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attraverso la ricerca le soluzioni possibili, diventa un
progetto, diventa una tesi, può diventare assioma
del nostro pensiero progettuale.
Questo processo si arricchisce approfondendosi, si
evolve appunto nel tempo, diventa una sorta di
“work in progress” in cui le varie “tappe” sono unite
da un sottile filo rosso: l’architettura.
Il tema indagato in questa tesi è apparentemente
inconsueto e innovativo ma sempre più attuale.
Architetti, e non solo, sono oramai da anni alla
ricerca di nuovi stimoli, che solitamente arrivano
dall’esterno della disciplina, che, da una parte
aiutino il processo progettuale elevando la qualità
del progetto e le modalità operative di questo, e
dall’altra creino una vera e propria “nuova estetica”.
Un’architettura inedita, un’architettura delle
“prossimità” in cerca di senso.
3
“La rivoluzione informatica, fenomeno pervasivo e
trasversale, è senza dubbio fra gli aspetti
caratterizzanti del nostro tempo ed è anche fra i
principali responsabili dell’esteso processo di
modificazione cui è sottoposta la cultura
contemporanea”
4
Il digitale e tutte le sue implicazione stanno
contribuendo a innovare e ad
evolvere tutte le attività
dell’uomo, siamo oramai
nella cosiddetta civiltà
dell’informazione, pc,
internet , media, saranno
sempre più presenti
all’interno delle nostre azioni
quotidiane. L’architettura
quindi, come agire e pensare dell’uomo, non si può
esimere da un confronto con le nuove tecnologie.
Questa è la sfida. Come afferma Luigi Prestinenza
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Pugliesi “This is tomorrow”
5
, a noi indagare,
approfondire, utilizzare i mezzi e le conquiste della
ricerca.
Questa tesi parte proprio da qui: indagare per
applicare i risultati eventualmente ottenuti.
Parte da alcune citazione illustri sulla modernità:
Baudrillard afferma che la “modernità trasforma la
crisi in valore” , già Albert Einstein si domandava se
fosse possibile ridurre a zero lo spessore della
scatola
6
, Brizzi che l’architettura deve occuparsi
“dei nuovi territori dello spazio digitale” confermando
che sta cambiando la stessa “concezione di spazio”
7
, mentre Toyo Ito prende atto che “Non abbiamo
ancora trovato uno spazio che rifletta l'idea di vita
dell'età elettronica".
Quattro visioni rispettivamente da Filosofo,
scienziato e pensatore, critico ed architetto
accomuniate da uno stesso sentire. La ricerca si
suddivide i n 7 grandi comparti-capitoli
( anche se è superata la visione a capitoli, links e
connessioni la rendono più simile ad un ipertesto) :
Nella parte Pre_load si indagano i presupposti
sociali, culturali e tecnici della società
dell’informazione in una visione che
necessariamente deve essere multidisciplinare, che
porta alla formulazione di “nuove concezioni di
spazio”;
ANTECEDENTI scandaglia le tappe della storia
dell’architettura che hanno anticipato e posto le basi
alla nascita di questo interessante ambito di ricerca;
SIMILITUDINI analizza alcuni concetti che possono
essere paragonati con l’ambito della ricerca. Il
concetto di “non luogo” , il più tipico spazio virtuale
- il sito internet - che oggi nella sua fase ormai
matura porta al formarsi di Cybercomunità e
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Cyberspazi, fino ad arrivare ai concetti e agli
strumenti della “realtà virtuale”;
HyperArchitettura è invece il capitolo centrale nel
quale, dopo averne definito i confini e le molteplici
sfaccettature sia etimologiche che linguistiche, si
analizzano esempi e filoni di ricerca dell’architettura
e dell’urbanistica;
Aspetti nel quale analizzo le caratteristiche di
questi nuovi linguaggi, il rapporto tra forma e
funzione, la leggerezza, la trasparenza, la
dematerializzazione e la decostruzione, la
simulazione e i molteplici aspetti delle architetture
analizzate;
Workshop è invece la parte che passa della ricerca
teorica all’applicazione nella progettazione
architettonica dei discorsi e concetti indagati ;
infine nella parte Domani si cerca di fare una
previsione alla luce delle conquiste della ricerca.
