9
1. INTRODUZIONE E OBIETTIVO DELLA TESI
I diritti umani sono una delle colonne portanti dell‟Unione Europea. Tutti i suoi
Stati membri, stati democratici, hanno fatto di tali diritti il fondamento delle loro
costituzioni e delle loro leggi. La loro tutela è inclusa in molti provvedimenti e
obiettivi della Politica estera europea e negli anni è cresciuta la coscienza
dell'importanza di valori fondamentali come la pace, la dignità umana, la libertà e
la giustizia che spettano a tutti gli esseri umani senza distinzioni.
Con il presente elaborato si vuole proporre l‟obiettivo di analizzare la presenza dei
diritti umani e la loro tutela all‟interno della Politica Comune di Sicurezza e Difesa
(PCSD, denominata prima del Trattato di Lisbona Politica Europea di Sicurezza e
Difesa ovvero PESD) attraverso l‟analisi dello sviluppo e delle istituzioni di
quest‟ultima e quindi il loro funzionamento; e l‟analisi delle capacità effettive della
PCSD di porsi efficacemente a livello globale quale istituzione posta a tutela dei
diritti umani internazionali. I diritti umani sono contemplati nei trattati dell‟UE ma
la PCSD ha la forza di tutelarli autonomamente e in maniera efficace?
Dopo aver fornito una panoramica sul riconoscimento attuale dei diritti umani, si
procederà poi ricercando le basi della nascita della PCSD e il suo ruolo a livello
internazionale, le sue funzioni e gli organi che la compongono. Successivamente si
verificherà l‟applicazione concreta della tutela dei diritti umani all‟interno della
PCSD stessa mediante strumenti quali le carte, i trattati e i report succedutisi negli
anni che hanno rappresentato una traccia ideale da seguire, ma che non sempre
hanno poi avuto compimento nella realtà.
10
Infine si analizzerà il caso delle missioni PESD e PCSD in Congo, e si verificherà
se e come si sono tutelati i diritti dell‟uomo in termini di procedure utilizzate e la
loro applicazione nelle missioni e se, da tali operazioni, ne è derivata un‟efficacia a
lungo termine.
11
2. I DIRITTI UMANI IN EUROPA
2.1. La nascita dei Diritti Umani in Europa
L‟Europa è considerata la culla dei diritti umani e storicamente detiene questo
primato insieme agli Stati Uniti. La loro prima formulazione è avvenuta già nel
periodo medievale, la lotta contro la violazione dei propri diritti dovuto
all‟eccessivo autoritarismo dei sovrani ha portato gli uomini europei a conquistare
spazi sempre più ampi verso la libertà personale e verso garanzie che proteggessero
dai provvedimenti arbitrari che il sovrano poteva prendere contro la vita e i beni dei
suoi sudditi. Una delle pietre miliari della nascita dei diritti umani è sicuramente la
Magna Charta Libertatum del 1215
1
. Si tratta di un documento giuridico
contenente una serie di concessioni fatte dal re d‟Inghilterra Giovanni Senzaterra
nei confronti dei baroni che si erano ribellati a seguito della forte tassazione che
aveva investito l‟Inghilterra per finanziare la guerra contro la Francia. In esso,
all‟articolo 39, si enuncia il principio dell‟habeas corpus:
“Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato, spossessato della sua
dipendenza, della sua libertà o libere usanze, messo fuori legge, esiliato, molestato
in nessuna maniera, noi non metteremo, né faremo mettere la mano su di lui se non
in virtù di un giudizio legale dei suoi pari e secondo la legge del paese.”
2
1
A. Facchi, “Breve storia dei diritti umani”, 2007, pag. 23.
2
Magna Charta Libertatum, 1215, art.39.
12
Si tratta della prima istituzionalizzazione della sfera di autonomia individuale
3
.
