innalzamento del prezzo del petrolio, ovvero : alta inflazione, squilibri nella
bilancia dei pagamenti, aumento della disoccupazione e riduzione della fiducia
degli operatori economici.
I biocarburanti non sono naturalmente la soluzione a tutti i problemi ma
indubbiamente possono dare un notevole apporto alla riduzione dell’inquinamento
e alla riduzione della dipendenza dal petrolio in un contesto più ampio di politiche
energetiche e ambientali a livello globale, che dovranno preoccuparsi di:
-aumentare l’efficienza energetica per ottimizzare e quindi ridurre i consumi
e le emissioni di gas ad effetto serra;
-incentivare i programmi di Ricerca e Sviluppo per la diversificazione e
ottimizzazione dell’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili;
-divulgare una cultura che renda consapevoli della necessità di adoperarsi
contro gli sprechi.
Senza trascurare che tali politiche vanno ad influenzare direttamente le
politiche agro-forestali per la necessità di avere una costante e ingente quantità di
materia prima da destinare ai processi produttivi dei biocarburanti, dando peraltro
l’opportunità di diversificazione e di sbocchi occupazionali in tali settori senza
però dimenticare la sostenibilità delle fonti di approvvigionamento di materie
prime, in quanto le materie agricole destinate a tali produzioni possono essere
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sottratte all’alimentazione e comportare crisi alimentari per penuria di risorse
alimentari e aumento del loro prezzo.
Nel dettaglio, il seguente lavoro segue un iter logico per dare un’esauriente
trattazione dell’argomento “Biocarburanti”:
Il secondo capitolo offre una descrizione approfondita di quello che sono i
biocarburanti, con la loro classificazione e i vantaggi apportati, senza tralasciare
alcuni cenni storici.
Il terzo capitolo si occupa di una dettagliata analisi della filiera produttiva dei
biocarburanti, dall’approvvigionamento delle materie prime ai diversi processi
produttivi.
Il quarto capitolo dà una panoramica sulla produzione mondiale dei
biocarburanti e fa un’analisi dei costi.
Il quinto capitolo analizza le politiche mondiali che influenzano il settore dei
biocarburanti.
Il sesto capitolo analizza la sostenibilità dei biocarburanti e porta alla luce i
problemi che scaturiscono dalle politiche miopi ed opportunistiche e lo
stravolgente influsso che la speculazione borsistica e politica ha portato sul tema.
Il settimo capitolo fa il punto sulle produzioni eco e socio-compatibili, oltre
che analizzare i biocarburanti di seconda generazione.
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II. CHE COSA SONO I BIOCARBURANTI
I biocarburanti sono prodotti di origine agricola in grado di sostituirsi
completamente o di miscelarsi ai carburanti di origine fossile usati principalmente
per alimentare i motori a combustione interna nel settore dei trasporti. Essi sono
ricavati da biomasse, ovvero dalla parte biodegradabile dei prodotti derivati
dall’agricoltura e dalle industrie connesse. I carburanti ottenuti in questo modo
sono rinnovabili poiché derivano da colture annuali o comunque rinnovabili in
tempi molto brevi e sono molto meno inquinanti di quelli fossili, infatti l’uso
energetico delle biomasse vegetali è considerato uno dei sistemi più efficienti per
ridurre le emissioni di gas ad effetto serra poiché la stessa quantità di biossido di
carbonio fornita durante la combustione viene riassorbita mediante fotosintesi
durante il processo di crescita della biomassa stessa, che costituisce così una
specie di serbatoio di energia solare che si riproduce con continuità e nei tempi
brevi dei cicli biologici (Figura n. 1).
Figura n. 1 – Biodiesel e ciclo CO2
Fonte: www.acciona-energia.es
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I Biocarburanti più importanti in termini di produzione e di utilizzo sono:
- biodiesel
- bioetanolo
Altri biocarburanti sono:
- biogas
- bioidrogeno
- biometanolo
- bio-ETBE
- bio-MTBE
- oli vegetali puri
2.1. BIODIESEL
Il biodiesel è un biocombustibile liquido, trasparente e di colore ambrato,
ottenuto da fonti rinnovabili quali oli vegetali. Il biodiesel non è un olio vegetale
puro ma il risultato di un processo chimico a partire da questi o altri componenti
biologici in quanto gli oli vegetali non possiedono le caratteristiche chimiche e
fisiche idonee a sostituire il gasolio. Gli oli puri sono caratterizzati da un'eccessiva
viscosità , un basso indice di cetano, una temperatura limite di filtrabilità troppo
elevata e un rischio di incrostazioni del motore. L’ operazione di trasformazione
degli oli vegetali in carburante utile per i motori diesel, tuttavia, é possibile e
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relativamente facile, mediante una reazione chimica semplice e poco costosa detta
transesterificazione (Figura n. 2).
Figura n. 2 - Transesterificazione
Fonte: www.progettomeg.it
Si fa reagire l'olio con un alcool (metanolo ottenuto industrialmente dal gas
naturale o dalla fermentazione alcolica di prodotti naturali grezzi, tipo zucchero e
amido, oppure dalla pirolisi1 della biomassa legnosa) per ottenere la glicerina e un
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La pirolisi è un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto
mediante l’applicazione di calore e in completa assenza di un agente ossidante (normalmente
ossigeno). In pratica mentre riscaldando il materiale in presenza di ossigeno avviene una
combustione che genera calore e produce composti gassosi ossidati, effettuando invece lo stesso
riscaldamento in condizioni però di assenza totale di ossigeno il materiale subisce la scissione dei
legami chimici originari con formazione di molecole più semplici. Il calore fornito nel processo di
pirolisi viene quindi utilizzato per scindere i legami chimici.
