dei dermatoglifi presenti sui polpastrelli delle dita, sul palmo delle mani, e sulla
pianta dei piedi, la loro formazione e l’importanza dei caratteri generali e speciali ai fini
identificativi. Dopo un excursus storico, si approfondiranno i metodi di acquisizione,
classificazione e archiviazione manuale delle impronte digitali che hanno
accompagnato l’attività del dattiloscopista durante tutto il secolo scorso, per giungere
all’avvento dell’informatizzazione dell’attività di segnalamento.
2.1 Cenni Storici
Con il termine dattiloscopia s. f. [comp. di dattilo- e -scopia] si intende “la rilevazione e
studio della conformazione e dei caratteri con cui si presentano le linee rilevate della cute (creste
cutanee papillari, o dermatoglifi), soprattutto ai polpastrelli delle dita: poiché tali creste (come in
genere quelle della palma della mano e della pianta del piede) sono ben evidenti e diverse da
individuo a individuo, rimanendo costanti per tutta la vita, il loro esame, attraverso le impronte
digitali, è normalmente utilizzato per l’identificazione personale a fini giudiziari”.
33
L’identificazione di una persona, sia vivente che cadavere, ha rappresentato nel corso
della storia, un’esigenza volta soprattutto a controllare i soggetti pregiudicati e recidivi.
In alcuni paesi europei, fino all’800, per il riconoscimento delle persone, era in uso la
pratica della marchiatura a fuoco o del tatuaggio per identificare i delinquenti.
33
Fonte: www.treccani.it/vocabolario/dattiloscopia/ consultato il 10 agosto 2022
25
In Francia, per esempio, fino all’abolizione definitiva avvenuta il 31 agosto 1952, si
utilizzava tatuare un giglio oppure le lettere G e Gal per galére, V per Vouleur, F per i
falsari, TF per i condannati ai lavori forzati, R per i recidivi.
34
Era in uso anche la tecnica della c.d. Parata, ovvero, i detenuti venivano fatti sfilare per
ore davanti ai poliziotti con lo scopo di far memorizzare il loro volto e le loro
caratteristiche antropometriche.
Con l’avvento della fotografia, sempre in Francia, nella seconda metà del XIX secolo,
iniziò un primo rudimentale schedario fotografico dei pregiudicati che si affiancò alla
tecnica del c.d. ritratto parlato o Bertillonage, basato su misurazioni antropometriche e
sulla precisa descrizione dei connotati e dei contrassegni dei soggetti.
Detto metodo, fu adottato in breve tempo in molti paesi europei fino a raggiungere
anche alcuni penitenziari degli Stati Uniti.
Ci si rese conto ben presto, però, che il metodo antropometrico richiedeva troppo tempo
per l’acquisizione, che non era attendibile poiché le misure del corpo, nonostante si
stabilizzino intorno al 26° anno di età, tendono a modificarsi con la vecchiaia e che
soprattutto non erano efficaci nell’identificazione di soggetti che avevano somiglianze
fisiche.
Per tutti questi motivi, dopo alcuni anni, venne abbandonato, lasciando spazio al
metodo di identificazione dattiloscopica.
Sebbene lo studio delle creste cutanee in Italia risalga al 1600, grazie all’attività del
medico Marcello Malpighi
35
sull’osservazione degli strati dell’epidermide, rappresentati
in piani distinti,
36
in cui approfondì lo studio condotto sull’istologia e la fisiologia della
cute e dei rilievi che la caratterizzano, bisogna aspettare la fine del 1800 per l’utilizzo
delle impronte papillari ai fini identificativi.
34
M. PICOZZI, A. INTINI, Scienze Forensi, teoria e prassi dell’investigazione scientifica, Utet Giuridica,
Torino, 2009, pag. 310
35
Marcello Malpighi (Crevalcore, 10 marzo 1628 – Roma, 29 novembre 1694) è stato un medico,
anatomista, fisiologo e accademico italiano. Viene considerato il padre dell'osservazione microscopica in
anatomia, istologia, fisiologia, embriologia e medicina pratica.
https://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Malpighi, consultato il 10 agosto 2022
36
M. MALPIGHI, De externo tactus Organo, Napoli, 1665.
26
Di fondamentale importanza fu l’apporto dello studioso Sir. Francis Galton
37
,
naturalista, cugino di Charles Darwin, che fissò i principi chiave delle impronte digitali:
immutabilità nel corso della vita (sono permanenti), variabilità dei tipi principali (sono
classificabili), e unicità dei caratteri (sono identificative).
