Introduzione
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monte-valle di sostanza organica e di inerti. Le conseguenze riguardano alterazioni della
morfologia fluviale, peggioramento della qualità delle acque, modificazioni dei
parametri fisico-chimici, ampie variazioni della portata con conseguenti
modificazioni dei microhabitat (Robinson et al., 2004; Céréghino et al., 2002).
Per la regione Trentino–Alto Adige, attraverso la conversione in legge del decreto
legge 28 dicembre 2006 nr. 300, la scadenza delle grandi concessioni idroelettriche è
stata anticipata al 2010 (articolo 6, comma 7-ter); inoltre la Provincia di Trento ha
raggiunto recentemente un accordo con le Società concessionarie per la fondazione di
una Società di gestione a maggioranza provinciale. Per questi motivi è particolarmente
importante incrementare studi sugli impatti della filiera idroelettrica, al fine di mantenere
la produzione limitandone gli effetti negativi sull’ambiente.
L’obiettivo di questa tesi è contribuire ad ampliare le conoscenze sugli effetti
negativi della produzione di energia idroelettrica (e più nel dettaglio gli effetti
dell’hydropeaking) sugli ecosistemi acquatici, e fornire informazioni per lo sviluppo di
modelli di gestione eco-sostenibili, in grado di riprodurre il più fedelmente possibile
un deflusso naturale in bacini sottoposti ad impatto idroelettrico.
Capitolo 1: Torrenti alpini
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CAPITOLO 1:
TORRENTI ALPINI
L’espressione torrenti Alpini si riferisce ad acque correnti nella zona alpina,
definita come la zona giacente fra la linea degli alberi e le nevi perenni di tutto il
mondo. Questi torrenti sono normalmente molto freddi e accumulano solo uno scarso
numero di gradi-giorno annui. Spesso scorrono lungo pendii ripidi sviluppando un
moto veloce e turbolento, che comporta un’alta concentrazione di ossigeno disciolto
e un substrato costituito essenzialmente da massi, ciottoli e ghiaia (Ward, 1994).
Durante l’arco dell’anno, i torrenti alpini sono soggetti ad ampie variazioni di
portata, dovute all’apporto d’acqua derivante dallo scioglimento nivale e glaciale nel
periodo primavera-estate. Questo comporta processi di erosione e di deposito che
alterano la struttura dell’alveo creando isole, lanche, canali laterali di diverse
dimensioni, pozze, rivoli con bassa velocità e conseguente deposito di limo (Maiolini
et al., 2002). Le rive dei torrenti alpini sono comunemente costituite da roccia e
detrito minerale, la vegetazione riparia è rappresentata da piante erbacee e arbusti
(Ward, 2002).
In generale si assiste ad una riduzione di biodiversità nelle acque correnti
passando da basse ad alte quote. Questo però dipende fortemente dall’origine delle
acque stesse. Si possono infatti identificare tre diversi tipi di ecosistemi fluviali alpini
(figura 1.1) in base all’origine prevalente delle acque che li alimentano (Ward, 1994):
kryal : dominato da acque di scioglimento glaciale
rhithral :alimentato da acque di scioglimento nivale e/o precipitazioni
krenal :alimentato da sorgenti
Capitolo 1: Torrenti alpini
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1.1 Il kryal
Sono definiti kryal i corsi
d’acqua che derivano dallo
scioglimento dei ghiacciai.
Questi torrenti glaciali sono
caratterizzati da temperature
dell’acqua inferiori ai 4°C e da
estremi cambiamenti di portata
dipendenti dal ciclo gelo-
disgelo. In estate mostrano una
variazione di portata giornaliera,
con massimi nel primo
pomeriggio e minimi nelle prime
ore del mattino (Ward, 1994).
L’andamento del disgelo influenza fortemente la limpidezza dell’acqua, che è
limpida durante le basse portate (in inverno e in estate durante la notte ) mentre è assai
torbida durante i picchi di portata estivi (Tockner et al., 1997). Le acque che
costituiscono le portate minime derivano da apporti di falda e dall’acqua che viene
rilasciata per fusione, in seguito alle alte pressioni di carico che si sviluppano alla
base del ghiacciaio; risultano limpide perché presentano un minor carico di solidi
sospesi. Nella stagione estiva alla portata minima si aggiunge, durante il giorno, una
gran quantità di acque derivanti dal processo di disgelo causato dall’irraggiamento
solare; l’intorbidimento è dovuto invece alla grande quantità di detrito raccolto
intorno al ghiacciaio.
In inverno questi torrenti possono ghiacciare quasi completamente, creando
condizioni proibitive per la maggioranza degli organismi, che devono per questo
sviluppare adattamenti specifici per sopravvivere al gelo ed alla disidratazione
(Kownacki, 1985). Nei torrenti che non ghiacciano, le condizioni nell’alveo si
stabilizzano; ne consegue un aumento di biodiversità e di abbondanza della comunità
macrozoobentonica, causato principalmente dall’aumento della biomassa algale
dovuto alla scomparsa dei fattori limitanti estivi (torbidità e azione abrasiva)
(Burgherr, 2001).
Figura 1.1: Tipologie dei torrenti alpini (da KOERNER, 1999).
