1. DEFINIZIONE
Molti sono i nomi con cui viene definito lo zingaro nei vari Paesi.
Molti termini usati vengono dalla errata convinzione che provenissero dall’Egitto, così viene
definito gitano in Spagna, cigano in Portogallo, gypsy in Inghilterra, gipten in Olanda, evgitè in
Albania.
Altri derivano dal loro lungo soggiorno in Grecia, così a volte è chiamato grieco in Spagna e
grego in Portogallo.
Altri nomi sono sati usati in passato: heiden (cioè pagani) in Germania e Olanda, tattaren in
Svezia, sarraceni in latino, filistei in Polonia, karachi (neri) in Persia, karami (nomadi) fra gli
arabi.
Ma il termine che ha avuto maggior fortuna è quello che viene dal greco Athinganos (nome con
il quale veniva definita una setta eretica che praticava la magia nera), infatti da lì provengono i
seguenti nomi: zigeuner in tedesco ed olandese, tsigane in francese moderno (dove a volte è
usato anche il termine bohemien, dal salvacondotto concesso dall’imperatore Sigismondo, re di
Boemia), zeginer in svizzero, zigenare in svedese, czigàni o cigány in ungherese, cykan in russo,
cygan in polacco, čigānas in lituano, cyganin in bulgaro, cigan in serbo, çigan o cigene in turco,
cygan in ucraino, cikán in ceco, ciganin in croato e ovviamente zingaro in italiano.
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Non c’è presso gli zingari stessi un termine preciso che designi l’etnia nel complesso, ma il
termine che usano maggiormente per definirsi è Rom (che significa uomo, maschio), oppure
Manuš (che ha lo stesso significato, entrambi vengono dal sanscrito). Invece i Rom discendenti
di quelli che nel XIV-XV secolo arrivarono in Occidente (Germania, Austria, Boemia, Slovenia
ed Italia del Nord ) si definiscono Sinti (da Sindh, regione del Pakistan occidentale attraversata
dal fiume Indo).
Gli zingari spagnoli preferiscono chiamarsi Kalo (plurale Kale) e quelli dell'Armenia usano per
se stessi il termine Lom.
Nel presente testo useremo sia i termini Rom, Sinti e Manuš, sia il nome zingari (sebbene sia un
termine che loro rifiutano perché considerano dispregiativo) poiché quello maggiormente usato
in Europa, lungi da ogni connotazione negativa che generalmente implica.
1.1 Zingari in Europa
Prima di addentrarmi negli usi e costumi di questo popolo ho ritenuto opportuno definire cosa
debba intendersi con il termine ”zingaro”.
A differenza della facilità con la quale si può definire un qualsiasi altro popolo, per questo vi è
una certa difficoltà, sintomo del fatto che effettivamente ci troviamo davanti a un fenomeno di
cui conosciamo davvero poco.
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Vaux de Foletier François, Mille anni di storia degli zingari, Jaca Book, Milano, 1990, pag 21
Ogni studioso divide questo popolo in sottogruppi secondo criteri che non corrispondono a quelli
che gli zingari danno di sé stessi.
Scegliere une di queste classificazioni e darla per buona, dal momento che non ne esiste una più
accreditata delle altre, mi è sembrata una scelta inadeguata, perciò ho preferito riportare le due
principali e far notare le differenze che corrono tra l’una e l’altra, per portare alla luce fin da
subito la difficoltà incontrata nel classificare a priori un fenomeno che forse a nessuno è chiaro
fino in fondo.
Una prima classificazione è fatta in base ai luoghi di insediamento nel corso della storia. In
questo primo caso possiamo dividere la popolazione zigana in cinque gruppi principali:
- Rom: stanziati nelle regioni balcaniche, nell’Europa centro-orientale, nell’Italia meridionale e,
in seguito alla fuga dalla Ex Yugoslavia durante la guerra dei primi anni Novanta, anche
nell’Italia settentrionale.
- Sinti: insediati nell’Europa nord-occidentale, in Francia e in Italia settentrionale.
- Kalé: stanziati in Finlandia, in Galles, in Spagna e in Portogallo.
- Manuš: stanziati nella Francia meridionale e in Piemonte.
- Romanichals: giunti in Inghilterra e, in seguito alle deportazioni, in Australia e in America del
Nord.
Oltre a questi cinque gruppi principali vi sono diversi sottogruppi che vengono classificati in
base all’attività esercitata, al dialetto parlato, alla regione di provenienza, alla religione
professata.