Galton produsse molte pubblicazioni sul tema, ma la più importante fu il suo “Finger
Print”
38
che fece il giro del mondo suscitando l’interesse per i suoi studi da parte delle
polizie di molti paesi, che videro nell’identificazione dattiloscopica, la chiave per il
riconoscimento dei criminali.
In particolare, in Argentina Juan Vucetich, dipendente del Dipartimento Centrale di
Polizia di Buenos Aires, elaborò la prima classificazione dattiloscopica al mondo
migliorata nel 1900 dal direttore del Fingerprint Bureau di Scotland Yard, Edward
Richard Henry.
Intanto in Italia, Salvatore Ottolenghi, allievo dell’antropologo criminale Cesare
Lombroso
39
e fondatore della Polizia Scientifica, si trovò di fronte alla problematica del
riconoscimento giudiziario in quanto non era stato ancora adottato un valido sistema di
identificazione. Poiché il sistema antropometrico presentava difficoltà, si assunse che
“alle funzioni di polizia occorre un segnalamento che si faccia rapidamente, che non abbisogni di
speciali istrumenti misuratori, che conduca all’identificazione esatta”
40
.
Fu così che Ottolenghi, volle affidarsi al nuovo sistema dattiloscopico per alimentare il
nascente archivio, ed incaricò un suo giovane allievo, il commissario di Polizia
Giovanni Gasti,
41
di costituire ed organizzare il casellario di identità dactiloscopica e di
impostare un metodo che consentisse di archiviare, su scala dattiloscopica, le diverse
37
Sir. Francis Galton, Naturalista inglese (Duddeston, Warwickshire, 1822 - Haslemere 1911). Fece viaggi
di esplorazione nell'Africa sud-occidentale (1845-46; 1850), si occupò di meteorologia, antropologia
(classificazione delle impronte digitali), di acustica fisiologica (soglia di udibilità, ecc.);
www.treccani.it/enciclopedia/sir-francis-galton/, consultato il 10 agosto 2022
38
F. GALTON Finger Print, Macmillan & CO., London, 1892.
39
Cesare Lombroso (Verona, 1835 -Torino, 1909), psichiatra e antropologo, è considerato il padre della
criminologia moderna.
40
S. OTTOLENGHI, Trattato di Polizia Scientifica. Identificazione fisica applicata alla medicina e alle funzioni di
polizia, Società Editrice Libraria, Milano, 1910, p. 401
41
Giovanni Gasti, (1869-1939). Laureatosi in legge presso la Regia Università degli studi di Torino, decise
di intraprendere la carriera di Funzionario di Pubblica Sicurezza, lavoro meno redditizio della carriera
avvocatizia, ma che più lo appassionava. Da Vice Commissario, destinato nel 1898 a Roma, si interessò al
campo della polizia scientifica che stava nascendo in quegli anni per opera del medico legale Salvatore
Ottolenghi, che seguì negli studi dedicandosi in particolare alla ricerca di un metodo di classificazione
delle impronte digitali.
27
fotosegnalazioni che si sarebbero effettuate nel corso degli anni; dal 1906 dirige il
Servizio di Segnalamento e Identificazione e perfeziona la classificazione delle impronte
digitali proponendo il Sistema Gasti, presentato al VI Congresso Internazionale di
Antropologia Criminale tenutosi a Torino nel 1906, e adottato dalla Polizia italiana.
Il sistema di segnalamento era composto da una parte dattiloscopica, antropometrica e
descrittiva ed una parte fotografica, che ritraeva del soggetto, simultaneamente, il
profilo destro e il fronte grazie all’invenzione di Ellero alla scoperta del c.d. metodo
delle “gemelle Ellero”. L'apparecchio, tra i primi ritrovati della polizia scientifica
italiana, eseguiva una doppia posa simultanea su due lastrine di vetro con formato
differente: cm. 7 x 9 il profilo, cm. 6 x 9 il frontale. Il soggetto era seduto sulla sedia di
posa. Il nuovo ritrovato facilitava la fotografia precedentemente eseguita con un'unica
macchina fotografica e con uno specchio (porta mira) per controllare la regolarità della
posizione dell'individuo nella posa di profilo per obbligarlo a dirigere lo sguardo
orizzontalmente diritto dinanzi a sé.
