10
L‟effetto confine affonda le sue radici letterarie sul lavoro di McCallum, il quale,
basandosi su un modello gravitazionale1, dimostrò empiricamente che nel 1988 la
mole degli scambi commerciali tra le province canadesi era all‟incirca venti volte
superiore rispetto a quella che si registrava tra gli Stati Uniti ed il Canada stesso.
Ciò, era a riprova del fatto che il confine tra gli Stati Uniti ed il Canada, per
quanto fosse considerato il più accessibile da un punto di vista economico,
costituiva comunque un sostanziale ostacolo al flusso del libero commercio
internazionale (McCallum 1995, 616).
Il retroscena dell‟Home Bias é molto più sfumato e le sue prime manifestazioni
già si riscontrano implicitamente nei modelli di equilibrio generale
computazionale risalenti agli anni ottanta (Whalley e Xin 2006, 2). Comunque,
per una trattazione estensiva e diretta e per individuare il momento preciso in cui
si mise in luce il fenomeno, si fa riferimento al lavoro di Trefler in cui viene
messa in dubbio la validità del teorema Heckscher – Ohlin – Vanek nel fare
previsioni concernenti le direzioni reali prese dai flussi del commercio
internazionale. L‟autore espressamente scriveva: « Il modello che chiaramente è
superiore al teorema HOV include le ipotesi dell‟Home Bias nei consumi e della
differenza nelle tecnologie a livello internazionale (Trefler 1995, 1030) ».
Detto ciò, nonostante la letteratura utilizzi i due termini in modo sostanzialmente
intercambiabile, si evince chiaramente che essi sono ben distinti e che un
fenomeno non precluda il verificarsi dell‟altro, bensì possono essere collegati.
Peraltro, da un punto di vista strettamente analitico, emerge un‟altra differenza
significativa tra i due elementi sopracitati: mentre l‟effetto confine è generalmente
misurato da un moltiplicatore derivante da una regressione di un modello
gravitazionale, l‟Home Bias non è considerato come il risultato di un modello o
come un elemento direttamente desumibile dai dati disponibili, ma si riflette
direttamente nel modello come una caratteristica peculiare del medesimo
(Whalley e Xin 2006,4-7).
1
Per una più ampia trattazione su questo tipo di modelli e sui modelli caratterizzati di equilibrio
generale computazionale si veda il paragrafo 1.2
11
1.2 Il modello gravitazionale
Il modello gravitazionale, proposto da Tinbergen al fine di spiegare il commercio
internazionale, assume una forma molto simile all‟equazione gravitazionale di
Newton e può essere scritto nel seguente modo:
Tij = A x Yi x Yj / Dij
dove Tij indica il volume del commercio tra il Paese i ed il Paese j (misurato
tramite le importazioni, le esportazioni o la media di entrambe), A è una costante
che esplicita la relazione tra il termine gravitazionale (Yi x Yj / Dij) ed il
commercio (Tij) , Yi è il PIL2 del Paese i, Yj è il PIL del Paese j, Dij è la distanza
che intercorre tra i due Paesi. La costante può anche essere interpretata come
l‟elemento che riassume tutti i fattori, ad eccezione della grandezza e della
distanza, che influenzano il volume del commercio tra i due Paesi. (Krugman e
Obstfeld 2006, 11-14; Feenstra e Taylor 2008, 210-212).
Detto in altre parole, ciò significa che il valore del commercio tra due Paesi è
direttamente proporzionale al prodotto dei loro PIL ed è inversamente
proporzionale alla loro distanza (si vedano le Figure 1a, 1b e 1c per una
dimostrazione grafica). A riprova di quest‟affermazione, esiste una forte relazione
empirica tra la grandezza dell‟economia di un Paese, misurata dal suo PIL, ed il
volume sia delle sue importazioni che delle sue esportazioni.
Il legame esistente tra grandezza economica, distanza e commercio è tipico del
modello di concorrenza monopolistica il quale postula che i Paesi grandi
commercino maggiormente per due ragioni: i Paesi grandi esportano di più perché
producono un volume maggiore di varietà di prodotti e importano di più perché la
loro domanda è grande (Feenstra e Taylor 2008, 211).
