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quindi di dare o restituire capacità di scelta, di cambiamento, esercitando l‟autonomia,
sarà perseguibile dunque attraverso il momento artistico dal momento in cui questo è
improntato alla valorizzazione della differenza soggettiva rispetto ad ogni altro da sé, alla
costruzione dell‟identità personale ( della “forma” si dirà) nel suo “più proprio poter-
essere”, nella sua contrapposizione ad un sistema che ammucchia le menti in un
complesso di segni e caratteri comunicativi convenzionalmente codificati. Inoltre
l‟esperienza artistica in uno stile laboratoriale che mette in moto capacità pratiche,
critiche, di scelta, di perfezionamento dei gusti e della ricerca, è arteterapia come incontro
di pedagogia ed estetica.
Un contesto ( è questa appunto la dimensione centrale sulla quale “si gioca” il lavoro
educativo) che permette di familiarizzare con un “materiale culturale” (l‟arte e l‟opera
d‟arte), quindi con un apparato simbolico che propone linguaggi implicanti una distanza
fra significante e significato, accentuando il mistero, l‟apertura, l‟ambiguità, generando
cioè uno spazio di interpretabilità - e con esso l‟avverarsi di un incontro, di una storia
dotata di senso, di una materialità educativa in fieri - che informerà il senso del setting
educativo attraverso la partecipazione di coloro che potranno co-costruire dei significati,
approdare alla ri-presentazione delle cose del mondo come appunto l‟esperienza ri-
abilitante vuole.
L‟esperienza artistica si fa dunque come esperienza “altra” nel suo porre in essere
dinamiche “di rottura” rispetto al più vasto contesto del dispositivo residenziale:
meccanismi improntati alla creatività di non poter attendere che la vita “avvenga da sé”
per rendersene ancora consapevoli e artefici, all‟insegna di quelle categorie, pedagogiche
e psichiatriche ( la cura, la forma, il rischio e quelle a queste connesse), che colorano
questo incontro.
Si approda così all‟idea dell‟esperienza pedagogica dell’arte come un momento deputato
ad incarnare il fondamentale significato educativo della riabilitazione psichiatrica, che
traccia la sintesi dell‟incontro fra psichiatria e pedagogia nel perseguire, attraverso la
complessa cornice teorica con la quale si va affrontando la pensabilità dell‟uso
pedagogico del linguaggio artistico, l‟obiettivo che radicalmente le accomuna: ri-
innescare un processo formativo, una capacità progettante della quale il sofferente
psichico, colui che è-nella-malattia, si trova privato.
Il primo capitolo è dedicato all‟inquadramento della realtà della malattia mentale e della
psichiatria, nonché interessato ad accennare le coordinate di riferimento intorno alle quali
si svilupperanno i contenuti dei capitoli successivi. Viene tracciato un breve percorso
riguardante le modalità adottate nel corso della storia verso il disagio psichico fino al
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panorama legislativo attuale. Viene poi elaborata una riflessione sul sapere e
sull‟intervento psichiatrico sviscerandone retroscena e aspetti complessi grazie al
commento dell‟interpretazione di Michel Fuocault (proposto da Riccardo Massa e da altri
autori) e avviando un discorso che, pur accogliendo l‟idea di una psichiatria attuale che fa
posto ai diversi orizzonti interpretativi, aperta quindi alla mutifattorialità eziologia,
valorizza la prospettiva della psichiatria fenomenologico-esistenziale. Indagando tale
prospettiva che guarda alla malattia mentale come modo e forma dell‟essere-uomo, si
apre un discorso sulle aperture pedagogiche implicite e non sviluppate nelle teorie
psichiatriche che raccontano l‟assenza di un contributo altrimenti valido da parte della
psichiatria alla pedagogia (e viceversa), ma che trova qui il suo senso segnalando linee di
convergenza delle due pratiche, rinforzando la giustificazione del valore e della necessità
della dimensione pedagogica nel viaggio terapeutico della riabilitazione, nonché
abbozzando specificamente, grazie appunto alla ricognizione dei termini epistemologici
delle due scienze, il campo originario che le accomuna, quindi l‟interesse fondamentale
che segna il loro mandato e che verrà assunto come obiettivo dell‟intervento che la tesi
prende a cuore. Questa nicchia discorsiva così ispira e accenna all‟opzione di fondo che il
presente lavoro abbraccia: l‟incontro di dimensioni pedagogiche (necessarie o implicite o
auspicabili…) e specificità terapeutiche che favoriscono il percorso di cura e
caratterizzano elementi irrinunciabili del setting riabilitativo -e del momento artistico-
(terapeutico-formativo) che si andrà a tematizzare.
