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patrimonio gestito da un intermediario professionale, con tutti i
vantaggi che ne derivano in termini di sinergie di gruppo, di economie
di scala e di liquidabilità dell'investimento.
La presente trattazione ha lo scopo di illustrare le peculiari
caratteristiche del fondo comune di investimento immobiliare chiuso
con particolare riferimento all'aspetto giuridico.
Nel primo capitolo viene evidenziata la situazione del sistema
finanziario italiano facendo riferimento agli intermediari finanziari ed,
inoltre, per una più agevole comprensione delle caratteristiche del
fondo immobiliare chiuso viene esposta una classificazione delle varie
tipologie di fondi esistenti.
Nel secondo capitolo viene illustrato un breve excursus storico
della volontà del legislatore italiano di disciplinare la materia dei fondi
immobiliari. La lettura di questo capitolo, a mio parere, può essere di
grande aiuto per la comprensione del perché si è giunti all'adozione di
una particolare tipologia di fondo comune.
Nel terzo capitolo, invece, viene trattata la società di gestione
del risparmio, figura giuridica introdotta con l’entrata in vigore del
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Testo unico della finanza e importante perché organo responsabile di
una corretta gestione del fondo immobiliare.
Nel quarto capitolo si parlerà del fondo immobiliare. In tale
contesto verranno evidenziati tutti quegli aspetti utili per una buona
conoscenza delle caratteristiche di questo nuovo strumento
finanziario. La base dell'analisi si poggia sul contenuto normativo del
decreto legislativo n.58 del 24 febbraio 1998 e dei suoi successivi
regolamenti di attuazione, emanati dal ministero del Tesoro, dalla
Banca d'Italia e dalla Consob.
Nel capitolo successivo, invece, verrà trattato il fondo
immobiliare costituito mediante apporto pubblico, voluto dal
legislatore per favorire il processo di dismissione del patrimonio
immobiliare pubblico italiano.
Nel sesto capitolo verranno analizzate le disposizioni tributarie
in vigore applicabili ai fondi immobiliari di diritto italiano. L'analisi,
basata sempre sulle disposizioni di legge vigenti, ha lo scopo di
evidenziare la volontà del legislatore di agevolare lo sviluppo di
questo nuovo prodotto in modo da favorire una canalizzazione di
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capitali finanziari verso questo settore, ritenuto di fondamentale
importanza per l'economia italiana.
Nel capitolo finale, denominato “Il mercato”, ho voluto
analizzare i possibili elementi capaci di determinare lo sviluppo dei
fondi immobiliari in Italia. Inoltre, ho dato spazio pure ad una
esposizione, sulla base di dati raccolti, sull'esperienza italiana in
materia di fondi immobiliari.
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IL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO
1.1 Il risparmio.
Lo sviluppo di un sistema economico è legato in modo
indissolubile alla presenza del risparmio e della sua relativa crescita. Il
risparmio è inteso come tutto l’ammontare di risorse disponibili,
derivanti da una produzione di reddito, che vengono preservate al
consumo. L’entità di tale elemento dipende da fattori
macroeconomici, demografici, politici e sociali. Un ottimo indicatore
di questa grandezza economica è la propensione media al consumo,
cioè la percentuale di reddito dedicata al consumo per ogni lira
guadagnata. In generale, quindi si ha: c=(1–s)y , dove c rappresenta la
frazione di reddito destinata al consumo; s è la frazione di reddito
destinata al risparmio; e y il reddito prodotto.
In base alla definizione di risparmio sopra indicata, e in modo
approssimativo, tutto ciò che non viene consumato costituisce un
ammontare di risorse destinato agli investimenti: y=c+sy , dove sy=i
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(i rappresenta gli investimenti). In sostanza, il totale del flusso dei
risparmi in un sistema economico determina la quantità di capitale che
l’economia avrà a sua disposizione per la produzione futura. Infatti, in
quei paesi dove la frazione di reddito destinata al risparmio è
relativamente grande, per conseguire il benessere economico, tali
paesi, potranno sopperire alla scarsità di materie prime utilizzando la
risorsa risparmio.
