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CAPITOLO 1
La comunicazione d‟impresa
1.1 La strategia di comunicazione
Che significato ha la parola “strategia”?
Essa, indica il complesso di scelte che si compiono prima di muovere all‟azione diretta
ad ottenere un risultato desiderato.
Il dizionario della lingua italiana di Devoto G. la definisce come « il ricorso, motivato e
ragionato, a mezzi idonei al raggiungimento di uno scopo».
L‟impresa, privata o pubblica che sia, profit o non profit, per raggiungere i suoi scopi
deve confrontarsi costantemente con il mondo esterno, con i diversi stakeholder e
divenire soggetto di comunicazione.
E per “strategia” di comunicazione?
Vogliamo intendere la ricerca e l‟analisi della situazione aziendale e del mercato, con
conseguenze relative a scelte e decisioni che contribuiscono ad una compilazione valida
del brief (si chiama brief il documento che racchiude tutti gli elementi utili, affinché un
professionista possa operare a beneficio del suo committente) sulla cui base poi verrà
elaborato il messaggio da comunicare.
Ma possiamo anche intendere per Strategia di Comunicazione, l‟analisi e la scelta di
strumenti di comunicazione disponibili (es. promozioni, fiere, web, ecc.) capaci di
trasmettere il messaggio al Target desiderato, ovviamente nel modo più efficace per
raggiungere i fini e gli obbiettivi stanziati dall‟azienda.
Il termine comunicazione non è equivalente all‟ informazione.
Mentre “informare” significa “dare una notizia”,“comunicare” significa sostanzialmente
“partecipare”, quindi è essenziale al buon fine, sia chi trasmette il messaggio, sia colui
che lo riceve.
Ci si attente infatti che quest‟ultimo, recependo il messaggio, reagisca, o limitandosi a far
proprio il messaggio stesso, oppure agendo di conseguenza. È molto appropriata la
definizione della Business School della City University of London: “La comunicazione richiede
immaginazione, contenuti emozionali, impegno e le volontà di ascoltare e rispondere
agli altri, nonché essere sensibili ai loro bisogni.
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Diviene dunque essenziale, per avviare questo lavoro, richiamare alcuni concetti
fondamentali di che cosa deve essere una “strategia di comunicazione” per
un‟azienda.
L‟azienda ha più opzioni per darsi una missione strategica: può scegliere
un‟offerta diversa da quella dei rivali, proponendo di più (più completezza, più
unicità) o di meno (più specializzazione);
può scegliere di soddisfare dei bisogni particolari del consumatore o, infine, può
scegliere di rendere accessibile il suo prodotto a particolari segmenti di pubblico.
Nel perseguire una sua missione, l‟azienda deve capire che una strategia:
ξ Richiede spesso delle rinunce per non essere inconsistenti con la
missione stessa;
ξ Impone priorità di management e organizzative;
ξ Deve unire tutta una serie di attività creando una catena che si rafforza
sempre più, aumentando il vantaggio competitivo;
ξ Non deve corrompersi con l‟imitazione o l‟imperativo della crescita a
tutti i costi: l‟azienda deve accettare i rischi della diversità e i limiti che
questa impone1
E‟ anche opportuno riportare un riferimento fatto da Cozzi e Ferrero che viene fatto
per identificare delle alternative strategiche di marketing , una volta presi gli
orientamenti della direzione generale e fatte le analisi dell‟ambiente interno ed esterno
all‟azienda.
Le scelte fondamentali da precisare per ogni alternativa strategica riguardano: Dove competere,
Come competere, quali Obbiettivi perseguire. Da queste tre scelte derivano gli investimenti da
realizzare in ricerca, impianti, formazione, immagine. Sono tre decisioni strettamente interrelate, che
vengono assunte mediante un processo interattivo che parte dall’indicazione degli obiettivi di massima
formulati dall’alta direzione per giungere, alla fine, alla loro conferma ed articolazione o ad
una loro ridefinizione.2
1Lombardi M.,” La strategia”, in op. cit., pag 91.
2
Cozzi G., Ferrero G., op. cit., pagg. 184-185
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1.2 Marketing e comunicazione
Il marketing rappresenta all‟interno dell‟azienda una funzione chiave che il noto studioso
americano Philip Kotler definisce come: “Il processo attraverso il quale la struttura della
domanda di prodotti e servizi viene prevista, accresciuta e soddisfatta attraverso la
creazione, la promozione, lo scambio, la distribuzione fisica dei prodotti e servizi stessi”.
