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Introduzione
Conoscere la storia e i movimenti culturali affermatisi in Germania durante i due
secoli precedenti, è necessario per comprendere quali furono le radici grazie alle
quali si affermò il Terzo Reich. Nel corso dell’Ottocento, vi furono diversi eventi
storici di notevole importanza, quali le guerre napoleoniche e il processo di
unificazione dell’Impero tedesco, che portarono allo sviluppo di un’ideologia
nazional-patriottica.
Questa ideologia concentrava tutta l’attenzione sull’aspirazione ad una rinnovata
società tedesca, la quale potesse essere vera espressione dell’essenza della
nazione, il Volk.
Nei primi decenni del Novecento e in particolare durante la Repubblica di
Weimar, dopo la Prima guerra mondiale, gli atteggiamenti nazional-patriottici
avevano permeato l’intera destra tedesca, e il movimento nazista si propose come
elemento catalizzatore delle diverse aspirazioni nazional-patriottiche di coloro
che vedevano le proprie radici spirituali scalzate dall’industrializzazione e
dall’atomizzazione dell’uomo moderno.
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È dunque fondamentale interrogarsi su quali siano le basi storiche e culturali del
nazionalsocialismo, di conseguenza anche del fondamento del culto della
personalità in Germania, per riflettere sull'ascesa e la caduta di Hitler e come egli
costruì la sua immagine incarnando l’essenza dell’identità tedesca.
Venne a concretizzarsi ciò che teorizzò Max Weber come potere carismatico e
così sintetizzato da Ian Kershaw
2
: esso poggia sulla dedizione «al carattere sacro
o alla forza eroica» del leader, sulle qualità straordinarie che gli vengono
attribuite, quali «forze e proprietà […] eccezionali». I «seguaci» vengono
conquistati dal leader e il loro «riconoscimento è una dedizione di fede del tutto
personale», ed è nutrito da grandi azioni, clamorosi successi e risultati
eccezionali, che forniscono la «prova della qualità del leader».
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1
Mosse G. L., Le origini culturali del Terzo Reich, Il Saggiatore, Milano, 2008
2
Kershaw I., Il mito di Hitler, Bollati Boringhieri, Torino, 1998, cit. p. 21
3
Weber M., Economia e Società, Donzelli, collana Biblioteca, 2005
2
Occorre quindi non limitarsi soltanto ad una conoscenza approfondita di Hitler
come persona, ma focalizzare l’attenzione sulla sua immagine come Führer.
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La figura messianica del Führer sarebbe stata l’elemento centrale e indispensabile della
sua propaganda […] plasmato con la stessa sistematicità dell’intero apparato del
potere.
5
Durante il regime del Terzo Reich, ci fu una vera e propria pro liferazione di
immagini ritraenti il Führer, sia in vesti ufficiali durante i raduni del partito,
eventi sociali e politici, sia all’interno della propria sfera privata. La propaganda
nazista riconduceva ogni successo alla figura di Hitler, il quale veniva
rappresentato quasi sempre in tenuta militare, ostentando grande sicurezza e
fierezza. Ma dietro questa maschera superficiale, si nascondeva l’essenza di un
uomo che necessitava un continuo elogio da parte del popolo per costruire e
alimentare la propria personalità. Il culto della sua personalità era stato creato e
coltivato dagli alti gerarchi nazisti al fine di generare una fede cieca nel
“salvatore” della Germania ed elevarlo al rango di “semidio”.
Noi vediamo in lui il simbolo dell’indistruttibile forza vitale della nazione tedesca, che
in Adolf Hitler è diventata forma viva.
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Così, il culto del Führer acquisiva una forma eroica e mistica.
La propaganda era un mezzo di fondamentale importanza per raggiungere questo
scopo: copriva tutti i mezzi di comunicazione, occupava ogni istante della
quotidianità dei cittadini, soggiogava le menti di ciascuno con immagini forti e
messaggi semplici ma estremamente incisivi.
