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loro disposizione, per curare i loro investimenti e la loro ricchezza. Le famiglie
devono pianificare su orizzonti lunghi ma finiti per trasferire i loro asset nel
tempo quando il loro reddito diminuirà e dovranno poi lasciare i propri beni agli
eredi; esse possiedono importanti beni non commerciabili, specialmente il capitale
umano, e beni non facilmente liquidabili come le abitazioni. Devono inoltre
considerare vincoli alla loro capacità di contrarre debiti e tener presente che sono
soggette ad una complessa tassazione sui loro guadagni.
La ricerca in finanza, come in qualsiasi altra branca dell’economia, può essere
positiva o normativa; le ricerche positive descrivono i comportamenti effettivi dei
soggetti economici, la ricerca normativa, invece, cerca di suggerire le azioni
migliori da intraprendere in un determinato momento con uno specifico prodotto.
Nell’ultimo secolo, però, si è visto come vari economisti abbiano teso a
raggruppare l'indagine positiva con quella normativa in un unico indirizzo di
ricerca, senza fare distinzioni tra com’è e come dovrebbe essere il comportamento
dei soggetti che agiscono nell’economia, per poter fornire un aiuto migliore e
ridurre quegli errori che possono portare a conseguenze disastrose per alcuni
individui.
Molte famiglie, prima di investire i propri risparmi, si rivolgono ad esperti e a
pianificatori finanziari per ottenere informazioni e consigli sulle scelte ottimali da
adottare. Tuttavia, alcune famiglie prendono decisioni che difficilmente sembrano
riconducibili alle possibili opzioni suggerite o a qualsiasi modello standard. Una
possibile soluzione a quest’osservazione, secondo Campbell, è quella di
mantenere l’assunzione base della ricerca finanziaria, in altre parole che il
comportamento osservato di un gruppo d’individui, e come dovrebbe invece
essere, coincida, e considerare modelli comportamentali alternativi delle
preferenze che incorporano fenomeni come l’avversione alla perdita del
patrimonio. Un'altra possibile risposta è quella di considerare la possibilità che le
famiglie non agiscano ottimamente, cosa che sembra avvenire soprattutto per i
gruppi più deboli; questa spiegazione porta, quindi, ad affermare che la teoria
della finanza comportamentale descrive le scelte che le famiglie attuano
effettivamente, mentre la teoria della finanza standard descrive le scelte che
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massimizzano il benessere familiare, e alle quali le famiglie possono essere
educate.
In questo capitolo verrà confrontato quel che noi sappiamo a riguardo di come
agiscono le famiglie, cioè la positive household finance, con le nostre conoscenze
di quello che le famiglie dovrebbero fare, vale a dire la normative household
finance. La comparazione non è facile da fare, perché la positive household
finance, per una corretta analisi, richiede dati d’alta qualità difficili da ottenere,
data la riservatezza in campo economico che mostrano molte famiglie, e perché la
normative household finance richiede rilevanti estensioni alle teorie finanziarie, e
quindi con modelli ardui e non sempre corrispondenti completamente alla realtà,
date le innumerevoli variabili.
Uno degli argomenti principali dell’household finance è costituito dall’analisi
delle differenze tra comportamento ideale delle famiglie e quello invece osservato
durante la vita dei componenti delle stesse, che può sembrare a prima vista
irrazionale. Campbell (2006) chiama queste discrepanze anche errori
d’investimento e afferma che questi non incidono particolarmente sui bilanci dei
nuclei familiari benestanti, però per le famiglie più povere e meno istruite questi
errori possono avere conseguenze anche disastrose sulla loro vita economico-
patrimoniale. Non c’è, in effetti, da stupirsi se le famiglie sbagliano, anche in
modo grave, quando decidono come investire la propria ricchezza dati i complessi
piani finanziari proposti dagli esperti e la spesso confusa offerta di strumenti
finanziari, non accompagnati da una semplice spiegazione del loro utilizzo e dei
rischi e dalla necessità di dover sempre interpellare un professionista per maggiori
informazioni. Un’importante domanda, a questo punto, dovrebbe essere cosa
determina il set di prodotti finanziari disponibili alle famiglie. L’innovazione
finanziaria al dettaglio, secondo gli esperti, è rallentata dai costi della promozione
degli strumenti e dal dover fornire istruzione riguardo agli stessi alle famiglie,
considerando inoltre i costi provenienti dall’esclusiva protezione per i prodotti
finanziari, in altre parole il rispetto di tutte quelle norme poste per garantire al
meglio, dato un certo livello di rischio, ai fruitori di un bene, patrimoniale o
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finanziario, la tutela della propria ricchezza ed evitare comportamenti illeciti da
parte individui più esperti.
L’esistenza di famiglie meno istruite, che chiamerò anche ingenue, permette un
equilibrio come quello descritto da Gabaix e Laibson (2006), nel quale
l’ignoranza e la confusione di prodotti finanziari generano un cross-subsidy tra
famiglie ingenue e istruite, che chiamerò anche sofisticate, e che nessun
partecipante al mercato ha un incentivo ad eliminare. C’è la presenza di un cross-
subsidy quando fra due gruppi distinti presenti in una stessa società, uno dei due
sostiene costi maggiori di quelli che sosterrebbe a rimanere da solo, pagando costi
indiretti più alti dovuti alla mancata conoscenza d’opportunità più vantaggiose e
dando, in questo modo, la possibilità all’altro gruppo di usufruire lui di queste
situazioni migliori offerte proprio perché indirizzate solo ad una piccola fetta della
popolazione. Normalmente il primo gruppo non sa dell’esistenza oppure non ha la
possibilità di annullare il cross-subsidy.
