6
attività che consentono loro vantaggi e/o svantaggi economici:
si tratta del gioco d’azzardo.
Come ho potuto illustrare da studi bibliografici condotti durante
la precedente tesi, svolta durante il percorso di studi triennale,
il gioco d’azzardo era già presente nell’antichità. Le prime tracce
le possiamo ritrovare nell’Antico Egitto con il gioco dei dadi,
attraversando tutta la storia fino ad oggi con video poker e tavoli
verdi da gioco al casinò.
Per molti il gioco d’azzardo è ricco di fascino, proprio perché il
risultato dipende dalla fortuna e dal caso, ma la sua attrazione
è per molti anche una dannazione. A tal proposito il gioco
d’azzardo può diventare anche patologico.
Diverse sono le funzioni che svolge il gioco d’azzardo: per molti
può costituire un antidoto alla depressione, per altri la
possibilità di socializzare per altri ancora la possibilità di avere
un’avventura.
Partirò da questi punti per introdurre e collegare alla tesi
precedente il discorso sul gioco d’azzardo patologico. Cercherò
di far capire la distinzione tra i tipi di gioco d’azzardo e i tipi di
giocatore e le varie fasi che attraversano i soggetti durante la
dipendenza da gioco. Introdurrò quindi la definizione di gioco
d’azzardo patologico data dal DSM IV.
7
Dopo questo breve excursus cercherò di sviluppare
ulteriormente un discorso che in Italia non è mai stato
affrontato attraverso studi e ricerche, ossia il collegamento tra
gioco d’azzardo patologico e tentato suicidio, grazie anche ad
un’attenta analisi della bibliografia internazionale, in particolar
modo di quella statunitense, canadese, scandinava e britannica.
Attraverso queste ricerche si può notare che i giocatori
d’azzardo patologico sono spinti al pensiero suicida a causa dei
problemi che il gioco d’azzardo comporta, sia a livello emotivo,
attraverso la depressione, che a livello lavorativo, economico e
familiare.
Viene fatta una distinzione tra i soggetti che hanno un pensiero
suicida e chi invece attua questo pensiero.
Inizialmente fisserò il concetto di suicidio attraverso gli aspetti
epidemiologici, preciserò quello che secondo alcuni autori può
significare il suicidio; circoscriverò le fasi per valutare la gravità
di rischio suicida. Affronterò in seguito la correlazione tra GAP e
suicidio attraverso gli studi canadesi e statunitensi. Definirò poi
i fattori di rischio di suicidio nei giocatori d’azzardo patologico
anche se naturalmente l’elenco di tali fattori è provvisorio, in
quanto più le ricerche in questo campo andranno avanti e più si
potranno affinare ed aggiungere fattori.
8
Come vedremo i suddetti fattori di rischio possono essere
utilizzati come discriminante per la valutazione reale del rischio
di ideazione e tentato suicidio. Verranno definiti quelli che sono
gli strumenti per la valutazione del rischio di suicidio in
Canada, negli U.S.A. e nel Regno Unito, in particolar modo la
Beck Scale for suicidal ideation, il Suicidal Behaviors
Questionnaire, il Suicidal Ideation Questionnaire e la Harkavy
Asnis Suicide Scale.
Infine analizzerò i fattori di rischio di suicidio su un campione
di 86 soggetti, pazienti del Ser.T. di Collegno, facenti parte del
gruppo dei giocatori d’azzardo patologico, sviluppando
un’analisi di confronto con le ricerche presenti in letteratura.
La seguente tesi vuole essere anche uno stimolo affinché questo
argomento venga maggiormente valutato dai ricercatori sul
campo in quanto fino ad oggi non vi è stata la possibilità di
poter approfondire tali studi.
9
Capitolo 1
IL GIOCO D’AZZARDO
1.1 LE ORIGINI
Il gioco d’azzardo esiste da sempre e ha sempre occupato
un posto importante in tutte le culture, le società e le classi
sociali; il suo universo attraversa l’esistenza umana in tutte le
sue forme. Le origini si possono far risalire già al 3000 a.C.. Gli
antichi Egizi si servivano di un gioco (l’attuale gioco dei dadi),
per predire il futuro
1
.Tracce del gioco d’azzardo si ritrovano in
Cina, India, Giappone: antichi manoscritti narrano di forti
scommesse al gioco dei dadi e alle corse dei carri. Anche da
racconti provenienti dalla storia e dalla mitologia greca e
romana emerge come, in entrambe le culture, il gioco d’azzardo
avesse un ruolo significativo sia nella vita dei potenti imperatori
sia in quella del cittadino qualunque. Ne sono testimonianza
anche le insegne arrecanti la scritta “scommesse e cibo” su
diverse taverne greche e romane.