Si pone come obbiettivo principale dell‟azienda la soddisfazione del consumatore.
È quindi chiaro che una azienda, al momento in cui decide di comunicare, deve attuare
una strategia che renda questa comunicazione più efficace possibile, in quanto può
essere considerata come un‟arma per combattere sul mercato e conquistare il
consumatore.
Tale strategia a cui si fa riferimento è il piano di comunicazione che fa parte del piano
di marketing aziendale, il quale è strutturato in più parti. Ha inizio con un attento
studio dei dati ottenuti dalle ricerche sul consumatore, sulle tendenze future
dell‟ambiente in generale e del proprio mercato, in particolare, sulle forze e debolezze
dell‟azienda.
Si compone come illustrato nella Figura 1.1 da:
ξ Un‟analisi dello scenario articolato in diversi moduli (orientamenti della
direzione, analisi dell‟ambiente esterno, analisi dell‟ambiente interno e previsioni
inerenti);
ξ Identificazione degli obiettivi;
ξ Definizioni delle strategie;
ξ Decisioni sulle politiche;
ξ Previsioni di conto economico;
ξ Controllo delle attività e implementazione al fine di generare feedback.
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Figura 1.1: Piano di Comunicazione nel piano di Marketing
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Azienda Utente di Pubblicità: PIANO DI MARKETING Ambiente Esterno
Macro e Micro
Scenari Consumi
Situazioni e trend
di Mercato
Situazione e trend
della Distribuzione
Situazione e trend
dei Concorrenti
Evoluzioni Norme
e Macro-Ambiente
Media
Analisi Comunic.
dei Concorrenti
Evoluzioni nel
Mercato Media
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Strategie Generali
ξ Strategie di
Segmentazione
ξ Definizione del
Target Group
ξ Obbiettivi di
Posizionamento
Strategia di
Distribuzione
Politiche di
Distribuzione
Strategia di
Comunic.
Politiche di
Comunic.
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Strategia di
Prezzo
Strategia di
Prodotto
Politiche di
Prodotto
Politiche di
Prezzo
Piano di Comunicazione
Fonte: Buzzo B., Governare la comunicazione d'impresa. Modelli, attori, tecniche, strumenti e strategie,
Franco Angeli, Milano 2007, pp. 208
Ma è in particolare il piano di Comunicazione, all‟interno del marketing mix, su cui
ci dobbiamo soffermare . Esso comporta la definizione di specifiche strategie e
politiche, coordinate con le altre strategie e politiche di prodotto, prezzo e distribuzione,
coerenti con le strategie generali di marketing.
Infatti vediamo (Figura 1.2) che nell‟ambito del Piano di Comunicazione , viene prima
di tutto svolta l‟analisi dello scenario che mira a comprendere non solo quanto
derivante dalle analoghe analisi svolte a livello di Piano di Marketing , ma , appunto
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anche altri fattori che possono avere dirette implicazioni sulle successive scelte di
comunicazione, sempre a carattere strategico. A questo proposito consideriamo
particolarmente utile la cosiddetta “analisi Swot” che consiste nel riconoscimento dei
punti di forza (strength) dell‟organizzazione ma anche delle debolezze (weaknesses), delle
possibilità (opportunities) che il mercato offre ed anche dei rischi (threats) possibili e
prevedibili.
Figura 1.2: Le fasi strategiche del piano di comunicazione
Fonte: Buzzo B., Governare la comunicazione d'impresa. Modelli, attori, tecniche, strumenti e strategie, Franco Angeli,
Milano 2007, pp. 212
Nella Figura 1.2 sono visualizzate le fasi strategiche che devono essere percorse
dall‟Analisi degli Obbiettivi di Marketing in concomitanza con l‟Analisi dello Scenario.
Le analisi sopra citate hanno dirette implicazioni sulle seguenti fasi del Piano di
Comunicazione, il Budget di Comunicazione varia in modo consistente tra i diversi
settori di attività, tra diverse aziende che operano lo stesso settore, nella stessa azienda
che opera su diversi mercati, nella stessa azienda o nello stesso settore in periodi
temporali diversi. Ciò implica, che non esiste e non può esserci una regola uniforme che
sia applicabile ad uno specifico caso; per definire la dimensione corretta del budget di
comunicazione, ovvero quanto è giusto investire in comunicazione, può essere presa
Analisi degli Obbiettivi di
Marketing
Analisi dello Scenario
Obiettivi di comunicazione
Strategia di posizionamento da Comunicare
Strategia del Mix di Comunicazione
Budget di Comunicazione
Target Group di Comunicazione
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attraverso l‟analisi marginale, secondo la quale il budget deve aumentare fino a che le
spese marginali relative alla comunicazione sono inferiori ai ricavi marginali che dalla
stessa pubblicità derivano. Il Target Group di Comunicazione, successivamente,
vuole definire a chi comunicare. Solo in seguito di una chiara scelta sarà possibile fare
delle scelte strategiche in termini di comunicazione, il primo rilevante passo deve
definire a quali macro-target rivolgersi per ottenere gli obbiettivi di marketing individuati
dall‟azienda essi sono3 definibili come ambiente (in tal caso si attua una comunicazione
“riferita al contesto”), mercati di riferimento (la comunicazione si definisce come
“commerciale”) e la stessa azienda (si avrà una così detta comunicazione “interna”).
Gli Obbiettivi di Comunicazione costituiscono un processo fondamentale per
impostare correttamente la strategia e la pianificazione della comunicazione. Si
analizzeranno diverse funzioni: mezzo di comunicazione e coordinamento, in particolare tra
reparti e persone delle agenzie di comunicazione; criterio per l’assunzione delle decisioni, in
quanto proposta di strategia, di piani d‟azione e di creatività vanno valutate in funzione
degli obbiettivi posti (non sulla base di giudizi personali); strumento di valutazione ex post
delle azioni di comunicazione attivate, da cui deriva la necessità di esprimere gli
obbiettivi attraverso misure quantitative.
Gli ultimi momenti della fase della Strategia di Posizionamento da Comunicare,
conseguenza diretta delle suddette “decisioni fondamentali”, all‟interno della quale
vanno fatte due tipologie di scelte che ne orienteranno la fase esecutiva, quella cioè della
implementazione delle azioni di comunicazione. La prima scelta concerne il tipo di
Posizionamento che si vuole che la marca assuma nella mente del consumatore,
mentre la seconda riguarda la scelta degli strumenti di Comunicazione più adatti ed
efficaci. Infine la Strategia del Mix di Comunicazione ci permette di scegliere gli
strumenti più adeguati per raggiungere gli obbiettivi prefissati.
In conclusione abbiamo detto che un piano di marketing (Figura 1.1) si compone
partendo dalle fasi strategiche generali, con un‟analisi dello scenario, la definizione degli
obiettivi di marketing e in fine alle decisioni inerenti le strategie di segmentazione, la
scelta del Target Group e quelle di posizionamento: tutte le fasi riguardano la marca
attraverso cui l‟azienda vuole che il consumatore percepisca se stessa e i suoi prodotti.
Mentre il piano di comunicazione (Figura 1.2), a sua volta, si determina in modo
integrato con le strategie generali di marketing.
3
Regouby C., op. cit., pag. 53
20
Il manager, definisce gli obiettivi e le strategie generali tenendo conto dello scenario
complessivo nel quale l‟azienda opera. Ma al contempo tiene conto di tutte le analisi e di
tutti i processi strategici che vengono definiti a riguardo le singole leve di marketing:
esse dovranno generare i risultati attesi in coerenza con gli obiettivi prefissati.
1.3 La comunicazione aziendale
Premesso che con il termine comunicazione vogliamo fare riferimento a tutto ciò che,
esplicitamente o implicitamente, incide (modificandoli o rinforzandoli) sui
comportamenti e sugli atteggiamenti delle persone.
In ambito aziendale individuiamo tre differenti accezioni del termine comunicazione:
1. concetto di “informazione”,
2. strumenti e tecniche utilizzate per la sua attivazione,
3. concetto di “mettere in comune”.
1. Trattando il concetto di informazione abbiamo precedentemente individuato (Cap. 1 par.
1) un primo aspetto di differenziazione fra informazione e comunicazione, possiamo
riscontrare ora una sostanziale differenza negli obbiettivi ed in particolare della loro
natura.
Possiamo ricondurre queste attività a due momenti differenti dell‟interazione fra i due
soggetti, caratterizzati da direzioni, motivazioni e flussi sostanzialmente differenti. Si
può cioè affermare che la sostanziale differenze sia riscontrabile nei processi di
trasmissione ed elaborazione dei dati realizzati dalle due attività. Mentre in un ottica
prettamente informativa l‟intervento del soggetto emittente (impresa) si limita
all‟elaborazione e alla trasmissione di un determinato messaggio, nella comunicazione la
fornitura di informazioni è corredata da una serie di attività complementari, che vanno
dall‟analisi di bisogni informativi alla considerazione ex post degli effetti che tale
trasmissione ha prodotto nei destinatari.
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Figura 1.3: Informazione e comunicazione
Fonte: Corvi E. 2007, p.6
2. Consideriamo l‟approccio che associa la comunicazione all‟insieme degli strumenti e
delle tecniche utilizzate per la sua attivazione. I sistemi di informazione trasportano
“materialmente” dati e simboli codificati, mentre i sistemi di comunicazione trasmettono
significati. Dati e simboli trovano la propria ragion d‟essere nel canale informativo, il
significato, invece, lo trova nelle persone, o meglio, nella loro struttura cognitiva. Qui
però avviene la fase critica, la quale si determina nel momento in cui il simbolo
codificato viene a contatto con la struttura cognitiva della persona che riceve
l‟informazione (Decastri 1991, p 97). Nel concetto di comunicazione, inoltre, è insita la
possibilità di toccare le corde dell‟emozione e di coinvolgere gli aspetti soggettivi e non
relazionali della relazione.
3.Riconduciamo ora al concetto di comunicazione e al suo significato etimologico:
“mettere in comune” . Da questo è ora possibile cogliere l’interattività del processo, ovvero
la bidirezionalità dei flussi informativi che devono caratterizzare l‟attività di
comunicazione al fine di consentire uno scambio reciproco. Questo approccio sovviene
alla nostra definizione di comunicazione, non limitando il discorso ad un ambito di
Informazione
Che cos’è?
Chi
La comunicazione
Mettere in forma Mettere in comune
Colui che mette in forma il messaggio Colui che mette in comune il messaggio
Come si misura
I contenuti
La relazione
La frequenza
La continuità
Il cambiamento
ξ di atteggiamento
ξ di comportamento
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riferimento ristretto, ma riuscendo ad allargare i confini sia in termini di « significatività»
sia in quelli di «valore».
Anche il modello dell‟Impresa Sistema Vitale (IVS) sottolinea la capacità dell‟impresa di
interagire con il contesto, aprendosi a interazioni e relazioni con l‟esterno, e quindi
comunicando, per apprendere e adattarsi, per diventare sempre più efficace ed efficiente
nel suo ambiente, al fine di sopravvenire e svilupparsi.
Il modello IVS
Il modello dell’impresa Sistema Vitale è derivato dalla prospettiva di studio e di analisi
dell’Approccio Sistemico Vitale (ASV), nel quale la strutture è un insieme di singoli
elementi a cui «vengono assegnati ruoli, attività e compiti da svolgere nel rispetto di
vincoli e regole, posti tra loro in relazione per rendere possibile, attraverso
l’ implementazione di un sistema, il conseguimento di un fine comune ».
Il sistema, invece, è «la struttura in azione, ossia la struttura orientata al raggiungimento
di un fine comune».4
Come sin qui esposto, si può desumere come la comunicazione non possa essere
identificata in maniera puramente statica, ma tutt‟altro. Il suo vario manifestarsi presenta
sempre una sequenza di più attività, che insieme tendono a definire il processo
comunicativo.
Nel 1949 Shannon e Weaver definirono la comunicazione come «un trasferimento di
informazioni da un emittente ad un ricevente a mezzo di messaggi». Ma questa
definizione, seppur identifichi la comunicazione come un processo, non interviene nelle
diverse variabili che agiscono al suo interno, così che per certi aspetti risulta ancora
troppo vaga.
Ed è appunto su questi «vuoti» che Lasswell (1948) e Braddlck (1968) hanno elaborato
un modello di processo comunicativo diviso in alcune fasi fondamentali e in grado di
esplicitare i diversi tipi di analisi sottostanti a ciascuna di esse. (Figura 1.4)
4
Golinelli 2000, vol. 1.