Nel secondo capitolo mi addentro poi un po‟ più nel cuore di quello che è il disturbo
psichiatrico nel contesto sociale, nell‟iter che segue alla diagnosi, trattando di fattori
importanti riguardanti la presa in carico, la gestione di momenti critici, le difficoltà dei
familiari quindi il loro coinvolgimento nella terapia, argomentando così aspetti e
dimensioni del Trattamento, da quelli prettamente medici a quelli educativi e relazionali.
Focalizzo il discorso sulle condizioni necessarie alla possibilità di un contesto volto a
favorire il percorso di cura e vado alla ricerca di tutto ciò che la pedagogia può
apportarvi, una cura così definibile “educativa” per le caratteristiche che la connotano ma
che pur sempre come cura, nel senso di terapia, si pone: soprattutto in considerazione dei
limiti che una patologia mentale come la psicosi comporta, delle complicanze che
gravano sul mondo emotivo e cognitivo di un soggetto malato, quindi dell‟importanza
della formazione degli operatori (con particolare riferimento alla figura dell‟educatore
professionale) e degli aspetti che concorrono nel determinare il principale strumento di
cura che è la relazione educativa. La trattazione della questione del rapporto curante-
malato passa cioè attraverso la enucleazione di elementi e riflessioni fondamentali sulla
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cura e sul riconoscimento della pedagogia come scienza. L‟ambito considerato
specificamente è la struttura residenziale: la comunità terapeutica nella quale i pazienti
condividono spazi, tempi e tutte quelle dimensioni che vengono a costituire il mondo
degli oggetti e delle azioni rivolte a “significare” il percorso della riabilitazione
psichiatrica nonché a definire quello che può tradursi in un dispositivo terapeutico,
riabilitativo ed educativo. Gli elementi di indagine considerati su cui si pone l‟accento
tracciano una cornice teorica che sarà ripresa nell‟affrontare la pensabilità di un setting,
quale quello che nell‟ultimo capitolo si andrà a mettere a fuoco, in grado di “combinare”
categorie pedagogiche e categorie psichiatriche: saperi diversi che la riabilitazione
residenziale invoca per favorire quei processi trasformativi, di socializzazione e
soggettivizzazione cui la rieducazione punta.
Nel terzo capitolo introduco la trattazione dell‟arte terapia: rintracciati gli antecedenti
storici, i contributi culturali e modelli che ne hanno favorito l‟affermazione come
disciplina utile in vari contesti di disagio, ne descrivo la fiorente utilizzazione e le
motivazioni a sostegno della stessa. Utilizzo tematizzazioni sviluppate nel corso della tesi
declinandole sull‟idea di un laboratorio artistico nella comunità: rileggendolo come un
contesto educativo nel quale si rende possibile un‟esperienza “altra” ( che verrà
categorizzata esperienza di trasgressione, di divergenza grazie ai processi che vuole
promuovere) che guidi i sofferenti psichici nel passaggio da un atteggiamento deviante,
dall‟opera autistica, alla possibilità di svolgere percorsi educativi soggettivizzanti e in
grado di portare ad esperienze di condivisione e risignificazione. Esploro i linguaggi
messi in gioco e gli aspetti significativi del momento creativo-artistico con i pazienti
psichiatrici, contemplato quindi nell‟ottica di un‟esperienza, un‟avventura che rintraccia i
suoi assi portanti nell‟intersoggettività, nell‟attivazione di produzioni simboliche, di co-
costruzione di significati e di un fare artistico che nel suo accadere, nel suo produrre
differenza è già processo di sviluppo. Sviscero la questione cruciale dell‟oggetto prodotto
come strumento mediatore della relazione, enucleando la possibilità di un setting che,
attraverso lo strumento artistico e in forza delle caratteristiche che questo linguaggio
possiede, possa coniugare progetto pedagogico e finalità terapeutico-riabilitative
contribuendo significativamente alla cura della malattia mentale. Vado dunque ad
assumere l‟intenzione pedagogica come fattore che ridimensiona e fortifica il significato e
le ricadute operative dell‟approccio fenomenologico ( sia riguardo a trattazioni filosofiche
che hanno contribuito significativamente alla riflessione sull‟educazione fino ad arrivare
al modello di cura fenomenologico-esistenziale) in seno all‟intervento arteterapeutico,
attraverso un percorso che persegue sostanzialmente tre interessi:
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1. valorizzare gli aspetti e le funzioni del linguaggio grafico-pittorico-plastico con il
soggetto svantaggiato (psichiatrico);
2. indagare come l'uso di questo linguaggio nel laboratorio attiva processi che
innescano il fatto educativo (cioè come il "fare artistico" diventa occasione e
"pretesto" per la costruzione dell'identità dei soggetti , quindi come viene
utilizzato lo strumento artistico dall‟intenzione pedagogica nella prospettiva
riabilitativa = rilevazione della dimensione pedagogica);
3. Descrivere la proposta dell‟esperienza pedagogica dell'arte come "sintesi"
dell'incontro fra le due discipline, pedagogia e psichiatria, perchè questa
esperienza ( tematizzata secondo l'approccio del modello della filosofia
fenomenologica quindi nel contesto della cura educativa) ne recepisce le stesse
istanze e ne accomuna le categorie.