Naturalmente a corredo di questi comparti troviamo
la Bibliografia dei testi consultati, una serie di
Links a siti internet di riferimento in quanto buona
parte della ricerca, come era naturalmente
prevedibile, si è arricchita integrata ed ampliata
proprio grazie al Web, e Plus che rappresenta
l’estensione virtuale ed on line della tesi e i
necessari ringraziamenti.
Forse una sfida, a metà tra utopiche visioni
futuristiche e considerazioni sull’attuale processo
progettuale delle nuove generazioni di architetti,
quelle nuove generazioni uscite allo scoperto dai
concorsi di architettura, “nati con il computer”
8
,
quelle “Silenziose Avanguardie”
9
; sempre più
presenti nel panorama dell’architettura
contemporanea, sulle riviste di carta patinata,
all’interno dei dibattiti teorici e alle kermes
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veneziane biennali. Una “GR - generazione della
rete” per dirla con Brizzi e Prestinenza.
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Non-linearità come “valore” della cultura
contemporanea, interattività ed ampliamento delle
nostre capacità sensoriali, un nuovo senso, un
“senso inedito” come in rete lo chiama Paolo
Marzano. La cosiddetta “architettura digitale”
etichetta generica ed abusata che “rende solo
parzialmente il senso della trasformazione
(creativo/visiva) in atto, delinea un passaggio da
una fase nota – ad un’altra completamente diversa
ed ancora in buona parte sconosciuta”
11
. Un campo
di ricerca che vede “apocalittici” ed “integrati” , per
richiamare la dicotomia utilizzata da Umberto Eco
quando parlava di cultura e televisione. “Le
tecnologie informatiche o meglio la cultura digitale,
hanno aperto formidabili prospettive, consentendoci,
progressivamente, di visualizzare le intrigate
relazioni tra realtà e immaginazione, tra conoscenza
ed espressione, nonché il mettere in discussione la
differenza, sottile nel mondo digitale, tra l’originale e
la copia, tra il reale ed il virtuale”
12
Sicuramente un campo di ricerca nuovo, dai mille
risvolti che vale la pena di indagare. Una sfida che
la contemporaneità ci offre e che gli architetti
devono cogliere come logica della loro ricerca
progettuale. M.Novak afferma: “La comprensione
di creature finite in un universo infinito è
necessariamente limitata; in ogni epoca e in ogni
sistema filosofico, scientifico, artistico, religioso o
ideologico c’è sempre un orizzonte di pensiero, un
confine tra il conosciuto e l’abisso. Alcuni vivono
entro quel confine, altri vi passeggiano attorno.
Pochi lo superano e cercano di costruire qualcosa
sopra l’abisso. Facendo un passo fuori dal mondo
conosciuto, costruendo oltre i limiti del pensiero,
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ingrandiscono il mondo stesso a favore di tutti
quanti. Sono queste le persone che io chiamo
architetti, anche se possono essere poeti d’ogni
sorta: scienziati, filosofi, ballerini, registi, scrittori,
attori o musicisti.”
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Un futuro possibile?
Auspicabile?
Un presente percorribile !
e-voluzione
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1
E.D.BONA, Architettura come lavoro intellettuale, Joshua libri, Genova
1995
2
E.D.BONA, op.cit.
3
Mi riferisco qui agli scritti di P.Marzano apparsi in rete, “Prossimità di
senso inedito”.
4
L. SACCHI, M. UNALI, Architettura e cultura digitale, Skira,
Milano,2003
5
L.PRESINENZA PUGLIESI, This is Tomorrow - Avanguardie e
architettura contemporanea, Testo & Immagine, Torino, 1999
6
Mi riferisco qui alla citazione “Fin qui il nostro concetto di spazio è stato
associato alla scatola. Ci si accorge però che le possibilità di disposizione che
formano lo spazio-scatola sono indipendenti dallo spessore delle pareti della
scatola. Non sarebbe possibile ridurre a zero tale spessore, senza che si abbia
per risultato la perdita dello spazio?
