HOUSING IN CFS E PRODUZIONE INDUSTRIALE ECO-EFFICIENTE:
SPERIMENTAZIONE DI UN SISTEMA SEMI-VOLUMETRICO
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CAPITOLO I
LA PRODUZIONE INDUSTRIALE ECO-EFFICIENTE
E GLI ELEMENTI IN CFS
1. La Produzione Industriale per l’Edilizia
1.1. Innovazione nel Settore Edilizio e Produzione Industriale
In Italia il peso dell’industria edilizia è tra i più rilevanti
1
: dal 1998 i livelli produttivi del
settore crescono sempre più rapidamente del PIL, complessivamente +23% contro un
+8,6% nel quinquennio 2001-2006
2
.
Nel quadro complessivo degli investimenti nel campo dell’edilizia, va registrato che le
ultime stime attestano una netta prevalenza del settore residenziale su tutti gli altri. Non
solo: nell’anno 2005, a fronte di una crescita del prodotto nazionale interno lordo pari a
zero, si può affermare che l’industria edilizia abbia di fatti impedito che l’economia
italiana registrasse un segno meno. I grafici a pagina seguente illustrano l’andamento
degli investimenti nel settore e la suddivisione degli stessi per aree di impiego (Figg.1.1-
1.2.).
In termini economici, risulta a dir poco scontato l’interesse che molteplici settori
produttivi rivolgono al mondo delle costruzioni, basti pensare che, nei Paesi
industrializzati, la quota di capitale che ogni famiglia destina alla casa ed al settore
edilizio in generale e` seconda solo a quella per l’alimentazione ed è pari a circa un
quarto di ogni singolo bilancio familiare. Indubbiamente quello dell’abitare rappresenta
un bisogno primario per l’individuo, non sorprende dunque che in risposta a tale
“domanda” corrisponda un’offerta adeguatamente bilanciata.
Nonostante i presupposti e’ da registrare come il settore edilizio italiano possa non aver
assunto il naturale ruolo di catalizzatore di ricerca e sviluppo ma sia stato
essenzialmente capace di raccogliere passivamente l’innovazione proveniente da altri
settori industriali interessati “a fare affari” con il mercato edilizio.
1
Il volume d’affari mondiale dell’industria delle costruzioni ammonta, secondo recenti stime, ad
oltre 3 milioni di miliardi di dollari americani e conta per più del 10% del prodotto interno lordo
mondiale. Quello delle costruzioni è il più grande settore industriale negli Stati Uniti (12%) e in
Europa (10-11% del PIL).
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Fonte dati: ISTAT.
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Figura.1.1. Investimenti in costruzioni 1970-2006 (milioni di euro).
Figura.1.2. Investimenti in costruzioni – composizione (2006).
(Fonte dati: Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni – giugno 2007)
Accettazione dell’innovazione non acritica e non senza una attenta e puntuale analisi
qualitativa, quella verificatasi nel corso degli ultimi anni, ma pur sempre un passo in
dietro rispetto ai settori che l’hanno prodotta
3
. Questa la via preferenziale, ma non
l’unico canale attraverso il quale l’innovazione ha raggiunto il campo delle tecniche
costruttive e dei prodotti per l’edilizia. La necessità di soddisfare nuovi bisogni ed
esigenze più complesse infatti ha contemporaneamente prodotto una richiesta di
innovazione
4
, che pertanto risulta esogena al settore imprenditoriale ed afferisce
strettamente ad una variabile esterna al settore produttivo. Il soddisfacimento di tali
3
In gergo economico si parla di technology push, ovvero innovazione come conseguenza
dell’avanzamento tecnologico, nel quale è l’offerta a giocare un ruolo chiave e dove i ritmi del
progresso sono dettati dalle imprese che trovano, nell’investimento di nuove soluzioni, i
presupposti per la loro crescita.
4
Quello che in gergo tecnico viene definito demand pull, ovvero un mercato spinto dalla
domanda di beni.
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bisogni ha spinto alla ricerca ed allo sviluppo di nuovi materiali, nuove tecniche e nuovi
processi, attraverso un percorso che a volte si e’ dimostrato breve ma che per lo più ha
impiegato anni ad affermarsi completamente
5
.
Prodotte dalla spinta dell’avanzamento tecnologico oppure da una domanda di mercato,
nella quasi totalità dei casi, le innovazioni che hanno investito il settore edilizio sono
nate con l’obiettivo di offrire una soluzione ad un problema, ad una esigenza a cui non si
era trovata piena soluzione nei modi convenzionalmente impiegati. In questo processo
di continuo rinnovamento, l’innovazione tecnologica è stata assunta come elemento di
collegamento tra il livello della scoperta scientifica e la domanda di beni
6
. Gli
orientamenti attuali, infatti, riguardano un avanzamento in toto delle conoscenze e delle
ricerche sia sul piano dei prodotti e materiali per l’edilizia, sia dei processi produttivi,
con particolare attenzione verso la loro ottimizzazione sotto il profilo dei requisiti
ambientali.
Nonostante la mancanza di precisi orientamenti di politica tecnica, le innovazioni
tecnologiche susseguitesi durante gli ultimi decenni hanno condotto il settore edilizio
verso una evoluzione del costruire di forte indirizzo industriale, seguendo spesso
processi di autoregolamentazione. Le esigenze di mercato relative alla riduzione dei
tempi di costruzione ed allo svincolamento dalle condizioni atmosferiche, le istanze di
valore aggiunto in termini di tecnologia e prestazioni, hanno di fatti portato gran parte
delle lavorazioni sui materiali e componenti per l’edilizia dal cantiere alla fabbrica,
richiedendo un forte cambiamento delle tecniche produttive da un lato, e delle tecniche
costruttive dall’altro.
Sul piano della produzione tali cambiamenti hanno riguardato in primis una
responsabilizzazione nell’uso delle risorse (materiali ed energetiche), prediligendo un
approccio che mira all’eco-efficienza degli impianti produttivi, e dall’altro lato
all’ottimizzazione della variabile tempo e delle risorse a tutti gli stadi. Questo tipo di
approccio fondamentalmente ha mosso i primi passi partendo dai dettami della lean
5
Si pensi alla diffusione di alcuni prodotti edilizi innovativi quali i profilati in alluminio per le
finestre (anteprima mondiale nel 1934, diffusione in Italia 1960), i blocchi in calcestruzzo cellulare
(anteprima mondiale nel 1930, diffusione in Italia 1985), o i sistemi per vetrate sospese
(anteprima mondiale nel 1975, diffusione in Italia 1995).
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Cfr. “La casa che cambia – Progetto e innovazione tecnologica nell’edilizia residenziale”, a cura
di M. Losasso, Clean, Napoli, 1997.
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production (“produzione snella”)
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, verso il quale l’industria delle costruzioni ha rivolto la
propria attenzione grazie anche al sostanziale allineamento del sistema produttivo TPS
con i criteri dell’efficienza energetica. Le aziende produttrici di materiali per l’edilizia
hanno operato una progressiva ridefinizione dell'intero processo produttivo rispetto al
sistema produttivo di massa, focalizzando l’attenzione sul miglioramento continuo
piuttosto che sul risultato finale e puntando ad un controllo totale della qualità,
all’eliminazione degli sprechi (Fig.1.3), ed ad un aumento della capacità produttiva, resa
più flessibile, grazie all’utilizzo ottimale degli impianti, alla riduzione dei tempi di
giacenza nei magazzini ed alla razionalizzazione delle forniture (produzione per piccoli
lotti)(Fig.1.4).
Figura.1.3. Classificazione delle attivita’ secondo il
valore aggiunto nel processo produttivo di massa.
Figura.1.4. Grafico dei benefici derivanti dall’adozione di
un sistema di produzione “lean”.
Sul versante delle tecniche costruttive questi mutamenti stanno trasferendo in cantiere
quella “visione per processo” tipica del settore produttivo, arricchendolo
progressivamente di contenuti tecnologici evoluti e di procedure costruttive di tipo
avanzato. Tutto questo è avvenuto tramite la condivisione delle logiche lean
8
, sia con gli
operatori che con i clienti, attraverso una progettazione integrata che mira a coinvolgere
tutti gli attori del processo fin dalle prime fasi, secondo una visione strutturata e
flessibile allo stesso tempo. Risulta chiaro che i benefici derivanti dall’impiego di questa
7
Sistema produttivo messo a punto dalla nipponica Toyota tra il 1950 ed il 1975 nel settore
automobilistico basato sulla sistematica eliminazione degli sprechi, sotto ogni forma ed ad ogni
stadio della catena produttiva, e sull’implementazione dei concetti di flusso continuo e customer
pull, ovvero miglioramento del prodotto secondo la prospettiva dell’utente finale.
8
Oltre Manica viene correntemente indicata come lean construction la declinazione del lean
thinking al settore delle costruzioni.
5%
35%
60%
Value chain
Attivita' che
aggiungono
valore
Attivita'
necessarie
che non
aggiungono
valore
Sprechi
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metodologia trovino massima espressione nel campo delle costruzioni off-site, dove gli
aspetti legati al miglioramento delle tecniche produttive giocano un ruolo preminente
nell’ambito del processo costruttivo dell’edificio.
1.2. Norme e Regolamenti per l’Eco-gestione del Sistema
Produttivo
1.2.1. Strategie per una Crescita Eco-Efficiente
La rapida crescita dei sistemi industriali ha comportato un crescente impatto delle
attività economiche sull'ambiente. La questione ambientale si è quindi imposta come
una delle priorità sia a livello politico che economico. In particolare la necessità di una
maggiore tutela dell'ambiente richiede alle imprese un ripensamento in senso eco-
compatibile, e quindi eco-efficiente, delle proprie modalità produttive e più in generale,
della realtà e dei valori aziendali.
Secondo il WBCSD (World Business Council for Sustainable Development) sono sette le
dimensioni dell'eco-efficienza
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che un'impresa deve prendere in considerazione durante
tutte le sue funzioni: dal marketing allo sviluppo del prodotto, dalla produzione alla
distribuzione dello stesso:
1. Ridurre l'intensità delle materie utilizzate
2. Ridurre l'intensità dell'energia utilizzata
3. Ridurre la dispersione di sostanze tossiche
4. Favorire la riciclabilità dei materiali
5. Massimizzare l'uso di risorse rinnovabili
6. Aumentare la durata del prodotto
7. Aumentare l'intensità dei servizi.
Ciò implica obiettivi come:
o minimizzare l'uso di energia, acqua, suolo, favorendo la riciclabilità e la durata
del prodotto con una particolare attenzione agli imballaggi
9
Una nozione di “Eco-efficienza” e’ quella presentata dal BCSD (Business Council for Sustainable
Development) alla conferenza mondiale di Rio sull’ambiente e lo sviluppo nel 1992. Essa consiste
nell’offerta di beni e servizi ad un prezzo competitivo, che soddisfino i bisogni umani e assicurino
la qualità della vita, riducendo nello stesso tempo gli impatti ecologici e l’intensità di risorse lungo
tutto il ciclo di vita ad un livello almeno in linea con la capacità di carico/assorbimento stimata
della terra.
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o minimizzare le emissioni, gli scarichi e la dispersione di sostanze tossiche così
come la promozione dell'uso di risorse rinnovabili
o fornire ai consumatori i benefici di funzionalità, flessibilità e modularità del
prodotto, con servizi aggiuntivi e focalizzando l'attenzione sulla vendita dei
prodotti di cui i clienti effettivamente necessitano.
o implementare un SGA (Sistema di Gestione Ambientale) da integrare con
l'esistente Sistema di Management Economico per costruire "l'approccio eco-
efficiente".
La fattibilità di tale strategia di sviluppo e’ economicamente sostenuta dal principio
fondamentale che la tutela dell'ambiente non è in antitesi col profitto, anzi può
diventare per l'impresa fonte di vantaggi competitivi: di costo, grazie ad uno
sfruttamento più razionale delle risorse; di valore aggiunto grazie ad un miglioramento
dell'immagine aziendale e dei prodotti. Usare meno quantità di risorse e produrre meno
rifiuti significa infatti risparmiare denaro e generare profitti (efficienza economica) e allo
stesso tempo vuol dire proteggere l'ambiente, conservando le risorse naturali e
riducendo I’inquinamento (efficienza ambientale). "Produrre di più con meno" è lo
slogan dell'eco-efficienza, chiave dello sviluppo sostenibile e la premessa per uno
sviluppo eco-trainato, ovvero uno sviluppo che considera il fattore ambientale non solo
un parametro da rispettare ma un possibile driver di crescita. Per il raggiungimento di
tutti questi obiettivi le imprese dispongono ad oggi di un gran numero di strumenti
"applicativi" che vanno ad aggiungersi e ad integrarsi al SGA come la valutazione del
ciclo di vita del prodotto (LCA), le etichettature ecologiche, gli strumenti di certificazione
e di registrazione ambientale (ISO 14001- EMAS II), la realizzazione di strutture a basso
impatto (Edifici Verdi) ecc.
Tuttavia non sono poche le imprese che percepiscono soprattutto gli aspetti
antieconomici dell'adozione di politiche di gestione ambientale. Per tale motivo, un
comportamento eco-compatibile non sempre è il risultato di una sensibilità ecologica:
spesso è frutto di pressioni normative e competitive. A tale riguardo può essere
significativo riportare le parole pronunciate dall’Ecodirettore Volkswagen Ulrich Steger
presso il BCSD tenutosi in occasione della conferenza di Rio de Janeiro del 1992: “Così
facendo le aziende non hanno risparmiato nulla sui costi ambientali ed hanno dovuto
sottostare alla logica del “command & control”. Più le aziende hanno rifiutato di
assumere compiti di protezione ambientale, più l’ecologia è diventato compito dello
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Stato. Inoltre hanno sprecato spazi di autonomia e libertà e si sono private di potenziali
di innovazione e di mercato. Ciò dimostra che esistono motivi razionali ed economici per
considerare la protezione ambientale come un compito aziendale.”
1.2.2. La Certificazione di Conformità Ambientale
In materia di tutela di bisogni ambientali, la cultura e la prassi della qualità (capacità di
identificazione e soddisfazione di bisogni) e le corrispondenti forme di assicurazione
della conformità ai requisiti applicabili (certificazione) si sono sviluppate con un certo
ritardo rispetto alle forme di assicurazione relative alla tutela di altri bisogni correlati
con le attività economiche e la vita sociale (es. sicurezza, affidabilità, prestazioni e
caratteristiche qualitative in genere dei beni strumentali e di consumo), per cui si sono
affermate, da tempo, le classiche forme di assicurazione della qualità rappresentate
dalla certificazione di prodotto e dai controlli ispettivi (approccio diretto
all’assicurazione della qualità) e dalla certificazione dei cosiddetti sistemi di gestione per
la qualità (approccio indiretto). Queste ultime sono infatti entrambe riconducibili alla
cosiddetta "qualità economica" associata al soddisfacimento di bisogni di carattere
essenzialmente economico e, in particolare, delle esigenze e aspettative del cliente (vuoi
utilizzatore strumentale, vuoi utente finale o consumatore), nel quadro di uno specifico
rapporto contrattuale.
L’aspetto economico è stato decisamente prevalente nell'ambito della cultura della
società industriale dominante fino alla fine degli anni '70, mentre l’attenzione verso più
ampie forme di qualità intese alla soddisfazione di una più vasta gamma di parti
interessate (stakeholders), aventi connotazioni anche e soprattutto “sociali” – quali, per
l'appunto, la qualità ambientale ed altre (qualità del lavoro, qualità delle informazioni,
qualità etica, ecc..) – si è affermata solo in anni recenti. In tema di sviluppo della qualità
ambientale, occorre poi distinguere tra l’approccio sistemico (realizzazione e
certificazione di sistemi di gestione ambientale) – che, pur risultando tuttora limitato
rispetto al caso dei cosiddetti sistemi di gestione per la qualità, ha ricevuto comunque
un considerevole impulso con la pubblicazione delle Norme della serie ISO 14000 – e
l’approccio di prodotto (Etichette e Dichiarazioni Ambientali di vario tipo), che non ha
conosciuto finora una diffusione altrettanto significativa.
Il processo che conduce all’elaborazione ed alla diffusione di queste norme è testimone
di un’inversione di tendenza che caratterizza anche l’approccio del legislatore. Infatti da
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un approccio di tipo “command and control”, in cui il legislatore definisce le regole e ne
sanziona il mancato rispetto, che ha portato alla proliferazione di un numero elevato di
documenti legislativi in campo ambientale, si sta passando, in parallelo, ad un approccio
in cui sono le stesse aziende ad avere un ruolo decisivo nella ricerca di accordi volontari,
nella sottoscrizione di patti a valenza ambientale, nella scelta di certificarsi, dimostrando
così, non solo all’autorità competente ma anche a tutte le altre parti interessate e
soprattutto all’opinione pubblica, il proprio impegno verso l’ambiente.
1.2.3. Sistemi di Gestione Ambientale: ISO 14000 e EMAS
I sistemi di gestione ambientale (SGA) sono sistemi di certificazione basati non solo sulla
prevenzione di eventuali superamenti di limiti di legge, ma anche su programmi di
miglioramento continuo del comportamento aziendale ed hanno un'importanza simile a
quanto già ampiamente sperimentato nel campo della garanzia della qualità (ISO 9000).
La norma ISO 14001 definisce il sistema di gestione ambientale come “la parte del
sistema di gestione generale che comprende la struttura organizzativa, le attività di
pianificazione, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi, le risorse per
elaborare, mettere in atto, conseguire, riesaminare e mantenere attiva la politica
ambientale”.
Il principio fondamentale e’ quello di creare un sistema al quale possono aderire
volontariamente le imprese, per la valutazione e il miglioramento dell’efficienza
ambientale delle attività industriali, secondo un approccio di base fondato su un
processo dinamico e ciclico riassumibile nella ruota di deming P.D.C.A.: “pianificare,
attuare, controllare, agire” (P
LAN
D
O
C
HECK
A
CT
) (Fig.1.5).
Figura.1.5. Sistemi di Gestione Ambientale: ruota di
deming P.D.C.A.
Figura.1.6. Flusso di inputs e outputs che attraversano un
SGA.