4
Introduzione.
Negli ultimi anni è stato sempre più usato il termine balcanizzazione per descrivere una situazione
interna ad un paese. Secondo il Treccani con questo termine si indica la “perturbazione dell’ordine
interno di un paese con conseguente indebolimento politico o smembramento artificioso in più stati.”
Ma perché viene usato questo termine e da dove ha origine? Questa è stata tra le principali domande
che ci hanno spinti a sviluppare questo tema.
Va fatta, però, un’importante precisazione. I Balcani, sotto il profilo geografico, sono un concetto
diverso dai Balcani sotto il profilo geopolitico. In geografia pura per Balcani si intende il sistema
montuoso dell’Europa meridionale che si sviluppa quasi del tutto in Bulgaria con direzione est-ovest
al confine con la Jugoslavia. Dal punto di vista geopolitico, invece, i Balcani comprendono quei paesi
che recentemente hanno subito sommovimenti politici e guerre. La Penisola Balcanica comprende
infatti gran parte della Jugoslavia, l’Albania, la Grecia, la Turchia europea, la Macedonia e la
Bulgaria. In questa tesi si cercherà di mischiare questi due concetti trattando anche la Romania che
in realtà è di lingua latina ed è storicamente legata più all’Europa dell’Est.
Geograficamente quindi i Balcani si pongono in un crocevia importante e altrettanto delicata. Si
trovano alle porte della Russia che, con la sua cultura slava, ha da sempre influenzato alcuni paesi
balcanici; si trovano vicino alla Turchia la quale, ai tempi dell’Impero Ottomano, come si sa, ha
materialmente occupato parte dei Balcani inculcando la sua cultura e la sua religione. Ma i Balcani si
trovano anche alle porte dell’Europa Occidentale e delle sue Grandi Potenze che spesso e volentieri
hanno esercitato una forte influenza sulla regione sia direttamente che indirettamente.
Con tutte queste intromissioni dunque i paesi balcanici avrebbero rischiato di perdere la propria
identità culturale e storica e di annullarsi. Ma così non è stato. La stessa geografia, con le sue
montagne e zone spesso impenetrabili, lo ha impedito.
Per una maggiore semplificazione il periodo storico preso in considerazione per lo sviluppo della tesi
inizia con la fine degli anni novante del diciannovesimo secolo e va fino al primo dopoguerra. In
questo modo si cercherà di descrivere la metamorfosi che hanno subito i Balcani in un periodo
5
relativamente breve. Metamorfosi segnata e decisa soprattutto dalle guerre, elemento questo che da
sempre distingue la Penisola Balcanica. Con le prime due guerre balcaniche del 1912-1913 i paesi
della Regione cercarono di formare un’alleanza per contrapporsi all’Impero Ottomano. Ma sarà
un’alleanza debole che cadrà sotto i colpi dei nazionalismi e dalle smanie dei diversi paesi coinvolti
di allargare i propri confini ai danni dei vicini.
Di libri sulla prima guerra mondiale ce ne sono molti, forse anche troppi. Di libri focalizzati
esclusivamente sui Balcani e sul periodo preso da noi in considerazione ce ne sono molti meno.
Dunque questa è stata la principale difficoltà incontrata nello sviluppo della tesi. Si è cercato di essere
il più imparziali possibile riportando solo i fatti oggettivi tralasciando le opinioni personali degli
autori. Dove è stato possibili queste opinioni sono state confutate con quelle di altri autori.
La suddivisione dei capitoli segue una logica cronologica. Nel primo capitolo infatti è stata analizzata
la situazione nei Balcani prima dello scoppio della Guerra concentrandosi soprattutto sulle due guerre
balcaniche. Nel secondo capitolo è stata preso in esame il modo in cui i Balcani hanno subito la
guerra, mentre nel terzo ci si concentrerà sulle condizioni della regione alla fine della guerra.
In questo modo quindi ci cercherà di capire come questa guerra abbia plasmato i confini e le
popolazioni di questa regione.
6
Capitolo 1°: I Balcani prima della Grande Guerra
1.1. Introduzione ai Balcani
“La storia tradizionale aveva già le sue formule bell’e fatte. I Balcani “ponte” o “crocevia” fra
Europa e Asia, “macedonia” o “melting pot” di popoli, “polveriera” o “campo chiuso”
dell’Europa?
1
Zona di transizione in età preistorica tra Oriente e Occidente, priva di unità etnica, teatro di dissidi
politici, religiosi
2
e piena di contrasti e di montagne mai insormontabili (nessuna di queste supera i
3.000 metri), la Penisola Balcanica offre a coloro che vengono a visitare questi luoghi paesaggi aspri
e violenti. Punto di congiunzione tra Europa e Asia che, data la particolare posizione della penisola,
ha fatto sì che ci fosse l’ingresso di popolazioni dalla steppa euroasiatica creando una cosiddetta
“fluttuazione euroasiatica”, caratterizzata dalla confluenza e dalla fusione di elementi provenienti
dalla cultura occidentale e da quella bizantina, europea, orientale.
3
Successioni di migrazioni, spostamenti forzati o spontanei hanno prodotto nel corso dei secoli
l’intrecciata cartina della nazionalità e la variopinta mescolanza etnica che compongono l’Europa
Sudorientale e, tutto ciò ha fatto sì che gruppi di popoli tra i più disparati condividano uno spazio che,
per quanto possa sembrare ampio, si è rilevato troppo stretto e scomodo per le diverse etnie presenti
in questo territorio.
4
A causa della sua posizione strategica, la penisola balcanica è stata sempre soggetta ad aggressioni
esterne da parte di invasori e conquistatori ed esposta all’influenza di culture straniere
5
facendola
diventare spesso teatro d’azione dove poter svolgere la trama dei propri giochi politici, economici e
culturali.