E‟ possibile trovare l‟equazione gravitazionale scritta in un ulteriore modo:
= × × /
2
Il PIL misura il valore totale di tutti i beni ed i servizi prodotti all’interno di un’economia.
12
dove gli esponenti a,b e c sono utilizzati semplicemente per catturare gli eventuali
fattori, già menzionati prima ma approfonditi in seguito, che incidono sulle
variabili.
Uno degli scopi principali del modello gravitazionale è quello di identificare le
anomalie del commercio, ovverosia di evidenziare se il volume del commercio
registrato tra due Paesi è maggiore o minore di quello previsto.
Perché due Paesi dovrebbero commerciare meno di quanto previsto? La risposta a
questo quesito risiede nelle barriere al commercio internazionale3 e, nella
fattispecie, nei fattori che facilitano o impediscono gli scambi tra gli Stati. Tra
questi ultimi, anche detti border barriers, possiamo annoverare:
1. Le tariffe, cioè le tasse imposte sui beni d‟importazione quando entrano in
un Paese;
2. Le quote, ovverosia i limiti posti sul numero di beni ai quali è permesso
attraversare il confine nazionale;
3. Le leggi amministrative ed i regolamenti concernenti il commercio,
incluso il tempo richiesto per lo sdoganamento dei beni;
4. I fattori geografici, intesi come la conformazione del territorio e
l‟eventuale esistenza di un confine condiviso;
5. La presenza o meno di valute diverse;
6. I fattori culturali, come può essere ad esempio una lingua condivisa
(ibidem, 214-215).
Mentre alcuni elementi sono armonizzabili con un modesto dispendio di energie,
altri risultano eliminabili solo con un‟integrazione politica completa, la quale
richiede un percorso d‟integrazione solido e di lungo periodo. Sono, soprattutto, i
fattori culturali e linguistici ad essere difficilmente sormontabili.
Approfondendo l‟analisi in merito all‟argomento, è possibile delineare
un‟ulteriore distinzione di natura dicotomica tra le barriere al commercio: le
barriere al commercio che generano delle rendite e quelle che non ne generano. Le
prime concernono una relazione, fondata su un trasferimento di risorse, tra un
attore che sostiene un costo ed un altro che, per diretta conseguenza, é
beneficiario della rendita derivante da esso.
Le seconde implicano, per un attore, il generarsi di un costo legato all‟utilizzo di
risorse reali. Un esempio chiarificatore di questa seconda tipologia può essere
3
Con questo termine ci si riferisce a tutti i fattori indistintamente che influenzano l’ammontare di
beni e servizi scambiati attraverso i confini nazionali.
13
l‟assunzione di un avvocato competente in una legislazione estera, la ricerca di
determinate informazioni o lo studio di una lingua.
Un altro possibile utilizzo del modello gravitazionale è di verificare l‟impatto di
un accordo commerciale sul commercio internazionale. Infatti, se un accordo
commerciale produce risultati positivi, si dovrebbe registrare un volume di
commercio maggiore tra due Stati rispetto a quello previsto basandosi solamente
sulla distanza che intercorre tra essi e sui loro PIL.
Va notato, in ogni caso, che nonostante i suddetti accordi spesso mettano termine
a tutte le barriere formali al commercio tra Paesi, essi raramente riescono a
rendere irrilevanti i confini nazionali (Krugman e Obstfeld 2006, 16).
In conclusione, si ricorre ulteriormente al modello gravitazionale per stimare
l‟impatto sul commercio internazionale da parte dei seguenti elementi (Baldwin e
Taglioni 2006, 1):
1. Le unioni monetarie;
2. La volatilità del tasso di cambio;
3. La religione;
4. La guerra.
Figura 1a. I dieci partner commerciali degli Stati Uniti nel 2003
Fonte: Krugman e Obstfeld (2006), 11
Questo grafico rappresenta i dieci maggiori partner commerciali degli Stati Uniti
nel 2003. Come si può notare, tre di essi (Germania, Regno Unito e Francia) sono
Stati europei e, non a caso, sono quelli con il PIL maggiore.