La fotografia è stata senza dubbio uno degli strumenti maggiormente utilizzati
dalla propaganda, ma quest’uso intensivo ha permesso, grazie al ritrovamento
degli scatti considerati non idonei ai fini propagandistici, di conoscere anche la
realtà e le diverse sfumature della personalità del Führer.
4
Kershaw I., Il mito di Hitler
5
Rauschning H., La rivoluzione del nichilismo, cit.
6
Dietrich O., Elogio in occasione del compleanno di Hitler in Völkischer Beobachter, edizione della
Germania Settentrionale, 20 Aprile 1935
3
Egli, infatti, era sempre accompagnato da due fotografi che avevano il compito di
immortalare ogni istante delle sue apparizioni in pubblico e della sua sfera
privata: Heinrich Hoffmann e Hugo Jäger.
Hoffmann, con i suoi scatti in bianco e nero, ha documentato ogni aspetto della
vita pubblica del Führer, alimentando in questo modo il proliferare delle
immagini propagandistiche attraverso ritratti per manifesti e francobolli, scene
quotidiane e ufficiali di partito.
Inoltre, le sue fotografie ritraevano l’aspetto più nascosto della personalità di
Hitler; l’autoesaltazione era fondamentale per creare la sua immagine mediatica e
rafforzare la propria personalità. Prova di quest’aspetto del suo carattere, sono le
fotografie scattate da Hoffmann nel 1930 mentre Hitler provava i suoi discorsi
allenando la mimica facciale e la gestualità.
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Hitler era solito esercitarsi per ore
davanti allo specchio al fine di migliorarsi e sembrare il più spontaneo possibile.
Ad Hoffmann fu ordinato di distruggere questi scatti poiché avrebbero potuto
minare la naturalezza dei discorsi di Hitler e, con essa, il suo magnetismo e la sua
stessa figura autoritaria. Ma Hoffmann fortunatamente non lo fece.
Le foto a colori di Hugo Jäger, invece, focalizzano maggiormente l’attenzione
sull’ammirazione delle masse per il proprio Führer, simboleggiando come tutto il
popolo tedesco fosse in adorazione della sua figura. Le fotografie, accuratamente
nascoste dal fotografo alla fine della Seconda guerra mondiale e in seguito
vendute alla fu rivista Life nel 1965, mostrano l’atmosfera del t e m p o : l e
panoramiche dei raduni del partito, i mezzi piani di Hitler, momenti di svago dei
soldati durante le feste. Una visione artefatta e agghiacciante di quello che
doveva essere il Terzo Reich, attraverso gli occhi della propaganda.
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Partendo dall’analisi delle origini culturali del Terzo Reich, considerando il
processo di nazionalizzazione delle masse e la funzione sociale dell’uso delle
immagini, vorrei seguire una linea critica per approfondire gli effetti psicologici
7
D e n o ë l C . , Le charisme de Hitler, Histoire par l'image [online] Disponibile all’indirizzo:
http://www.histoire-image.org/etudes/charisme-hitler
8
Cosgrove B., A Brutal Pageantry: The Third Reich’s Myth-Making Machinery, in Color, in TIME
[online]. Disponibile all’indirizzo: http://time.com/3490218/a-brutal-pageantry-the-third-reichs-myth-
making-machinery-in-color
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che le immagini di propaganda durante il nazismo furono in grado di suscitare
nel popolo tedesco.
In particolare vorrei concentrare l’attenzione sul confronto tra le diverse
fotografie dal punto di vista della tecnica, degli effetti che esse provocano e come
queste hanno contribuito a creare il culto della personalità di Hitler. La sua
figura era continuamente osannata e presa come modello, nel quale ogni tedesco
si doveva riconoscere. La devozione e la continua esaltazione da parte del popolo
alimentava la sua autostima, creando in questo modo un circolo vizioso.
Come fu possibile questo totale soggiogamento delle persone alla sua figura?
Quali sono gli aspetti salienti che hanno permesso alla propaganda di imporsi a
tal punto? In che modo le immagini possono essere un veicolo rilevante per la
manipolazione delle coscienze?
