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INTRODUZIONE
La fantasia può ancora rendere liberi le persone? Ho voluto indagare uno
dei principali fenomeni mediatici delle ultime due decadi, la saga di
Harry Potter, e come esso sia diventato da una semplice storia per bam-
bini ad un banco di scuola dietro il quale possiamo imparare una molti-
tudine di lezioni, rimanendo al sicuro.
La mia scelta è ricaduta su questa storia, a differenza di altre seppur al-
trettanto valide sotto questo aspetto, poiché condivido un legame perso-
nale con la storia. È stata essa che mi ha fatto avvicinare alla letteratura e
all’amore per la conoscenza, attraverso di lei ho imparato tante cose che
ogni bambino fa fatica ad apprendere ad una certa età, sono cresciuto con
lei sotto tutti i punti di vista e la ritengo una cara amica della quale parle-
rò.
Mi propongo dunque di analizzare la storia scritta da J. K. Rowling, in
particolar modo il primo volume della saga, La pietra filosofale, in quat-
tro capitoli che sono quattro punti fondamentali, per me, e che serviranno
a far comprendere al lettore neofita non tanto e non solo quello che si in-
tende per magia ma, soprattutto, quanto i libri trattati possano essere
d’insegnamento.
I quattro capitoli sono:
I. Il fenomeno di Harry Potter e la sua valenza di neo-fiaba.
II. Hogwarts come modello di istruzione contemporanea.
III. Lettura della storia nella sua complessità.
IV. Importanza degli amici immaginari: analisi del personaggio.
La mia esposizione è principalmente un’indagine che guarda e attraversa
il lato umano della storia e in particolar modo l’insegnamento pedagogi-
co che si può leggere tra le righe. Mi avvicino a questa disciplina e al suo
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punto di vista disciplinare come neofita che è stato molto colpito dal cor-
so, le discussioni e i temi trattati, su cui mi ero soffermato precedente-
mente con notevole superficialità. Credo che la Pedagogia possa essere
lo strumento adatto per entrare nelle profondità della mente razionale ed
emotiva dell’uomo moderno che legge la storia ricca di significato.
Ho deciso dunque di concentrarmi sulle origini della storia e quindi il
primo volume, del quale custodisco la prima e ultima edizione che mi
hanno attratto, la prima per la semplicità e l’impatto grafico delle illu-
strazioni di Serena Righetti che ha saputo imbrigliare e ricreare quella
magia che mi ha “stregato” mentre dell’ultima edizione ho apprezzato
l’uso della teatralità e della psicologia del colore delle spumeggianti illu-
strazioni di Jim Kay.
Dunque, dopo un percorso durato tre anni nel quale la professoressa Per-
greffi mi ha accompagnato e condotto secondo uno stile che sapesse rias-
sumere il significato e il significante, ho voluto costruire una mia edizio-
ne del primo volume, corredato di illustrazioni che sappiano trasmettere
quello che personalmente mi ha donato nel modo più efficiente possibile.
La storia trattata trova maggior pubblico nelle fasce di età più giovani,
per le quali molte delle funzioni narrative non hanno chiarezza ed è qui
che l’occhio compie la sua parte registrando il connubio tra percezione e
riflessione.
E, come ci ricorda Mac Barnett, "Quando parole e immagini funzionano
bene insieme, aprono possibilità narrative che sarebbero impossibili per
il solo testo...".
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I. Il fenomeno di Harry Potter e la sua valenza di neo-fiaba.
“Hogwarts
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” cosa vi porta alla mente?
La domanda è posta in forma retorica senza alcun bisogno di risposta.
Essa, infatti indica come l’argomento chiave è una sorta di conoscenza
indiretta; il tipo di apprendimento su cui si basa il fenomeno della cultura
pop (nel senso proprio, ovvero popolare) di cui noi tutti siamo costante-
mente bombardati. Il tema della mia ricerca di tesi tratta di uno degli
scritti che hanno maggiormente influenzato gli ambienti letterari, in par-
ticolar modo la branca dedicata ai racconti di fantasia: con le sue quat-
trocentocinquanta milioni di copie vendute si pone infatti come un vero e
proprio fenomeno editoriale e successivamente mediatico che prende il
nome di Harry Potter.