1
Ladaceur R., Sylvain C., Boutin C., Doucet C., 2000-, trad it 2003-, Il gioco d’azzardo
eccessivo, vincere il gambling. Centro scientifico editore, Torino
10
Nello stesso periodo, secondo Tacito, presso le popolazioni
germaniche, i giocatori, vittime di un rapimento dei sensi del
tutto incontrollato, arrivarono a giocarsi i propri affetti più cari:
mogli, figli e alcune volte la loro stessa libertà.
Tra il XII e il XIII secolo si diffuse il gioco definito “sport dei re”:
cioè erano le corse dei cavalli, forma di gioco oggi molto
popolare. Nel 1212 il Consiglio Lateranense proibì il ricorso a
ogni forma di gioco d’azzardo, considerando come sacrilegio
l’atto di ricorrere al divino o al maligno per ottenere risultati.
Con la scoperta dell’ America si capì che la pratica del gioco
d’azzardo era già diffusa anche presso gli Amerindi del Canada
2
.
Nei secoli, però: il gioco non fu solo oggetto di riprovazione.
Spesso, infatti, venne visto dai governanti come una fonte
inattesa e quasi inesauribile di fondi: si trattava di un modo
nuovo per riempire le casse proprie e successivamente quello
dello stato. Così ad esempio in diversi paesi europei tra il XVI e
il XVIII secolo vennero organizzate lotterie per il finanziamento
di opere pubbliche e ristrutturazione strutture architettoniche,
come chiese e monumenti
3
.
2
Lavanco G., 2001-, Psicologia del gioco d’azzardo, prospettive psicodinamiche e sociali. Psicologia
McGraw- Hill, Milano
3
Ladaceur R., Sylvain C., Boutin C., Doucet C., 2000-, trad it 2003-, op. cit.
11
Negli Stati Uniti negli anni ’70 del secolo scorso vennero
organizzate lotterie per raccogliere fondi per facilitare la ricerca
scientifica
4
.
In Canada la prima lotteria fu organizzata nel 1976 per
finanziare i Giochi Olimpici di Montréal. Il sindaco dell’epoca,
Depeau, fu costretto a raggirare la legge, a causa dell’illegalità
delle lotterie in Canada, proponendo la lotteria come una tassa
che i cittadini avrebbero versato volontariamente nelle casse
dello stato per colmare l’ammanco di denaro necessario a
completare le opere e le strutture per lo svolgimento dei Giochi
Olimpici
5
.
Come si è visto i diversi periodi storici sono stati segnati da
atteggiamenti differenti rispetto al gioco d’azzardo. Attualmente
assistiamo a una fase di estrema legittimazione, causata da
ingenti ed eccessivi interessi economici, sia nel settore pubblico
che in quello privato. Diverse Nazioni hanno incoraggiato e
promosso politiche di incentivazione al gioco d’azzardo,
facendone una delle maggiori industrie di tutto il pianeta per il
volume di denaro investito, oltre che una delle più radicate nelle
abitudini e nel quotidiano dell’uomo comune
6
.
4
Ladaceur R., Sylvain C., Boutin C., Doucet C., 2000-, trad it 2003-, op. cit
5
Willans A., 2000-, Gioco d’azzardo un affare di famiglia, Editori Riuniti, Roma
6
Lavanco G., 2001-, op. cit.
12
1.2 PERCHÉ SI GIOCA?
In un modo o in un altro tutti giocano, non importa se
si corre un rischio che può sembrare più o meno riprovevole:
nella vita succede a tutti continuamente.
Naturalmente c’è una grande differenza tra il correre rischi e il
giocare per un fine puramente ludico. Durante il gioco viene
compiuta la scelta di permutare una cosa, che il giocatore
considera di valore, per avere la possibilità di vincerne diverse
di valore superiore. Questo è l’input che inizialmente spinge le
persone ad acquisire il gusto del gioco. In seguito si aggiungono
motivazioni differenti, che, in alcuni casi definiti come
patologici, diventano preponderanti. I motivi per cui la gente
gioca e comincia a farlo regolarmente sono
7
:
ξ Denaro
Il principale stimolo iniziale del nuovo giocatore è il
desiderio, a volte disperato, di un profitto facilmente ottenibile.