Interessante notare che, per la prima volta in riferimento ai diritti umani, si parla di
un giusto processo (“… giudizio legale dei suoi pari…”). In seguito, nel 1297, lo
Statuto de Tallagio non concedendo
4
affermava l‟esistenza di norme talmente
importanti da non poter essere annullate o modificate, in particolare all‟articolo 4 si
enuncia:
“Vogliamo inoltre, e accordiamo per noi e i nostri successori, che tutti i chierici e i
laici del nostro regno godano di tutte le loro leggi, libertà, libere consuetudini,
così pienamente e interamente come hanno fatto allorquando questo godimento è
stato il più pieno e il più intero. E se noi e i nostri successori avremo a fare statuti
o ad introdurre usi contrari a queste libertà, o a qualche articolo del presente
statuto, noi vogliamo e decidiamo che tali statuti e usi siano nulli e senza effetto
per l’avvenire.”
5
Il presupposto teorico che ha permesso concretamente la nascita dei diritti umani è
sicuramente l‟uguaglianza naturale di tutti gli uomini
6
: secondo la teoria del
Giusnaturalismo esistono dei diritti (chiamati “naturali”) superiori al diritto
positivo stabilito tramite le leggi vigenti. Il più famoso sostenitore di questa teoria è
Thomas Hobbes, ma in realtà il Giusnaturalismo si è sviluppato più anticamente.
3
A. Facchi, “Breve storia dei diritti umani”, 2007, pag. 23.
4
Si tratta di un documento aggiuntivo alla Magna Charta e specificativo del principio Quod Omnes
Tangit ab omnibus approbatur (Ciò che tocca a tutti, da tutti deve essere approvato), costituito da 6
articoli, viene emanato da Edoardo I nel 1297 e detto "De tallagio non concedendo”.
5
Statuto De Tallagio non concedendo, 1297, art. 4.
6
A. Facchi, “Breve storia dei diritti umani”, 2007, pag. 25.
13
Già il cristianesimo antico predicava l‟uguaglianza di tutti gli uomini, in particolare
la loro uguaglianza davanti a Dio
7
. Secondo gli insegnamenti dei Padri della Chiesa
tutti gli uomini sono figli di Dio e creati a sua immagine e somiglianza
8
, tutti gli
uomini sono dunque uguali.
Tommaso D‟Aquino, fondatore del Giusnaturalismo scolastico, descrive i diritti
naturali come un "insieme di primi principi etici, generalissimi" che condizionano
il legislatore nel diritto positivo, in quanto sigillo di Dio nella creazione delle cose.
I diritti umani quindi non sono più un insieme di concessioni da parte di qualche
autorità terrena. È ormai diritto dell'uomo rivendicare la propria libertà quale suo
diritto naturale
9
.
A seguito della scoperta delle Americhe, nel 1492, e conseguente conquista con lo
sterminio delle popolazioni indigene le prime conseguenti pratiche di deportazioni
di individui di pelle nera dall‟Africa verso il Nuovo Mondo, crearono un vigoroso
dibattito sui diritti umani. Francisco de Victoria e altri filosofi della Scuola di
Salamanca (ovvero i fondatori della seconda scolastica) enunciarono il concetto di
diritto naturale relativamente al corpo (diritto alla vita, alla proprietà) quanto allo
spirito (diritto alla libertà di pensiero, alla dignità). I teologi dell'università di
Salamanca furono tanto radicali da condannare qualsiasi forma di guerra (con
poche eccezioni) come una violazione dei diritti naturali, opponendosi
espressamente alle campagne di Carlo I, re di Spagna. Interessante notare come nei
7
A. Facchi, “Breve storia dei diritti umani”, 2007, pag. 26.
8
“Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”, Genesi
1, 27.
9
A. Facchi, “Breve storia dei diritti umani”, 2007, pag. 27.
14
loro scritti fossero già presenti i tre valori fondamentali della vita, della libertà e
della proprietà.
In realtà i diritti umani nell‟attuale senso del termine conferito dal diritto
internazionale, si svilupparono grazie alla sovrapposizione delle dottrine
giusnaturaliste alle teorie contrattualiste del diritto positivo (che segna il passaggio
dell‟umanità dallo stato di natura allo stato civile attraverso la stipulazione di patti
sociali). Il diritto positivo nasce grazie alla rinuncia da parte degli uomini ai diritti
naturali di libertà e uguaglianza per assoggettarsi al potere di un sovrano, i patti
sociali del diritto positivo quindi tutelano gli individui dal potere arbitrario di un
sovrano teorizzando i diritti naturali che gli spettano e legittimano il sovrano stesso
fornendogli diritti, doveri e divieti. Secondo Hobbes “il diritto consiste nella
libertà di fare o di astenersi dal fare, mentre la legge determina e obbliga a una
delle due cose. Perciò la legge e il diritto differiscono tra loro come l’obbligazione
e la libertà, che sono incompatibili nella stessa situazione”
10
, inoltre per Hobbes "il
nome di diritto non significa altro che la libertà, che ciascuno ha, di usare delle
facoltà naturali secondo la retta ragione".