1
Castellan Georges, Storia dei Balcani. XIV-XX Secolo, ARGO, Lecce, 2004, p.17.
2
Definizione della Penisola Balcanica, Enciclopedia Treccani.
3
Hosch Edgar, Storia dei Balcani, Società editrice “Il Mulino”, Bologna, 2006, p.22.
4
Hosch Edgar, Storia dei Balcani, op. cit., p. 21.
5
Hosch Edgar, Storia dei Balcani, op. cit., p.14.
7
Un mosaico di culture di così grandi dimensioni, si confonde ancor di più se si considerano non solo
la provenienza delle varie etnie, ma anche la religione: come c’è contrasto fra gruppi etnolinguistici
e stati, ve n’è fra queste componenti e la confessione etnica. Il tutto incomincia nel 395, quando
l’imperatore Teodosio divise l’impero fra i suoi due figli: il confine tra Oriente e Occidente andava
da Sirmium (Sremski Karlovci, sul Danubio) alle Bocche di Cattaro, riconoscendo a Costantinopoli
tutta la penisola balcanica, ma lasciando a Roma la Dalmazia illirica. Dalla divisione dell’impero
romano il centralismo di Roma e la persistente ellenizzazione dei vertici della chiesa ortodossa
limitarono la possibilità che potessero nascere chiese nazionali ma, allo stesso tempo, da tutto ciò
nacquero anche i presupposti per una politicizzazione della questione religiosa che ha portato ad una
netta frattura tra queste due chiese; frattura che tutt’oggi si può vedere.
6
Con l’avvento dell’impero ottomano, avvenuta precisamente nel 1299, ci fu un contatto tra
musulmani e cristiani che non fu una semplice conseguenza dell’invasione turca ma, il continuo
relazionarsi tra i due gruppi favorito da secoli di interazione e da una collaborazione spesso molto
stretta; infatti soldati turchi combatterono negli eserciti cristiani durante l’epoca bizantina, così come,
dopo la venuta dei turchi molti cristiani presero parte alle campagne di conquista della Sublime Porta
in Anatolia ed in Medio Oriente. La collaborazione tra conquistati e conquistatori non si limitò alla
sfera religiosa. Molti cristiani si convertirono all’Islam e fecero carriera nell’amministrazione
ottomana. Questa élite imperiale di governo era ammirata in tutta Europa per il suo carattere
meritocratico. Difatti molti osservatori notarono che i più alti ufficiali provenivano spesso da famiglie
di umile origine; ciò era dato dal fatto che, a differenza dell’Europa occidentale o settentrionale, non
esisteva tra gli ottomani un concetto paragonabile a ciò che chiamiamo “nobiltà di sangue”.
I Balcani, nonostante il dominio turco, mantennero il proprio carattere cristiano (circa l’80% della
popolazione) e il loro idioma non turco, a differenza dei domini in Anatolia dove il turco e l’Islam
prevaricarono le tradizioni di origine persiana e selgiuchide. Le ragioni per le quali, queste aree non
6
Castellan, Storia dei Balcani. XIV-XX secolo, op. cit. p.24.
8
divennero terre islamiche furono essenzialmente due: in primo luogo gli stessi sultani non erano
interessati che ciò avvenisse perché i cristiani pagavano tasse più alte e la conversione di massa
avrebbe impoverito l’impero; in secondo luogo, considerando anche fattori meno materiali, il Corano
stesso vietava la conversione forzata degli infedeli e di conseguenza non esercitava tra i popoli
islamici quell’impulso alla diffusione “vera fede” che è stata motore di molte conquiste, e tragedie,
degli stati cristiani.
7
Con l’avvento del nazionalismo, anche i rapporti interreligiosi vennero profondamente influenzati: la
rivoluzione francese segnò il momento in cui divenne chiaro che la liberazione dalla dominazione
turca poteva giungere dall’emancipazione stessa delle masse; le vittorie napoleoniche in Egitto
mostrarono la crisi dell’Impero a livello politico e permisero una radicalizzazione nel pensiero degli
intellettuali cristiani in tutti i Balcani. L’emergere degli stati nazione balcanici dopo il 1830 fece sì
che il potere del Patriarca dei Romani (capo della chiesa di Costantinopoli) diminuisse ulteriormente
perché i popoli del sud-est europeo non potevano tollerare che la suprema autorità religiosa rimanesse
nelle mani di un ufficiale di governo ottomano; oltre a ciò il nazionalismo non poteva, nella sua
diffusione alle masse, essere posto in concorrenza con la religione come principale fonte legittima di
appartenenza: la più potente, ricca e influente istituzione dell’Impero ottomano fu sostanzialmente
distrutta dalla nascita degli stati nazione, per quanto essi si professassero comunque cristiani ed
ortodossi.
Se il papato continuò ad essere una delle principali forze politiche del mondo, il Patriarcato di
Costantinopoli rimase a stento in vita a causa del moderno modello stato-nazione che ribalta gli
antichi valori ortodossi: l’idea di un unico gregge sottomesso ad una autorità ecclesiastica ben definita
7
Albertini Mario, Le parole e le storie per una storia culturale dei Balcani occidentali
https://www.academia.edu/982860/Le_parole_e_le_storie_per_una_storia_culturale_dei_Balcani_occidentali,
(ultima consultazione 01/03/2014) p.23; Franzinetti Guido, “I Balcani:1878-2001”, Carocci Editore, Roma, 2001, pp. 11-
13.
9
fu sostituita da uno scenario in cui ciascuna gerarchia operò per difendere la propria parte di gregge,
stabilendo nuovi confini religiosi che sovrapposero, o spesso oltrepassarono, i confini politici.
8
8
Albertini Mario, Le parole e le storie, op. cit., p.32.