7
www.architettura.it/extended/index.htm
Introduzione della sezione “Extender Play “ della rivista on line di
architettura Arch’it
8
crf: C.PONGRATZ, M.R.PERBELLINI, Nati con il computer – Giovani
architetti americani, Universale di architettura, Testo & Immagine,
Torino 2000 collana “la rivoluzione informatica” a cura di A.Saggio
9
L.PRESTINENZA PUGLISI, Silenziose Avanguardie – Una storia
dell’architettura 1976-2001, Testo & Immagine, Torino, 2001
10
2°+P, M.BRIZZI, L.P.PUGLISI, GR La generazione della rete,
sperimentazioni nell’architettura italiana, Cooper Castelvecchi, Roma
2003
11
L. SACCHI, M. UNALI, op. cit
12
L. SACCHI, M. UNALI, op. cit
13
M.NOVAK , Babele 2000 in Trax http://www.trax.it/marcos_novak.htm
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Introduzione
“Essere Digitali”: La società dell’informazione
L'avvento della società dell'informazione postindustriale è
un evento rivoluzionario in quanto non rappresenta una
evoluzione "cumulativa" del vecchio "paradigma sociale"
sotteso alla "società della macchina", bensì si propone
come "nuovo paradigma" incompatibile con il precedente
e per ciò stesso portatore di un modello diverso di
organizzazione, che lungi dal rappresentare una risposta
totalizzante ai bisogni emergenti da una nuova realtà,
lungi dall’essere apoditticamente "migliore", ne potrà
divenire in un futuro ormai prossimo una chiave di lettura,
comprensione e strutturazione socio-politica più consone
a nuovi equilibri che necessariamente diverranno
patrimonio accettato delle generazioni a venire
[Ascesa e caduta del terzo stato digitale
1
]
Non siamo più nel dramma dell’alienazione,
ma siamo nell’estasi della comunicazione.
[J.Baudrillard]
Schermi, Server, Workstation, tastiere, clik,
connessioni, internet, spazi e cyperspazi; oramai il
nostro pianeta sembra diventato un grande
quartiere generale dal quale con semplicissimi gesti
si riesce a interagire con quello che si vuole: siamo
entrati nell’era che viene comunemente chiamata
“età dell’informazione”.
Molti, forse troppi sono i pensatori che hanno scritto
e teorizzato sul digitale, troppi perché si posso
esaminare tutti e tessere un discorso organico che
forse porterebbe lontani dalla trattazione della
nostra tesi. Interessanti i contributi oramai divenuti
“classici” di Negroponte
2
, la pungente opera di
Baudrillard
3
e la visione dell’architetto urbanista e
filosofo francese Paul Virilio.
N.Negropononte nel suo testo “Essere digitali”4
afferma che stiamo passando o forse siamo passati
da una società fatta di atomi ad una fatta di bit.
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“Il passaggio dagli atomi ai bit, come io chiamo
questa evoluzione, è irreversibile e innarestabile”
l’informatica non riguarda più solo il computer è un
modo per vivere”.
5
Negroponte è convinto che sarà
molto difficile che la produzione di atomi (un
maglione o le pietre dell’architettura) possa
trasformarsi in produzione di bit, aggiunge però che
questo non vuol dire che certe tecnologie possano
non servire a produrre, creare, gestire e vendere
produzioni basate sugli atomi. Lo scienziato del mit
cita Mies Van Der Rhoe affermando che il celebre
motto “less is more” (Con meno si può avere di più)
si presta molto bene a riassumere i concetti delle
nuove tecnologie digitali.
“Essere digitali è la patente per crescere”.