11
Per la prima volta l‟uomo è libero
perché è proprietario di se stesso.
In seguito Rousseau, nel Contratto Sociale, affermò chiaramente il diritto
dell‟uomo a seguire il proprio istinto di autoconservazione anche grazie alla
dottrina contrattualistica che prevedeva un contratto sociale tra uomini (la
10
Thomas Hobbes, "Il Leviatano", Cap. XIV, p. 105
11
Thomas Hobbes, "De Cive", libro I, Cap. VII, pag. 84
15
creazione della cosiddetta “società”) che gli permettesse di essere liberi
12
. Le teorie
dei diritti umani si affinarono ulteriormente, poi, grazie al contributo di Kant e del
suo “imperativo categorico”
13
ovvero la forza della legge morale che riduce
all‟obbedienza che è uguale per tutti gli uomini così come le leggi sono uguali per
tutti.
La teoria di Thomas Humprey Marshall che divide l‟evoluzione storica europea dei
diritti umani in tre fasi è assai utile, egli a ragione individuava
14
:
La fase dell‟affermazione dei diritti di libertà e dei diritti civili: libertà
personale, di pensiero, di religione, di riunione, di iniziativa economica.
La fase dell‟affermazione dei diritti politici: diritto elettorale (o di voto) sia
attivo, sia passivo, diritto di associarsi.
La fase dell‟affermazione dei diritti sociali: diritto al lavoro, all‟assistenza,
allo studio, alla salute.
Con riferimento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, Bobbio
sintetizza perfettamente il percorso compiuto dai diritti: “La Dichiarazione
universale contiene in germe la sintesi di un movimento dialettico che comincia
con l’universalità astratta dei diritti naturali, trapassa nella particolarità concreta
12
J. Rousseau, “Du contrat social”, 1762.
13
I. Kant, “La critica della Ragion Pratica”, 1788. L‟imperativo categorico è ciò che comanda
l‟azione. La norma morale deve essere un imperativo categorico, cioè la tendenza ad un fine deve
essere comandata da una legge morale.
14
T.H. Marshall, “Citizenship and Social Class”, 1950.
16
dei diritti positivi nazionali, termina con l’universalità non più astratta, ma di essa
stessa concreta dei diritti positivi universali”
15
.
2.2. Codificazione dei diritti umani in Europa
Il secondo passo fondamentale che ha portato all‟attuale “successo” dei diritti
umani all‟interno della nostra comunità europea è stata la loro stesura e
incorporamento all‟interno delle costituzioni nazionali. Tale processo è iniziato con
la stesura, a seguito della Rivoluzione francese, della Carta dei diritti dell‟uomo e
del cittadino, redatta nel 1789. Si tratta di diritti che nascono dalla rivendicazione
delle libertà fondamentali che erano precluse ad ampi strati della popolazione. In
particolare sono: diritto alla vita e all‟integrità fisica, libertà di pensiero, di
religione, di espressione, di associazione, diritto alla partecipazione politica, e
all‟elettorato attivo e passivo. In seguito a ciò venne stilata, nel 1791, la Carta dei
diritti della donna e della cittadina, primo documento che propugnava
l‟uguaglianza di genere e proclamava quella giuridica e legale della donna rispetto
all‟uomo. Sicuramente la parte fondamentale dello sviluppo dei diritti umani però è
avvenuta in seguito, con l‟internazionalizzazione di questi ultimi e con le carte e
convenzioni internazionali di tutela dei diritti umani che ne sono derivate.