La scrittrice inglese Joanne Rowling, meglio conosciuta con lo pseudo-
nimo con cui si firma, J. K. Rowling, ci presenta una neo-fiaba, una sto-
ria in cui la realtà è spezzata dalle vicissitudini della vita, da situazioni
difficili che trovano una risoluzione e una sua morale, estraendola dalle
ambientazioni classiche delle fiabe fatte di corti e di valori un po’ ma-
schilisti (principesse da salvare). Introducendo sapientemente nella con-
temporaneità gli usi e costumi cosmopoliti inglesi, permettendo una
maggiore comprensione e grado di empatia nel Lettore. La Rowling ha
senz’altro riportato in auge un genere letterario che nell’era digitale stava
iniziando a scomparire con i lettori più giovani, introdotti in una nuova
realtà elettronica che tendevano ad abbandonare il piacere per la lettura
di fiabe per quelli più frivoli e fast : la storia del maghetto ha saputo rein-
trodurre la lettura come elemento di crescita con rinnovata freschezza.
1
Scuola di Magia e Stregoneria nella quale si svolgono le storie della saga di Harry Potter.
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Mario Pollo, professore di Pedagogia generale e sociologia all’Università
di Roma, nel suo I labirinti del tempo tiene a puntualizzare: “le nuove
generazioni diano un grande valore formativo al racconto delle fiabe e
siano lontane da ogni forma di riduzionismo banalizzante
2
”. Su questo
argomento vorrei focalizzarmi adesso.
La neo-fiaba di Harry Potter si vede strumento ideale nella formazione
del bambino a sviluppare quello schema organico che Guido Petter defi-
nirà “pensiero narrativo”: una guida in cui il lettore si trova ad immede-
simarsi nei personaggi e attraverso essi a strutturare la propria esistenza
ponendo degli obiettivi
3
. Importante ai fini del mio discorso di tesi è il
concetto fissarsi dei traguardi nella crescita che va a sviluppare la gam-
ma di competenze emotive e sociali.
Prendiamo in considerazione l’esperimento condotto dallo psicologo
Walter Mischel negli anni Sessanta su bambini di quattro anni della
scuola materna nel campus della Stanford University. I soggetti furono
selezionati tra i figli dei docenti, impiegati e laureati della stessa Stan-
ford, posti in una stanza i quali venivano messi davanti ad una scelta: su
di un banco erano poste delle caramelle e lo sperimentatore chiedeva lo-
ro di resistere dal prenderle in sua assenza, cosicché ne avrebbero ricevu-
te due se si fossero trattenuti o contrariamente averne solo una. Il settanta
per cento dei soggetti riuscì a controllare il proprio desiderio. Il confron-
to con questi bambini avvenne anche molti anni dopo in cui si riscontra-
rono delle importanti differenze: chi non avevano resistito (il trenta per
cento) si vedeva dalle scarse competenze sociali, una forte inclinazione
allo scoraggiamento e alla negatività di fronte ai problemi
4
. Porsi degli
2
M. Pollo, I labirinti del tempo, Franco Angeli Editore, Milano 2004, p. 36.
3
G. Petter, La mente efficiente, Giunti Editore, Firenze 2002.
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Lo studio sul ritardo della gratificazione nei bambini di quattro anni è stato descritto da Yuichi Sho-
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obiettivi permette un maggior autocontrollo ovvero gestione degli impul-
si emozionali, quindi una grande tenacia e positività nell’arco della pro-
pria vita. Argomento centrale in questa tesi, come vedremo.
L’autrice si serve di un medium che sa introdurre in modo sicuro i gio-
vani lettori a situazioni difficili, emozioni forti, lezioni delicate attraver-
so “il chip grafico più potente che esista al mondo, l’immaginazione” u-
sando le parole di Sheldon Cooper, protagonista della sitcom americana
The Big Bang Theory
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o quelle più accademiche del sociologo francese
Edgar Morin che nella sua opera L’uomo e la morte sostiene
l’immaginario come voce di realtà profonde
6
. Ad esempio proprio il te-
ma della morte certamente non adatto ad una lettura per bambini, ma nel
caso di Harry Potter viene introdotto con un suo ruolo centrale senza
sconvolgere.
Tuttavia non possiamo analizzare il valore della lettura come strumento
di sviluppo umano, se non si tiene in considerazione anche il suo aspetto
legato all’intrattenimento. Bettelheim e Zelan sostenevano come leggere
potesse avere un doppio potere: da una parte favorire la sete di cono-
scenza, dunque la propensione del bambino verso la lettura o nel caso
inverso ucciderla con la cattiva gestione del medium nella trasmissione
del sapere.
Uno degli aspetti che ha contribuito tanto alla diffusione di quest’opera è
stata una caratteristica molto importante: la mancanza di un vero e pro-
prio target. Il Dizionario Treccani definisce il termine “Target” come
bersaglio, obiettivo che un’azienda si propone di raggiungere, quindi
una specifica fascia di mercato per cui un prodotto viene rilasciato. Visto
da, Walter Mischel e Philip K. Peake, “Predicting Adolescent Cognitive and Self-regulatory Compe-
tencies Form Preschool Delay of Gratification”, Developmental Psychology”, 1990.