Non mancano i riferimenti “spaziali: “Gli ipermedia
sono un’estensione degli ipertesti, un termine
questo, per indicare testi altamente interponessi o
informazioni tra loro collegate. … l’idea trae il suo
nome da Ted Nelsen e dai sui studi nel 1965. Un
libro è uno spazio a 3 dimensioni fisiche, del tutto
diverso è il mondo digitale. Lo spazio delle
informazioni non è per niente limitato alle tre
dimensioni l’espressione di un’idea o una
concatenazione di pensieri possono essere dotati di
un insieme multidimensionale di puntatori, che
consentono ulteriori elaborazioni o sintesi, che
potete richiamare o ignorare. La struttura del testo
può essere paragonata ad un complesso modello
molecolare. Possiamo pensare ad un ipermedia
come una raccolta di messaggi elastici che possono
essere allungati o ristretti secondo i desideri del
lettore. Implicito nel concetto di multimedialità è
l’interazione, se essa fosse passiva, allora
programmi con didascalie o film con sottotitoli
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potrebbero corrispondere alla definizione di sistema
con video, audio e dati integrati. Nel mondo digitale
il mezzo non è più messaggio ( Mc Luhan). E’ giusto
la sua materializzazione”
6
Nel testo Essere Digitali
si introduce il concetto di era post-informazione:
“si è discusso così a lungo del passaggio
dall’epoca industriale a quella post industriale o
dell’informazione che magari non ci siamo
neanche accorti che stiamo entrando nell’era
successiva, che possiamo chiamare post-
informazione. L’età industriale , considerata
sostanzialmente un’età di atomi, ci ha dato il
concetto di pro-duzione di massa, basata
sull’uniformità e ripetitività dei processi produttivi,
l’era dell’informazione quella dei computer ha
utilizzato ancora il concetto di economia di scala,
ma con minor vincoli di spazio e tempo, la
fabbricazione dei bit può avvenire da per tutto,
questa è l’era dei mass media e il pubblico e la
massa. Nell’era della post-informazione, il pubblico
spesso si riduce ad una persona sola,
l’informazione è altamente personalizzata. Vivere
nell’epoca digitale significa una sempre minore
dipendenza dall’essere in un determinato posto, e
diventerà possibile trasmettere anche il posto. “
Inutile nasconderci che, consapevoli o meno, le
nuove tecnologie, IT (information tecnology ) come
spesso viene etichettato, condizionerà tutta la
nostra società; dalle nostre abitudini, al nostro
modo di essere e perfino il nostro modo di pensare.
L’architettura, come ogni altro campo disciplinare,
ha risentito e in futuro risentirà anche maggiormente
di queste trasformazioni che ci hanno portato al
difficile passaggio tra una società industriale ad una
dell’informazione, nella quale il “dato” (di qualsiasi
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genere esso sia), la sua disponibilità, la sua
modalità di trasferimento e di fruizione, sono
l’elemento fondamentale. Questo passaggio non
solo ha radicalmente trasformato il modo di lavorare
e di vivere degli uomini, ma addirittura ed in
particolar modo nell’ambito creativo, l’approccio nel
“pensare” attraverso un “modus operandi”
completamente rinnovato ed innovativo. “siamo
probabilmente tutti d’accordo sul fatto che la
digitalizzazione ha non solo profondamente
modificato le nostre modalità rappresentative, ma
anche radicalmente cambiato il nostro modo di
pensare e dar forma al progetto di architettura: una
rivoluzione che, ha significatamene segnato gli
ultimi decenni del XX secolo e ha cambiato la storia
dell’architettura più recente in maniera forse
irreversibile”
7
Baudrillard invece da pensatore e su un piano
diverso dello scienziato tecnologo e comunicativo
quale è Negroponte, nel suo disquisire tra soggetto
e oggetto analizza come nella storia è stato
significativo così come l’immaginario profondo dello
specchio e della scena. Oggi però afferma “non più
di scena ne specchio, ma uno schermo e una rete,
non più trascendenza o profondità, ma la superficie
immanente dello svolgimento delle operazioni, la
superficie liscia ed operativa della comunicazione. A
immagine della televisione, il più bel oggetto
prototipo di questa era nuova, tutto l’universo
circostante e il nostro proprio corpo si fanno
schermo di controllo” . Si è saltati dalla logica del
possesso a quella dell’interazione passando sul
piano comunicativo ad esempio, Baudrillard stesso
citando Barther, fa il paragone all’automobile, prima
simbolo di possesso ora, “macchina” che dialoga. Il
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cruscotto si fa consolle trasformando
il soggetto in “elaboratore della
guida”. Il paesaggio intorno, fuori del
parabrezza, si fa schermo ma si può
concepire anche uno stadio ancora successivo a
questo in cui l’automobile diventa “rete di
informazione”, la macchina ci parla, ci informa sul
suo e nostro stato generale: lo posta in gioco
insomma diventa la comunicazione con la macchina
in cui noi siamo INSERITI…un’ ”interfaccia
ininterrotta” siamo diventati un po’ come un
“cosmonauta nella sua capsula, in uno stato di
assenza di gravità che lo costringe ad un eterno
volo orbitale e a mantenere una velocità sufficiente
nel vuoto sotto pena di venire a schiantarsi sul suo
pianeta di origine” è la fine della metafisica… “ è
l’era dell’Iper_realtà che comincia”. Quello che si
viveva nell’habitat terrestre come metafora oggi è
ormai proiettato, senza metafora del tutto, nello
SPAZIO ASSOLUTO che è quello della
simulazione”. Si arriva quasi all’apoteosi della
simulazione, almeno nel discorso teorico del
filosofo, all’inutilità di quello che ci circonda, “il reale
stesso finisce per apparire come
un grande corpo inutile”. E che dire
del tempo? Del nostro “smisurato
tempo libero che ci avvolge come
un’area di abbandono, una
dimensione oramai inutile nel suo
svolgimento dal momento in cui
l’istantaneità della comunicazione ha
miniaturizzato i nostri scambi in una
sequenza di attimi”.