2.3. Internazionalizzazione dei diritti umani in Europa
Dopo gli orrori della due guerre mondiali, che servirono da spartiacque nella storia
dei diritti umani, si decise di avviare il “processo di internazionalizzazione dei
15
N. Bobbio, “L‟età dei diritti”, 1997.
17
diritti umani”
16
per cercare di evitare il ripetersi di simili situazioni in futuro. La
Dichiarazione Universale dei diritti umani venne stilata il 10 dicembre 1948 e fu il
primo passo ufficiale di tutela dei diritti umani che doveva avere applicazione in
tutti gli Stati che aderivano all‟ONU e che l‟avevano adottata. La Convenzione
europea per la salvaguardia dei diritti dell‟uomo e delle libertà fondamentali (la
CEDU) è stata adottata dal Consiglio d‟Europa il 4 novembre 1950 (in vigore dal
settembre 1953), la sua ratificazione è uno dei requisiti per essere ammessi
all‟interno dell‟Unione Europea quindi è stata adottata da tutti gli Stati membri. “I
diritti umani hanno così costituito il paradigma comune attorno cui sia l’ONU che
l’UE sono andati sviluppando una visione del mondo e della sicurezza largamente
condivisa”
17
. È interessante notare come i diritti umani facciano effettivamente
parte della cultura di tutti gli Stati europei, durante la creazione della CEDU si è
assistito al formarsi di un consenso unanime da parte degli Stati membri nei
confronti della sua adozione che non è stata bloccata da alcuno ostacolo né
obiezione ed è avvenuta pochissimo tempo dopo la sua stesura.
All‟epoca della nascente Comunità Europea e in molti anni a venire il vero artefice
che si trovava al centro della “battaglia” per la tutela dei diritti umani è stato il
Consiglio d‟Europa, non un‟istituzione facente parte della Comunità e poi
dell‟Unione Europea, ma un‟organizzazione intergovernativa a sé stante con sede a
Strasburgo. Il Consiglio d‟Europa ha tutt‟ora come obiettivo quello di favorire la
16
G. Finizio, "Diritti dell‟uomo", pag. 1, in P. Craveri, U. Morelli, G. Quagliariello, Dizionario
dell'Integrazione Europea.
17
G. Finizio, "La politica estera dell‟Unione europea e la riforma del Consiglio di Sicurezza
dell‟ONU", 2008, pag. 3.
18
creazione di uno spazio democratico e giuridico comune in Europa, nel rispetto
della Convenzione europea dei Diritti dell‟Uomo e di altri testi di riferimento
relativi alla tutela dell‟individuo attraverso la promozione dei diritti umani, della
democrazia pluralista e dello stato di diritto, della diversità culturale in Europa e la
ricerca delle soluzioni a problemi sociali quali la xenofobia e l‟intolleranza.
18
“Considerata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata
dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948;… Considerato che il fine
del Consiglio d’Europa è quello di realizzare un’unione più stretta tra i suoi
Membri, e che uno dei mezzi per conseguire tale fine è la salvaguardia e lo
sviluppo dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali;… Risoluti, in quanto
governi di Stati europei animati da uno stesso spirito e forti di un patrimonio
comune di tradizioni e di ideali politici, di rispetto della libertà e di preminenza del
diritto, a prendere le prime misure atte ad assicurare la garanzia collettiva di
alcuni dei diritti enunciati nella Dichiarazione Universale,…”
19
A partire da tale dichiarazione il Consiglio d‟Europa è riuscito a sviluppare uno dei
sistemi più avanzati al mondo di tutela dei diritti umani.
20
L‟idea di base è quella di
tutela dei diritti umani come requisito fondamentale per il mantenimento della pace
(“Riaffermato il loro profondo attaccamento a tali libertà fondamentali che
18
Il Consiglio d‟Europa è stato istituito nel 1949 (addirittura prima della CEE e della CECA), è
formato da vari livelli, il più importante dei quali è quello composto dai ministri degli esteri degli
Stati membri (attualmente 47). Il Consiglio d‟Europa, prima molto importante per la tutela dei
diritti umani è stato progressivamente messo da parte negli anni.
19
Parte iniziale della CEDU.
20
R.K.M. Smith, "International Human Rights", 2007, pag. 89.