14
Figura 1b. Relazione tra le grandezze economiche
Fonte: Krugman e Obstfeld (2006), 12
L‟asse orizzontale riporta il PIL di ogni Stato europeo come percentuale del PIL
totale dell‟Unione Europea presa nel suo complesso. L‟asse verticale rappresenta
la percentuale degli scambi commerciali che avvengono tra uno Stato europeo e
gli Stati Uniti in rapporto al volume totale di scambi tra l‟Unione Europea e gli
Stati Uniti. La percentuale rappresentata da un Paese rispetto al volume totale del
commercio tra gli Stati Uniti e l‟Unione europea corrispondeva, pressappoco, alla
percentuale detenuta da quel particolare Paese del PIL dell‟Unione Europea. Ad
esempio, la Svezia apporta circa il 2.9 % del PIL europeo e quasi il 3.3%
dell‟ammontare totale degli scambi che avvengono tra Stati Uniti ed Unione
Europea.
Figura 1c. L‟effetto della distanza
Fonte: Krugman e Obstfeld (2006), 15
15
Il grafico in questione segue direttamente il ragionamento sviscerato in quello
precedente, con una sola differenza: in questo, sono inseriti due Paesi extra-
europei, cioè il Canada ed il Messico. Ma, a parità di grandezza economica con un
altro Paese europeo, perché questi due Paesi commerciano maggiormente con gli
Stati Uniti? Perché sia il Messico che il Canada sono molto più vicini agli Stati
Uniti rispetto agli altri Paesi europei, dimostrando così l‟effetto negativo sul
commercio internazionale esercitato dalla distanza nei modelli gravitazionali.
Inoltre bisogna tenere in considerazione che gli Stati Uniti, il Canada ed il
Messico sono vincolati dal NAFTA, il quale rimuove le barriere formali al
commercio tra questi tre Paesi.
1.2.1 Il problema della misurazione della distanza
Nei modelli gravitazionali la questione della misurazione della distanza è
sicuramente un nodo centrale, in quanto un calcolo non esatto porta ad una
sovrastima dell‟effetto confine che difficilmente, in tal caso, può essere spiegato
dalle sole modeste barriere commerciali ad esso legate.
Se la soluzione non fosse quella proposta, le uniche due alternative sarebbero le
seguenti:
1. Le barriere sono molto più grandi rispetto alla misura in cui si
percepiscono (Anderson e Van Wincoop 2001, 2);
2. Esiste un‟alta elasticità di sostituzione tra beni prodotti a livello domestico
e d‟importazione tale per cui si registra un‟alta sensibilità nei confronti di
una barriera di modeste dimensioni (Head e Mayer 2002, 4).
Nella letteratura sono presenti diversi metodi per calcolare la distanza (vedi
Tabella n.1 per alcuni esempi), i quali sono raggruppabili entro due
macrocategorie: metodi per calcolare la distanza tra le economie e per calcolare la
distanza all‟interno delle economie. La prima, in genere, si basa sul metodo della
distanza del cerchio massimo4 tra i centri dei Paesi. Questi ultimi, in genere,
4
Un cerchio massimo è un cerchio sulla superficie di una sfera, avente lo stesso diametro della sfera. Un cerchio
massimo è l'intersezione di una sfera con un piano che passa per il suo centro, ed è anche il più grande cerchio che possa
essere disegnato su una sfera. I cerchi massimi sono gli equivalenti delle linee rette delle sfere. Il cerchio massimo, su una
superficie sferica, è il percorso con la minore curvatura, perciò il percorso più breve tra due punti posti sulla sfera è un
arco di cerchio massimo, determinato dall'intersezione fra la sfera ed il piano passante per i due punti ed il centro della
sfera. (Wikipedia nd, Il cerchio massimo, http://it.wikipedia.org/wiki/Cerchio_massimo)
16
corrispondono alle capitali o comunque alle città di grosse dimensioni, specie se
rilevanti a fini economici.