La psichiatria dunque, spogliata da specifiche opzioni teoriche e da ambizioni
scientifiche, cioè guardata nel suo compito essenziale, è affine alla pedagogia e
l‟intervento arteterapeutico può riflettere la possibilità di innestare sul lavoro psichiatrico-
psicoterapico l‟intenzione e il metodo pedagogico grazie alle caratteristiche del
linguaggio e del materiale artistico.
L‟esperienza pedagogica dell‟arte viene così tematizzata come un intervento di cura
educativa (che riassume cioè le istanze dell‟intervento pedagogico come di quello
psichiatrico) nella misura in cui punta allo sviluppo del soggetto attraverso l‟istituzione di
uno spazio relazionale significativo e creativo ( che dà luogo a nuovi processi, a nuove
rappresentazioni) che tenti di costruire le premesse per “sfidare” la malattia mentale
tutelando l‟autentico progetto-di-mondo del soggetto stesso.
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Capitolo primo
Disagio psichico tra storia, legislazione, scienza.
1.1 Il trattamento del disagio psichico: breve storia e panorama legislativo.
1.1.1 Viaggio nella storia:pazzia, follia, malattia mentale.
Il “comportamento patologico” ovvero la “pazzia” può certo essere considerato un ente di
cultura più che di natura, non solo per la sua storia determinata da precisi dati socio-
economici-politici, ma per l‟inevitabile presenza di percezioni fantasmatiche, concetti,
immagini e inquietudini che ne affollano la visione. L‟attività psichica dell‟individuo,
normale o patologica, può essere osservata e analizzata proprio perché si manifesta
attraverso gesti, comportamenti o parole rivolti verso un‟altra persona: il funzionamento
psichico viene così colto nel configurarsi come messaggio, come comunicazione. Ne
consegue l‟importanza di conoscere le modalità espressive del disagio comunemente
accettato, i modelli culturali e le forme di organizzazione sociale che regolano tali
comportamenti, l‟opinione e i provvedimenti che le società elaborano per affrontare il
comportamento patologico. Tentarne una definizione implica cercare di fissarne
caratteristiche determinate e coesistenti; le caratteristiche di un problema che ha infatti
posto l‟uomo, in ogni tempo e luogo, di fronte alle stesse domande. Domande relative alla
causa, alla cura, al luogo e alla figura che dovesse occuparsene. Possiamo riconoscere nel
comportamento patologico, con Davison e Neale, gli aspetti dell‟infrequenza statistica,
della violazione delle norme sociali, del disagio individuale, dell‟incapacità o disfunzione
e dell‟imprevedibilità1. Non è dunque difficile intuire come la valutazione di queste
caratteristiche sia connessa al contesto sociale, culturale, politico ed economico: ha
attraversato così una sua storia fino a giungere, nella visione odierna, ad un sempre
maggior grado di scientificità. La storia della diagnosi e cura dell‟anormalità psichica
inizia dunque molto lontano nel tempo, mentre quella della psichiatria come scienza
medica (dalla quale in origine non era separata) è più recente.
Nel mondo greco classico la pazzia era associata all‟influsso delle divinità. Infatti, nelle
opere dei primi filosofi, teologi e medici che analizzarono i disturbi della mente umana si
asseriva che tale devianza era indice dello sfavore degli dei o di possessione. Negli scritti
degli antichi cinesi, egiziani, babilonesi e greci si ritrovano esempi di pensiero
1
Davison G.C., Neale J.M.(2000) Psicologia clinica, 2°ediz.italiana, Zanichelli, Bologna.