5
The Big Bang Theory, La formulazione del pub irlandese, quarta stagione, sesta puntata, 2010.
6
E. Morin, L’uomo e la morte, Erickson, Trento 2014.
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come prodotto letterario, Harry Potter introduce il concetto di Democra-
zia: termine che presenta diverse versioni, cristallizzato negli ultimi due
secoli come una gestione del potere dato al popolo. L’opera in sé non
vuole mostrare questa valenza politica piuttosto una democrazia del let-
tore proprio perché non riferita in particolare ad un determinato pubbli-
co, ma a tutti.
C. S. Lewis, i cui scritti insieme a quelli di Tolkien sono stati fonte
d’ispirazione per l’autrice, è del parere che “un libro non merita di essere
letto a dieci anni se non merita di essere letto anche a cinquanta” e, nel
suo saggio Tre modi di scrivere per l’infanzia che la fiaba o mondo fan-
tastico acquisiscono una connotazione superiore, quando non si basano
su preconcetti del genere letterario, ma sulla “democratizzazione” del
lettore. In quest’ultimo troviamo un’azione di sviluppo: “Oggi mi piace
il vino bianco che da ragazzo non avrei apprezzato, ma continua a pia-
cermi la limonata. E’ un processo di crescita nel quale mi sono arricchi-
to: dove prima conoscevo un solo gusto, adesso ne conosco due”. Prose-
guendo semplifica il tutto: “Oggi sono in grado di apprezzare la fiaba più
di quanto fosse possibile nell’infanzia: essendo in grado di vederci più
cose, ne traggo maggior soddisfazione”
7
. In questa come in moltissime
altre opere, troviamo un abbattimento dei limiti che un editore o lo stesso
scrittore pone nel proprio prodotto, auspicando così in modo volontario o
involontario, anche una maggiore comprensione. Per qualcuno che si in-
teressa particolarmente a questo mondo fantastico troverà una cognizio-
ne subliminale legata al ruolo che la scrittrice svolge nell’arco dei suoi
scritti. Infatti molti degli argomenti trattati possono sfuggire ad un lettore
occasionale, ma, se ci si concentra e si approfondisce, si scopre come lo
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C. S. Lewis, Le cronache di Narnia, Mondadori, Milano 2005, p.1157.
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scrittore costruisca la storia attorno a sé. Quante volte ci troviamo ad os-
servare o leggere cose che poi si rivelano essere intrinseche d’intensità,
di significato. Iniziamo a guardarle con occhi diversi: più comprensivi; a
leggervi la Verità celata sotto il labirinto di parole. "Non sei fregato ve-
ramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontar-
la
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”, semplicemente questa frase esprime come il susseguirsi di fatti e
avvenimenti sia fondamentale nella vita di ogni individuo. Saper padro-
neggiare l'arte della narrazione, di conseguenza essere in grado di far
immergere il fruitore nella storia, vuol dire trasportarlo ovunque si vo-
glia. Di certo narrare un racconto o scriverlo non si può definire un lavo-
ro facile. Nella maggior parte dei casi l’autore scrive ciò che vuole tra-
smettere e nel modo che ritiene più adeguato, quindi scrivere una storia
per l’infanzia semplicemente perché è la forma migliore per esprimere
quello che si ha da dire. Nel nostro caso la Rowling ci fa partecipe di se
stessa raccontandoci le ceneri delle proprie esperienze passate. Costrui-
sce un teatro che spettacolo dopo spettacolo, attraverso gli attori-
personaggio, le vicende e le creature che si celano dentro la foresta, ci
racconta cos’ha vissuto: il suo periodo prima della notorietà, del succes-
so personale, la depressione e i mostri che essa stessa ha affrontato nella
realtà. Il mezzo fantastico e il suo contenuto fanno sì che il bambino si
renda conto della violenza e delle difficoltà che la vita ci riserva e a non
cadere, immergendosi nella selva oscura dell’emotività negativa. C. S.
Lewis, padre degli eroi di Narnia, infatti vuol porre la differenza tra i
racconti realistici, i quali venivano tanto lodati da Solone per la maggio-
re pragmaticità nella realtà sociale; si presentavano con un potere alta-
mente illusorio, fuorviante delle menti verso una gamma di appetiti bra-
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A. Baricco, Novecento, Feltrinelli, Milano 1997, p.17.