La seconda tende, invece, a sovrastimare le distanze interne rispetto a quelle
internazionali perché i metodi utilizzati tendono a calcolare la distanza media tra i
consumatori ed i produttori senza tenere in considerazione il fatto che all‟interno
di un Paese i beni devono percorrere distanze inferiori.
Tabella 1. Formule per il calcolo della distanza
FORMULA IPOTESI
1) = .25
(Distanza tra gli Stati)
Un quarto della distanza dallo Stato
confinante più vicino, con la distanza
tra i due Paesi calcolata col metodo
del cerchio massimo.
2) = .5
(Distanza tra gli Stati)
Come sopra, solo che si utilizza la metà
della distanza dallo Stato confinante
più vicino.
3) = .67 /
(Distanza all‟interno dello Stato)
La produzione nelle regioni
subnazionali è concentrata in un solo
punto al centro di un disco ed i
consumatori sono distribuiti lungo il
cerchio.
4) = .56
(Distanza all‟interno dello Stato)
Il raggio del cerchio moltiplicato per la
radice quadrata dell‟area approssima la
distanza media interna.
1) Fonte: (Wei 1996, 29) 2) Fonte: (Wolf 1997,9) 3) Fonte: (Head e Mayer 2000, citato in
Head e Mayer 2002, 11) 4) Fonte: (Nitsch 2000, 1096)
Head e Mayer propongono un nuovo metodo, alquanto complesso, per calcolare la
distanza, chiamato metodo della distanza effettiva (tra Stati). Qui di seguito
verranno riproposti i passaggi fondamentali di quest‟ultimo5.
IPOTESI:
5
Per l’analisi empirica si rimanda a (Head e Mayer 2002, 16-29)
17
1. Si denotino lo Stato esportatore con i e quello importatore con j;
2. Ogni Stato è composto da sottounità geografiche definite distretti;
3. I flussi commerciali tra e all‟interno dei distretti si presumono non
misurati da agenzie competenti del settore;
4. Uno Stato è l‟unità più piccola per cui i flussi commerciali sono misurati;
5. I distretti sono unità inferiori per i quali sono solo definite informazioni
concernenti la loro natura geografica (area, latitudine e longitudine del
centro) e la grandezza economica (popolazione o prodotto lordo).
Identifichiamo i distretti importatori ed esportatori rispettivamente con ℓ e k, in
questo modo i flussi commerciali dal distretto k al distretto ℓ corrispondono a ℓ .
Conseguentemente, il commercio da Stato a Stato è dato da:
= ℓ
ℓ∈∈
Supponendo che ℓ sia una funzione, ƒℓ(∙) della distanza tra i distretti, cioè ℓ,
definiamo la distanza effettiva tra gli Stati i e j come la soluzione della seguente
equazione:
ƒ
( ) = ℓℓ∈∈ (ℓ)
La distanza effettiva tra due Stati replica la somma del commercio, inteso come
una funzione della distanza da distretto a distretto. Assumiamo ora che il
commercio tra i distretti è catturato da un‟equazione gravitazionale:
ℓ = Gℓℓ
Dove le variabili y rappresentano il PIL di ogni distretto, d rappresenta la distanza
tra i distretti, G è la costante gravitazionale e θ è un parametro negativo.
Usando l‟equazione gravitazionale scopriamo che:
= ℓ∈∈ ℓℓ = G ∈
18
dove = ℓℓ∈ e = (
ℓ
ℓ∈ )ℓ
1/
. La distanza dal distretto k allo Stato j
è un indice di elasticità di sostituzione costante (CES, cioè Constant Elasticity of
Substitution) della distanza di ogni distretto individuale nello Stato j.
Infine calcoliamo che = G e , ovverosia la distanza effettiva è data
da:
= (∈ / ) (ℓ ℓ∈ / )ℓ
1/
(ibidem, 12-13)
Alla luce di quanto appena visto, é possibile argomentare che nella letteratura
riguardante i modelli gravitazionali e, più specificamente, il calcolo della distanza,
esiste un sostanziale problema di univocità della trattazione. In altre parole, non
esiste una metodologia unica nell‟utilizzo dei dati (quand‟essi sono presenti) e nei
metodi impiegati per ricavare alcuni risultati o alcune variabili chiave del
modello, come appena dimostrato per la distanza stessa.