Se le famiglie commettono errori d’investimento, può essere possibile per gli
economisti finanziari offrire soluzioni che rimedino a questi sbagli o che riducano
la loro incidenza e le loro conseguenze sui patrimoni accumulati. Gli economisti,
possono, infatti, cercare di influenzare le abitudini dei consumatori, rivelare
regole, fornire opzioni d’investimento alternative, cercando in questo modo di
migliorare le scelte allocative degli individui portando così ad un miglior sviluppo
dell’economia sia a livello personale che a livello di tutto uno stato alzando, così,
anche il livello generale di benessere reale e percepito da tutta la popolazione.
1.2 Due sfide dell’household finance
1.2.1. Misurazione
La positive household finance si chiede come investano effettivamente le
famiglie. Domanda apparentemente semplice ma il difficile consiste nel dare una
risposta, infatti, i dati necessari sono difficili da ottenere poiché le famiglie
normalmente preferiscono mantener segrete informazioni di questo genere anche
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se, una volta rivelate agli enti di ricerca, sono protette da privacy. Inoltre le
famiglie hanno spesso finanze complicate, con conti aperti in diverse istituzioni
finanziare, e con investimenti diversificati in varie asset classes, cioè classi
suddivise in base al tipo di bene che contengono; perfino se volessero alcune
famiglie avrebbero difficoltà a rispondere dettagliatamente alle domande senza
essersi preparate in anticipo e aver ricercato le informazioni necessarie per
rispondere in modo adeguato ai sondaggi.
Per considerare un set di dati qualitativamente ottimo, si dovrebbero ottenere
elementi con almeno 5 caratteristiche. Prima, l’indagine dovrebbe coprire un
campione rappresentativo della popolazione; importante sarebbe avere delle
buone coperture su aspetti come ricchezza ed età. Seconda, per ogni famiglia,
l’insieme dei dati dovrebbe misurare sia il benessere sia una divisione esaustiva
dello stesso in categorie rilevanti. Terza, queste categorie dovrebbero essere
abbastanza separate da distinguere fra asset classes. Quarta, i dati dovrebbero
essere di alta accuratezza e qualità. Infine, l’insieme dei dati dovrebbe adattarsi
nel tempo agli investimenti delle famiglie.
Rispettare tutte queste caratteristiche può essere assai difficile, e quindi ancora più
complicato può risultare il lavoro degli economisti per estrapolare, dai dati,
modelli teorici o soluzioni ad eventuali problemi. La maggior parte degli studi,
infatti, si basa sulle ricerche effettuate dopo aver contattato direttamente le
famiglie. Anche i migliori sondaggi americani, come il Survey of Consumer
Finances (SCF), hanno problemi a rispettare tutti i canoni necessari, ad esempio
rilevando dati d’alta qualità per le prime due caratteristiche ma non per le altre 3,
per avere una ricerca corretta in tutti i suoi campi. Questo perché le famiglie
spesso si rifiutano di dare informazioni dettagliate sulla loro situazione
patrimoniale per motivi di privacy, oppure non partecipano addirittura al
sondaggio, o ancora non sono ben informate, loro stesse, su tutto il loro
patrimonio e la sua allocazione.
Per ovviare alle carenze presenti persino nelle migliori ricerche, recenti lavori
stanno esplorando fonti alternative di dati che siano più affidabili e più complete
d’informazioni. L’approccio utilizzato da Lease, Schalarbaum, Lewellen (1978),
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ad esempio, utilizza i dati delle compagnie che concedono prestiti alle famiglie,
che quindi possiedono elaborazioni per valutare correttamente un mutuo o un
fido, oppure di società che si occupano direttamente degli investimenti delle
famiglie. Esse hanno elementi accurati, dettagliati e qualitativamente migliori
dovendo fornire un servizio tecnico-professionale d’assistenza finanziaria alle
persone. In questo modo, però, vengono presi in considerazione i clienti delle
imprese di brokeraggio, quindi solo una minoranza degli investitori, escludendo la
maggior parte della popolazione. Inoltre c’è il rischio che i dati raccolti da una
singola azienda, non rappresentino l’intero ammontare della ricchezza di ciascun
cliente, poiché è possibile e probabile che essi possiedano conti anche in altre
istituzioni e non si possa procedere ad un incrocio delle informazioni, ottenute
dalle varie società, poiché tutelate dalle leggi sulla privacy.
Un altro sistema potrebbe essere quello di analizzare gli archivi di quei paesi che
effettuano registrazioni centralizzate sugli scambi giornalieri di strumenti
finanziari, metodo utilizzato da Grinblatt e Keloharju (2000). Tuttavia questi dati
possono mostrare una situazione limitata ad alcuni investimenti in singoli settori
specifici, ma da essi non si riesce ad estrapolare informazioni riguardo a tutto
l’universo dei prodotti finanziari posseduti dagli investitori.
Un’ultima fonte di dati potrebbe venire dai registri delle imposte, dei singoli stati,
che offrono elementi precisi e veritieri sulla situazione economica dei propri
cittadini e che sono altamente accurati in quei paesi che contrastano efficacemente
l’evasione fiscale, metodo seguito da Blume e Friend (1975). Tuttavia anche
questo metodo mostra delle debolezze a seconda della nazione di cui si stanno
analizzando gli archivi, per il motivo in precedenza detto.
1.2.2 Modellizzazione
Abbiamo detto che la normative household finance si chiede come le famiglie
dovrebbero investire. Anche questa è una domanda cui è difficile rispondere,
poiché implica molte variabili che sono però ignorate in molti libri di testo
standard. Ovviamente, si deve tener in considerazione che le famiglie
programmano i propri investimenti e le proprie spese in funzione del loro reddito
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