Come il tempo che scompare anche lo
spazio pubblico va in crisi, la pubblicità nella
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sua nuova versione invade tutto e sostituisce lo
spazio pubblico classico. La pubblicità preordina
l’architettura e la realizzazione di super oggetti
come il Beauborg, Les Hall o la Villette per fare
esempi cari a Branduillard o come gli spazi Prada di
Koolhaas a New York o Milano o i nostri centri
(piazza) commerciali. Lui li
chiama “monumenti o
antimonumenti pubblicitari”
questa è la nostra “unica
architettura di oggi: grandi
schermi su cui si riflettono
gli atomi, le particelle le
molecole in movimento. Non
una scena pubblica, non
spazio pubblico (nella sua
accezione classica) ma dei
giganteschi spazi di
circolazione…di effimero
investimento”. Lo stesso
avviene con lo spazio
privato che scompare
contemporaneamente a
quello pubblico, “ l’uno non è
più uno spettacolo e l’altro non è più un segreto”.
Annullamento tra interno e esterno tra privato e non
in cui il bello diventa il vedere la dimensione privata
dell’individuo ( Grande Fratello in primis, il grande
orecchio Hekelon, lo spionaggio industriale, il
traking dei nostri movimenti attraverso le reti, pago
con carta di credito e so dove sei, telefoni e so da
dove parli, paghi il pedaggio dell’autostrada con il
telepass e so dove vai, ecc ecc…quanto consumi,
quanto vali, quanto sei importante…). L’oscenità
dilaga… “comincia quando non c’è più spettacolo,
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non c’è più scena, non c’è più illusione quando tutto
è sottoposto alla luce cruda e inesorabile
dell’informazione e della comunicazione.
Non siamo più nel dramma dell’alienazione, ma
siamo nell’estasi della comunicazione.
Il piacere non è più quello della manifestazione
estetica o scenica (seductio) ma quello della
fascinazione pura, aleatoria e psicotropica
(Suductio). Ciò non implica necessariamente una
visione negativa c’è in questo indubbiamente una
mutazione profonda ed originale delle forma di
percezione e piacere. Una cosa è certa : se la
scena ci seduceva, l’osceno ci affascina. Ma l’estasi
è il contrario della passione.” Una nuova forma di
schizzofrenia invade il mondo delle reti, della
modernità come sostiene sempre Baudrillard, non
isteria nella precisione, ma una “prossimità troppo
grande di tutto, una promiscuità infetta di qualsiasi
cosa…lo schizzofrenico è aperto a tutto contro la
sua volontà, vive nella confusione. È la preda
oscena dell’oscenità del mondo…ciò che lo
caratterizza non è tanto la perdita del reale, quanto
questa prossimità assoluta e questa istantaneità
delle cose, questa sovraesposizione alla
trasparenza del mondo…senza scena e senza
ostacoli, non produce i limiti del suo essere proprio.
Diventa puro schermo superficie di assorbimento e
di ri-assorbimento delle reti di influenza.”
Parlo al cellulare e sono agganciato ad una rete
(GSM) sento la radio e sono
immerso in uno Spazio di
banda (FM) sono collegato ad
internet e sono nell’iperealtà o
nel cyberspazio e cosi via.
Tutto questo non è “SPAZIO”