3
Attualmente, l’obiettivo più importante che l’Unione cerca di
raggiungere usando i fondi strutturali è di ravvicinare quanto prima alla
media europea i tenori di vita dei paesi entrati a far parte dell’Europa
dal 2004 in poi
1
.
Le aree cui l’Unione europea destina i suoi fondi sono
2
:
9 Innovazione 24%;
9 Trasporti per il 22%;
9 Risorse Umane 22%;
9 Ambiente 19%;
9 Altro 13%.
Le finalità prevalenti di questi interventi sono espresse
nell’Agenda Lisbona, programma di riforme economiche approvato
dai Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea nel 2000
consistono nel promuovere l’occupazione e lo sviluppo attraverso
iniziative peculiari quali:
9 Permettere a determinati paesi e regioni di attrarre più
investimenti attraverso un miglioramento qualitativo e quantitativo
dei servizi offerti dall’ambiente.
1
Si tratta di: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia,
Slovenia e Ungheria (2004); Bulgaria e Romania (2007).
2
Fonte: Commissione Europea.
4
9 Offrire nuovo slancio economico con l’incremento delle
conoscenze e lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, per migliorare innovazione ed imprenditorialità.
9 Creare posti di lavoro più numerosi sotto il profilo
quantitativo e migliori dal punto di vista della qualità, investendo in
capitale umano
3
.
Attualmente, i fondi strutturali sono quattro, e la loro creazione
è avvenuta man mano che questi erano posti in essere
4
1. Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR): che fornisce un
aiuto alle regioni in ritardo sul processo di sviluppo, in fase di
riconversione economica o con difficoltà strutturali;
2. Fondo Sociale Europeo (FSE): interviene nell’ambito della
strategia europea per l’occupazione;
3. Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEAOG):
contribuisce allo sviluppo e all’adeguamento strutturale delle zone
rurali in ritardo sul processo di sviluppo, migliorando l’efficienza
3
Commissione delle Comunità europee Una Politica regionale per la Comunità,
Lussemburgo,1969.
4
Disposizioni generali sui Fondi strutturali tratto da:
http://www.dps.mef.gov.it/qcs/schede_qcs/scheda_obiettivo1.htm.
5
delle strutture di produzione, trasformazione e commercializzazione
dei prodotti agricoli e silvicoli;
4. Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP):
sostiene i mutamenti strutturali del settore della pesca.
6
1.2. CENNI STORICI
Alla fine della Seconda guerra mondiale, la ripresa delle
economie nazionali europee è avvenuta, su due livelli distinti: uno
globale ed uno regionale di integrazione dei settori economici.
Il 9 maggio 1950, il ministro francese degli Affari Esteri,
Robert Shuman rilasciò la famosa dichiarazione che gettò le basi per
la nascita dell’Unione Europea: “L'unione delle nazioni esige
l'eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l'azione
intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania. (…) Il
governo francese propone di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca di
carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di
un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei. La fusione
della produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi
comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea...”
5
Il discorso di Schuman va sicuramente letto alla luce della
teoria funzionalista, in base alla quale il processo di integrazione
5
R. SCHUMAN, Intervento del Ministro degli esteri della Repubblica Francese per
l’istituzione della Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio, Parigi 1950,
tratto da: http://europa.eu/abc/symbols/9-may/decl_it.htm.
7
europeo, nel suo start up, ha privilegiato il coordinamento
settoriale.
L’idea di fondo, fu che l’integrazione avrebbe generato
necessariamente una cooperazione, anche in settori strettamente
collegati ed avrebbe portato ad un sempre maggiore passaggio di
competenze, dagli organismi nazionali a quelli sovranazionali.
Le parole che sono riportate sopra, hanno accompagnato la
nascita, nel 1951, della Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio (CECA), caratterizzata da una forte struttura
sovranazionale, e nel 1957, della Comunità Economica Europea
(CEE).
In quei momenti, la vocazione economica, era intesa nel
senso dell’armonizzazione delle economie piuttosto che
dell’integrazione economica, la CEE, tendeva, comunque, ad:
“assicurare lo sviluppo armonioso, riducendo le disparità tra le differenti regioni
ed il ritardo di quelle meno favorite”
6
.
Il ritardo in questione, era considerato settorialmente, e per
ridurlo, vennero istituiti il Fondo Sociale Europeo (FSE), con finalità
6
Preambolo del Trattato CEE del 1957, tratto da:
http://europa.eu/scadplus/treaties/eec_it.htm.