La principale fonte del risparmio sono le famiglie: l’apporto di
risorse è rappresentabile attraverso il concetto di saldo finanziario che,
in modo approssimativo, è la differenza fra redditi, consumi ed
investimenti in attività reali, in un determinato periodo (SF=R-C-I).
1.2 L’evoluzione del sistema finanziario.
Il sistema finanziario è l’insieme degli strumenti, delle
istituzioni, dei meccanismi di raccordo e tutta quella serie di regole
che assicurano la creazione e la movimentazione dei mezzi di
pagamento ed il trasferimento dei saldi finanziari dalle unità in avanzo
a quelle in disavanzo.
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La principale funzione del sistema finanziario è quella di
consentire l’incontro tra offerta e domanda di risorse finanziarie. Il
contatto tra unità detentori di saldi finanziari positivi e soggetti
richiedenti risorse finanziarie può avvenire in modo diretto o
attraverso un terzo soggetto. In genere il primo caso si verifica solo
quando vi è l’assoluta coincidenza delle aspettative e delle esigenze
dei due soggetti che vengono a contatto. Il ricorso ad un terzo
soggetto, invece, denominato intermediario finanziario consente di
risolvere tale problema e permette il superamento di attese ed interessi
contrapposti e divergenti. Tutto ciò va visto tenendo presente che, sia
il sistema finanziario che gli agenti che operano in esso non sono
immuni da trasformazioni, ma sono soggetti a cambiamenti in seguito
al verificarsi di alcuni fattori economici congiunturali e strutturali.
La riduzione dei tassi di interesse, che da congiunturale è ormai
diventata strutturale, ha comportato la ricerca, da parte di alcuni
operatori del sistema economico e finanziario, di forme
d’investimento alternative a quelle tradizionali costituite dai titoli di
Stato, in particolare BoT, BTp e CcT che per decenni hanno dominato,
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incontrastati, la scena finanziaria italiana. Non a caso è stato coniato il
termine di ‘BoT people’ per far riferimento ai risparmiatori italiani.
Altro aspetto importante da analizzare è quello della diffusione
anche presso il pubblico del concetto di diversificazione reale e non
solo apparente degli investimenti. Dalla possibilità data in passato di
diversificare i propri investimenti acquistando un po’ di BTp a tasso
fisso, un po’ di CcT a tasso variabile e un po’ di azioni, oggi ci si è
resi conto che non basta avere un ‘giardinetto titoli’ più o meno
ampio, ma occorre differenziare gli investimenti in funzione di
obiettivi da raggiungere ed esigenze da soddisfare.
Altro fattore concomitante a questi elementi in grado di causare
un vero e proprio mutamento nel sistema finanziario è stato
l’esplosione del fenomeno della globalizzazione dei mercati finanziari
che ha imposto, anche al piccolo risparmiatore inteso come soggetto
facente parte dell’azienda famiglia, l’abbandono della pratica ‘fai da
te’ per l’oggettiva impossibilità di districarsi tra diversi mercati,
diverse leggi, diverse strutture, diversi titoli, diverse valute. Inoltre,
nel corso degli ultimi anni si è andato consolidando un processo di
‘ingegnerizzazione finanziaria’ con la diffusione di strumenti efficaci
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ed estremamente complessi nella struttura e soprattutto nella gestione:
swaps, futures, covered warrant, reverse floater, ecc.
Tutta questa serie di motivi impongono a chiunque sia
interessato ad effettuare degli investimenti finanziari, di affidarsi a
degli intermediari finanziari in possesso di risorse, di esperienze e del
know-how necessario per garantire una gestione avanzata del
patrimonio, impensabile e proibitiva per il singolo risparmiatore.