Questa situazione crea sicuramente una sostanziale incertezza nello studio degli
argomenti presi in esame e di altri ad essi strettamente correlati, in primis l‟Home
Bias e l‟effetto confine. A riprova di questa affermazione è possibile notare come
le analisi, a partire dallo stesso McCallum (1995) per poi passare a Wolf (1997) e
proseguendo fino ai periodi ed alle pubblicazioni più recenti, differiscano negli
approcci alla tematica e nei risultati, ad essa attinenti, ottenuti.
La letteratura si divide sull‟efficacia o meno del modello gravitazionale nel fare
previsioni sui flussi commerciali internazionali mentre, il problema sopracitato
della non univocità della trattazione, ha influito nel far dichiarare a molti la sua
scarsa efficacia, creando ulteriori argomentazioni per coloro che asserivano ad
una debolezza della base teorica dello stesso (Baldwin e Taglioni 2006, 1;
Anderson e Van Wincoop 2001, 1). Tuttavia, è doveroso riconoscere il contributo
apportato da Head e Mayer per quanto concerne il calcolo della distanza,
nonostante le ipotesi 3) e 5) del modello appaiano alquanto restrittive ed utilizzate
ad un fine semplificativo. Di fatto, con la suddetta formula, si getta una nuova
luce su quest‟area di ricerca lasciata ultimamente in disparte e viene così a crearsi
una nuova base teorica comune, che contribuisce sicuramente a dissipare in parte
l‟incertezza metodologica di cui sopra, da cui potranno scaturire successive analisi
empiriche.
19
1.2.2 Il mistero della globalizzazione mancata e della “morte” della distanza
L‟attuale fase di globalizzazione, correlata all‟insorgere di nuove tecnologie e di
strumenti di comunicazione all‟avanguardia, ha fatto supporre a molti che
l‟impatto della distanza sui flussi commerciali si sarebbe dissipato
progressivamente nel tempo, fino alla sua scomparsa. Nella fattispecie, se l‟ipotesi
sopra citata si concretizzasse, i principali beneficiari di tale sviluppo sarebbero i
Paesi in via di sviluppo, dal momento che l‟ampiezza degli effetti della distanza é
riconducibile al ruolo di causa principale sia del divario salariale esistente tra
Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo, sia della sostanziale impossibilità di
quest‟ultimi di attrarre imprese sul loro suolo. Inoltre, la caduta dei costi di
comunicazione, ritenuti preponderanti all‟interno del computo dei costi di
transazione (e dunque riassumibili, secondo la teoria dei modelli gravitazionali,
sotto la catalogazione degli effetti della distanza), dovrebbe favorire l‟integrazione
di questi Paesi all‟interno dell‟economia mondiale, garantendo l‟accesso a mercati
ritenuti in precedenza troppo lontani. Tuttavia, per quanto possa sembrare
paradossale, l‟ipotesi iniziale é smentita dalla realtà e l‟effetto esercitato dalla
distanza sul volume del commercio non solo perdura nel tempo, ma si rivela
incrementato (vedi Figura 2).
Come si spiega questo fenomeno? Gli effetti incrementati della distanza, durante
l‟attuale fase di globalizzazione, sono generalizzabili per tutti i Paesi? Per
rispondere a queste domande è necessario far riferimento al recente lavoro
sviluppato da Carrère, de Melo e Wilson (2009) che, a sua volta, trae spunto dai
risultati di un‟analisi sviluppata da Disdier e Head (2008). Carrère, de Melo e
Wilson utilizzano il modello gravitazionale per rilevare i costi del commercio e li
riassumono nella seguente equazione:
=
=1
dove
(m=1,…, M) include variabili dummy binarie (generalmente che non
mutano nel tempo, come la presenza di un confine o di una lingua condivisa) che
catturano altre barriere al commercio diverse dalla distanza. Questi costi poi sono
inseriti in una versione logaritmica e lineare del modello gravitazionale, il quale
assume, conseguentemente, la seguente forma: