4
a tale tematica. In seguito alla lettura di una serie di romanzi, ne ho selezionati due che,
insieme a quello già citato, potevano essere significativi in merito: Flaubert’s Parrot (1984) e
England, England (1998).
Gli elementi che accomunano i tre romanzi sono: la concezione di fondo della storia, il
carattere metaletterario della narrazione, l’ottica ironica del narratore-scrittore. Anzitutto, la
consapevolezza e la convinzione dell’autore che quello della Storia tradizionalmente intesa sia
un concetto ormai superato da tempo, rimpiazzato da una storia che è genere letterario,
racconto, addirittura merce commerciabile. Barnes non fa altro che constatare l’evidenza di un
fenomeno già in atto, quello della decostruzione che, secondo l’ottica sviluppata in England,
England degenererà in una vera e propria autodistruzione.
In secondo luogo, la riflessione metaletteraria: essa prende le mosse da studi compiuti
nella seconda metà del Novecento da filosofi e studiosi della storia, che hanno rilevato
l’importanza della lingua e dei codici narrativi nel processo di trasmissione storica e di come
la storiografia possa essere un terreno molto fertile per definire la natura della narrazione e la
sua attitudine a registrare e comunicare i fatti del passato. Il linguaggio non è un semplice
mezzo invisibile, bensì costituisce un vero e proprio filtro interpretativo, arricchendo il
contenuto di significati o censurandone delle parti.
Infine, ulteriore elemento comune è l’atteggiamento ironico e divertito dell’autore nei
confronti della storia e della sua lenta decostruzione: pur assistendo a un evento catastrofico,
Barnes non rinuncia mai all’ironia, arma insostituibile per un approccio critico ma leggero,
irriverente ma scanzonato, tipico dell’autore ma forse anche di gran parte della letteratura
inglese della generazione a cui appartiene.
L’elaborato ha il suo centro nel capitolo due, che analizza il romanzo A History of the
World in 10 ½ Chapters, una vera e propria parodia della storia universale (fin dal titolo): in
questo capitolo emergono sia le caratteristiche della storia concepita secondo l’ottica
contemporanea, sia i suoi rapporti con altri grandi concetti e discipline, sia i problemi
metaletterari che sorgono nel corso della narrazione storica. Gli altri due capitoli costituiscono
una sorta di approfondimento: il primo, basato sull’analisi di Flaubert’s Parrot, utilizza gli
stessi parametri impiegati per lo studio della storia del mondo e li applica alla storia della vita
di un individuo, cioè al caso specifico della biografia. Il terzo capitolo, incentrato sul romanzo
England, England, proietta il discorso sviluppato in precedenza in una dimensione futuristica,
soffermandosi sul rapporto tra una cultura contemporanea dai tratti dichiaratamente
postmoderni e il concetto di storia, con il risultato di un suo completo annullamento.
5
Quello del postmodernismo è stato un discorso piuttosto complesso da trattare, data la più
totale ambiguità e confusione che lo avvolgono: gli studi più accreditati in merito hanno
infatti rilevato le difficoltà non soltanto nella definizione e nell’impiego del termine, ma
anche nell’individuazione di valenze e contenuti ad esso sottesi. Per questo motivo, ho scelto
di non addentrarmi nel dibattito sul postmodernismo e di far riferimento, per tutti gli accenni a
questo argomento, allo studio di McHale dal titolo Postmodernist Fiction
2
.
Le fonti impiegate sono di due tipi: cartacee, tra le quali si annoverano articoli di
critica, interviste e recensioni pubblicati su quotidiani e riviste, e testi di carattere generale,
reperiti in Italia e a Londra; e multimediali, tra cui il sito dell’autore, preziosa e curata fonte di
informazioni sia bibliografiche che di altro genere. La quasi assoluta carenza di monografie
relative all’autore, dovuta al fatto che è un contemporaneo e vivente (classe 1946), può aver
rappresentato un limite o una incompletezza nell’analisi, ma d’altro canto mi ha permesso di
confrontarmi in modo più diretto e personale con il testo senza preconcetti o influssi
dall’esterno.
Durante il percorso in cui ho potuto accostarmi più da vicino alla produzione di Julian
Barnes e cogliere la sua personale concezione della storia, ho osservato quanto quest’ultima
abbia perso ogni traccia di “scientificità”, non figurando più come una disciplina, bensì come
una sorta di leggenda, di invenzione, frutto spesso del mescolamento di elementi fantastici e
reali. In questo modo, l’immagine di verità ad essa legata ha perso i suoi contorni marcati, e il
suo conseguimento da parte dell’uomo risulta sempre più un miraggio, un sogno utopico.
Da simili osservazioni è derivato il tentativo di ricercare nei tre romanzi analizzati un
antidoto, una possibilità di salvezza alla distruzione della storia, un’oasi in cui l’esigenza di
verità possa regnare sulle difficoltà e interessi che spingono in senso opposto: è questo il caso
dell’amore. Esso costituisce un conforto debole, per nulla paragonabile alla grandezza e
potenza di altre forze in gioco, ed è uno strumento inefficiente, se applicato ad un discorso
universale. Eppure rimane l’unico luogo in cui i personaggi realizzano il loro autentico
bisogno di verità: in Flaubert’s Parrot, l’aspirante biografo di Flaubert tenta, spinto
dall’amore, di far fede alla realtà dei fatti nel narrare la storia della moglie morta; in A History
of the World in 10 ½ Chapters, lo scrittore (Barnes?) del capitolo ‘Parenthesis’ esalta il potere
dell’amore come “agente di autenticità”; infine, in England, England, Martha e Paul cercano
di preservare il loro rapporto d’amore, l’unica cosa vera nel mondo di repliche e replicanti di
cui fanno parte.
2
Cfr. McHale, Brian Postmodernist Fiction London: Routledge, 1989
6
Capitolo 1
Flaubert’s Parrot:
il rapporto tra storia e letteratura nel caso particolare della biografia
La consacrazione di Julian Barnes come uno dei più brillanti scrittori inglesi contemporanei si
è realizzata con la pubblicazione, avvenuta nel 1984, di quello che può essere considerato il
suo terzo romanzo
1
. A vent’anni dalla sua uscita rimane ancora l’opera più discussa, perché
intesa come punto di svolta per la carriera dell’artista, ma anche per aver attirato l’attenzione
su un tema molto caro all’intero panorama letterario della fine del XX e l’inizio del XXI
secolo: l’elemento metanarrativo e la natura del romanzo contemporaneo.
La difficile catalogazione di quest’opera mette in dubbio la sua effettiva identità di
novel, suscitando la reazione della critica, che le attribuisce diverse denominazioni: Kermode
la definisce “a very unusual novel”
2
; Scott parla di “trans-generic prose text”, Brown di “part
novel and part something else” e Todd di “palimpsestically constructed”
3
; Taliaferro afferma:
“Resolutely anti-narrative in form, it is one of the most original ‘narrations’ in contemporary
fiction”
4
. Lo stesso Barnes dichiara in un’intervista del 2002 di aver scritto “an upside down,
informal piece of novel-biography”
5
, costruita attorno ad una serie di elementi reali e con
materiale eterogeneo che acquista una sorta di linearità e coerenza mediante la sua
articolazione nel processo della finzione narrativa.
Oltre a mettere in discussione la forma del romanzo contemporaneo, Flaubert’s Parrot
approfondisce l’aspetto metaletterario anche dal punto di vista tematico, indagando le fasi e i
problemi che intervengono nella redazione di una biografia.
Il tema della biografia ben si inserisce nel discorso sul rapporto tra storia e letteratura
e sulle reciproche contaminazioni e interferenze: essa, infatti, essendo la narrazione della
storia della vita di un individuo, rappresenta un sottoinsieme di quella che viene definita
“storia universale”, oggetto dell’analisi del secondo capitolo; è una sorta di microcosmo, di
campione di prova, da cui si possono ricavare tutte le osservazioni e le obiezioni al recupero
1
Flaubert’s Parrot segue Metroland (1981) e Before She Met Me (1982), se si escludono i primi due romanzi
della serie di detective fiction scritti da Barnes dietro lo pseudonimo di ‘Dan Kavanagh’.
2
Kermode, Frank ‘Obsessed with Obsession’ New York Review of Books 32 (25 aprile 1985):15-16
3
in Pateman, Matthew Julian Barnes Horndon, Tavistak, Devon: North Cote House Publishers Ltd, 2002: 22
4
Taliaferro, Frances ‘A Flaubertian Flight of Fantasy’ Wall Street Journal (5 aprile 1985): 15
5
Guignery, Vanessa “Julian Barnes in Conversation”, Cercles 4 (2002): 255-269 www.cercles.com: “[…] an
unofficial and informal, non-conventional sort of novel – an upside down novel, a novel in which there was an
infrastructure of fiction and very strong elements of non-fiction, sometimes whole chapters which were nothing
but arranged facts.” (259)
7
della verità e del passato, che rimangono valide ed applicabili anche nell’ambito più vasto
della storia del mondo.
L’oggetto della ricerca del protagonista del romanzo, il medico inglese Geoffrey
Braithwaite, è, come si può dedurre dal titolo, lo scrittore francese Gustave Flaubert. Il primo,
grande ammiratore del secondo, scopre - durante un viaggio/pellegrinaggio sulla pista dei
luoghi della vita del proprio idolo – l’esistenza di due pappagalli, entrambi candidati a essere
l’unico e vero ispiratore di quello protagonista del racconto di Flaubert intitolato Un cœur
simple; decide così di andare a fondo della verità e scoprire quale dei due è l’originale. Oltre
alla ricerca, che occupa soltanto il primo e l’ultimo capitolo, (dove peraltro si giungerà alla
conclusione che la verità è impalpabile e sfuggente), il romanzo si sviluppa attorno alla vita di
Flaubert, raccontata da Braithwaite mediante l’impiego di diverse forme narrative; alla
riflessione dello stesso riguardo al mondo della letteratura, dalle fonti ai critici, al pubblico; al
rapporto tra quello che si conosce e l’ignoto, tra la vita vissuta e quella scritta.
Nell’approfondimento della vita dello scrittore si trovano degli accenni alla moglie del
protagonista, morta suicida, come indizi di una storia troppo dolorosa da sopportare e
raccontare: questo ulteriore livello narrativo, individuato come autobiografico
6
, verrà
sviluppato in un capitolo intitolato ‘Pure Story’, che costituisce lo sfogo di Braithwaite e, a
detta dello stesso, l’unica storia i cui contenuti rispecchiano totalmente la verità.
Il tema centrale di questa trattazione è la biografia, intesa non come prodotto letterario
finito, ma come forma in divenire, immortalata nelle sue fasi di composizione, dalla scelta del
soggetto alla raccolta del materiale, fino alla stesura e alla risposta del pubblico, con una
particolare attenzione all’evoluzione del genere fino ai giorni nostri e a tutte le variazioni che
essa comporta, in una tendenza alla messa in discussione delle certezze e sicurezze della
tradizione e nella prospettiva di una sua decostruzione. Tale fenomeno si attua nel romanzo
mediante l’asserzione da parte del protagonista del fatto che il conseguimento di una
conoscenza esauriente della vita di un personaggio illustre è un sogno utopico, un obiettivo
precluso all’uomo perché fondato su nozioni a lui inaccessibili o mediate dalla soggettività
della percezione e dalle esigenze formali della struttura linguistica utilizzata. Come è
consuetudine per l’autore Julian Barnes, la decostruzione avviene in modo, se non
completamente indolore, almeno ironico, attraverso l’utilizzo di tecniche non proprie della
6
Cfr. Newton, Adam Zachary Narrative Ethics Cambridge USA: Harvard University Press, 1995: 241-285. Qui
il narratore di Flaubert’s Parrot viene associato al personaggio del maggiordomo Stevens in The Remain of the
Day di Ishiguro: entrambi, secondo Newton, utilizzano il cosiddetto “principle of indirection” per parlare di sè,
mediante una metafora che in parte svela, in parte mantiene protetto l’io narrante.
8
biografia quali la parodia e l’allegoria
7
, con lo scopo di sbeffeggiare la presunta autorità del
biografo e di un genere anch’esso minato da una perdita di fiducia nella capacità della
letteratura di ottenere e rivelare la verità. Per ovviare a tali inconvenienti, il biografo tenta di
percorrere altre vie oltre a quella della scrittura, cercando il contatto diretto con la realtà e la
vita del proprio soggetto: purtroppo, però, neppure una simile operazione troverà riscontri
positivi.
7
Cfr. Backscheider, Paula R. Reflections on Biography New York: Oxford University Press, 1999: 110-111
9
1.1
La biografia e i suoi aspetti problematici
La biografia è un genere letterario piuttosto controverso
8
: a metà tra narrazione e
interpretazione
9
, compendio di stili e toni, essa è oggetto di numerosi studi che ne evidenziano
non solo le caratteristiche formali e contenutistiche, ma analizzano soprattutto il metodo che è
sotteso alla sua stesura, i vari fattori che la influenzano e le diverse parti in gioco: l’autore, o
biografo, il soggetto la cui vita è raccontata, il lettore, il contesto culturale e sociale del
soggetto così come quello del biografo, il linguaggio utilizzato. Così, anche Flaubert’s Parrot
vuole essere in parte una riflessione su questo genere, nello specifico un romanzo imperniato
sul tentativo di scrivere una biografia nel contesto contemporaneo della fine del XX secolo.
Essa ha subito nel corso dei secoli una profonda trasformazione
10
: nata come
“laudatory chronicle”, o lode didattica in cui il soggetto è sottomesso alla potenza di Dio,
diventa strumento politico nel corso del Rinascimento per infangare il regime decaduto dopo
un colpo di stato, prendendo il nome di “biography of denigration”. Intorno al XVI secolo il
tono del biografo comincia a cambiare: mette al centro il personaggio e utilizza le
informazioni a cui perviene personalmente; è pronto a dichiarare apertamente al proprio
lettore eventuali carenze e inadempimenti. Così, nel secolo successivo, il biografo acquista
una piena coscienza del proprio ruolo e la biografia diventa una “intimate biography”, più
votata alla vita in sé che non al contesto sociale a cui il personaggio appartiene. L’evoluzione
del genere subisce una fase di arresto con il XIX secolo, periodo in cui si impone un rigore
letterario dominato dal cosiddetto “serious reading”: gli eroi ed eroine delle biografie non
possono permettersi di commettere errori, dunque solo gli aspetti positivi ed educativi trovano
spazio, mentre gli sbagli e i difetti vengono accuratamente tralasciati o camuffati. La biografia
diventa così, paradossalmente, l’arte della reticenza, dell’occultamento. Nel XX secolo si
assiste alla non difficoltosa ripresa, con tendenze al dettaglio piccante e alla nota
scandalistica; di grande novità sono l’introduzione dell’elemento psicologico, con un
8
Cfr. Backscheider, op. cit., 16-17: riferendosi ad una definizione comune della biografia intesa come “an
account of a person’s life, and a branch of history”, l’autrice commenta sottolineandone l’inadeguatezza e
riportando un fenomeno - della fine del Novecento - di superamento dei limiti del genere e l’estensione dell’uso
del termine ad opere un tempo identificate come altro da essa.
9
Ibid., 5
10
Cfr. Gittings, Robert The Nature of Biography London: Heinemann, 1978
10
conseguente approccio più tendente all’“umanistico” e al “personale”, e l’identificazione del
biografo con il proprio soggetto.
In particolare, negli ultimi anni, si è assistito a un moltiplicarsi delle fonti, che
attingono anche al mondo dei mezzi di comunicazione, non limitandosi alla documentazione
di tipo verbale, ma estendendosi anche a quella visiva: tale fenomeno, potenzialmente in
grado di favorire il conseguimento di una certa precisione ed accuratezza nella raccolta del
materiale, in realtà ha effetti disastrosi. L’impiego di un mezzo come quello televisivo può
portare il biografo a confondere la realtà con la finzione, conferendogli anche la licenza di
mescolare elementi veri ad elementi inventati. È questo il caso soprattutto degli aneddoti di
carattere sessuale - campo in cui è stata raggiunta una certa libertà - intriganti ma il più delle
volte costruiti per attirare maggiormente l’attenzione del lettore. Un altro aspetto, derivante
dall’enorme mole di materiale documentario a disposizione, è il coinvolgimento di più
persone nella selezione e organizzazione dello stesso, ciascuna con le proprie competenze,
con l’effetto di creare una sorta di impersonalità. Nonostante tale oggettività, la tendenza
attuale è determinata dal fatto che, oltre all’esplorazione di un soggetto, la biografia diventa
sempre più l’esplorazione del sé, dunque del biografo stesso: è riportato, infatti, come alcuni
biografi abbiano cominciato con l’intento di scrivere una biografia e siano invece giunti alla
redazione della loro autobiografia.
Flaubert’s Parrot raccoglie le caratteristiche salienti dell’evoluzione del genere e
riflette una sfiducia di base sulla possibilità della letteratura di trasmettere la verità dei fatti, in
particolare la realtà di un personaggio realmente esistito in un contesto storico ben definito.
Tale scetticismo deriva da una generale perdita del senso della storia e della sua conoscenza
da parte dell’uomo, senza una intermediazione che inevitabilmente ne alteri i contenuti
11
, che
trova riscontri nell’analisi in dettaglio dei vari elementi della biografia, divenuti problematici
al fine di un conseguimento di una parvenza di verità. A partire da un’indagine sul
reperimento e sulla utilità del materiale relativo al soggetto, in questo caso Flaubert, fino alla
ricezione della biografia e alla sua interpretazione da parte del pubblico, il romanzo di Barnes
rileva il difficile rapporto tra l’arte, o letteratura, e la vita, o realtà, fino al fallimento del
genere della biografia come storia.
11
È questo un fenomeno tipico della cultura contemporanea a partire dalla seconda metà del Novecento: cfr. il
capitolo 2 per una più approfondita trattazione del “Problema della Storia” e Janik, Del Ivan ‘No End of History:
Evidence from the Contemporary English Novel’ Twentieth Century Literature 41(2) (Summer 1995): 160-89
11
1.1.1 Le fonti e le testimonianze
La raccolta della documentazione relativa al soggetto scelto, insieme poi alla sua
catalogazione e schedatura, è l’operazione più lunga e faticosa per il biografo, il quale molto
spesso incomincia dalla stesura di una bibliografia che racchiude tutte le produzioni
pubblicate fino a quel momento riguardanti il soggetto. Da un simile procedimento possono
emergere discordanze, incongruenze e incompletezze che stimolano la curiosità del biografo e
il suo desiderio di far luce sugli aspetti più contraddittori e ambigui. Secondo Backscheider,
due sono gli atteggiamenti ideali del biografo nei confronti delle fonti: da un lato, deve
conservare uno scetticismo di fondo rispetto a tutto il materiale a sua disposizione; dall’altro,
però, non deve aver timore di concordare con altre versioni proposte e dunque farle proprie
12
.
Inoltre, in corrispondenza di questi, sono indicate le tre tentazioni in cui il biografo è
condannato a cadere: la soppressione, l’invenzione, e l’atteggiamento cattedratico di chi si
pone come giudice supremo
13
.
Il materiale documentario può essere di diverso tipo: orale o scritto, verbale o visivo,
scritto di pugno dal soggetto o espressione di un punto di vista. Esso non attinge più soltanto a
settori come la storia e la filosofia, ritenuti l’unica risorsa per la biografia, ma deriva anche da
ambiti quali la religione, la politica, il diritto, l’economia, la medicina.
Nel romanzo di Barnes, questa prima fase della stesura della biografia occupa senza
dubbio un ruolo di spicco: non solo, infatti, esso contiene una panoramica sulle diverse
tipologie di fonti, ma rileva anche le problematiche che possono sorgere nell’utilizzo e
interpretazione delle stesse da parte del biografo in questione, il medico - appassionato di
letteratura - Geoffrey Braithwaite.
La narrazione comincia con la visita dei luoghi più importanti e significativi della vita
del suo idolo, Gustave Flaubert, prima a Rouen e poi a Croisset: il ritorno del biografo sui
passi del soggetto risponde sia ad un’esigenza del primo di ottenere una conoscenza tangibile,
fisica della vita del secondo, quasi che essa contenga una verità più “autentica” di quella
percepita attraverso i suoi scritti
14
; sia ad un desiderio insito nel lettore di “vedere”, oltre che
di “leggere”, i particolari di cui già il biografo era andato in cerca
15
.
Un’importante fonte visiva è la fotografia: essa permette al biografo e al lettore di dare
un volto al personaggio scelto e di ricostruire con un’immagine elementi contestuali
12
Cfr. Backscheider, op. cit., 13, 63
13
Cfr. Origo, Iris in Backscheider, op. cit., 86
14
Il tema dell’interesse del biografo per prove e documenti che trascendono la letteratura e, più in generale, la
forma verbale sarà trattato nel terzo paragrafo di questo capitolo.
15
Cfr. Edel, Leon in Backscheider, op. cit., 72-73
12
importanti per capire meglio la sua personalità. Tutto ciò con la precisione riproduttiva di una
tecnica scientifica che non sembra dare adito ad equivoci o invenzioni. In realtà,
nell’esperienza di Braithwaite, la fotografia non è affatto oggettiva: è, per contro,
assolutamente inaffidabile e incapace di fornire la verità:
“I was going to put my photograph in the front of the book. Not vanity; just trying to be
helpful. But I’m afraid it was rather an old photograph; taken about ten years ago. […] – how
real, how reliable is that evidence? What would the photos of my twenty-fifth wedding
anniversary have revealed? Certainly not the truth; so perhaps it’s as well they were never
taken”.
16
Nonostante il suo intento sia dichiaratamente quello di utilizzare la fotografia per facilitare
l’individuazione visiva del biografo da parte del lettore, il narratore si accorge come il mezzo
sia inadatto agli scopi, perché fuorviante e fonte di immagini non corrispondenti alla realtà.
Anche nel caso dell’immagine di Flaubert, le fotografie si rivelano più un ostacolo che un
aiuto alla ricostruzione della stessa: “I kept reminding myself that he had fair hair. It’s hard to
remember: photographs make everyone seem dark”.
17
Un'altra modalità di trasmissione del passato è la cosiddetta “oralità di ritorno”
18
, una
riscoperta del metodo orale, derivata dalla diffusione dei mezzi di comunicazione come la
radio e la televisione, in grado di dare uno spazio maggiore alle voci non ufficiali, alternative:
un esempio, all’interno del romanzo di Barnes, può essere individuato nell’espressione delle
opinioni degli amici di Flaubert riportate da Louise Colet, una delle figure femminili presenti
nella vita dello scrittore. Nel capitolo 11, narrato in prima persona dalla donna - che si rivolge
direttamente al lettore offrendogli la sua versione dei fatti – le idee degli amici di Flaubert
sono introdotte dall’espressione “They say I had the vanity to […]”
19
, ripetuta per ben tre
volte a sottolineare la qualità orale della testimonianza che assume la connotazione di diceria,
di pettegolezzo. Nonostante ciò, i posteri che leggeranno la vita dello scrittore daranno un
peso notevole a queste affermazioni informali e leggere, prendendole come motivo fondante
per schierarsi con lui:
“I know too what will become of us when we are both dead. Posterity will jump to
conclusions: that is its nature. People will take Gustave’s side. […] I am a woman, and also a
writer who has used up her allotment of renown during her own lifetime; and on those two
grounds I do not expect much pity, or much understanding, from posterity”.
20
16
Barnes, Julian Flaubert’s Parrot London: Picador, 2002: 117
17
Ibid., 6
18
Passerini, Luisa Storia e soggettività: le fonti orali, la memoria Firenze: La Nuova Italia, 1988: 3
19
Barnes, Flaubert’s Parrot, op. cit., 181
20
IBIDEM
13
Nel passo citato emerge un elemento per nulla trascurabile, fondamentale nel processo di
interpretazione delle fonti che è, per il biografo, la fase successiva alla raccolta: la questione
del gender, o del genere maschile o femminile intesi rispettivamente il primo come un
privilegio, il secondo come un limite nell’esercizio dei diritti sociali e civili
21
. Louise Colet,
donna e per giunta scrittrice, è consapevole della propria posizione di inferiorità e svantaggio
rispetto a quella di un suo pari, ma di sesso maschile, e sa che la sua versione non verrà mai
accolta da un pubblico che rappresenta la sua società, maschilista e razzista.
L’interpretazione di una fonte può creare, dunque, a seconda dell’ideologia di chi si
accosta ad essa, dei conflitti e delle inesattezze, se non, come nel caso presentato, delle
ingiustizie. Paradossalmente, anche l’assoluta mancanza di fonti si rivela un fatto ambiguo e
problematico, che genera opinioni ed interpretazioni spesso contrastanti: nel libro di Barnes, il
fantomatico personaggio di cui nulla si conosce (fatta eccezione del nome e di una sua non
provata frequentazione con Flaubert) è Juliet Herbert, cameriera inglese della di lui nipote.
Nel capitolo 3, il più marcatamente incentrato sul problema del reperimento di documenti, il
narratore afferma a questo proposito:
“[…] we know nothing. Not a single letter to or from her has survived. We know almost
nothing about her family. We do not even know what she looked like. […] Biographer
disagree about Juliet Herbert. For some, the shortage of evidence indicates that she was of
small significance in Flaubert’s life; others conclude from this absence precisely the opposite,
[…]. Hypothesis is spun directly from the temperament of the biographer”.
22
La mancanza di tracce è interpretata dai biografi in due modi diametralmente opposti: per
alcuni è segno di una presenza di scarso peso nella vita dello scrittore, per altri indiscutibile
prova della rilevanza della donna, la cui comparsa in veste di ipotetica fidanzata riaprirebbe la
questione della vita amorosa di Flaubert, arricchendola di risvolti nuovi e inaspettati; per
evitare ciò, si rende necessaria ai suoi contemporanei la cancellazione di tutti i segni della sua
presenza.
Proprio quest’ultima ipotesi è avvallata nel romanzo, che presenta un clamoroso caso
di distruzione di documenti giustificata da un’implicazione di carattere etico: Ed Winterton,
personaggio fittizio interessato ad una biografia di Edmund Gosse
23
, incontra Braithwaite a
una fiera del libro e gli comunica di essere in possesso di materiale prezioso su Juliet Herbert.
21
Cfr. Nadel, Ira Bruce Biography: Fiction, Fact and Form London: MacMillan, 1984: 140-150. Si veda in
particolare il riferimento all’apporto fondamentale di Virginia Woolf al genere della biografia.
22
Barnes, Flaubert’s Parrot, op. cit., 38
23
Edmund Gosse è indicato come uno dei più importanti biografi di fine Ottocento: in particolare il suo apporto
è fondamentale nel costituire il tramite tra biografia vittoriana e moderna, poiché segna il cruciale passaggio
dalla produzione monumentale a quella più breve e concisa: a questo proposito cfr. Nadel, op. cit., 46-47 e
Gittings, op. cit., 38
14
Durante un secondo incontro
24
, quest’ultimo dichiara di aver distrutto le lettere che
costituivano la corrispondenza tra Flaubert e la Herbert, motivando la sua azione come
derivata da una presa di posizione morale: egli ha seguito la dichiarata volontà dello scrittore
francese (il quale avrebbe spedito le lettere alla sua amante pregandola di bruciarle),
rispettando l’integrità del rapporto che lega virtualmente il biografo al proprio soggetto
25
. La
reazione di Braithwaite è estremamente negativa: definisce la questione “a criminal story”,
usa parole come “maniac, […] criminal, sham, failure, murderer, bald pyromaniac” per
riferirsi a Winterton, etichettandolo come un criminale, un assassino, quasi che, con il suo
gesto, abbia inferto un colpo mortale all’immagine dello scrittore francese, la cui
sopravvivenza nella memoria dei posteri è determinata dalla conservazione di documentazioni
sul suo conto.
26
Gli elementi fin qui individuati sono solo degli esempi di possibili problemi
riscontrabili all’interno del processo di reperimento di materiale nella stesura di una biografia.
Un altro punto molto importante, per niente banale, è il rapporto tra il biografo e il
personaggio oggetto del suo studio.
1.1.2 Il biografo e la scelta del soggetto
Secondo lo studio di Backscheider, la selezione del soggetto da parte di un biografo è
un’operazione molto rilevante e può essere dettata, oltre che dalla semplice e comunemente
intesa identificazione o simpatia tra le due parti, da motivi meno evidenti e più sottili: la
volontà di indagare aspetti della società e del contesto storico osservandone l’impatto su un
personaggio significativo che funge da archetipo, l’interesse a colmare lacune e a indagare i
misteri intorno ad una figura la cui vita appare ancora un enigma, il riconoscimento
dell’importanza storica di un uomo la cui biografia è vista come una necessità per il mondo,
l’intuizione di una scelta oculata e in accordo con le esigenze del pubblico con prospettive
economiche di vasta portata
27
.
24
In questa sede, il narratore prefigura già il titolo del libro che sarebbe uscito dalla sua penna grazie al nuovo
contributo portato dal biografo: cfr. Barnes, Flaubert’s Parrot, op. cit., 44
25
Cfr. Splendore, Paola Il ritorno del Narratore: voci e strategie del romanzo inglese contemporaneo Parma:
Pratiche Ed., 1991: 66. Qui Splendore individua una corrispondenza tra Flaubert’s Parrot e The Aspern Papers
di Henry James: “Non si può non vedere nell’episodio del carteggio inseguito e mai posseduto da Braithwaite la
parodia del racconto jamesiano […]: il carteggio verrà distrutto prima che possa essere letto, lasciando al centro
del racconto un’assenza, o semplicemente un inganno, come accade in ambedue i testi”.
26
Barnes, Flaubert’s Parrot, op.cit., 45-46. Cfr. anche Spiegelman, Art Maus Torino: Giulio Einaudi Editore,
2000 (trad. Cristina Previtali): 156-157. Nel dialogo tra padre e figlio, il primo confessa di aver distrutto i diari
della moglie suicida perché troppo carichi di memorie dolorose, e il secondo lo apostrofa così: “Dio ti fulmini!
Tu - tu assassino! Come diavolo hai potuto fare una cosa così!!” (157)
27
Cfr. Backscheider, op. cit., 30-60
15
Qualsiasi sia la motivazione di partenza, il rapporto tra biografo e soggetto si fa più
stretto nel momento in cui il primo comincia a scrivere e ad addentrarsi così nella vita del
secondo: da un lato, la voce del biografo rappresenta l’unica autorità, la prospettiva attraverso
cui indagare la personalità proposta; dall’altro, la scoperta di un’identità altra implica la
rivelazione della propria
28
. Biografia e autobiografia si intrecciano e si corrispondono: è
questo il caso di Flaubert’s Parrot:
“Just getting braced to tell you about … what? About whom? Three stories contend within
me. One about Flaubert, one about Ellen, one about myself. My own is the simplest of the
three – it hardly amounts to more than a convincing proof of my existence – and yet I find it
the hardest to begin. My wife’s is more complicated, and more urgent; yet I resist that too.
[…] Ellen’s is a true story; perhaps it is even the reason why I am telling you Flaubert’s story
instead”.
29
Secondo l’affermazione di Braithwaite, tre sono gli argomenti della sua trattazione, uno di
carattere biografico, il personaggio di Flaubert, e due autobiografici, la sua vita e quella della
moglie, che possono essere considerati un unico blocco tematico.
Le motivazioni che spingono il narratore a dedicarsi alla biografia dello scrittore
francese sono molteplici: anzitutto un interesse e un’ammirazione per la sua figura di artista e
romanziere, in particolare per la sua attenzione allo stile, che deve essere funzionale alla
tematica e anzi emergere dalla stessa; per la preminenza della verità al di sopra di ogni cosa,
contro le convenzioni e i bassi moralismi, e di un’arte che la persegua; per il patriottismo
basato su un giudizio obiettivo e giusto nei confronti della propria nazione, che non nasconda
errori e orrori, ma sia di aiuto per rimediare.
30
Un secondo motivo è l’identificazione della propria storia con quella narrata da
Flaubert nel capolavoro letterario Madame Bovary: la protagonista del romanzo richiama la
figura della moglie di Braithwaite, sia per la sua vita di donna sposata a un medico ma volta
alla pratica dell’adulterio, sia per la sua morte, avvenuta in seguito ad un’azione suicida. Se
Ellen, la moglie, è Emma Bovary, così Geoffrey non può essere altri che Charles Bovary.
Mediante questa tecnica, che Updike definisce “technique of substitution”
31
, il narratore tenta
28
Cfr. Sinclair, Andrew in Backscheider, op. cit., 90: “[…] more than a discovery of another person. It is a
matter of self-discovery”; e Gittings, op. cit., 85: “[…] a biography is always apt to be more than an exploration
of one’s subject; it becomes, at every step, an exploration of oneself”.
29
Barnes, Flaubert’s Parrot, op. cit., 94-95
30
Cfr. Ibid., 97-98, 153-160. Si tenga presente, a questo proposito, l’osservazione di Giovannelli che rileva come
il Flaubert del romanzo non è il personaggio storico bensì la sua proiezione ottenuta attraverso la mediazione del
narratore Braithwaite: da autore (reale) egli diventa personaggio (fittizio). (Cfr. Giovannelli, Laura ‘I codici
infranti: inclusività, riscrittura e metanarratività in ‘Flaubert’s Parrot’ di Julian Barnes’ Strumenti Critici 40(2)
(maggio 1995): 278-279)
31
Updike, John ‘A Pair of Parrots’ The New Yorker 61(22) (22 luglio 1985): 87. Questa strategia viene utilizzata
anche in un’altra opera letteraria, Pale Fire di Nabokov. A tale proposito, cfr. Colby, Vineta (ed.) World Authors
1980-85 New York: The H.W. Wilson Company, 1991: 68-72.
16
di comunicare, seppur indirettamente, la propria storia, manifestando così tutto il disagio e il
senso di inadeguatezza da lui provati di fronte all’accettazione dei dolori e delle sconfitte
personali. Braithwaite esprime apertamente le proprie difficoltà:
“I hope you don’t think I’m being enigmatic, by the way. If I’m irritating, it’s probably
because I’m embarrassed; I told you I don’t like the full face. But I really am trying to make
things easier for you. Mystification is simple; clarity is the hardest thing of all. Not writing a
tune is easier than writing one. Not rhyming is easier than rhyming. […] But what helps?
What do we need to know? Not everything. Everything confuses. Directness also confuses”.
32
Qui, come nella citazione riportata precedentemente, si evince la sua fatica ad incominciare a
narrare sia la propria storia, in apparenza la più semplice delle tre, sia quella della moglie, che
egli definisce complessa ma urgente, ma soprattutto vera. La verità, pur essendo l’ideale da
perseguire sia - come già detto - per Flaubert, sia per il narratore, non è affatto consolante:
“[…] literature is not a pharmacopoeia; […] Do you want art to be the truth? Send for the
AMBULANCE FLAUBERT: though don’t be surprised, when it arrives, if it runs over your
leg”.
33
Proprio per il fatto che la storia della moglie è la pura verità, essa può risultare scomoda,
inopportuna; la scelta di Braithwaite consiste nell’ovviare a ciò ricorrendo al racconto di
un’altra vita, quella di Flaubert e dei suoi personaggi, mescolando fiction e realtà, svelando
ma allo stesso tempo censurando la verità.
34
Inoltre, per giustificare la propria difficoltà, la fa
apparire agli occhi dei lettori come il frutto di una scelta tesa a semplificare il processo e a
favorirne la fruizione da parte degli stessi.
Il risultato è, comunque, la tecnica del “reluctant narrator”
35
, valido e affidabile per
quanto riguarda la percezione della realtà e la sua analisi, ma frenato dall’impatto con un
evento così traumatico da essere indotto ad usare approcci indiretti, maschere e metafore per
riuscire a trasmetterlo. La narrazione, infatti, apparentemente incentrata sulla ricerca e sullo
studio della persona e del personaggio Flaubert, in realtà sottende un interesse più grande,
quello del narratore di riuscire a raccontare la propria storia: per questo motivo essa è
disseminata di tracce, accenni, reticenze che esprimono il suo tentativo.
Il primo riferimento alla moglie emerge in una riflessione legata al rapporto tra
Flaubert e la Herbert, e fa intuire al lettore che Ellen sia deceduta: “I never asked my wife;
and it’s too late now”
36
; il secondo richiamo lega la sua figura a quella di Emma Bovary e
riguarda il colore dei suoi occhi: “My wife’s eyes were greeny-blue, which makes her story a
32
Barnes, Flaubert’s Parrot, op.cit., 116
33
Ibid., 157 e 161
34
Cfr. Newton, op.cit., 241-285: in questo capitolo l’autore sviluppa il problema dell’autobiografia e della
narrazione del sè parlando di “secrecy and recognition”.
35
Highdon, David, L. “‘Unconfessed Confessions’: the Narrators of Graham Swift and Julian Barnes” in
Acheson, James (ed.) The British & Irish Novel since 1960 London: MacMillan, 1991: 174-191
36
Barnes, Flaubert’s Parrot, op. cit., 37
17
long one”.
37
Un ulteriore tentativo di affrontare il discorso si ritrova alla fine del capitolo 7, in
cui Braithwaite, a bordo del traghetto che attraversa il canale della Manica, viene colto dal
pensiero della moglie, affiorato per essere immediatamente soppresso: “My wife… Not now,
not now”.
38
Il climax così costruito raggiunge il punto di massima tensione nel capitolo 13, “Pure
Story”, dove finalmente il narratore, dopo aver nicchiato per circa 200 pagine, realizza la
propria confessione. Anche quest’ultima fase, però, si rivela lontana dall’ideale di verità e
costituisce una “unconfessed confession”
39
: il lettore non saprà mai la storia vera del
narratore, che ancora, perfino nel capitolo dichiaratamente più “vero”, si serve del
parallelismo con personaggi storici e fittizi e fa uso dell’invenzione per far luce sui misteri
relativi alla vita privata della moglie
40
.
Nel caso di Flaubert’s Parrot, la scelta del soggetto da parte del biografo è dettata ben
più che da una semplice ammirazione o identificazione: essa rappresenta, allo stesso tempo,
sia uno strumento per giungere ad una conoscenza di sé, e per comunicare in maniera indiretta
le proprie sensazioni, sia una modalità per proteggersi dalla scoperta e dalla accettazione della
propria identità e storia, concentrandosi su quella altrui.
1.1.3 La biografia: forme e contenuti
Una volta scelto il soggetto e raccolto il materiale ad esso relativo, per il biografo giunge il
momento vero e proprio della scrittura che, nonostante occupi solo il 20% dell’intero
procedimento
41
, è comunque una fase importante sia dal punto di vista del linguaggio e dello
stile, sia per quanto riguarda i contenuti trasmessi.
La biografia è considerata un genere letterario privo di una sua poetica, impossibile da
classificare secondo la suddivisione della narrativa ma neppure ascrivibile a trattazione
storica: essa è un compendio di stili e di modalità espressive, perché oggetto del suo interesse
sono le esperienze umane più svariate e l’interpretazione delle stesse da parte del biografo.
Ciononostante, il linguaggio assume un ruolo fondamentale nella trasmissione del contenuto,
che non è un processo neutro, bensì il risultato dell’interazione di diversi elementi, tra cui
anche lo stile scelto.
37
Ibid., 86
38
Barnes, Flaubert’s Parrot, op. cit., 120
39
Highdon, op. cit., 174
40
Cfr. Barnes, Flaubert’s Parrot, op. cit., 197: “I have to hypothesise a little. I have to fictionalise (though that’s
not what I meant when I called this a pure story). We never talk about her secret life. So I have to invent my way
to the truth”.
41
Cfr. Backscheider, op. cit., 62