Per completare la ricerca, fornendo un quadro più ampio, è fondamentale
analizzare inoltre le cause psicologiche che portarono Hitler a creare questo mito
e, inoltre, confrontare il caso tedesco con i modelli ai quali egli si ispirò per
creare la sua figura messianica e il culto della sua personalità.
In conclusione, un fenomeno rilevante è costituito dall’iconografia di negazione,
satira e critica della figura del Führer, sviluppatasi all’estero durante il regime e,
in seguito, le trasformazioni che la sua immagine subì dopo la caduta del Terzo
Reich. Queste mutazioni generate dalla satira e dalla critica vennero riprese
anche da autori tedeschi, nonostante la Germania attuò un processo di
rinnegamento del passato, attraverso il quale provò a liberarsi da questo periodo
ingombrante cancellandone ogni traccia, così da poter ricominciare da zero.
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L’uso dell’immagine e il culto della personalità in
Germania
Analizzare e comprendere ciò che rese il terreno fertile per lo sviluppo del
regime del Terzo Reich è essenziale per capire sia l’ideologia nazista che la
figura stessa di Adolf Hitler.
Come fu possibile che, in un periodo così breve, un solo uomo sia riuscito ad
instaurare una dittatura a partito unico e condurre l’Europa attraverso il periodo
più tragico del XX secolo?
La Germania agli inizi del Novecento era considerata una delle nazioni più
avanzate e dinamiche dell’epoca che però, dietro questa facciata superficiale,
celava un profondo laceramento causato da crisi economiche, sociali e politiche,
lo scoppio del primo conflitto mondiale, il conseguente trattato di Versailles e la
Repubblica di Weimar. Ma oltre a queste cause, come largamente esposto da
Richard J. Evans nella sua opera La nascita del Terzo Reich,
9
è necessario
allargare la prospettiva includendo anche gli eventi sociali, psicologici, inerenti
alla quotidianità del popolo tedesco.
Per questo motivo, in questo primo capitolo la mia analisi si concentra su quali
siano le basi storico-culturali del nazismo e come l’uso delle immagini sia stato
un veicolo fondamentale per la diffusione dell’ideologia e l’accrescimento del
culto della personalità del Führer.
1.1 La nazionalizzazione delle masse: miti e simboli del
culto politico
La nazionalizzazione delle grandi masse non può verificarsi mediante mezze misure o
con l’accentuazione della cosiddetta oggettività, ma soltanto con una fanatica,
unilaterale e risoluta impostazione, nei riguardi della meta da raggiungere.
10
Nel 1975 George L. Mosse, uno storico tedesco di famiglia ebraica
nazionalizzato statunitense, pubblicò il libro The nationalization of the masses;
political symbolism and mass movements in Germany from the Napoleonic wars
9
Evans R. J., La nascita del Terzo Reich, Mondadori, Milano, 2005
10
Hitler A., Mein Kampf, Biblioteca storica documenti, Società europea di edizioni, Il Giornale, 2016
8
through the Third Reich.
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Grazie a questo importante lavoro, l'espressione
“nazionalizzazione delle masse” è entrata stabilmente a far parte de l l e ss ic o
storiografico degli ultimi anni.
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Mosse costruì la sua analisi sul processo di nascita di una idea politica di
nazione, fenomeno che ebbe luogo tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX,
quando si cominciò a delineare il soggetto collettivo che doveva possedere la
sovranità politica: un insieme di uomini e donne che si riteneva condividessero
gli stessi tratti etnici, la stessa storia e la stessa cultura. In ragione di questa
comunanza, alla nazione doveva essere riconosciuto il diritto di esercitare la
sovranità politica su un territorio che si pensava a essa appartenesse, per questo
era necessario coinvolgerne tutti i membri, i quali dovevano essere consapevoli
di far parte di questo inedito soggetto collettivo.