8
precipua di migliorare il tenore di vita dei lavoratori europei, e la
Banca Europea degli Investimenti (BEI), che doveva rappresentare una
fonte di prestiti e fideiussioni a basso tasso d’interesse per le regioni
meno sviluppate.
Sebbene le idee contenute nel Trattato fossero davvero
virtuose, non c’era al suo interno alcuna strategia per ridurre gli
squilibri tra le regioni più arretrate e quelle più prospere.
Per questo, fu necessario uno specifico intervento della CEE,
con cui vennero adottati interventi mirati ad eliminare le differenze
strutturali esistenti tra le regioni d’Europa.
All’inizio degli anni ’60, emerse una sempre più spiccata
attenzione per l’economia regionale e ci furono le prime conferenze
internazionali, in questo clima, nel 1962 nacque il Fondo Europeo
Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEAOG), purtroppo però, ancora
negli anni ’70 persistevano profonde sperequazioni nello sviluppo
delle diverse zone europee.
Si fece sempre più urgente un’azione comune per correggere i
vari squilibri e si avvertì l’esigenza di un coordinamento organico tra
le politiche regionali e settoriali della Comunità e le politiche
nazionale di incentivazione allo sviluppo delle regioni.
9
I due vertici di Parigi, del 1972, in cui vennero ampliati i
campi di azione della Comunità relativamente alle politiche regionali,
e del 1974, in cui nacque il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR),
imprimeranno una importante accelerazione nell’adottare strategie e
strumenti che ancora oggi rappresentano l’asse portante della
politica di Coesione.
Alla fine degli anni ’70, si svolsero le prime elezioni a
suffragio universale diretto dei 410 membri del Parlamento europeo,
in questo modo anche i cittadini europei sono diventati portatori di
interessi rilevanti nella democrazia partecipativa più vasta del
mondo.
Con l’adesione della Grecia, avvenuta nel 1981, la comunità
raggiunse i 10 membri; lo scenario di continua evoluzione e
fermento di quegli anni ha reso decisivo un aggiustamento del
trattato per renderlo più adatto a dare un nuovo impulso al processo
di integrazione europea.
È questo lo spirito con cui il 17 febbraio 1986 venne
sottoscritto l’Atto Unico Europeo, entrato in vigore il 1 luglio
1987, che pose le premesse per la realizzazione del Mercato Unico
10
entro il 1993, data entro la quale anche la Spagna ed il Portogallo
avrebbero fatto il loro ingresso.
È proprio a partire da questo documento che la politica di
coesione economica e sociale inizia un nuovo corso, dal momento che lo
sviluppo delle aree più arretrate diventa indispensabile per la
costruzione di un’unione economica e monetaria più omogenea e
improntata ad una visione più solidarista dell’integrazione.
L’Atto Unico Europeo ha introdotto un intero titolo relativo
alla politica di coesione nel Trattato di Roma, si tratta del Titolo
XVII denominato “Coesione economica e sociale”, che ha
l’obiettivo di “Promuovere lo sviluppo armonioso dell’insieme della Comunità,
questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento
della sua coesione economica e sociale”
7
, attraverso il meccanismo dei
Fondi a finalità strutturale.
Il risultato ottenuto è stato eccezionale, la comunità europea
nel perseguire il fine del Mercato Unico ha acquisito consapevolezza
sull’importanza della coesione, infatti, senza un adeguato sostegno
7
Art. 159 (ex art. 130 B) del Trattato CE.
11
per le regioni meno sviluppate, la liberalizzazione degli scambi
sarebbe risultata profondamente negativa.
Per portare a buon fine queste azioni di etero-compensazione,
volte a ridistribuire il reddito dalle regioni più povere a quelle più
ricche, furono scelte come interlocutrici le entità sub-statali, in
quanto organi privilegiati per esprimere le peculiarità delle realtà
locali; inoltre il Trattato di Maastricht creò l’istituzione del Comitato
delle Regioni, questo è il primo riuscito tentativo di organizzare una
presenza delle Regioni in ambiente comunitario.
In questo momento la politica di coesione economica e sociale,
divenne il secondo obiettivo della Comunità dietro all’abbattimento
delle frontiere.
Si continuò a lavorare su questi temi di attutire gli effetti
dannosi del Mercato Unico nelle aree arretrate, e furono redatti il
Libro Verde (1993) ed il Libro Bianco (1994), entrambi sulla
politica sociale europea, che offrivano delle soluzioni per
raggiungere un equilibrio tra le misure di politica sociale e le misure
di politica economica.