1.3 Gli intermediari finanziari: tipologie e caratteristiche.
Lo scopo degli intermediari finanziari è quello di attirare la
massa del risparmio, raccogliendone la maggior parte possibile, e
convogliarla verso le istituzioni che necessitano, per la loro
sopravvivenza e sviluppo, di risorse finanziarie. La funzione degli
intermediari finanziari è quella di favorire l’incontro tra unità in
surplus finanziario, disposte a concedere risorse finanziarie dietro
godimento di un compenso, e unità in deficit, disposte a pagare un
prezzo per l’ottenimento di risorse finanziarie da impiegare in attività
di produzione, trasformazione, prestazione di servizi.
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Gli intermediari finanziari offrono dunque un servizio,
ricavandone un corrispettivo ottenuto sostanzialmente sotto forma di
commissione oppure di spread (divario) tra tasso di interesse attivo e
passivo. La prestazione svolta dagli intermediari finanziari è una
trasformazione qualitativa del risparmio: lo si rende disponibile a
termini, modalità, tempi, condizioni divergenti rispetto a quelle del
possessore iniziale, ma maggiormente aderenti alle aspettative di chi
richiede risorse finanziarie. L’attività di questi operatori economici è
quindi l’esercizio di una mediazione tra l’offerta di capitali da parte
dei risparmiatori, offerta frammentata, caratterizzata da condizioni
variegate e dall’esiguità delle quantità offerte individualmente, e i
soggetti richiedenti risorse finanziarie, che generalmente necessitano
di quantità di mezzi di pagamento superiori a quelle che il singolo
risparmiatore può garantire. A queste istituzioni le risorse pervengono
direttamente sotto forma di prestiti e finanziamenti, oppure
indirettamente, tramite il canale dei mercati finanziari.
Dal punto di vista della tipologia, gli intermediari finanziari si
possono distinguere in due sottogruppi:
− SISTEMA BANCARIO;
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− SISTEMA PARABANCARIO.
Al sistema bancario appartengono gli istituti di credito di diritto
pubblico, le banche di interesse nazionale, le banche popolari, le casse
di risparmio e monti di credito, le casse rurali ed artigiane, le filiali di
banche estere, ecc. Le attività parabancarie sono di fatto tutte quelle
competitive con le attività bancarie (nei settori della raccolta del
risparmio e dell’esercizio del credito). Non sono soggette alla legge
bancaria, ma alle disposizioni previste dal Codice Civile e dalla
legislazione commerciale; talvolta presentano marcatissimi caratteri di
atipicità che li fanno sfuggire a qualsiasi regolamentazione
preesistente e richiedono, quindi, la necessità dell’introduzione di
norme ‘ad hoc’.
1
I due sistemi non sono separati, ma sono comunque collegati fra
loro da vari rapporti: spesso gli intermediari finanziari appartenenti al
parabancario sono emanazioni di aziende di credito (nel caso delle
gestioni patrimoniali si può rilevare, ad esempio, come le banche
1
Bochicchio F., Intermediazione mobiliare e sollecitazione al pubblico risparmio nella
disciplina del mercato mobiliare, in: Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico
dell’economia, a cura di Galgano F., vol. XX, 1994.
15
esercitino direttamente gestioni personalizzate per conto dei loro
clienti).
Tra i due sistemi si sviluppano sinergie, strategie comuni di
sviluppo, oppure rapporti di competitività: punto di collegamento
rilevante è che entrambi i raggruppamenti sono soggetti a vincoli e
controlli istituzionali. Infatti, in base a quanto afferma l’art.47, comma
1, della Costituzione: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio
in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del
credito”. Il precetto costituzionale trovava già applicazione nella
funzione di vigilanza svolta dalla Banca d’Italia sul sistema creditizio,
tramite la concessione di autorizzazioni, l’imposizione di obblighi
informativi e il potere di effettuare ispezioni e controlli. L’istituzione
della Consob (Commissione nazionale per le Società e la Borsa) ha
avuto l’obiettivo di assicurare la trasparenza del mercato finanziario.