Secondo Mosse i totalitarismi instauratisi in Europa nella prima metà del XX
secolo, attraverso questo processo, riuscirono a promuovere la propria ideologia,
coinvolgendo le masse per rafforzare e aumentare la potenza della nazione. In
particolare, fascismo e nazionalsocialismo riuscirono ad adattare le vecchie
tradizioni ai nuovi scopi politici, seppur in modi differenti, facendo entrambi
leva, sull’idea di nazione e della democrazia di massa maturate nel corso del XIX
secolo in Europa.
Miti, simboli e culti dei movimenti di massa, nati con la Rivoluzione Francese e
sviluppatisi nel corso dell’Ottocento, avevano portato gli ideali di nazionalismo a
un radicamento sempre più profondo nella coscienza collettiva e, anche per
questo motivo, diedero al fascismo e al nazionalsocialismo una base culturale
dalla quale operare per arrivare a rappresentare un’alternativa alla democrazia
parlamentare.
L’analisi di Mosse si focalizza soprattutto sull’affermazione di questo fenomeno
in Germania, in particolare l’attenzione – precisa l’autore – si pone su quella
«religione laica e nazionalista, che divenne operante nella vita politica tedesca in
11
Mosse G. L., La nazionalizzazione delle masse: simbolismo politico e movimenti di massa in Germania
(1815-1933), Il Mulino, Bologna, 1975
12
La nazionalizzazione delle masse [Online], in Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007), Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. Disponibile all’indirizzo:
http://www.treccani.it/enciclopedia/nazionalizzazione-delle-masse_(Enciclopedia-Italiana)
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quanto parte dei movimenti di massa, e che accompagnò l’entrata delle masse
della popolazione tedesca nella politica del loro tempo».
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L’ascesa del nazionalismo e quella della democrazia di massa, i due fattori che
esaltarono il culto per il popolo a religione laica – secondo lo storico tedesco -
avvennero contemporaneamente in Germania durante il secolo XIX.
Il nazionalismo si configurò come movimento di popolo quando riuscì a
costruirsi una base di massa.
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Divenne necessario spiegare e propagare il discorso politico altamente innovativo
e radicalmente eversivo degli assetti politici allora dominanti.
Per instaurare un rapporto diretto ed efficace con il popolo tedesco, Adolf Hitler
si basò sugli studi compiuti da Gustave Le Bon, in particolare l’analisi del
rapporto tra capo e seguaci analizzato dettagliatamente nel suo volume La
psicologia delle folle, pubblicato nel 1895.
L’antropologo e sociologo francese fu il primo a studiare scientificamente il
comportamento delle folle, cercando di identificarne i caratteri peculiari e
proponendo tecniche volte a guidarle e controllarle. Le Bon utilizza i concetti di
contagio e suggestione per spiegare quei meccanismi che portano a far emergere
l’emotività, l’inconscio e l’istinto, altrimenti solitamente repressi negli individui.
[l’individuo] posto in uno stato tale, che avendo perduto la sua personalità cosciente,
obbedisce a tutte le suggestioni dell'operatore che gliel'ha fatta perdere, e commette gli
atti più contrari al suo carattere e alle sue abitudini. […] Le folle non hanno mai avuto
sete di verità. Dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciono, si voltano da un'altra parte,
preferendo deificare l'errore, se questo le seduce. Chi sa illuderle, può facilmente
diventare loro padrone, chi tenta di disilluderle è sempre loro vittima.
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Hitler si trovò ad agire all’interno di una società largamente permeata dal culto
della nazione e di uno stile politico che si appellava ad aspirazioni radicate nei
miti e nei simboli del popolo e della cultura tedeschi, già giunti a maturazione.
Egli si fece portatore di tutte le aspirazioni alle quali il popolo tedesco aveva
13
Mosse G. L., La nazionalizzazione delle masse, cit.
14
Ivi, p. 29
15
L e B o n G . , La psicologia delle folle [Online]. Disponibile in formato PDF all’indirizzo:
http://digilander.libero.it/rivista.criminale/e-book/psicologia_folle.pdf