La divisione in questi cinque gruppi è ritenuta valida anche da Alexian Santino Spinelli, docente
Rom di cultura rómani all’università di Trieste, che li fa confluire sotto la denominazione
comune di Rómani al posto dell’inesatta definizione di ”zingari”.
C’è invece chi preferisce dividere gli zingari in soli due gruppi principali, ovvero i Sinti e i Rom,
che vengono poi ulteriormente suddivisi in sottogruppi.
Sinti: zingari nomadi del centro Europa ed Italia settentrionale (per la maggior parte giostrai,
allevatori di cavalli, cestai). Sono suddivisi in sottogruppi a seconda delle zone nelle quali
migrano prevalentemente: Sinti piemontesi, Estrekaria (Alto Adige), Harvati (Croazia), Krassaria
(Carso), ecc.
Rom: nella loro lingua significa ”uomo”. Sono suddivisi in Rom Kalderaš (calderai), Laudari
(musicisti dell’Ungheria), Lovara (allevatori di cavalli), Khorakhané (musulmani), Kovacs
(fabbri dell’Ungheria), Rudari (intagliatori di legno originari della Romania, Rom sedentarizzati
designati secondo i luoghi di residenza), ecc.
Ed è forse questa la distinzione più opportuna, dato che gli stessi zingari si riconoscono in essa.
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1.2 Zingari in Italia
Una volta operata una distinzione tra gli zingari che popolano l’Europa proviamo a vedere quali
sono i gruppi che popolano l’Italia.
Anche in questo caso le distinzioni possibili sono molteplici.
Riportiamo le principali.
Secondo una prima classificazione più generale le comunità zingare presenti in Italia sono divise
in Sinti, Rom e Camminanti.
Sinti: Sono i più integrati nella società italiana in quanto meno conservatori rispetto alla cultura
d’origine. Molti di loro possiedono la cittadinanza italiana e per molti anni hanno costituito la
maggioranza presente in Italia. I Sinti, che popolano l’Italia settentrionale (detti sinti piemontesi,
veneti o emiliani a seconda della regione in cui hanno soggiornato più a lungo e di cui hanno
fatto proprio il dialetto) sono arrivati in Italia a più riprese e in varie epoche dalla Francia e dai
paesi di lingua tedesca. Parlano, oltre ai dialetti regionali, il Sinto, che è uno dei dialetti rómani.
Le loro attività tradizionali sono la fabbricazione e la vendita porta e porta di piccoli oggetti di
artigianato (ad esempio fiori di carta, bottiglie di bibite rimodellate a caldo e altri piccoli oggetti
ornamentali), i mestieri legati ai luna-park (giostre, tiro a segno, autoscontro, ecc) e ai circhi.
Molti sono di culto evangelico avventista. Solitamente quelli che hanno mantenuto le attività di
giostrai o circensi sono nomadi, mentre gli altri sono stanziali da 15-20 anni. Vivono per lo più in
campi nomadi alle periferie delle città del Nord, soprattutto in roulotte (infatti raramente nei loro
campi hanno edificato baracche o altre strutture più o meno stabili). Spesso tra questo gruppo vi
sono stati professionisti dello spettacolo popolare, sia per l’attività circense che per l’attività di
musicisti.
Rom: provengono dall’est europeo. La migrazione di massa in seguito alla guerra nell’ex
Jugoslavia ha portato a far si che essi oggi costituiscano il gruppo più numeroso in Italia. Questo
gruppo è il più radicato alle proprie tradizioni. Quello di più antica presenza è il grande gruppo
dei Rom dell’Italia centro-meridionale, insediatisi in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e
Calabria intorno al XV secolo. La loro lingua è fortemente influenzata dai dialetti regionali. In
passato erano conosciuti come ottimi fabbri e mercanti di cavalli, oggi i loro mestieri tradizionali
sono stati sostituiti da quelli di sfasciacarrozze e rottamai, ma alcuni continuano a lavorare il
ferro vendendo i prodotti della loro attività nei mercati di paese; non di rado li si vede chiedere
l’elemosina per le strade. Alcuni di essi praticano l’attività di usurai e in qualche caso sono legati
al mondo della malavita non zingara. La maggior parte di essi sono di religione cattolica. A
questi gruppi di antica permanenza in Italia recentemente si sono aggiunti Rom provenienti dalla
Slovenia, dalla Romania, dall’Ungheria, dalla Croazia, dalla Macedonia, dalla Bosnia, dal
Kosovo e dal Montenegro. Gli zingari dell’ex Jugoslavia sono divisi in gruppi diversi per
religione, dialetti, tradizioni e costumi.