Una trasparenza garantita pure da alcuni provvedimenti legislativi che
hanno indubbiamente facilitato lo sviluppo del mercato verso modelli
più evoluti. Tra i maggiori provvedimenti legislativi troviamo quelli
riguardanti l’operatività dei fondi comuni mobiliari, quelli riguardanti
l’attività dei fondi comuni immobiliari, la costituzione dei fondi
16
pensione e dei fondi chiusi, la creazione delle Sgr (società di gestione
del risparmio), la riorganizzazione dei mercati finanziari (il cosiddetto
decreto Eurosim prima e la cosiddetta legge Draghi poi) e, da ultimo
ma non meno importante, la legge di riordino del trattamento fiscale
delle attività finanziarie.
In questo testo verrà trattata la normativa riguardante i fondi
comuni di investimento immobiliare. Si parlerà, inoltre, della società
di gestione del risparmio data l’importanza che assume questo
intermediario finanziario nell’ambito della gestione di un fondo
comune immobiliare.
1.4 Classificazione dei fondi.
Anche se l'argomento specifico di questo testo è la trattazione
dei fondi comuni di investimento immobiliare chiusi, può essere utile
individuare quali siano i criteri posti alla base per una classificazione
generale dei fondi comuni. In generale si può dire che, i fondi comuni
sono operatori che si dedicano all'investimento di capitale acquisito
presso i risparmiatori.
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Il concetto di fondo comune d’investimento è assai ampio e
flessibile e comprende una variegata e multiforme realtà, costituita da
diverse forme tecniche, con differenti caratteristiche operative.
Osservando il panorama finanziario internazionale si può notare che i
fondi si presentano come un fenomeno estremamente variegato ed in
continua evoluzione. A grandi linee, si possono individuare tre
categorie fondamentali:
− FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO IMMOBILARI:
l'obiettivo è l'acquisizione, la gestione e la negoziazione di attività
immobiliari al fine di remunerare il risparmio raccolto;
− FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO IN MERCI
(Commodities Funds): investono i capitali raccolti in stock di merci
(pietre o metalli preziosi, materie prime, ecc.);
− FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO MOBILIARI:
gestione di capitali affidati dai risparmiatori in valori mobiliari.
In questa sede ci si occuperà della prima categoria che è quella,
tra quelle citate, più innovativa alla luce dei recenti provvedimenti
legislativi e più interessante anche perché, il mercato immobiliare
comincia a suscitare un certo interesse, come valida forma di
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investimento alternativo in un'ottica di diversificazione del proprio
portafoglio, nei piccoli risparmiatori, nei cosiddetti investitori
qualificati
2
, e negli investitori istituzionali nazionali e/o esteri.
3
A seconda del punto di vista dal quale li consideriamo,
possiamo classificare i fondi al fine di identificarne con esattezza le
caratteristiche.
4
I fondi in base alla forma giuridica si possono
distinguere in:
− fondi contrattuali o società di tipo fiduciario (contarctual
investment trust). Le somme versate dai partecipanti ed i valori
mobiliari con esse acquistate non fanno parte del patrimonio della
società incaricata della gestione, ma divengono giuridicamente massa
indivisa e restano di proprietà dei partecipanti;
2
“Si considerano investitori qualificati: le imprese di investimento, le banche, gli agenti
di cambio, le società di gestione del risparmio (Sgr), le Sicav, i fondi pensione, le imprese di
assicurazione, le società finanziarie capogruppo di gruppi bancari e i soggetti iscritti negli elenchi
previsti dagli artt.106, 107 e 113 del Testo unico bancario; i soggetti esteri autorizzati a svolgere
(in base alla normativa in vigore nel proprio paese di origine) le medesime attività svolta dai
soggetti summenzionati; le fondazioni bancarie; e, infine, le persone fisiche e giuridiche e gli altri
enti in possesso di specifica competenza ed esperienza in operazioni in strumenti finanziari”.
Chirico B., I fondi comuni di investimento in Italia alla luce dei recenti provvedimenti normativi,
in: Professione Professore, n. 6, aprile 2000.
3
Per investitore istituzionale si intende qualsiasi persona giuridica non rientrante nella
categoria degli investitori qualificati.
4
De Marchi G., Roasio G., I fondi comuni di investimento, Il Sole 24 Ore, Milano, 1999,
p.4 ss.