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estere metilico dell'olio vegetale; quest' ultimo, chiamato biodiesel, é
perfettamente compatibile con il gasolio (resa tipica: da 1000 kg di olio raffinato +
115 kg di metanolo si ottengono 950 kg di biodiesel + 90 kg di glicerina) .
La glicerina che si ottiene come sottoprodotto si presta a molteplici usi:
- nell'industria farmaceutica come solvente e come supporto umido nella
produzione di pastiglie;
- nell'industria del tabacco viene utilizzata per preservare il prodotto
dall'essiccazione;
- nell'industria alimentare viene utilizzata per la produzione di sciroppi,
bibite, prodotti da forno, conservazione della frutta e degli ortaggi;
- nel processo produttivo di adesivi, delle plastiche, delle vernici e di
esplosivi;
- nell’industria cosmetica la glicerina è un’importante materia prima per la
produzione di sapone inoltre, non manifestando effetti di tossicità e di
anallergicità, si presta per la preparazione di numerosi prodotti cosmetici:
dentifrici, creme, ecc.;
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- nel settore dell’allevamento animale è utilizzata come integratore alimentare
nella dieta del suino (al 5%);
- al Dipartimento di agricoltura americano i chimici Victoria Finkenstadt e
LinShu Liu hanno scoperto che aggiungendo glicerina alla polpa ricca di fibra
della barbabietola che si ricava dopo l’estrazione del saccarosio, si può
ottenere una plastica biodegradabile che si potrebbe usare al posto di quella
derivata dal petrolio per la fabbricazione di bottiglie, muri di cartongesso e
mobili.
Al biodiesel puro viene assegnata la sigla BD100, alle miscele un numero
corrispondente alla percentuale di biodiesel contenuto. Le specifiche
internazionali standard per il biodiesel sono fissate nella norma ISO 14214. Il
carburante ottenuto secondo questi standard qualitativi risulta molto poco tossico.
Il biodiesel può essere mescolato con il gasolio in ogni proporzione ed impiegato
nei moderni motori diesel, anche se alcuni autoveicoli possono subire una
degradazione di tubi e giunti in gomma per via del maggior potere solvente del
biodiesel rispetto al gasolio tradizionale. La gomma sciolta dal biodiesel può poi
formare depositi o intasare le linee dell'alimentazione del veicolo. L'adozione di
gomme più resistenti nei veicoli di recente fabbricazione (dal 1992 in poi)
dovrebbe aver risolto questo inconveniente, senza contare che il maggior potere
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solvente del biodiesel aiuta a mantenere pulito il motore sciogliendo residui
eventualmente presenti. Poiché il biodiesel viene più spesso adoperato in miscela
con il diesel di petrolio, ci sono meno informazioni e studi formali sugli effetti del
biodiesel puro sui motori non modificati e sui veicoli attualmente in uso.
2.1.1 CARATTERISTICHE DEL BIODIESEL
Il biodiesel ha le seguenti caratteristiche:
- un’infiammabilità inferiore a quella del gasolio. Questa proprietà è espressa
in termini di flash point, che è la temperatura a cui i vapori del carburante si
infiammano spontaneamente a pressione atmosferica. Il biodiesel presenta un
valore di flash point più alto del gasolio, ossia è meno infiammabile del gasolio;
ne consegue che le fasi di trasporto, manipolazione e stoccaggio sono più sicure
per gli operatori. Il dipartimento dei trasporti degli USA considera non pericolosa
una sostanza con un flash point superiore a 93°C. Il biodiesel ha un valore di flash
point medio di 160°C. Il gasolio ha un valore di flash point di 72°C;
- presenta una prontezza all’accensione migliore di quella del gasolio. Questa
proprietà è espressa come numero di cetano, che è un idrocarburo a 16 atomi di
carbonio in grado di bruciare ad alte temperatura e pressione senza necessità di
innesco con la fiamma. Per questa sua caratteristica il cetano è considerato
l’idrocarburo ideale ed è usato come riferimento per esprimere la prontezza
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all’accensione dei carburanti. A questo composto è stato attribuito un numero di
cetano pari a 100; quanto più il comportamento degli altri carburanti si avvicina a
quello del cetano, tanto più elevato è il loro numero di cetano.
Questa caratteristica assume un’importanza decisiva nel definire la qualità dei
carburanti per l’alimentazione dei motori a ciclo Diesel, dove l’accensione non
avviene per mezzo di una scintilla come nei motori a ciclo Otto.
Il biodiesel in media ha un numero di cetano compreso tra 56 e 58, quello del
gasolio è compreso tra 50 e 54;
- ha una viscosità, ovvero la resistenza che le particelle di un corpo
incontrano nello scorrere le une rispetto alle altre, simile a quella del gasolio e
quindi non crea problemi di lubrificazione all’apparato di iniezione del motore. Il
gasolio ha una viscosità media di 2,6 Centistokes2, il biodiesel di 4,5 e gli oli
vegetali di 40,0;
- è più ricco in ossigeno rispetto al gasolio, poiché nella composizione
chimica l’ossigeno costituisce l’11 % della miscela. L’elevata presenza di
ossigeno determina una combustione migliore di quella del gasolio, con riflessi
positivi in termini di riduzione dei residui incombusti, che in parte si depositano
nel motore ed in parte sono emessi in atmosfera attraverso i gas di scarico;
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Il Centistokes è l’unita di misura della viscosità. 1 Centistokes = 1 mm2/s
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