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Camminanti: sono“gli zingari nostrani”, poiché provengono da Mazara del Vallo, Noto e altri
paesi della Sicilia meridionale. Svolgono i tradizionali mestieri zingari: sono arrotini, fabbricanti
di giocattoli e altri oggetti che poi vendono come ambulanti soprattutto durante le feste patronali.
Recentemente hanno stretto relazioni con gli altri gruppi zingari, relazioni che hanno consolidato
soprattutto con rom croati in seguito a diversi matrimoni.
Altri si sono occupati di suddividerli in maniera più dettagliata, distinguendo gli aventi
cittadinanza italiana dai non, ovvero gli apolidi e quelli con cittadinanza di altro Stato.
I circa 90 mila con cittadinanza italiana sono divisi in dieci gruppi:
- Rom abruzzesi e molisani: si dedicano a mestieri tradizionali come l’allevamento e il
commercio di cavalli ed è molto diffusa tra le donne la chiromanzia (rumrià).
- Rom napoletani
- Rom cilentani: sono tra i più integrati e alcune donne hanno raggiunto la laurea.
- Rom lucani: una delle comunità più integrate.
- Rom pugliesi
- Rom calabresi: i più poveri di tutta Italia, circa 150 vivono ancora in baracche.
- Camminanti siciliani: originari della Sicilia orientale. Sono venditori ambulanti e vivono per
lo più in baracche.
Questi primi sette gruppi contano circa 30 mila persone.
- Sinti giostrai: presenti soprattutto tra il nord e il centro Italia, sono almeno 30 mila. Arrivati in
Italia all’inizio del Quattrocento, spesso esercitano la tradizionale attività di giostrai, un mestiere
che però sta scomparendo.
- Rom harvati e il sottogruppo dei Kalderasha (indoratori e lavoratori del rame, prendono il
nome proprio dal loro mestiere di calderai): circa 70 mila persone arrivate dal nord della
Jugoslavia dopo le due guerre mondiali.
- Rom lovara: giunti in Italia agli inizi del secolo, prendono il loro nome dal mestiere di
allevatori di cavalli (in Ungherese lob=cavallo). Abitano in case e roulotte e il loro gruppo non
conta più di mille appartenenti.
Quelli senza cittadinanza italiana fanno parte dei rimanenti tre gruppi:
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- Rom jugoslavi: è possibile suddividerli in due grandi ceppi, i Dassikhané, ovvero i cristiani
ortodossi con riferimenti culturali alle popolazioni serbe, e i Khorakhané, di religione
musulmana e segnati dall’influenza islamica e dalla cultura turca. Vivono per lo più nei campi
nomadi del nord e del centro Italia. Tra i minori una bassissima percentuale frequenta la scuola e
minima è anche la percentuale degli adulti che lavorano. Provengono dalle regioni centro-
meridionali della ex Jugoslavia. La loro immigrazione, iniziata negli anni Sessanta, si è
intensificata a seguito della guerra civile in Bosnia.
- Rom rumeni (o Rudari): originari della Romania, sono giunti in Italia negli anni Sessanta. Si
occupano della lavorazione del rame, sono musicanti e vendono fiori per la strada. Quello della
Romania è ormai un flusso continuo e inarrestabile. Le più grandi comunità sono a Milano,
Roma, Napoli, Bologna, Bari, Genova.
- Kaulia: di recentissima immigrazione, provengono per lo più dalla Francia, ma sono originari
dell’Algeria. Poverissimi, si aggregano talvolta ai Khorakhané con i quali condividono la stessa
fede religiosa.
Possiamo così integrare le due distinzioni precedenti per avere un quadro più ampio di quelle che
sono le presenze zingare in Italia, tenendo in considerazione anche il numero.
In Italia gli zingari sono quantificati in circa 160mila, tra Rom, Sinti, Camminanti e Rom
romeni. Si suddividono in:
Zingari italiani (con cittadinanza): circa 90 mila, di cui:
- Rom, 30 mila residenti nel sud Italia distinguibili in:
- Rom abruzzesi e molisani
- Rom napoletani (detti napulengre)
- Rom cilentani
- Rom lucani
- Rom pugliesi
- Rom calabresi
- Sinti: circa 30 mila, residenti principalmente in nord e centro Italia
- Camminanti siciliani
- Rom Harvati: 7 mila persone giunti dalla Jugoslavia settentrionale dopo la seconda
guerra mondiale
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