Capitolo 1: Torrenti alpini
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La temperatura dell’acqua e la stabilità dell’alveo sono le principali variabili
ecologiche che strutturano le comunità animali nel kryal, in una precisa successione
monte - valle (Milner & Petts, 1994).
Gli unici gruppi di macroinvertebrati che troviamo nel metakryal (tratto superiore
del kryal, dove la temperatura dell’acqua non supera mai i 2 °C) sono i Ditteri,
principalmente Chironomidi del genere Diamesa. Si tratta di organismi raccoglitori-
filtratori che si nutrono del particellato organico fine presente nelle acque di
scioglimento del ghiacciaio.
Nella zona dell’hypokryal, (successiva al metakryal) caratterizzata da temperature
superiori ai 2 °C, troviamo, insieme ai Chironomidi diamesini, gli Ortocladini, i
Ditteri Simulidi e gli Oligocheti (Ward, 1994).
Entrambe le categorie fluviali appena descritte, sono caratterizzate dall’assenza di
ittiofauna.
Con l’aumento delle temperature dell’acqua nella discesa verso valle, si avrà la
transizione verso condizioni di rhithral con la comparsa di una comunità bentonica
maggiormente diversificata.
1.2 Il rhithral
I torrenti che scorrono attraverso bacini imbriferi al disotto delle nevi perenni,
alimentati dallo scioglimento di nevai e/o dalle precipitazioni, sono definiti come
rhithral (Ward, 1994).
L’idrologia di questi torrenti è caratterizzata soprattutto dai maggiori apporti estivi
di acque, dovuti allo scioglimento delle nevi. Il risultato è un regime di portata
binario, con portate maggiori nei mesi estivi e minori in quelli invernali.
La temperatura estiva di questi torrenti è controllata dalla temperatura delle acque
di scioglimento nivali, ed è solitamente compresa tra i 5 e i 10 °C. In inverno invece
gli apporti di acqua sono di falda, quindi la temperatura è di poco sopra lo zero. Le
differenze di temperatura all’interno di un anno possono superare anche i 10 °C (Poff
& Ward, 1989).
Il regime idrologico non presenta le imponenti variazioni del kryal e i fenomeni
erosivi sono limitati. Le acque sono generalmente limpide, favorendo così una
produzione autotrofa più costante.
Capitolo 1: Torrenti alpini
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Secondo la teoria del “disturbo medio naturale o disturbo moderato” (Connell,
1978), la combinazione fra parametri ecologici stabili (stabilità dell’alveo e
produzione autotrofa che perdura nel tempo) e una variabilità stagionale dei
parametri fisici (temperatura e portata) di un ambiente, porta ad una maggiore
diversificazione della sua comunità biologica. Nel rhithral si trova, infatti, il più alto
grado di biodiversità fra gli ambienti lotici d’alta quota.
Il macrozoobenthos tipico del rhithral comprende una serie di elementi eurizonali
che si trovano al limite più elevato della loro distribuzione altitudinale, assieme a
qualche specialista d’alta quota. Comunemente sono presenti Plecotteri,
Efemerotteri, Tricotteri, Ditteri, Turbellari, Acari, Oligocheti e Nematodi.
Spesso è presente una limitata fauna ittica, rappresentata soprattutto da Salmonidi.
In Europa in questi ambienti si trovano i generi Salmo e Salvelinus, assieme a
Cyprinidi (Barbus sp.) e Cobiti (Noemacheilus barbatulus) (Sterba, 1962; Lee et al.,
1980).
1.3 Il krenal
A questa categoria appartengono i corsi d’acqua alimentati da sorgenti
(rheocrenes). Questa definizione prescinde dalle altitudini in cui si trova il corso
d’acqua.
Sono caratterizzati da condizioni fisiche e chimiche costanti, da acque chiare e
ossigenate e da una portata relativamente stabile, causa di un alveo poco mutevole.
Questi corsi d’acqua presentano un carattere freddo-estivo/caldo-invernale dovuto
alle bassissime variazioni di temperatura riscontrabili, che non si discostano mai più
di 1 o 2 °C dalla media annuale. In inverno quindi rimangono liberi dal ghiaccio
anche per alcuni chilometri, con conseguente crescita di grandi quantità di alghe e di
muschi (Craig & Mc Cart, 1975).
Nell’ ambito alpino gli ambienti di krenon rappresentano delle vere e proprie aree-
rifugio adatte allo sviluppo di fauna e flora (Ward, 1985, 1994; Kownacki, 1991). La
biodiversità dello zoobentos rheocrenale esibisce tipicamente valori intermedi fra
quelli del kryal e del rhithral, ma le condizioni altamente stabili di questi corsi
d’acqua favoriscono densità zoobentoniche molto superiori alle altre due tipologie. In
Capitolo 1: Torrenti alpini
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situazioni dove il rhithron si trova in condizioni estreme, la biodiversità del krenon
può essere più alta (Craig & Mc Cart, 1975; Brodsky, 1980).
Negli ambienti crenali alpini gli insetti sono il gruppo più abbondante, mentre
negli habitat crenali di basse quote predominano Anfipodi, Isopodi e Molluschi.
Questa situazione può in parte riflettere la prevalenza degli insetti nello zoobenthos
di torrenti d’alta quota (Ward, 1992).
Per alcune specie ittiche questi ambienti sono molto importanti perché
rappresentano aree di deposizione.