Chi è davvero povero, considera il gioco una via di uscita dai
debiti o dalle difficoltà, perciò diventa sempre più importante
ottenere una grossa vincita.
7
Willans A., 2000-, op.cit.
13
In caso di mancata vincita c’è lo stimolo a continuare, finché
non vengono esaudite le proprie aspettative. Se, al contrario, si
vince subito, emerge la volontà di proseguire fino a quando non
si vincerà nuovamente
ξ Vita sociale
La maggior parte delle forme di gioco implica la
compagnia di altri soggetti giocatori: nelle sale giochi o nelle
ricevitorie, alle corse, nelle sale bingo o nei casinò. Per chi gioca
in segreto questo è un grande stimolo, non avendo
l’approvazione della famiglia o degli amici. Si tratta di luoghi in
cui è possibile incontrare persone con lo stesso obiettivo e tra le
quali è possibile capirsi a vicenda. La possibilità di stare con gli
altri e il senso di appartenenza sono fondamentali quanto la
possibilità di vincere, proprio come, per chi dipende da altre
sostanze, può esserlo stare con la compagnia che trova in un
bar o in un luogo appartato.
ξ Vincere per noia
Solitamente il giocatore non aspetta nulla con ansia, se
non il momento di andare a giocare, non vi è assolutamente
nulla di più importante.
14
Probabilmente il soggetto inizia ad affacciarsi al mondo del
gioco d’azzardo perché non trova stimoli nella conduzione della
propria vita, la ritiene noiosa, priva di forti emozioni. Quando il
soggetto non gioca spesso occupa il tempo con altre attività
legate alla propria ossessione, come studi probabilistici, studio
di schedine oppure con la lettura di articoli sportivi su cui
basare future scommesse.
Tutto ciò avviene nel caso la persona non abbia altri interessi.
Se anche la persona viene incuriosita da altre attività, si
tratterà pur sempre di un’attrazione futile e superficiale perché
la sua attenzione sarà sempre rivolta patologicamente al gioco.
La possibilità di sconfiggere la noia porta il giocatore a provare
forti emozioni, che si trasformano nella ricerca disperata di
euforia.
15
1.3 VIZIO O MALATTIA?
Spesso si sente dire: “ho il vizio del gioco”, più raramente
si sente dire “sono un giocatore patologico”. Ma il gioco
d’azzardo è un vizio o una malattia? La risposta più adeguata è:
dipende
8
.
Il vizio è un’abitudine radicata che provoca nell’individuo il
bisogno morboso di quanto per lui è (o può essere nocivo); in
senso attenuato, può essere definito un’abitudine, un difetto. È
un comportamento volontario perché il soggetto può
interromperlo a proprio piacimento. Si rende conto di essere
criticato, sa che non bisognerebbe farlo, però lo fa.
La malattia, invece, è una qualsiasi alterazione dello stato
fisiologico dell’organismo, capace di ridurre negativamente o
persino di eliminare le funzionalità normali dell’organismo. Di
conseguenza la linea che separa il vizio dalla malattia è molto
sottile.
Il gioco rimane un vizio fino a quando non insorgono le
caratteristiche tipiche della dipendenza:
1. La tolleranza, ossia la capacita di tollerare un
comportamento che può essere pericoloso in quanto crea un
bisogno continuo di sostanza stupefacente o di gioco, per poter
mantenere lo stesso livello di eccitamento.
8
Sforza M., Oliva S., 2001, GAP Ce.S.Te.P, Centro per lo studio e la terapia delle Psicopatologie, Roma
16
2. L’astinenza, che comporta una serie di gravi disturbi a
carico del soggetto cui sia stata ridotta o sottratta la “dose”
abituale di gioco,che consiste nella comparsa di nervosismo,
ansia e tremori.
3. La perdita di controllo, cioè il non riuscire a smettere
nonostante la presunzione essere in grado di farlo.