Le due fotografie, con le impronte digitali, gli elementi biografici e altre informazioni,
costituivano la scheda segnaletica.
Fig. 13: Complesso ottico per fotosegnalamento denominato "Gemelle Ellero" ideato dal
commissario P.S. Umberto Ellero - 1907
42
.
42
Fonte: www.poliziadistato.it/articolo/complesso-ottico-per-fotosegnalamento---1900, consultato il 22
agosto 2022
28
La classificazione deca dattiloscopica Gasti, si basava su simboli assegnati secondo il
tipo di impronta, il corso delle linee papillari e talora, conteggiando il numero delle
linee correnti tra punti determinati
43
; rimarrà in vigore nel nostro Paese fino all’avvento
del Sistema AFIS (1998).
Fig. 14: Giovanni Gasti
I passi compiuti dai precursori e la validità del metodo dattiloscopico, ne hanno
consentito la diffusione presso le polizie di tutto il mondo, permettendo di rintracciare
gli alias dei recidivi, attribuire la paternità ad un frammento di impronta rinvenuta
sulla scena del crimine, ed infine, a dare un nome ad un cadavere ignoto.
Si è passati negli anni, dalla tecnica di acquisizione delle impronte attraverso
l’inchiostrazione dei polpastrelli e del palmo delle mani, all’utilizzo di scanner digitali,
riducendo i tempi di lavorazione e riscontro.
Grazie alla tecnologia, la dattiloscopia è il metodo di riconoscimento più diffuso, perché
è semplice, pratico, rapido ed economico.
43
A. GIULIANO, Salvatore OTTOLENGHI, le impronte digitali in polizia scientifica e medicina legale, Minerva
Medica, Torino, 2018, pag. 59
29
2.2 Formazione e composizione delle impronte papillari
Il corpo umano è interamente rivestito dalla cute, una membrana che presenta nella
parte più esterna rilievi, solchi, orifizi e depressioni, e che ha, come funzione principale,
quella di proteggerlo da agenti esterni.
“La cute si compone essenzialmente di due lamine, una più profonda, il derma, a mo’ di
impalcatura, ed una più superficiale, l’epidermide”.
44
La pelle include, inoltre, le ghiandole sudoripare e sebacee, che, nelle indagini
dattiloscopiche hanno una notevole importanza in quanto le loro secrezioni,
espandendosi sulla superficie cutanea delle mani, permettono di lasciare il proprio
disegno per semplice contatto (impronte latenti).
Un interessante studio sulla composizione dell’essudato delle impronte digitali,
parallelo alla dattiloscopia giudiziaria, ci giunge da oltremanica, dalla Professoressa
Simona Francese, docente di Spettrometria di Massa Forense e Bioanalitica alla Sheffield
Hallam University.
“L'impronta può dirci tutto sul sospettato: dallo stile di vita agli ultimi gesti compiuti appena
prima del reato… Tutto questo grazie alla rilevazione delle molecole contenute nell'impronta di
cui è possibile anche vederne la distribuzione…. L’impronta digitale è costituita da un pattern
ordinato, o 'disegno', di migliaia di molecole che provengono dal nostro corpo e che tutti
produciamo in diverse quantità, trasportate dal sudore in superficie sulla punta delle dita, ma è
anche costituita da molecole che entrano nel nostro corpo assumendo cibo, farmaci, droghe e
altro. Inoltre, c'è un'altra classe di molecole che provengono da cosa tocchiamo e che si
depositano all’interno delle creste dell’impronta. Quando tocchiamo una superficie con le dita
non facciamo altro che trasferire questo insieme di molecole, così da trasformare l'impronta in
una piccola storia di noi stessi che si fissa nel tempo. Questa storia è possibile ricostruirla
attraverso la Maldi Msi, una tecnologia altamente sofisticata che si presta per casi di alto profilo,
come omicidio o stupro, ma che può, in generale, fornire risultati utilissimi per la risoluzione di
un caso"
45
.
Gli studi, sono dunque finalizzati a ricreare il profilo psicologico di un assassino
attraverso la sua impronta digitale, anche vecchia di decine di anni, a risalire al suo
44
A. GIULIANO, Impronte digitali, lineamenti di dattiloscopia, Minerva Medica, Torino, 2014, pag. 27
45
Fonte: www.repubblica.it, consultato l’11 agosto 2022