Tali esiti prendono possesso della persona perché il soggetto è
divenuto parte integrante di un circolo vizioso definito
“chasing”, cioè l’inseguimento delle perdite. Spesso, infatti, dopo
una prima fase caratterizzata da vincite esaltanti, la tendenza
dell’individuo predisposto all’abuso è quella di “rincorrere” altre
vincite, aumentando la frequenza di gioco e la portata delle
puntate. Quando il soggetto inizia a perdere, attribuisce la
responsabilità ad un periodo sfortunato e tende ad aumentare il
fattore di rischio, nell’illusione di poter ottenere vincite più
elevate. Le perdite a questo punto superano di gran lunga le
somme vinte ed inizia così la fase dell’inseguimento delle perdite
(chasing), nel tentativo di recuperare, con un colpo di fortuna, il
denaro perduto. Il gioco viene considerato, in tal modo, come
l’unica possibilità di redenzione e recupero.
A questo punto il gioco d’azzardo viene definito malattia.
17
1.4 PSICOLOGIE E MODELLI INTERPRETATIVI:
MODALITA’ COMPULSIVA, PATOLOGICA.
Il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) è una malattia mentale
che è stata classificata dall’Associazione Psichiatrica Americana
(APA) all’interno dei disturbi del controllo degli impulsi
evidenziando una grande affinità con il gruppo dei Disturbi
Ossessivo – Compulsivi (DOC) e soprattutto con i
comportamenti di abuso e dipendenze.
Attualmente non vi è consenso tra gli studiosi riguardo il
coinvolgimento degli individui nel gioco d’azzardo, infatti diversi
sono gli approcci teorico-metodologici che lo interpretano.
Lavanco e Varveri
9
(2005) fanno notare come diversi autori si
sono occupati del GAP, già all’ inizio del XIX secolo: uno di
questi è stato Simmel.
Simmel sottolineò che a caratterizzare la personalità del
giocatore fossero vari tratti pregenitali.
Von Eattingberg
10
(1914), fu uno dei primi studiosi a sviluppare
concetti psicoanalitici sul giocatore, fornendo una spiegazione di
natura sessuale alla paura e alla tensione intrinseca al gioco,
considerandole elementi che riflettono tendenze masochistiche
9
Lavanco G.,Varveri L. “ Gioco d’Azzardo. Una scommessa tra il gioco e la patologia”, Caretti V., La Barbera
D., 2005, Le dipendenze patologiche, clinica e psicopatologia, Cortina Editore, Milano
10
Von Hattingberg H., 1914, Analerotik Angstlust und Eigensiin. Internationale Zeitschrift fur
Psycholanalyse.
18
di origine pregenitale, sorte nell’infanzia per il senso di colpa
legato alla gratificazione anale.
Freud
11
(1928) interpretò la coazione al gioco d’azzardo come
una forma di autopunizione, in cui domina il bisogno di
perdere, per espiare i sensi di colpa, innescati dal complesso
edipico; paragonò il gioco d’azzardo a uno stato nevrotico
compulsivo, le cui origini risalgono al bisogno infantile di
masturbarsi. Il gioco, secondo Freud
12
, sarebbe una
trasformazione simbolica del vizio masturbatorio infantile.
Secondo Lavanco e Varveri
13
, Kris nel 1938, ipotizzò che alla
base del gioco ci fossero le forti tensioni sessuali che
inizialmente spingono a giocare, ma che, a lungo andare,
intrappolano il giocatore in un circolo vizioso, trasformando così
il gioco d’azzardo da innocente passatempo a un problema di
vita o morte.
L’analogia tra il gioco d’azzardo e la masturbazione viene ripresa
da vari autori, tra cui Fenichel
14
(1945, Trad It. 1951) che definì
l’atto masturbatorio come il giocare con l’eccitazione sessuale. Il
giocatore d’azzardo nevrotico si sente fortunato e spinto a
provare di volta in volta il destino, sperando di essere fortunato.
11
Freud S., 1928, Trad. It.1977, Dostoevskij e il parricidio. Bollati Boringhieri, Torino
12
Freud S., 1928, Trad. It.1977, Op. Cit.
13
Lavanco G.,Varveri L. “ Gioco d’Azzardo. Una scommessa tra il gioco e la patologia”, Caretti V., La Barbera
D., 2005-, op.cit.
14
Fenichel S., 1945, Trd It., 1951, Trattato di psicoanalisi delle nevrosi e delle psicosi. Astrolabio, Roma